Trovare lo sceriffo: una full immersion nel diritto aerospaziale

In un documentario pubblicato su “Arte”, il generale della Space Force americana Jay W. Raymond ha dichiarato che “lo spazio è il selvaggio West, il che significa che non c’è nulla là fuori che possa permetterci di fare una distinzione fra condotta sicura e condotta professionale”.

Spesso pensiamo al Vecchio West come a un luogo senza regole, dove la moralità era fragile, la gente correva in giro brandendo pistole e sceriffi baffuti si sforzavano di imporre la legge. Era anche percepito come uno spazio “vuoto”, pronto per essere esplorato e conquistato. Entrambe queste cose non sono vere: nel Vecchio West c’erano leggi e non era affatto vuoto, ma abitato da Nativi Americani che sono stati espropriati a colpi di fucile dai coloni. Tuttavia, è interessante che sia un generale statunitense a fare questo paragone, e le sue parole rivelano molto su come alcune persone vorrebbero comportarsi nello spazio, o come pensano che sia lo spazio.

Space Cowboy, Audrey Lu, Pinterest

Pensiamo al Vecchio West come ad un luogo pericoloso, e lo era. Se eri un Nativo Americano avevi bisogno di proteggerti dai coloni, e questi ultimi dovevano proteggersi a loro volta da vari tipi di criminali (la maggior parte dei quali erano altri coloni), dai Nativi Americani, dalle persone al di là del confine e a volte, dalle belve selvatiche. La maggior parte dei cowboy erano armati, questo perché avevano uno stile di vita semi-nomade che li esponeva a molti pericoli, e potremmo dire che portare armi faceva parte della loro “condotta professionale”. Ciononostante, nel “selvaggio” West il porto di armi in luoghi pubblici come le strade, e in locali privati come i saloon, era strettamente regolamentato. Durante il loro soggiorno in una città i cowboy dovevano abbandonare la loro “condotta professionale” (che includeva il porto d’armi) per adottare invece una “condotta sicura”. Pensare che andare in giro armati sia un rimedio veloce per i nostri problemi di sicurezza è un’idea moderna: “al giorno d’oggi, è possibile passeggiare per le strade di Tombstone con una pistola, senza licenza. Negli anni ’80 del 1800 non potevi farlo”[1].

Senza contare che i pericoli affrontati dai coloni del Vecchio West erano dovuti al loro tentativo di colonizzazione. Conquistare terre precedentemente abitate non è un’attività facile e sicura: in pratica stavano cercando di fare effrazione in una casa per espropriare gli abitanti precedenti, e questa operazione tende a essere più efficace se fatta con un fucile in mano, ma anche in questo caso può rivelarsi pericolosa. La nostra esplorazione dello spazio non assomiglia ad uno scenario di effrazione in proprietà altrui. Invece è come se fossimo usciti dalla nostra abitazione per appostarci davanti alla finestra e avere una migliore linea di tiro sulle persone sedute in salotto. Se qualcuno vuole armi nello spazio, non è perché teme di imbattersi in alieni ostili o in gang di asteroidi, ma per poter minacciare meglio altri esseri umani sulla Terra. A differenza delle terre dei Nativi Americani, che purtroppo erano considerate terra nullius (terra di nessuno), lo spazio è considerato legalmente come un bene comune dell’umanità che non può essere conquistato o altrimenit rivendicato da uno Stato. Il diritto internazionale impedisce agli Stati di rivendicare sovranità nello spazio, sia che si parli di meteoriti o della Luna, e proibisce anche anche l’uso di armi nello spazio.

Al giorno d’oggi gli Stati stanno procedendo ad istituire norme nazionali riguardanti lo spazio e le forze aeree si stanno adattando per includere un dipartimento aerospaziale. Ma il diritto spaziale è stato fino ad oggi quasi esclusivamente costituito da norme internazionali e queste rimangono tuttora le più importanti. Probabilmente lo saranno anche in futuro poiché, dato che lo spazio non può essere conquistato, l’unico modo in cui gli Stati possono regolare le loro relazioni nello spazio è basarsi sul diritto aerospaziale. Prima di fare il punto sul diritto aerospaziale e sul suo funzionamento, dobbiamo dare un’occhiata al diritto internazionale e capiere a chi si rivolge: la comunità internazionale.

