Lasciate stare l’ironia e dedicatevi all’auto-ironia (please)

Alessandro Frau
Serendipity (for a better world)
4 min readJan 31, 2016

I social, Pontiggia e Gaber.

Conoscete Giuseppe Pontiggia (1934–2003)? È un autore abbastanza sottovalutato ma con un cuore immenso. Oggi mi è tornato in mente perché cercavo di riflettere sull’ironia e sull’auto-ironia, cosa di cui l’autore lombardo era ben provvisto, nonostante una vita non proprio facilissima. Ho avuto la fortuna di conoscerlo per un suo saggio, Le sabbie immobili, dove con grande arguzia metteva a nudo la società italiana con battute e aforismi. Poi lessi altri due scritti: il romanzo Nati due volte, dove racconta il rapporto con il figlio disabile e Vite di uomini non illustri, una raccolta geniale di ritratti di persone comuni e immaginarie, dalla nascita alla morte. Ne ho un buon ricordo, come di tutti quegli scrittori capaci di scrivere di qualunque cosa senza perdere mai sostanza.

Alla fine, frugando un po’ tra la carta e il web, ho trovato il passo che la mia memoria non riusciva a mettere a fuoco:

Di solito l’ironia, più che un effetto riuscito, è una intenzione mancata.

Una intenzione mancata. Lo ripeto nella testa come un mantra. Una intenzione mancata. È una frase strana che si presta a moltissime interpretazioni. Una frase a cui non sono riuscito ad assegnare, con sicurezza, un valore positivo o negativo. Ma ci voglio riprovare.

Solo l’intelligenza può creare l’ironia

Nel descrivere Le sabbie immobili, la celebre filologa e critica Maria Corti usò una frase che mi ha molto colpito:

È una ilare manifestazione di ironica saggezza

Ironica saggezza. Ecco! Quello era il nucleo del pensiero che non riuscivo ad afferrare: il legame tra ironia e saggezza; ironia e responsabilità; ironia e intelligenza. In quel momento ho compreso quanto oggi venga usata per giustificare qualunque meschinità, qualunque invidia, qualunque auto-assoluzione.

Sì, perché per poter davvero usare l’ironia bisogna prima diventare maestri di auto-ironia.

È un passaggio obbligatorio, se si vuol riuscire nel proprio scopo. Così ho dato uno sguardo alle mie bacheche sui social e ho avuto una prima conferma di quello che, forse, era davvero l’avvertimento che Pontiggia cercava di comunicare al lettore. Ma forse per capirlo ero troppo acerbo, troppo distratto e poco auto-ironico: pochi sarebbero riusciti a usare l’ironia come si deve, generando quel determinato effetto che non avrebbe offeso o calpestato nessuno; per tutti gli altri sarebbe rimasta una intenzione mancata.

Chiariamo. Non parlo di comicità, sagacia, sarcasmo, humour, senso dell’umorismo e altre sfumature. Parlo di qualcosa di più sottile: qualcosa che dice delle cose senza effettivamente dirle; che parla usando veli trasparenti; che colora senza sporcare la tela. Con eleganza e disarmante semplicità. Quel qualcosa, in fondo, capace di rivelare la verità senza mettersi di fronte ad essa. E che, il più delle volte, come ricordava anche Hugo, coincide con il sentirsi liberi, leggeri, pronti a ripartire.

Siate auto-ironici e cambierete il mondo (partendo da voi stessi)

Ma perché dico tutto questo? Beh, perché credo che in questo folle presente, in cui è facile sentirsi infelici, dove la sfiducia dilaga e l’insulto regna incontrastato sia importante fare uno sforzo: passare dall’ironia (che tanto, come avete visto, non siamo capaci di usare) all’auto-ironia (in cui tutti noi possiamo eccellere, con un po’ di allenamento).

L’auto-ironia è la capacità di guardarsi allo specchio ed essere sinceri. È l’atto di spostare l’indice accusatorio scegliendo un bersaglio troppo spesso evitato. Ed è il test decisivo per capire dove stiamo sbagliando, per iniziare ad essere liberi. E ripartire con rabbia, quella sana, che ci sprona. Quella che porta, alla fine , a sorridere. Non mi credete? Beh, allora ascoltate uno che era davvero un maestro di ironia e auto-ironia:

Quando si sorride per le cose che non vanno, non c’è più spazio per la rabbia, che invece sarebbe ancora tanto utile. Io tifo più per l’auto-ironia, il guardare se stessi da un’altra angolazione, cercando di capire qualcosa in più di ciò che siamo. L’ironia ci deve coinvolgere, altrimenti si trasforma in sarcasmo, che è un modo ingeneroso di avvicinarsi agli altri.

Allora, ci proviamo?

Giorgio Gaber

Alessandro Frau

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Alessandro Frau
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Giornalista @agenzia_italia (desk digital). Sport, radio, tech, books (and other things) addicted