10 modeste proposte per sostituire Mattia Perin

Crampi Sportivi
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12 min readJan 11, 2017

Rottura del crociato anteriore al ginocchio sinistro. Almeno sei mesi di stop se tutti i tasselli si incastrano al loro posto. Sei mesi, a tutte le latitudini calcistiche, significano stagione finita.
Lo sfortunato Mattia Perin ha alzato bandiera bianca, ancora una volta, contro la Roma: nella stessa azione si è prima superato con un grandissimo intervento su Dzeko e poi ha ringraziato la difesa sul tentativo di Bruno Peres mentre osservava da dietro, producendosi in un intervento quasi goffo, che preannuncia l’infortunio. Non c’è pace, non c’è via d’uscita per il ragazzo che, prima dell’esplosione di Donnarumma e dell’accumularsi dei suoi problemi fisici, era indicato come il più papabile sostituto di Gianluigi Buffon in Nazionale. Un cerchio d’amore, i giocatori del Genoa si uniscono ai compagni della Nazionale e ai colleghi di Serie A: i migliori auguri, una pronta guarigione, frasi rieccheggiano sotto le foto di Perin che sorride o di Perin in lacrime. Oggi, nel pomeriggio, l’operazione chirurgica che srotolerà il tappeto del recupero.

Il recupero è questione di tempo: resta solo da capire come si muoverà la dirigenza rossoblu, ora che il sostituto di Rincon e l’erede di Pavoletti sono affiancati dalla terza figura mitologica che dovrà occupare la casella vacante tra i pali: Lamanna promosso titolare, il ritorno di Vito Mannone in Italia o una telefonata a Rubinho attualmente al Como. Preziosi è un lanciatore di coltelli, la sua lama affilata potrebbe trafiggere la mela sul capo di chiunque, l’importante è che sappia stare tra i pali. Una redazione carica di feeling col mercato dei portieri sfoglia la margherita delle soluzioni proponibili.

Artur Boruc

di Danilo De Sensi

Nessuno come Boruc è in grado di far perdere le proprie tracce. Evanescente e dal rendimento incostante, paragonabile, forse, solo ad uno dei numerosissimi, più o meno titolari, portieri che hanno vestito la maglia dell’Udinese negli ultimi anni (l’associazione mentale con l’altro grande guardarete con un cognome vagamente balcanico- Željko Brkić- la state facendo voi, non la sto suggerendo io).

Gli ultimi anni in Premier non hanno giovato sicuramente alla sua nomea di Portiere Libero tanto cara alle enciclopedie del calcio contemporaneo che vanno da Rinus Michell ad Antonio Conte (che a parere di chi scrive risulta un’inutile esercizio di stile, una completa snaturazione del ruolo), e che, ai ragazzi della scuola portieristica normodotata di cui Artur fa assolutamente parte, invece, ha detto solo male. Artur in ogni caso dall’alto dei suoi quasi vent’anni di carriera semplicemente si adatta, gli viene chiesto di tenere il pallone, lo tiene. Gli viene chiesto di giocare il pallone, lo gioca. Gli viene chiesto di tentare l’uscita/il passaggio illuminante, ci prova. Il paragone con quella storia super inflazionata ( falsa, banale e ormai ridicola) del calabrone che non è a conoscenza dei suoi limiti tecnici (questa volta) la sto facendo io. Artur fa il proprio mestiere a prescindere dalle sue capacità individuali.

L’Artur degli ultimi anni appartiene a quella tipologia di uomo (più che di portiere) con un elettrocardiogramma che va’ da picchi di sicurezza versione Matterhorn fino ad incertezze simili a Doline carsiche. Insicuro cronico per natura, ma capace, se in giornata di tirare fuori la prestazione della vita.

Il caso di studio su Artur Boruc, portiere, negli ultimi anni di carriera è questo:

Mettete conto di essere gli osservatori ( del Genoa o simile), siete al Dean Court il 4 di Dicembre del 2016 per la partita Bournemouth — Liverpool, e state visionando un rincalzo con velleità da titolare, insomma, non uno nato per fare il ‘secondo’ del vostro non troppo fidato, perché vessato da guai fisici, portiere titolare. Dopo 20 minuti il “rincalzo” per cui eravate venuti fa un’ uscita incerta e disastrosa; quando il pubblico di casa attraverso fischi, battutine ilari e cori vi rende edotti sul fatto che probabilmente non è la prima della sua carriera e non sarà l’ultima della sua stagione (ma nemmeno della partita), schermate la morsa del freddo indossando nuovamente il vostro amato e caldo loden, infilate le mani in tasca e con fare mesto vi avviate verso l’uscita.