La duplicità dei cocktail Molotov

Per molto tempo, gli Stati si sono illusi di essere gli unici attori nell’arena internazionale, o almeno gli unici rilevanti. Questo perché hanno sovranità, una caratteristica che nessun altro attore internazionale possiede e che dà loro la capacità di far rispettare la legge all’interno di un determinato territorio grazie alla polizia e al sistema giudiziario. Ma gli Stati non esistono in un vuoto e non sono gli unici attori nella sfera internazionale: ci sono anche organizzazioni internazionali, attori non statali (come gruppi terroristici), entità speciali (il Vaticano e l’Ordine di Malta) e molti altri.

Ci sono sempre state regole scritte e non scritte preposte a regolare i vari aspetti della vita internazionale, come armistizi, trattati di pace, relazioni commerciali e ambasciate o relazioni diplomatiche. Il diritto internazionale moderno ha subito un cambiamento drastico con l’avvento delle organizzazioni internazionali ed è cambiato ancora di più dopo le due guerre mondiali, quando vennero emesse le norme che definiscono, per esempio, i crimini contro l’umanità, i diritti umani e il diritto aerospaziale.

Mark Smith, Illustration

Abbiamo detto nell’articolo precedente che i rifiuti spaziali non assomigliano per nulla a quelli terrestri. Nello stesso modo, il diritto internazionale non assomiglia al diritto nazionale: entrambi esercitano una certa influenza nei loro rispettivi contesti, ma le regole degli spazi in cui operano sono diverse, così come le conseguenze che hanno le azioni intraprese dagli attori. A differenza del diritto nazionale, il diritto internazionale non è vincolante e non può esserlo, poiché non esiste un entità superiore agli Stati che possa emettere sentenze e punirli, come fanno invece i giudici nazionali con i loro cittadini. E’ possibile istituire giurie internazionali e tribunali internazionali, ma gli Stati devono firmare ogni singolo trattato prima di essere sottoposti alla sua giurisdizione e anche in tal caso, non vi è alcuna garanzia che le loro azioni avranno delle conseguenze legali. Al contrario, i cittadini non devono firmare ogni singola norma nazionale per esserne vincolati, lo sono e basta. Spesso, legge e politica si mescolano in modo che i più ricchi e influenti riescono a cavarsela indenni mentre i meno fortunati soccombono: se a livello nazionale questo è un intoppo nel sistema, quanto guardiamo il sistema internazionale ci accorgiamo che questa dinamica è intrinseca nella sua natura. Tutti gli esseri umani uguali di fronte al diritto internazionale, ma alcuni sono più uguali degli altri, e un cocktail Molotov può essere allo stesso tempo un’arma terroristica e un legittimo strumento di autodifesa a seconda di chi lo ha lanciato, contro chi, in quale Paese, e chi sta raccontando la storia.

Gli studiosi più cinici sostengono che ciò significa che il diritto internazionale (e per estensione il diritto aerospaziale) sono inutili, che le sue differenze rispetto al diritto nazionale unite alla maggiore influenza di elementi politici nella sua applicazione lo rendano meno “valido”. Ma non è forse vero che ogni legge, nazionale e internazionale, è in fondo politica? La maggior parte della vita pubblica non si riduce forse a promulgare o abrogare questa o quella legge, o a chiedere alle persone si assumersi responsabilità per i loro crimini? E possiamo forse negare che non tutto ciò che è giusto è legale, e che non tutto ciò che è legale è giusto? La sola cosa che possiamo fare è essere consapevoli del sistema in cui operiamo, pensare a come vorremmo che fosse e pianificare le nostre azioni di conseguenza. Con questo in mente, andiamo nei dettagli del diritto aerospaziale e analizziamone alcuni trattati.

