11 talenti che non ti aspetti — 2018 edition

Giacomo Manini
Crampi Sportivi
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11 min readJun 12, 2018

Se lo inquadriamo dal punto di vista cinematograficamente, Adam Sandler è un peccatore, ma se c’è un film in cui la sua simpatia dozzinale intravede un briciolo di redenzione, forse questo è “Click”, lungometraggio del 2005. Nel film, l’architetto Michael Newman — Sandler in persona — gestisce un equilibrio difficile tra lavoro e vita privata. Da una parte la voglia di emergere e scalare la piramide lavorativa, dall’altra la voglia di mantenere un buon rapporto con la moglie e la vicinanza ai propri figli. Un pendolo emozionale pericoloso, finché non incontra il bizzarro Marty — lo straordinario Christopher Walken — che gli dona un telecomando con il quale gestire il flusso temporale della sua vita. Il protagonista salta velocemente le parti meno piacevoli della sua vita, ma si ritrova schiavo dell’oggetto e incapace di vivere per intero la propria esistenza.

Al di là della trama, il messaggio è che non basta un aggeggio magico per cambiare la propria esistenza. Tuttavia, a volte, un aiutino può esser utile. Lo stesso è accaduto ad alcuni calciatori. Loro erano il Sandler disperato e il loro telecomando magico è stato il Mondiale. E’ successo a tanti: un mese di rassegna intercontinentale gli ha cambiato la carriera (e forse pure la vita). Potrei fare molteplici esempi nel passato. Penso a El-Hadji Diouf, l’uomo-simbolo del Senegal ai Mondiali del 2002: firmò per il Liverpool. Oppure a Hidetoshi Nakata, che arrivò a Perugia come un perfetto sconosciuto dopo la Coppa del Mondo 1998 e che ora è leggenda dichiarata del calcio nipponico. E che dire della generazione di calciatori sudcoreani — su tutti Park Ji-Sung — che arrivò in Europa dopo il quarto posto ottenuto nel 2002? O ancora, l’incredibile impennata alla carriera di James Rodriguez in seguito al mondiale in Brasile nel 2014.

Proviamo a fare qualche esempio più nascosto, magari costruendo un 3–5–1–1 con i partecipanti al mondiale russo.

Portiere: Munir Mohand Mohamedi (Marocco — Classe ‘89, Numancia)

Una delle “squadre simpatia” del mondiale di Russia è sicuramente il Marocco, la squadra allenata dallo stregone del calcio, Hervé Renard. Una compagine che ha tanto talento offensivo, ma anche una solidità difensiva da non sottovalutare.

Oltre alla coppia centrale Saiss-Benatia, è fondamentale il ruolo di Munir in questa squadra, garanzia ed esperienza al servizio di una squadra con effervescenza e talento. Il portiere 29enne del Numancia ha sempre militato in Spagna, dove si è distinto come un buon giocatore da bassa Liga o alta Segunda Division: l’estremo difensore ha nel mondiale russo la chance per provare a farsi notare tramite i risultati della sua nazionale, che ha negli ottavi di finale un traguardo difficile, ma forse raggiungibile.

Difensore centrale destro : Benjamin Pavard (Francia — Classe ‘96, Stoccarda)

Terzino destro, centrale di difesa, all’occorrenza mediano: un giocatore moderno, se ce n’è uno. Piede raffinato, corsa e poche sbavature, l’ultimo anno a Stoccarda ha consacrato Pavard come uno dei migliori talenti difensivi d’Europa. Arsenal, Dortmund, Napoli e altre hanno messo gli occhi su Benjamin, che ha convinto Deschamps a portarlo nei 23 della spedizione in Russia alla caccia del titolo.

In nazionale è una riserva e probabilmente avrà pochi minuti a disposizione, ma se dovesse capitare un infortunio o una squalifica, Didier potrà fare affidamento sul 22enne, che in patria viene paragonato moltissimo a Thuram. Pavard è rimasto in corsa per il premio di miglior giovane della Bundesliga grazie a una stagione notevole, nella quale ha mostrato netti miglioramenti del suo gioco ad esempio nell’anticipo e nella costruzione di gioco sfruttando la sua tecnica di base.