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Quindici minuti di “Artù, provaci tu”

Siete sempre voi, siete sempre in Inghilterra ma questa volta vi trovate al King Power Stadium, è il 6 di Gennaio del 2016 (quasi un anno prima), conoscete sì, ma poco e male, il Bournemouth a dirla tutta e quello che sembra un consueto incontro “materasso” tra una neopromossa e la sorpresa canonica del tradizionale anno calcistico, si trasforma in un 10 vs 11, con un Leicester determinatissimo a prendersi i 3 punti dello scontro casalingo ed un solo uomo, in piedi, come Custer contro gli indiani, ad impedirlo. Come? Parando tutto ciò che gli passa attorno: tiri, rigori, calabroni ed immolandosi nei contropiede avversari.

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Camera alla mano, un tifoso del Leicester.

Finisce il match inspiegabilmente, dati i decessi sul campo, con un pareggio e preso dall’incredibile botta di adrenalina che quella tonnara ti ha iniettato, tanto da trasformarti nel Franco Begbie di paese di fronte ad una corsa di cavalli, e che ovviamente non scambieresti con nulla al mondo, esclami al tuo ancor meno fidato consulente: “Gianni, abbiamo trovato il Portieron!

Marco Ballotta

di Armando Fico

Internet è un posto cattivo e non ci sono foto di Ballotta da giovane

Non prendetemi per pazzo se tra i consigli per rimpiazzare Perin inserisco anche Ballotta. La sua esperienza in questo momento delicato sarebbe infatti fondamentale per ambiente e per lo stesso Mattia, che troverebbe in Marco il sostituto ideale, il fratello maggiore capace di guidarlo nella degenza senza avvertire il rischio di perdere il posto. Anzi, gli darebbe anche il bacio della buonanotte una volta rimboccategli le coperte. Le innegabili doti del portiere ex Inter e Lazio, insieme alla professionalità, sono il miglior biglietto da visita di un atleta capace di reinventarsi prima punta nel 2008 e segnare 24 gol in 37 presenze in prima divisione a 46 anni suonati.
Guai a chiamarlo “Nonno”, però! Lui piuttosto si sente un “Die Hard”, un “Highlander”, pronto com’è a sopperire anche all’eventuale inappetenza di Simeone e Pinilla là davanti.

Daniele Padelli

di Marco A. Munno

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Sguardo vitreo, montagne sullo sfondo, Padelli è l’uomo delle nevi.

La parabola della carriera di Padelli è stata meno lineare possibile. Il ragazzo è passato in giovane età alla Sampdoria, venendo puntualmente prestato in giro per fare da secondo portiere, passando ad esempio dal Crotone in B al Liverpool in Premier nella stessa stagione sempre nel medesimo ruolo. Dopo 7 stagioni consecutive di mancata titolarità, è arrivato il picco massimo della sinusoide del suo percorso, diventando inamovibile nel Torino e conquistando addirittura la convocazione in Nazionale. Per alcune incertezze, quest’anno di nuovo un picco negativo con il Torino che decide di virare per il ruolo su Hart, relegando di nuovo il ragazzo al ruolo di secondo portiere. Vista l’esperienza, il Genoa potrebbe virare su di lui: d’altro canto, dopo un minimo si attende il prossimo massimo nell’altalena dell’esistenza, e lo stimolo di essere stato scartato dall’altra società ligure potrebbe fungere da molla per fargli dire sì, hai visto mai.

Victor Valdes

di Sebastiano Iannizzotto

Nessuno ci spiegherà mai il peso specifico di Valdes nei trionfi blaugrana

Vi immaginate quanto può essere traumatico passare dal sole della Catalogna al cielo di ghisa dell’Inghilterra, con una rapida incursione nella tutt’altro che tropicale Liegi? È quello che è successo a Victor Valdés. Ecco quindi un buon motivo per cui andrebbe portato al Genoa: farlo tornare sulle sponde mediterranee e salvarlo dall’ostile clima britannico. Come sa ogni studente fuorisede che si è spostato da sud (Sicilia, Calabria, Puglia) verso nord (Piemonte e Lombardia), le basse temperature, la pioggia (addirittura la neve!) e il cielo grigio sono cose che logorano l’anima, provocano sospiri profondi e un’irrimediabile voglia di tornare a sud. E l’ultima cosa che vorremmo è vedere Victor Valdés un po’ depresso.

Simone Scuffet e Bogdan Lobont

di Luigi di Maso

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Per quanto ancora sarà costretto a leggere la storia dell’Atletico?