Le Nazioni Unite, o “dove avviene la magia”

Riconoscimento, status e reputazione sono molto importanti nel contesto internazionale, come in qualsiasi altro contesto sociale. Appartenere all’ONU significa far parte del club mondiale più esclusivo, la comunità internazionale: non essere inclusi significa non essere riconosciuti da tutti, come ben sanno Taiwan e Palestina. Anche se potrebbero essere considerati Stati e molti altri Peasi intrattengono relazioni diplomatiche e commerciali con loro, riconoscendoli come Stati, non essere nell’ONU significa avere meno influenza sulla scena internazionale e non poter redigiere e firmare i trattati scritti in seno alle Nazioni Unite.

All’ONU gli Stati possono riunirsi in comitati speciali, nell’Assemblea Generale o nel Consiglio di Sicurezza, ed è qui che vengono prese le decisioni più importanti. Finora le Nazioni Unite hanno adottato cinque trattati spaziali, e l’Assemblea Generale ha adottato cinque risoluzioni. Queste risoluzioni sono vincolanti per tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite, mentre i trattati spaziali devono essere firmati da singoli Stati membri per essere considerati validi. Alcuni paesi hanno adottato le risoluzioni dell’Assemblea Generale ma non hanno firmato i trattati. Dal momento che molti dei trattati sono stati elaborati dopo l’adozione delle risoluzioni da parte dell’Assemblea, e per altre ragioni tecniche che rendono le risoluzioni generali meno efficaci (nell’immediato) rispetto ai trattati, in seguito esamineremo solo i cinque trattati aerospaziali.

Il Trattato sullo Spazio Extra-atmosferico, 1967[2]

Il primo, e probabilmente il più importante di tutti. I primi quattro articoli stabiliscono cosa può e non può essere fatto nello Spazio: stipulano che l’esplorazione dello Spazio è aperta a tutti e dovrebbe beneficiare tutti i paesi (Articolo I) e che gli Stati non possono avanzare alcuna pretesa nello Spazio, nè sui pianeti nè sugli asteroidi (Articolo II). Lo Spazio non è oggetto di rivendicazioni territoriali, ma è aperto all’esplorazione e allo studio scientifico e dovrebbe essere utilizzato nell’interesse del mantenimento della pace (Articolo III). Si specifica inoltre che non è possibile posizionare armi di distruzione di massa nello spazio (Articolo IV) e si dichiara che i corpi celesti possono essere utilizzati solo per scopi pacifici.

Nella parte successiva si parla di astronauti e oggetti inviati nello spazio. Il Trattato definisce gli astronauti come “ambasciatori dell’umanità” e spiega che se in caso di rientro sulla Terra dovessero atterrare in uno Stato diverso da quello cui appartengono o in alto mare, devono essere soccorsi. In difficoltà, gli astronauti hanno l’bbligo di aiutarsi e avvertirsi a vicenda nel caso venissero a conoscenza di fenomeni potenzialmente pericolosi (Articolo V). La responsabilità di tutte le attività nazionali nello spazio, sia svolte da società private che pubbliche, ricade sugli Stati e questi ultimi devono assicurarsi che tali attività siano in linea con i trattati. Quando un oggetto viene inviato nello spazio, lo Stato da cui l’oggetto è stato lanciato è responsabile per i danni causati da esso, che siano essi provocati sulla Terra, nell’aria o nello spazio extra-atmosferico (Articolo VII). Nello spazio extra-atmosferico invece l’oggetto spaziale ed il personale che lo operano sono sotto la responsabilità e giurisdizione dello Stato a cui appartiene l’oggetto. Sia che un oggetto (o alcune sue parti) si trovino nello spazio o cadano sulla Terra, appartiene allo Stato che ha effettuato il lancio e dunque, ogni suo residuo deve essere restituito allo Stato d’origine (Articolo VIII).

L’ultima parte del trattato parla del comportamento degli Stati nello spazio. Gli Stati dovrebbero essere motivati dai principi di cooperazione e mutua assistenza e evitare di contaminare lo spazio o la Terra durante i loro esperimenti. Se uno Stato pensa che i propri esperimenti o attività potrebbero interferire con le attività o gli esperimenti di altri Stati, dovrebbe avviare una consultazione internazionale prima di procedere (Articolo IX). Gli ultimi articoli specificano che gli Stati dovrebbero consentire ad altri di assistere al lancio di qualsiasi oggetto nello Spazio (X), informare le Nazioni Unite e la comunità scientifica delle loro attività spaziali e dei risultati ottenuti (XI), e che le stazioni, le attrezzature e le installazioni sui corpi celesti dovrebbero essere aperte reciprocamente a visite da parte dei rappresentanti di tutti gli Stati membri del Trattato (XII).

