11 giocatori di Serie A da adottare assolutamente nel 2017

Crampi Sportivi
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8 min readDec 28, 2016

Underdog ma neanche troppo, astri nascenti ma forse è più giusto dire che stanno per finire il ginnasio: ecco gli undici calciatori di Serie A che faranno palpitare i cuori di Crampi Sportivi nel 2017, ognuno per un motivo diverso. Principalmente perché sono loro, i diversi. Ognuno nel suo modo speciale, personale, opinabile.

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(Ps. in realtà sono molti più di 11, ma ci riserviamo di dedicare un secondo episodio a quelli che al momento non erano al primissimo posto nei nostri pensieri)

N. 1 — Łukasz Skorupski

Perché siamo dei malfidati, tutti. Si pensava che fosse una meteora. Uno di quei Carneadi che passano, fanno tre presenze in croce (contrassegnate da altrettanti errori) e poi salutano per ritornare in patria o giocare in qualche campionato minore. Lukasz Skorupski, invece, ha scelto Empoli ed Empoli lo ha ripagato, restituendogli la tranquillità necessaria per fare quello che sa fare meglio: volare.

Skorupski è il cosiddetto portiere esplosivo, un concentrato di riflessi e forza motoria che salta da un palo all’altro come una molla con innesti da cyborg. Non è pulitissimo nel gesto tecnico, ma non molla mai. L’Empoli non è un bunker, ma Skorupski ha evitato che in alcune giornate il risultato fosse misurato da un pallottoliere.

La Roma ha Sczeszny, Allison… ma chissà che per il polacco — complice il rinnovo del contratto fino al 2021 e il prestito a Empoli — non si apra prima o poi uno spazio nel cuore di Spalletti.

N.2 — Daniele Croce

Perchè? Dribbla più di Dybala e Cuadrado, passa con più precisione di Joao Mario, intercetta più palloni di Borja Valero e Felipe Melo. Se si fosse chiamato Cruz… probabilmente ora sarebbe in galera. Uno come Daniele Croce vive della magia che l’Empoli emana. E io di quella che emana lui: il prestigiatore.

A proposito di chiamarsi Cruz, è anche probabile che l’anno scorso abbia vinto il fantabasket nazionale della NBA sotto falso nome!

N. 3 — Gianmarco Ferrari

Prendi questo ragazzone di Parma con addosso la maglia pitagorica e lo sponsor Metal Carpenteria sul petto (una cosa che ti fa entrare di diritto nell’Armata dei Vivi di Ronnie James Dio) e prova a spiegare a te stesso perché Ferrari non dovrebbe essere il difensore dell’anno della Serie A. Bello, bravo e anonimo: nessuno ne parla mai, lo hanno messo troppo vicino alla Juventus e probabilmente non ha retto nemmeno lui, ha giocato 1500 minuti, segnato un gol ed è come se in realtà non esistesse. Tutti ignorano Gianmarco Ferrari e lui, per una serie di motivo come gli accostamenti a Matteo Ferrari, ignora tutti.

N. 4 — Alex Sandro

Già per il fatto di essere riuscito a togliere il posto a Patrice Evra senza diventare il terzino sinistro più odiato della Serie A meriterebbe un riconoscimento accademico. Alex Sandro Lobo Silva, conosciuto semplicemente come Alex Sandro, è brasiliano, grosso, veloce e potente, è diventato uno dei più forti grazie alla sua caratteristica principale: gioca ovunque sulla fascia, in difesa ma anche in attacco.

Per tutta la partita lo vedrete menare, tirare e correre (e da qualche mese anche difendere come un terzino europeo). E se si dovesse stancare, al massimo entra Patrice.

N. 5 — Sergej Milinković-Savić

Milinkovic-Savic è uno degli esponenti di spicco della più recente golden era serba (vincitrice del mondiale under-20 nel 2015). A volte sgraziata, ma purissima tecnica a cui si aggiungono un impetuoso impianto muscolare e un feeling dolcissimo con la giusta posizione e l’incursione in attacco. Uno starter-pack che gli permette di dirigersi con forza verso la completezza nella gestione del ruolo del migliore dei Dejan Stankovic. In crescita continua dall’anno scorso (chiedere alla Fiorentina) firma con sempre maggiore frequenza giocate di grande personalità. Fategli crescere un codino, calategli un cappuccio marrone in testa e avrete uno dei più promettenti giovani Padawan al servizio del bel gioco. Lato oscuro permettendo.

N.6 — Emerson Palmieri

Chi segue il calcio brasiliano conosceva questo esterno a tutta linea tipico del calcio carioca e che, come tutti i brasiliani che arrivano in Italia con l’etichetta di “terzini”, palesa molte lacune difensive. A Roma viene spesso irriso perchè “faceva la panchina al Palermo”, senza contare che davanti aveva il miglior terzino di quella stagione, Achraf Lazaar, ma a Roma funziona così: o sei una pippa o sei un fenomeno. Per sua fortuna arriva Spalletti che rivede in lui, per caratteristiche tecniche e per storia, una specie di Amantino Mancini meno funambolico. Gli da fiducia anche dopo un inizio disastroso, specialmente nell’eliminazione contro il Porto (rigore procurato all’andata, espulsione dopo 5 minuti in campo al ritorno). Titolare praticamente sempre causa infortunio a Mario Rui, Emerson esplode definitivamente nel derby: sostanza, tecnica, enormi progressi tattici, il tecnico toscano ha plasmato un jolly capace di giocare, in determinate situazioni, perfino centrale in una difesa a 3. I margini sono ancora enormi e il ragazzo è serio e forte mentalmente. Ad oggi è uno degli elementi più affidabili della rosa giallorossa e dà l’impressione di essere solo all’inizio di una parabola ascendente.