Ci sono almeno due date che Mattina Perin, guardando la sua carriera nel retrovisore, ricorderà come nefaste: 9 aprile 2016 e 8 gennaio 2017. Le date dell’infortunio al crociato, prima del ginocchio destro e poi sinistro. Condivido con lui le lacrime di Marassi anche perché Perin è uno di quei portiere matti che piace alle donne e che interpreta il ruolo così come è stato concepito stilisticamente, uno Zenghino. Ma il Genoa deve correre ai ripari e allora l’antidoto potrebbe essere rappresentato da due nomi: Scuffet e Lobont.
Parto dal secondo. Lobont è una suggestione ironica e iconica. Il terzo portiere della Roma che ha pure rinnovato recentemente, ha una storia tutta sua che potrebbe arricchire dimostrando al mondo di poter stare ancora tra i pali di una squadra di Serie A, magari non solo in allenamento. Pisica, se ci sei batti un colpo.
Scuffet è il nome serioso per così dire. Individuarlo come titolare in A è un destino utopico stando al pensiero dei suoi genitori, che prima vorrebbero vederlo laureato con 110 e lode alla triennale e successiva magistrale, magari durante il master un pensierino ci scappa. Senza escludere la volontà dell’Udinese che lo ha rinchiuso in una bolla di cristallo lontano dai campi da gioco. Chissà se ha ancora i brufoli e con che voto si è diplomato.

Dragowski, Cragno e Leali

di Valerio Savaiano

Mai più visto in zona. Bartolomej, ci manchi!

Dragowski
Il giovane polacco era arrivato a Firenze con il marchio a fuoco del predestinato. Tatarusanu non è un fenomeno e Bartolomej, nella sua testa, pensava di approntare una disfida con il romeno. La realtà è che oggi viene anche dopo Lezzerini. Un infortunio lo terrà fuori un mese ma lui scalpita per mettere in mostra di nuovo le sue doti da portiere nordeuropeo vecchia scuola (l’uno contro uno con un ginocchio piegato verso l’interno ricorda molto Kahn) e Genova sembra fatta per lui.

Cragno
Di Alessio Cragno si parla bene da così tanto tempo che rischia di ritrovarsi nella carriera di Lupatelli. Quest’anno a Benevento sta facendo benissimo con continuità e il Ferraris potrebbe essere l’approdo giusto per non rendere la sua carriera troppo discendente. Portiere poco spettacolare ma molto reattivo ha uno stile ancora troppo compassato ma ha 22 anni, che per un portiere significa essere neanche maggiorenne.

Leali
C’è stato un periodo in cui la Juve ha cercato ossessivamente l’erede di Buffon: nell’arco di tre anni arrivano tre prospetti come Fiorillo, Brignoli e Leali. Dei tre il solo Nicola è ad oggi un titolare, tanto da constringere molto spesso Kapino a sedersi in panca all’Olympiacos. Ogni anno prende sicurezza, è ancora giovane e potrebbe decidere di tornare in Italia da protagonista in rossoblù, evitando così la tragica carriera alla Agliardi di cui ogni portiere italiano ha reale terrore.

Sebastian Frey

di Claudio Balboni

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Il solo soprannome vale tutta la storia che si porta addosso

Frey ha lasciato il calcio nel dicembre del 2015, a 35 anni. L’ha lasciato un po’ presto per gli standard attuali: oggi la maggior parte dei giocatori, quando arriva a quell’età, trova un contratto in qualche meta calcisticamente esotica, passa una o due stagioni lì e solo allora si ritira.
Frey no. Ha deciso di smettere quando era ancora appetibile. Ha smesso per mancanza di stimoli, perché quando ha iniziato “La parola valeva qualcosa, oggi non valgono più neanche le firme”.
C’è una bella intervista, che l’ex portiere francese ha rilasciato al CdS nei giorni in cui ha annunciato l’addio. Ricorda gli inizi della sua carriera, quando andò a vedere l’Inter in una partita di coppa UEFA e se ne innamorò. È un’intervista bella perché c’è il senso di un giocatore che ha attraversato la fase di passaggio tra due ere calcistiche della serie A: un’era in cui poteva allenarsi insieme a Ronaldo e Baggio e un’era in cui i giganti erano spariti.
Sarebbe bello, allora, che Frey tornasse al Genoa adesso, nel momento in cui il calcio italiano sembra aver ritrovato una minima spinta. Sarebbe bello vederlo tra i pali, seppur un po’ sovrappeso, con le basette tamarre e i capelli ossigenati. Anche solo per 6 mesi.