Il piede e la visione di gioco per un difensore sono sempre più importanti e passaggi del genere sono un vero e proprio lusso.

Visione del campo: 110 e lode.

Difensore centrale: Kara Mbodji (Senegal — Classe ‘89, Anderlecht)

Il leader dei Leoni della Teranga, nonostante non disputi una partita ufficiale da gennaio a causa dell’operazione al ginocchio a cui si è sottoposto. Sebbene ci sia questa lungodegenza, il c.t. Aliou Cissé non ha avuto dubbi sulla sua convocazione. Ecco alcune frasi su di lui pronunciate da dirigenti, coaching staff e giocatori del Senegal:

“È molto più di un calciatore, è parte dell’anima di questa selezione” / “Anche a mezzo servizio, Kara è importante in questa squadra. Se dice che sarà pronto, io ci credo” / “Ha un alto senso del dovere e fa ogni sforzo per vedere la sua squadra trionfare” / “Quando sono andato a casa sua, continuava a parlarmi della selezione senegalese: stava già iniziando a lavorarmi mentalmente” (Kalidou Koulibaly).

Quest’ultima frase del difensore del Napoli ci porta su un tema interessante, ovvero l’importanza di certi giocatori al di fuori del campo (tipo Lugano-Uruguay) per come si relazionano ai compagni. Manè e Koulibaly, le due stelle del Senegal, sono legatissimi a Kara e per Kalidou è stato fondamentale nella scelta della nazionale per la quale giocare. In più, i due al Genk sono stati compagni di reparto e la loro affinità anche tecnica potrebbe dare quel plus alla squadra.

Se Aliou Cissé riuscirà a registrare la difesa per una competizione così importante, allora sì che il Senegal potrà dar spazio alle sue bocche di fuoco offensive senza remore, gli ottavi e perché no i quarti di finale sono un obiettivo possibile.

Koulibaly e Mbodji in nazionale.

Difensore centrale sinistro: Miguel Trauco (Perù — Classe ‘92, Flamengo)

Miguel Trauco è il terzino sinistro del Flamengo e della Blanquirroja: nell’ultima stagione ha fatto un salto di qualità ed è pronto per sbarcare in Europa, non prima però di aver giocato un Mondiale di livello. Dopo essersi distinto in patria tra il Club Deportivo Unión Comercio e l’Universitario de Deportes, l’esterno basso è approdato in Brasile, dove ha giocato una Copa Sudamericana di alto livello, arrivando fino alla finale persa contro l’Indipendiente (aka rey de copas).

La connessione con Paulo Guerrero (anche lui al Flamengo) è un’arma a disposizione del Perù da sfruttare per provare nell’impresa di qualificarsi agli ottavi di finale. Se giocasse bene, smazzando qualche assist e magari segnando, Trauco farà alzare le sue quotazioni e le squadre interessate a lui si convinceranno della bontà dell’investimento. Mancino speciale, letture difensive e offensive notevoli, serietà e intelligenza, il tutto per sopperire al fisico che è l’unico punto di domanda che lo accompagna; infatti un approdo in Liga o Ligue 1 forse sarebbe preferibile come primo approccio al calcio europeo. Da molti è considerato il miglior laterale sinistro del campionato brasiliano; insieme ai suoi connazionali ha portato il Perù a una storica qualificazione al Mondiale e il suo futuro appare roseo. La chance di Russia 2018 — giocata al meglio — può davvero cambiare la sua vita.

Collezione di giocate del terzino in maglia rubronegra.

Centrocampista: Roman Zobnin (Russia — Classe ’94, Spartak Mosca)

Zobnin in azione con la maglia dello Spartak Mosca

Fantasia e applicazione difensiva per uno dei pochi talenti da tenere d’occhio della spedizione dei padroni di casa. Zobnin è una mezz’ala in grado di adattarsi in tutti i ruoli di centrocampo e anche come terzino all’occorrenza, riuscendo sempre ad essere efficace in entrambe le fasi di gioco. Dopo aver fatto bene alla Dinamo Mosca è stato acquistato dallo Spartak, allenato da Massimo Carrera, e al suo primo anno ha contribuito con 2 gol e 3 assist alla conquista del campionato. L’estate scorsa si è lesionato il legamento crociato e dopo un lungo stop è tornato in campo, chiudendo un’altra buona stagione personale e di squadra. Il cammino ai mondiali sarà particolare per la Russia, giocando in casa aumentano le chance di superare il girone (con Uruguay, Egitto e Arabia Saudita), ma per riuscirci è necessario che alcuni di quei pochi talenti in rosa facciano quel salto di qualità che ci si attende e Roman Zobnin è certamente tra quelli.

