what3words: 3 parole per cambiare tutti gli indirizzi del mondo

Alessandro Frau
5 min readMay 27, 2016

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A volte le storie ti capitano sotto gli occhi alle 23 di un venerdì notte. Non capisci bene per quale astruso motivo si affaccino proprio quando sei rilassato, stai per spegnere il computer e ti appresti ad aprire il libro appoggiato sul comodino. Però non puoi farci niente. Le storie lo fanno. Interrompono la tua routine, senza bussare o badare a nulla. E tu sai che gli aprirai, che sei destinato a capitolare di fronte alla loro esigenza di essere raccontate. Ti alzerai, ti metterai comodo sul tavolo, farei scrocchiare le dita, e ne scriverai.

What3words è una griglia globale composta da 57 trilioni di quadrati che misurano 3 metri x 3 metri. Mi fermo, ci penso. Non riesco neanche a quantificare una misura così estesa. Una misura in grado di coprire l’intera superficie del mondo. Sono capitato su questo sito per caso, sbagliando a digitare su Google “What a Wonderful World”. Spesso digitando quelle parole, oltre alla canzone, escono fuori storie belle. Quelle che a me piace raccontare. E già capitato, in passato. Questa volta, però, è diversa la frase che campeggia in alto, in italiano:

«Diamo un indirizzo al mondo. Ora c’è un indirizzo per chiunque, ovunque».

No, gli ideatori non sono italiani. Vivono a Londra e il loro progetto è talmente folle da essere, ovviamente, più che realizzabile. Ma cosa significa “diamo un indirizzo al mondo?”.

Me lo spiegano subito dopo, con tre semplici passaggi e un po’ di numeri affascinanti:

  • Circa il 75% del mondo (135 Paesi) è afflitto da sistemi per l’attribuzione di indirizzi inadeguati.
  • 4 miliardi di persone sono invisibili: non possono ricevere consegne né assistenza, non sono in grado di esercitare i propri diritti civili e politici.
  • Questa situazione costringe le aziende a sostenere spese dell’ordine di miliardi di dollari e ostacola lo sviluppo e la crescita di interi Paesi.

Mi stropiccio gli occhi. Mai avevo pensato che l’indirizzo di casa mia fosse un problema mondiale. Ancora non lo so, a dirla tutta. E il fatto che il citofono non funzioni ora mi sembra una quisquilia, una robetta. Continuo a leggere dicendomi che chi scatena un problema di solito ha anche una plausibile soluzione. O è così oppure so già che faticherò a dormire e che quel libro, quel dannatissimo libro che mannaggia a me dovevo aprire prima di cercare Louis Armostrong e affini, rimarrà chiuso. Mi rassereno. La soluzione c’è. Ed è questa:

what3words è una combinazione univoca di 3 semplici parole che identificano un quadrato di 3 m x 3 m in qualsiasi punto del pianeta. È molto più accurato di un indirizzo postale, è molto più semplice da ricordare, utilizzare e condividere rispetto a un sistema di coordinate. Una migliore attribuzione degli indirizzi migliora l’esperienza del cliente, offre vantaggi alle aziende, stimola la crescita e contribuisce allo sviluppo socioeconomico dei Paesi.

A ogni quadrato, sono 57 trilioni ve lo ricordo, corrisponde un indirizzo formato da 3 parole “che può essere comunicato rapidamente, facilmente e senza ambiguità”. Immagino tutto questo è lo spazio si dilata e poi si restringe in piccole pareti. Quadrate. Ognuna contiene tre parole. Come queste:

Gazed.across.like

Tre parole, messe in fila, con le pause determinate da quei punti, così etti, hanno qualcosa di sacro. Ma non mi basta. Voglio capire. E di solito, quando non capisco, c’è di mezzo un algoritmo.

Ciascuno dei 57 trilioni di quadrati in cui è suddiviso il mondo è stato pre-assegnato un indirizzo di 3 parole, univoco e fisso. Il nostro geocoder converte le coordinate geografiche in questi indirizzi di 3 parole e viceversa.

Essendo un algoritmo, la nostra soluzione occupa meno di 10 MB, abbastanza piccola da poter essere installata su quasi tutti gli smartphone, e funziona su più piattaforme e dispositivi. what3words è un plug-in dedicato alle aziende e ai privati, attraverso una API, per potenziare i propri prodotti e servizi con un sistema semplice e preciso per l’attribuzione degli indirizzi.

In fondo le parole sono tante. E secondo i creatori di what3words sono anche meglio dei numeri. Ovviamente sono state eliminate quelle offensive e quelle omofone (anno/hanno). Leggo che quelle più comuni sono assegnati ai luoghi più noti, più popolati, più famosi. Così come quelle più lunghe e difficili identificano le zone disabitate del pianeta. Rifletto. E capisco quanto sia un peccato. Io amo la casualità, l’intromissione, il disordine. E le parole lunghe, difficili da pronunciare.

L’algoritmo di what3words distribuisce le combinazioni di 3 parole dal suono simile in tutto il mondo per consentire un controllo intelligente degli errori sia automatizzata sia manuale (ad es. tavolo.sedia.lampada e tavolo.sedia.lampade si trovano in continenti diversi). Latitudine e longitudine costituiscono la base del nostro sistema. Gli indirizzi di 3 parole sono convertiti direttamente in latitudine e longitudine e viceversa.

Hanno pensato a tutto non c’è che dire. Anche al linguaggo. Insomma. Per farla breve: oggi ho scoperto che gli indirizzi che sono stati assegnati, certezza fasulla dell’esistenza, vanno cambiati e che un sistema fatto di quadratini, come quelli del mio quaderno di matematica delle elementari, e di tre parole, come sole.cuore.amore (queste vengono in mente chevelodicoafare!), può semplificare la vita di molte realtà aziendali e di molti privati. E cambierà il mondo.

Guardo il pezzo. Penso che era da troppo tempo che non mettevo così tanto di me in un articolo. Poi metto un paio di foto, una copertina, un titolo. E pubblico. Tra poco, mentre tu forse leggerai, spegnerò il computer, m’infilerò a letto e inizierò quel dannatissimo libro che è ancora chiuso, interrotto da una bella storia. Una di quelle che sono capaci di distrarti. Anche alle 23 di un venerdì notte.

Alessandro Frau

fonte: http://what3words.com/it/

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Alessandro Frau

Giornalista @agenzia_italia (desk digital). Sport, radio, tech, books (and other things) addicted