Accordo sul soccorso, 1968[3]

Seguono una serie di articoli basati sul buon senso che stabiliscono la necessità di aiutare gli astronauti in difficoltà e di non inquinare la Terra con i rifiuti aerospaziali. Se gli astronauti dovessero avere un incidente e atterrare sul territorio di uno Stato terzo o in alto mare, devono essere soccorsi e le persone che hanno organizzato il lancio, insieme al Segretario Generale delle Nazioni Unite (Articoli I, II, III), devono essere contattate. Gli astronauti sopravvissuti dovrebbero essere poi ricondotti nello Stato in cui è stato organizzato il lancio (Articolo IV). Se un oggetto aerospaziale o uno dei suoi componenti ricade sulla Terra, i responsabili del lancio e il Segretario Generale delle Nazioni Unite devono essere informati dalle autorità del paese in cui l’oggetto è caduto e devono incaricarsi di recuperare l’oggetto. Se l’oggetto in questione è potenzialmente pericoloso, tutte le parti interessante dovrebbero essere avvisate prima dell’inizio delle operazioni di recupero (Articolo V).

Convenzione sulla responsabilità nello Spazio, 1972[4]

Quando si parla di detriti spaziali ci si riferisce principalmente a questa convenzione, insieme al Trattato sullo Spazio. Essa stipula chi deve essere responsabile dei danni causati dagli oggetti spaziali, sulla Terra che sugli altri aeromobili in volo (Articolo II). Se un macchinario aerospaziale viene danneggiato al di fuori della superficie della Terra, gli Stati possono ricevere una sanzione solo se il danno è imputabile a loro (Articolo III), sia a causa di una mancanza di precauzioni o per malafede. La Convenzione definisce anche le varie responsabilità degli Stati nel caso in cui un terzo subisca danni (Articolo IV), e stabilisce allo stesso tempo chi dovrebbe essere sanzionato e come. La Convenzione entra nel dettaglio sui modi e casi in cui gli Stati o le persone appartenenti a uno Stato possono richiedere un risarcimento in caso di danni, le tempistiche entro le quali dovrebbero farlo, cosa fare se il loro Stato non mantiene relazioni diplomatiche con lo Stato di lancio dell’oggetto che li ha danneggiati, e così via.

Anche se queste leggi simili a quelle che gestiscono la responsabilità sulla Terra, non riflettono accuratamente il funzionamento dello spazio. Non possono essere applicati nei casi di danni causati dai detriti spaziali per esempio, il che è comprensibile, poiché all’epoca del trattato gli esseri umani avevano condotto attività aerospaziali solo per quindici anni e probabilmente non sapevano che la maggior parte degli incidenti che si verificano nello spazio sono dovuti a collisioni causate da reazioni a catena tra detriti. Anche se domani smettessimo di lanciare nuovi oggetti nello spazio, i detriti spaziali continuerebbero a formarsi a causa di ciò che è già in orbita. Senza contare che nella maggior parte dei casi è impossibile capire a chi appartenga la vite volante X che ha aperto un buco di cinque metri nel satellite Y, e non è nemmeno possibile rintracciare e analizzare la vite per scoprirlo, quindi parlare di compensazione sembra un po’ fantascientifico.

Nonostante questi difetti, la convenzione è importante perché dimostra che gli Stati sono responsabili dei danni causati dai loro oggetti spaziali, e il trattato dovrebbe essere ampliato alla luce delle recenti scoperte sui detriti spaziali.