N. 7 — Robin Quaison

Quaison è l’emblema del tipo su cui punterei i miei soldi se ne avessi tanti (o se i soldi valessero poco a questo mondo, fate voi) perché tecnicamente è dotato, e anziché essere una certezza è portatore di dubbi e di dubbi nel calcio ne servono sempre tanti: ma chi è questo Quaison che da qualche anno sembra indicare il limite, la barriera tra gli acquisti riusciti e quelli meno di Zamparini? E perché è in questa lista anche se ancora non ha dimostrato niente? ma poi perché lo chiamano lo Xavi scandinavo se non ci si assomiglia per nulla e gioca venti metri più avanti — e quindici più a sinistra? È davvero forte e predica nel deserto o è solo un horcrux del fu Abel Hernandez? Ditecelo voi. Diccelo tu, Robin, continua a segnare, noi ci crediamo.

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N.8 — Éver Banega

Fino a oggi Éver Banega non ha realmente giocato a calcio, con la maglia dell’Inter indosso. È sceso in campo quindici volte: è un’evidenza che nessuno può negare. Nonostante i sensi (e i numeri) ci dicano questo, però, possiamo dire di aver visto il vero Banega? Finora Éver è stato intermittente come le lucine dell’albero di Natale: quando si accendono tutte, scappa un WOW e arriva l’incanto, che dura pochissimo. I tre assist e i due gol (l’ultimo, contro la Lazio, un riassunto delle sue capacità offensive: ruba palla, la protegge e calcia forte e preciso nonostante sia pressato) funzionano come una specie di trailer. Ora voglio vedere il film, voglio vedere Banega che gioca partite pazzesche, sforna assist senza sosta, vede il gioco dove noi comuni mortali vediamo solo prato e gambe avversarie, segna gol bellissimi da fuori area, salva il centrocampo dell’Inter. Avanti Éver, il trailer è bellissimo, mi gasa come quelli dei film Marvel.

N.9 — Christian Puggioni

Perché nel settembre 2014 il 33enne Christian rifiuta il trasferimento al Genoa, a costo di restare fuori rosa nel Chievo, per non tradire la fede per la Samp nonostante vi avesse giocato solo nelle giovanili. Nella stagione successiva viene ingaggiato dai blucerchiati come terzo portiere, poi promosso a secondo, e poi arriva l’esordio nella squadra dei suoi sogni, proprio quest’anno, addirittura durante il derby della Lanterna. Cose del genere chiamano l’happy ending come un frigorifero chiama un magnetino colorato: nel finale Puggioni salva la vittoria per i suoi, con l’intervento a difendere il 2–1 sotto la curva doriana:

N. 10 — Franck Kessie

Perché se non è la più grande sorpresa dell’anno poco ci manca. È il fulcro della manovra atalantina, l’arma X quando il Papu Gomez non trova la giocata. Franck Kessie ha ridefinito il concetto di “attaccare lo spazio” senza dimenticare che sbaglia pochissimi passaggi e in zona gol è letale (oltre un tiro su due finisce nello specchio). Ad occhio Bergamo gli sta già stretta. Il problema è che le offerte maggiori potrebbero arrivare addirittura dall’estero, per cui scegliamo di godercelo precauzionalmente da vicino finché lo possiamo veder giocare ogni domenica in Serie A.

N. 11 — Lucas Torreira

Osservare Lucas Torreira in azione equivale a un bagno di umiltà senza precedenti. Piccolino e piuttosto tozzo, a vederlo posizionato a centrocampo si pensa subito al più classico degli incontristi sudamericani tutta garra e polmoni, uno di quelli che la palla deve tenerla tra i piedi giusto il tempo di strapparla all’avversario e passarla al compagno vicino. Ed invece no, perché basta poco per capire di che pasta è fatto Torreira, che sì corre e contrasta pulito come un incontrista, ma anche rifinisce come un trequartista, detta i tempi di gioco in uscita e lancia (quasi) come un regista, si inserisce e conclude in porta al pari di una mezz’ala… è uno dei motori della Samp di Giampaolo, che lo conosce dai tempi della Primavera del Pescara grazie al fratello Federico, e si prefigura per lui un futuro alla Verratti. Efficace e concreto, gli piace essere punto di riferimento della manovra. Instant love.

Bonus track — Ilija Nestorovski

Maurizio Zamparini, ormai, abbiamo imparato a conoscerlo. Non è esattamente ciò che si definisce un amicone, però se c’è una cosa in cui il suo Palermo è praticamente inappuntabile è la scelta del reparto offensivo. Toni, Amauri, Cavani, Pastore e Dybala sono solo alcuni dei nomi che sono venuti fuori negli ultimi anni col rosanero indosso. Col senno di poi, dunque, dovevamo aspettarceli i sette gol e due assist di Nestorosvki in questa prima frazione di campionato. Il macedone è il faro che tiene vive le speranze dei palermitani in ottica salvezza e, siccome vogliamo bene al Palermo e vogliamo vederlo a lungo in Serie A, ci auguriamo che Ilija continui a farci battere il cuore come ha saputo fare fin qui.

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A cura di Gabriele Anello, Francesco Saverio Balducci, Massimiliano Chirico, Armando Fico, Sebastiano Iannizzotto, Marco A. Munno, Mattia Pianezzi, Mattia Polimeni, Valerio Savaiano, Matteo Serra, Paolo Stradaioli, William Valentini e Simone Vacatello.

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