Tim Krul

di Simone Nebbia

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Sicuramente la storia più assurda del Mondiale in Brasile

Ai calciatori in campo guardi le gambe, ai portieri, guardi gli occhi. Questo deve aver pensato Louis van Gaal quando, durante il Mondiale brasiliano, al 120’ del quarto di finale Olanda-Costa Rica ha sostituito il candido Cillessen con quel gigante ruvido e spiritato di Tim Krul, soltanto perché parasse i rigori o, meglio, spaventasse i tiratori sudamericani. Se dunque il Genoa ha bisogno di un portiere che sostituisca Mattia Perin in corso di stagione, che ne prenda uno di personalità, abituato a subentrare a freddo e nel momento meno indicato, capace di conservare lo sguardo lievemente nervosetto del portiere di Latina per incutere nel tiratore avversario quel sottile timore di essere decapitato, non appena la palla dovesse inavvertitamente varcare la linea di porta.

Eugenio Lamanna

di Massimiliano Chirico

Ma essere secondo cosa significa?
Prendiamo Lamanna: negli ultimi due anni e mezzo a Genova è sceso in campo 29 volte. Da quando i rossoblu hanno suonato la campanella del ritorno, riprendendolo dal Siena, Eugenio ha fatto il secondo di Perin giocando in Coppa Italia e quando il suo collega finiva sotto ai ferri. A ventisette anni puoi metterci l’onore di essere in serie A, il prestigio di lavorare per la società che ti ha formato, lo stipendio e qualsiasi altra cosa ma fare il secondo al Genoa, accendere il giornale e sentir parlare di papabili portieri deve essere una puntina fastidioso. D’accordo, possiamo parlare del fatto che è stato già sperimentato in occasione dell’ultimo legamento saltato a Perin ma allora perché riconfermarlo?
Io sto con Lamanna! Il Genoa glielo deve, Juric deve rifiutare qualsiasi proposta da parte della dirigenza e promuovere Lamanna a primo portiere. E’ una questione di rispetto, di fiducia e di professionalità. Lamanna deve essere il portiere titolare, non ci sono alternative. Ho già deciso io, mi fa piacere sapere di essere così determinante.
Coraggio Eugè, fagli vedere che a respingere pallate sei bravo pure tu.

Alessandro Confente e Rubinho di Mattia Pianezzi

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Due presenze in quattro anni è una punizione che non merita nessuno

Di Alessandro Confente piace il fatto che sia un giovane portiere e che tutti vogliono avere il nuovo Donnarumma tra le mani, anche se Confente è già del 1998 quindi un po’ ha perso. Guadagna però punti con un magnifico profilo di cui Preziosi è a conoscenza in cui risponde a domande toste come
“il 23 vieni al be quiet? No”
“Per caso hai ancora l email della anna? No”
“foto petto nudo ? Te la meriti?”.

Rubinho, zitto zitto, nel 2001 era stato inserito nella lista dei migliori giovani calciatori di Don Balon, e il Genoa già lo sapeva perché l’ha preso e li ha fatti risalire in Serie A. Ora è pure un talismano post-Juve ed è al Como, quindi le sirene di casa a Genova suonano e lui conosceva quel bel ristorantino di pesce che gli manca tanto e in cui andava ogni tanto quando la Juventus glielo permetteva in macchina da Torino. Il ritorno di Rubinho porterebbe buonumore e ottimismo.

Immancabile bonus track legata a dinamiche serie di mercato

Marco Storari e Marco Sportiello

di Francesco Saverio Balducci

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Alfredo Pedullà dice che va alla Fiorentina

A quanto pare, la dirigenza gialloblù ha sguinzagliato anche i suoi migliori avvocati divorzisti per sopperire al lungo infortunio di Mattia Perin. Ci sono due casi intricati da impugnare: la separazione — più o meno consensuale — tra Storari e il Cagliari e Sportiello e l’Atalanta. Il primo, a dire il vero, è un affare già bello che risolto. Ma dal Milan. Infatti, dopo la decisione di affidare la fascia di capitano all’estremo difensore — invece che a Sau (sardo puro sangue) — aveva già incrinato i rapporti con la tifoseria cagliaritana. Lo scambio con il brasiliano Gabriel è ormai una questione di ore. Depennato il primo contenzioso sulla lista, resta la querelle Sportiello-Atalanta. Il portiere ventiquattrenne, oltre a dover convivere forzatamente sotto il tetto coniugale, si è visto rimpiazzato dall’acquisto di Berisha. La separazione sembra, quindi, imminente dopo l’ennesima esclusione nell’ultimo match dei bergamaschi, vinto in casa del Chievo. Pur non essendoci bambini a carico, il distacco sarà quando mai al ‘veleno’.

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