“Perché rispettiamo il diritto internazionale?”

o “Perché, se i tuoi amici saltassero da un ponte, probabilmente salteresti anche tu”

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Se sei già stato a una festa o in un locale, potresti esserti avvicinato al bancone del bar o al tavolo delle bevande e aver sentito la domanda: “Vuoi qualcosa da bere?”. Ti stanno già offrendo una birra, ma supponiamo che tu non beva alcolici, o forse questa sera semplicemente non ne hai voglia, quindi chiedi una bibita analcolica. Subito, tutti si bloccano. Le persone restano immobili come se fossero congelate nel tempo, persino la musica sembra fermarsi, tutti ti fissano. Non sanno se dovrebbero essere più confusi o arrabbiati per il fatto che tu abbia osato ordinare una bibita analcolica, perché, in fondo, tutti sanno che quelle non sono bevande da ordinare ad una festa.

In un certo senso, è questo il sentimento che ad alcuni evoca la soft law, in particolare i giuristi positivisti e razionalisti.

Mark Smith, Illustration

Che tipo di diritto è il diritto internazionale?

Quando si parla di diritto cogente e soft law, ci sono tre posizioni principali.

Innanzitutto, ci sono i positivisti: pensano che ciò che distingue il diritto cogente dalla soft law sia il fatto che il primo è vincolante, mentre il secondo non lo è, o in altre parole, “associ[ano] la distinzione diritto cogente/soft law ad una dicotomia binaria vincolante/non vincolante”. Per loro, alcune forme di diritto internazionale possono essere considerate diritto cogente, come ad esempio i trattati di pace. Poi ci sono costruttivisti. Secondo loro, non è importante se il diritto sia cogente o soft, ciò che conta l’effetto sociale. Per loro, ogni norma fa “parte di un processo di interazione sociale che può plasmare visioni condivise del mondo e di comportamenti accettabili”, il che significa che anche se una norma non è vincolante, non significa che sia meno valida. Infine, abbiamo gli razionalisti, che pensano che tutto il diritto internazionale sia soft law se comparato al diritto interno. In particolare, una legge può essere definita soft law quando “[non è] formalmente vincolante, […] è formalmente vincolante, ma il suo contenuto è vago in modo tale che l’accordo lasci quasi completa discrezione alle parti per la sua attuazione […] non delega alcuna autorità a una terza parte per monitorarne l’attuazione o per interpretarla e applicarla”.

Quindi, la ragione per cui alcune persone pensano che il diritto internazionale esistente (e per estensione, il diritto aerospaziale internazionale) non sia un “vero” sistema legislativo, è la stessa ragione per cui alcuni non considerano la Coca Cola una “vera bevanda” a una festa: sebbene tecnicamente sia comunque qualcosa che si beve, non è considerato una vera bevanda perché non ha gli stessi effetti. Secondo i positivisti e i razionalisti, la soft law è un diritto che puoi applicare, non è vero diritto.

È difficile contestarlo: tecnicamente nessuno ti impedisce di inquinare lo spazio, anche se il diritto aerospaziale internazionale stabilisce che è illegale. E i pessimisti convinti potrebbero dire che anche quando il diritto internazionale stabilisce una punizione per alcune infrazioni, come nel caso del genocidio, il colpevole può restare impunito[1] o morire prima che il processo possa essere completato[2]. Ma questo non è forse valido per ogni diritto, non solo per il diritto internazionale? Dopotutto, la corruzione, la frode, l’appropriazione indebita, il mobbing sul posto di lavoro, lo stupro e persino l’omicidio sono tutte potenzialmente “soft law” quando si è abbastanza ricchi e influenti da farla franca. Non perché la legge non si applica a queste persone, ma perché hanno una sorta di posizione nella società che consente loro di piegare un po’ di più le regole. È giusto? No. È vero? Sì, e la comunità internazionale funziona allo stesso modo. La violenza armata in Sud America è “un comportamento inaccettabile da paesi del terzo mondo”, mentre la violenza armata negli Stati Uniti è “una conseguenza del nostro diritto di autodifesa”. Torturare prigionieri in Medio Oriente è “una violazione dei diritti umani”, mentre torturare prigionieri in Occidente è “una cosa triste ma necessaria che nessuno ha bisogno di sapere”. Se il diritto è lo strumenot con cui regoliamo le nostre società, ha senso che le persone più influenti in tali società non subiscano spesso conseguenze per averle infrante, e molto spesso è perché sono proprio loro a formulare e far rispettare le leggi. Un classico caso di “chi sorveglierà i sorveglianti?[3].

Date tutte queste informazioni, quando si tratta di far rispettare il diritto, soprattutto quello internazionale, è davvero la paura della punizione il motivo per cui rispettiamo le leggi?

Come funziona il diritto (anche quando non funziona)

Ogni volta che viene violata la legge, ci chiediamo perché. Perché le persone rubano, uccidono o non usano il segnale di svolta agli incroci? In realtà, sarebbe più utile chiederci perché le persone la rispettano in primo luogo: la maggior parte delle persone rispetta le regole, e deve esserci una ragione per questo.