Convenzione sull’immatricolazione, 1974[5]

Questa convenzione, come suggerisce il nome, riguarda l’immatricolazione degli oggetti spaziali. Come per la Convenzione precedente, è stata progettata con in mente la Terra. L’obiettivo era di non avere oggetti non immatricolati in orbita ma in realtà è esattamente questo che succede, poiché i detriti spaziali sono, tecnicamente, pezzi di oggetti immatricolati ma praticamente sono oggetti a parte, con traiettorie diverse. Eventuali danni causati dai detriti spaziali non possono essere risarciti perché di solito è impossibile individuare l’oggetto spaziale di origine. Un articolo di questa Convenzione specifica che quando è impossibile identificare l’oggetto spaziale che ha causato un certo danno, tutti gli Stati che hanno firmato il Trattato devono aiutare a identificare e rintracciare l’oggetto (Articolo VI). Questo è importante perché suggerisce la necessità di cooperazione tra gli Stati nell’identificazione (e potenzialmente, il futuro recupero) dei detriti spaziali.

Trattato sulla Luna, 1984[6]

Questo è il cosidetto Trattato sulla Luna, ma si applica a tutti i corpi celesti del sistema solare (Articolo I). Questo è il Trattato che impedisce che la Luna diventi come il Vecchio West, in termini di colonizzazione. Minacce, uso della forza o attività ostili di qualsiasi tipo non sono tollerate su corpi celesti e non è nemmeno possibile costruire su di essi strutture da cui minacciare o attaccare la Terra, oggetti spaziali o altri corpi celesti. Le armi di distruzione di massa non possono essere collocate sulla superficie né inviate in orbita di corpi celesti, e in generale non è possibile creare basi militari, testare armi o condurre manovre sulla Luna e su altri corpi celesti (Articolo III). Inoltre, questi ultimi non possono essere appropriati da alcuno Stato, nè occupati o privatizzati, e sono patrimonio comune dell’umanità (Articolo XI).

Sul filo del rasoio

Moebius, Illustration

Un insieme piuttosto complesso di regole per un luogo che si suppone essere privo di leggi. Se lo spazio assomiglia in qualche modo al Far West, è solo perché sia lo spazio che la terra dei cowboy hanno delle leggi fatte per garantire la sicurezza delle persone che ci vivono e lavorano. È assurdo dire che “non c’è nulla che descriva cosa sia la condotta sicura e cosa sia la condotta professionale”, perché ci sono una notevole quantità di leggi che descrivono proprio questo. I trattati delle Nazioni Unite dimostrano che non è affatto vero dire che “tutto è permesso” nello spazio, e non è possibile rinunciare al diritto aerospaziale in nome della sicurezza, perché queste leggi sono state create tenendo presente i pericoli dell’ignoto. Ci sono linee guida, principi, regolamenti e direttive che affermano che lo spazio deve essere esplorato e utilizzato per scopi pacifici e che è patrimonio comune dell’umanità. Non dobbiamo lasciarci convincere che questi principi siano meno validi solo perché sono codificati nel diritto internazionale, perché in tal caso dovremmo liberare tutti gli ufficiali nazisti che sono stati trovati colpevoli di crimini contro l’umanità. Senza dimenticare che ogni giorno vengono approvate nuove leggi a livello nazionale: ricordatevi di tenere d’occhio gli sviluppi nel vostro Pese in materia di diritto aerospaziale!

Ci rivedremo nel prossimo articolo ma fino ad allora, ricordate: la più grande minaccia per gli esseri umani nello spazio sono gli altri esseri umani e l’inquinamento, come i detriti spaziali, quindi seguite Cosmos for Humanity per contribuire a proteggere lo spazio e le orbite terrestri!

Rebecca Franzin

[1] https://www.smithsonianmag.com/history/gun-control-old-west-180968013/

[2] Trattato sulle norme per l’esplorazione e l’utilizzazione, da parte degli Stati, dello spazio extra-atmosferico, compresi la luna e gli altri corpi celesti

[3] Accordo sul salvataggio ed il ricupero dei cosmonauti nonché sulla restituzione degli oggetti lanciati nello spazio extra-atmosferico

[4] Convenzione sulla responsabilità internazionale per danni cagionati da oggetti spaziali

[5] Convenzione sull’immatricolazione degli oggetti lanciati nello spazio extra-atmosferico

[6] Trattato sulle norme per l’esplorazione e l’utilizzazione, da parte degli Stati, dello spazio extra-atmosferico, compresi la luna e gli altri corpi celesti

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