10 motivi per non ridere di Fernando Torres
1. Perché è bello
El Niño tienes todo el cariño, soprattutto da parte delle fan, che si sciolgono di fronte a quegli occhioni un po’ così, quelle lentiggini lì e il faccino efebico. Al Milan sanno che un giocatore bello ha già raggiunto metà del suo scopo mediatico, Galliani non si lascerebbe sfuggire Beckham neanche a 40 anni sulle stampelle; perché la genetica sa quello che fa.
2. Perché è un predestinato
Galliani lo segue da quando aveva 16 anni e in Spagna i suoi primi estimatori e allenatori non si spiegano come non abbia ancora vinto cinque Palloni d’Oro. Come ama ricordare lui stesso, a vent’anni era capitano dell’Atletico in cui prestavano servizio due discreti mediani come Simeone e Albertini (il primo se l’è ritrovato in panchina…).
Fernando che gonfia la rete è la regola; Fernando che sbaglia a porta vuota, fino a prova contraria, è l’eccezione.
3. Perché rappresenta il vero nueve
Nella Rivoluzione Ispanica di Guardiola e Del Bosque, sembrava che gli attaccanti fossero diventati una trascurabile appendice da sacrificare in nome del palleggio insistito. A chi serve un finalizzatore di gioco quando le azioni si concludono naturalmente entrando in porta coi passaggi? E invece Fernando era sempre lì a metterla dentro, segnando oltretutto più gol di chiunque altro nelle vittoriose campagne della Roja dei record.
4. Perché l’ha allenato Pippo Inzaghi
Dite quello che volete, ma Filippo Inzaghi è stato la quintessenza del goleador: di stinco, di spalla, di astuzia, di rapidità. Fernando non è mai stato quel tipo di attaccante, negli anni belli faceva affidamento sulla sua combinazione mortifera di tecnica e strapotere fisico per gabbare le difese e bucare gli estremi. Fino a quando qualcosa è andato storto e le esultanze hanno lasciato sempre più spazio alle mani in faccia, ed è proprio qui che si farà vedere il lavoro di Inzaghi, quello che sulle motivazioni e sull’intensità ci ha costruito la carriera; i casi sono due: o Fernando si incazza o si incazza Pippo.
5. Perché vince titoli
Ridendo e scherzando e anche quando faceva ridere e scherzare di sé, Fernando Torres ha inanellato una serie di titoli da fare invidia a Messi, Ronaldo e Ibrahimovic. Come se nulla fosse sono arrivati due Europei, un Mondiale, una Champions League, un’Europa League e una Coppa d’Inghilterra; conditi da due scarpe d’oro e diversi gol decisivi, anche nei periodi in cui Fernando non la buttava dentro neanche a porta vuota. Questo vuol dire che il nostro possiede una discreta dose di X-Factor, unita a una innegabile bravura nel trovarsi nella squadra giusta al momento giusto.
6. Perché è costato poco
Per chi non lo sapesse, Torres arriva al Milan in prestito gratuito per due anni con opzione per il terzo e stipendio ridotto a quattro milioni più uno e mezzo a carico del Chelsea: praticamente è arrivato a Milano a calci in culo.
Se mi permettete una piccola riflessione psicologica, il piccolo Fernando smise di essere un’iradiddio sotto porta proprio quando gli fu chiesto di fare il salto di qualità da giovane promessa a top player conclamato con tanto di trasferimento monstre a carico del prodigo Abramovich. Ora che Galliani lo guarderà sorridendo pensando alla cassa di banane che ha fatto il viaggio Milano-Londra, c’è la concreta possibilità che Fernando si senta nuovamente giovane, bello e spensierato e torni a gonfiare le reti una domenica si e l’altra pure.
7. Perché Mourinho non può avere sempre ragione
Ricordo ancora l’intervista in cui Mourinho, con lo straccio della polvere ancora in mano, piangeva per aver lasciato andare Essien al Milan, come se gli avessero venduto un rene al mercato nero. Bene, ora è il momento di togliere dalla sua faccia quel ghigno da specialone (pronunciato all’italiana) e ricordargli che lui è quello che spende una vagonata di petroldollari ogni estate per giocare con una punta contropiedista, che se fosse l’allenatore del Sassuolo verrebbe fischiato tutti e 90 i minuti.
8. Perché Galliani non può avere sempre torto
Da quando il buon Silvio ha chiuso i rubinetti, a Milanello non si ragiona più su quale sia il miglior giocatore del mondo da ingaggiare e i sempre più esigui “tesoretti” a disposizione vengono spesi in pippe, mezze pippe ed ex giocatori. Fernando Torres, ahinoi, ha il profilo giusto per finire dritto nel calderone dei bidoni gallianeschi, che se non si inverte la tendenza finiranno col rivaleggiare con quelli morattiani.
Il mercato, però, quest’estate sembra aver ritrovato la verve degli anni migliori: ha piazzato quasi tutti i giocatori in uscita e si è mosso in maniera mirata tra svincolati, prestiti e last minute. La vita è fatta anche di seconde possibilità e questa è la seconda possibilità più appetitosa che mi venga in mente da tanti anni.
9. Perché la serie A non è la Premier
Facciamocene una ragione: è vero che tatticamente (in particolare in difesa) rimaniamo autorevoli e innovativi ma, se i nostri tecnici sono tra i più apprezzati del mondo, il livello tecnico del nostro campionato è scivolato inesorabilmente, di pari passo con il ranking UEFA.
Per questo mesto motivo mi sento di dare qualche possibilità in più al nuovo Torres rossonero di quante non ne avesse in un campionato dove: a) si corre come pazzi per 95 minuti e b) la lotta per la retrocessione coinvolge squadre che da noi sfiorerebbero l’Europa.
10. Perché ride bene chi ride ultimo
Siete tutti pronti a prendere in giro le divinità cadute che si offrono indecenti al ludibrio dell’ultimo dei falliti, ma usate quel poco di senno che l’estate vi ha lasciato e portate il dovuto rispetto a un leone ferito che si trova a giocare in una squadra che di per sé è una nobile decaduta.
Se alla fine del prestito (o dell’anno) Fernando si ritroverà ad aver segnato 45 gol, come la maglia di Balotelli, i 36 denti color cravatte di cui sopra dello Stregatto Galliani vi si tatueranno in fondo alla retina come un numero verde in sovrimpressione da chiamare per chiedere scusa al dirigente migliore del mondo del club più titolato al mondo (scusateci, supercoppe d’Africa).
Francesco Quintano nasce nel reame di Foggia da genitori inconsapevoli. In seconda fonda il giornalino di classe, chiuso dopo un numero: da qui il suo inestinguibile rancore verso le autorità. Schizofrenico impunito, alterna passatempi nerd a collassate nei bar più malfamati. Racconta di aver vinto un mondiale di Subbuteo, a chiunque. Frasi celebri: “Se fossi nato brutto, non avreste mai sentito parlare di Gianni Brera”.