Ci sono due scuole di pensiero sul perché le persone rispettano il diritto: quella strumentale e quella normativa. Gli sostenitori della prospettiva strumentale (o della deterrenza) pensano che le persone “modellino il loro comportamento in base al cambiamento tangibile e immediato degli incentivi e delle penalità associate al rispetto della legge[4]. In sintesi, pensano che le persone obbediscono la legge perché temono la punizione e quindi, per far rispettare le regole, bisogna rendere le punizioni più severe. La prospettiva normativa invece “si concentra sui sentimenti di giustizia e obbligo interiorizzate dalle persone. Suggerisce la necessità di esplorare ciò che i cittadini pensano e capire i loro valori[5]. Quindi, le persone rispettano la legge se la ritengono giusta e se credono che le istituzioni che la applicano siano legittime. In questo caso, punire i colpevoli non porterà necessariamente le persone a comportarsi bene, potrebbe avere l’effetto opposto.

Poi c’è una terza prospettiva: rispettare le regole concordate dalla società è il percorso più “naturale” delle cose e le persone adottano comportamenti criminali a causa di motivi legati alla loro educazione, alla loro condizione economica, al loro status sociale e così via. Secondo questa prospettiva sociologica, “per ridurre il crimine, dobbiamo affrontare queste condizioni strutturali e apprezzare il ruolo che fattori come razza ed etnia, genere e classe sociale svolgono nel comportamento criminale[6].

Queste prospettive sono state sviluppate pensando al diritto interno, ma sono applicabili in generale. Dopotutto, le regole sono assiomi di ciò che costituisce un comportamento accettabile in una società: alcune regole sono scritte e sanzionabili, mentre altre non sono scritte ma la loro violazione è altrettanto grave e possono portare all’emarginazione sociale o all’ostracismo. Per gli esseri umani, questo è un grande problema: l’interazione sociale è un bisogno fondamentale, tanto importante quanto mangiare e dormire[7], ed essere esclusi dalla società può quindi rivelarsi estremamente dannoso. Per i sociologi, questo bisogno fondamentale è parte della ragione per cui rispettiamo le regole della società in cui viviamo. Abbiamo detto nell’articolo precedente che le leggi internazionali sono create dalla comunità internazionale, che è composta principalmente (ma non esclusivamente) da Stati. Sebbene sia diversa da una comunità normale, la comunità internazionale ha comunque le sue regole, alcune scritte e alcune no, alcune punibili e alcune no, ed è anche costituita da persone.

Onore tra i ladri

Non tutti i crimini sono uguali, nella comunità internazionale e nella società in generale, e talvolta, la legge e ciò che le persone considerano accettabile non sempre coincidono. Vietare l’alcol negli Stati Uniti non ha fermato le persone dal consumarlo e venderlo, e le persone condannate per questo crimine non hanno subito gravi conseguenze a livello sociale per quell’infrazione. Picchiare una persona di colore non era considerato un crimine in molti paesi occidentali, mentre ora per questo tipo di crimine, il fattore razziale potrebbe essere una circostanza aggravante. A volte, il fatto che una legge permetta qualcosa non significa che tutti lo faranno: aiutare e nascondere gli ebrei era illegale nella Germania nazista, eppure alcune persone lo hanno fatto comunque perché credevano fosse la cosa giusta da fare.

Anche per le persone che infrangono la legge, alcune cose sono impensabili: è una verità universalmente riconosciuta che se un pedofilo finisce dietro le sbarre, lo si dà per spacciato. Pertanto, una legge diventa veramente efficace quando la maggior parte delle persone ne considera la violazione come qualcosa di impensabile e inaccettabile. Sebbene sia probabile che ci sarà sempre il crimine perché bisogna aspettarsi che ci sia un certo livello di “devianza sociale” ed è anche, in un certo senso, naturale, una legge è davvero consolidata quando persino i criminali si astengono dall’infrangerla, e quando anche nel caso dovesse diventare legale, la maggior parte delle persone non la infrangerebbe. Di per sé, nulla è intrinsecamente impensabile e inaccettabile, e basta guardare alla storia per averne la prova. Oggi il sacrificio umano è sgradito, ma per gli antichi popoli del mondo era parte di una domenica pomeriggio standard. Persino la pedofilia, che in alcune parti del mondo oggi nemmeno gli assassini e i capi della criminalità possono accettare, è stata accettabile in alcuni tempi e luoghi. Il fatto che i nostri valori collettivi possano cambiare significa che anche le nostre società possono cambiare, che sia per il meglio o per il peggio, è un altro argomento di discussione.

Sébastien Thibault, Illustration

“Se tutti i tuoi amici saltassero da un ponte, lo faresti anche tu?”

Se saltare dai ponti fosse considerato una sorta di comportamento accettabile, anzi, come parte di un rituale necessario per integrarsi nella società e provare il tuo valore agli occhi della comunità, probabilmente salteresti insieme ai tuoi amici perché, se non lo facessi, saresti emarginato. È probabile che in quel caso saltare dai ponti sarebbe permesso. Se invece saltare da un ponte non avesse alcuna rilevanza sociale, potresti risparmiartelo, e sarebbe anche regolamentato in qualche modo: sarebbero poste delle barriere sui ponti per fermare le persone dal saltare, o si potrebbe comminare una multa alle persone colte nell’atto.

La maggior parte del diritto internazionale funziona in modo simile: se la maggior parte degli Stati si comporta in un certo modo, adottare un comportamento diverso sarà visto come strano al meglio e inaccettabile al peggio. La legge che regola un comportamento mostra la diffusa convinzione che l’attività sia sbagliata, ma ciò non significa necessariamente che le persone (e gli Stati) si asterranno dal tenere un tale comportamento. Questo è il motivo per cui, anche se la guerra è stata “dichiarata illegale”, gli Stati continuano comunque a combattere, mentre fanno tutto il possibile per negare che sia ciò che stanno facendo. Ad esempio: Putin rifiuta di chiamare l’invasione dell’Ucraina “l’invasione dell’Ucraina”, perché invadere altri paesi è diventato inaccettabile per la comunità internazionale dopo il disastro che è stata la Seconda Guerra Mondiale.

Chiedersi se il diritto internazionale sia inutile dal momento che gli Stati finiscono comunque per infrangerlo è, secondo me, un po’ come chiedersi se il diritto interno sia inutile dal momento che le persone finiscono comunque per infrangerlo. Ci sono molte ragioni per cui gli Stati e le persone non rispettano la legge, e queste ragioni non sono legate al fatto che la legge sia inutile o inefficace. L’omicidio non è considerato socialmente accettabile, eppure accade ogni giorno: ciò in nessun modo significa che, solo perché le persone commettono ancora omicidi, dovremmo semplicemente abbandonare le leggi del tutto o considerarle “poco efficaci”. Come abbiamo spiegato sopra, ci sono molte ragioni per cui le persone commettono un crimine, e l’esistenza della legge che vieta una determinata cosa non è ciò che intrinsecamente fa smettere le persone di farlo. A volte ci sono altri fattori più complessi in gioco. A volte il crimine semplicemente non può essere evitato, e a volte qualcosa non è considerato abbastanza grave perché la maggioranza si astenga dal farlo.

E per quanto riguarda questo argomento, la maggior parte del diritto internazionale viene rispettato: le guerre sono comuni, ma non così comuni come potrebbero essere. La legge che regola il commercio internazionale in mare è rispettata, la legge che designa le regioni polari e le zone neutrali è rispettata e nessuno ha ancora iniziato a scavare lì, anche se contengono enormi quantità di petrolio. Se sei un pessimista, potresti dire che gli Stati non hanno ancora trovato una buona ragione per infrangere questo tipo di leggi. Questo è discutibile e molto difficile da dimostrare. Dire che la legge aerospaziale internazionale non è rispettata sarebbe comunque falso, perché fino ad ora nessuno ha ancora rivendicato la sovranità sulla Luna o inviato testate nucleari nello spazio, anche durante il culmine della Guerra Fredda.

Quindi, cosa possiamo fare? Uno dei modi più efficaci per far rispettare le regole è smettere di ignorarle. Non è giusto dire che “lo spazio è il Far West”, perché non lo è. È anche sbagliato dire che il diritto aerospaziale internazionale è inutile perché non lo è: è l’inizio di un processo che alla fine determinerà cosa è accettabile e cosa è inaccettabile nello spazio. Al momento, inquinare lo spazio è illegale, ma è ancora socialmente accettato. Se vogliamo rendere l’inquinamento dello spazio inaccettabile, dobbiamo tenere presenti le leggi internazionali esistenti, essere consapevoli di esse, ricordare agli attori internazionali attivi nello spazio della loro esistenza e chiedere che vengano rispettate. E se continuiamo a fare questo, un giorno arriveremo al punto in cui l’inquinamento dello spazio sembrerà inaccettabile. Questa è la missione di Cosmos.

Rebecca Franzin

[1] https://www.history.com/this-day-in-history/adolf-hitler-commits-suicide

[2] https://www.history.com/this-day-in-history/milosevic-goes-on-trial-for-war-crimes

[3] Quis custodiet ipsos custodes?, Juvenal

[4] Tom R.Tyler, “Why people obey the law?”, Chapter 1: Procedural Justice, Legitimacy and Compliance, p.3, Princeton University Press, 2006

[5] Tom R.Tyler, “Why people obey the law?”, Chapter 1: Procedural Justice, Legitimacy and Compliance, p.4, Princeton University Press, 2006

[6] Steven E.Barkan “Criminology: a social understanding”, Preface, p. xviii, Sixth Edition, Pearson 2001

[7] Ying Xiong, Huilin Hong, Cirong Liu, and Yong Q. Zhang “Social isolation and the brain: effects and mechanisms”

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