Centrocampista: Thomas Delaney (Danimarca — Classe ‘91, Borussia Dortmund)

Un festante Thomas Delaney.

La carriera di Delaney ha già subito un’impennata negli ultimi mesi e difficilmente il Mondiale potrà cambiargli la carriera, anche se al Dortmund non partirà come titolare ai blocchi di partenza e una buona manifestazione internazionale potrebbe servigli per avanzare nelle gerarchie. Centrocampista abile sia in fase di interdizione sia in quella di costruzione, è un giocatore con ottime conoscenze tattiche e dotato di un dinamismo che gli consente di coprire diverse porzioni di campo e di recuperare parecchi palloni. I 20 milioni spesi dal BVB per prelevarlo dal Werder Brema sembrano una spesa razionale, poiché Delaney è quel tipo di giocatore che nell’arco di una stagione lo trova il modo per rendersi utile.

Centrocampista: Idrissa Gueye (Senegal — Classe ‘89, Everton)

Locandina d’epoca di “Il ladro di Bagdad”.

Idrissa Gueye, lo vuoi sempre con te (che fa pure rima, alè). Raoul Walsh nel suo celebre film “Ladro di Bagdad” di certo non si ispirava al centrocampista senegalese, dato che la pellicola è datata 1924, ma Gueye proprio come il protagonista deve rubare per guadagnarsi la vita. Douglas Fairbanks (the thief of Bagdad) ruba tutto ciò che trova, fino a quando non si imbatte in una corda magica in grado di far scalare dei muri altissimi.

Idrissa ruba palloni in mezzo al campo e la corda incantata per lui potrebbe essere identificata in un pallone decisivo da consegnare a Sadio Manè per superare un turno dei mondiali. Il Senegal ha un girone equilibrato, dove può arrivare 1° come 4°; in caso di qualificazione agli ottavi però, sarebbe una vera e proprio mina vagante in grado di giocarsela con tutte. Il potenziale ottavo sarebbe contro Belgio o Inghilterra, tutt’altro che impossibile. E se un De Bruyne o un Dier dovessero perdere una palla pesante in quest’eventuale upset, beh non andate più lontani del Ladro di Bagdad aka Idrissa Gueye.

Esterno destro: Hwang Hee-chan (Corea del Sud — Classe ‘96, Salisburgo)

Non c’è solo Son Heung-min del Tottenham nell’attacco della Corea del Sud, perché un altro coreano emigrato in Europa è pronto a far tremare le difese avversarie: Hwang Hee-chan sarà il partner offensivo. Shin Tae-yong non ha un modulo fisso, anche se pare sempre più probabile l’utilizzo del 4–4–2 per sfruttare al meglio i contropiedi, specialmente in vista della partita contro il Messico, la cui età complessiva dei centrali di difesa è intorno ai 70 anni.

Calciatore da tenere sotto osservazione, l’attaccante del Salisburgo Hwang — che in Europa League ha fatto vedere le sue qualità, ad esempio nella doppia sfida contro la Lazio — viene esaltato dall’organizzazione data dal tecnico Marco Rose e ha mostrato un bel feeling con la porta. Pare che molte squadre abbiano messo gli occhi su di lui: in Russia dunque non giocherà soltanto per la sua Corea, ma anche per un contratto importante in qualche prestigioso club europeo.

속도 (che stando a google traduttore è come si dice “Velocità” in coreano)

Esterno sinistro: Gonçalo Guedes (Portogallo — Classe ‘96, Valencia)

Sei gol e 11 assist per il campioncino di proprietà del PSG, con un Jorge Mendes alle spalle pronto a portarlo nel suo nuovo parco giochi personale, il Wolverhampton. Lui può vivere “un mondiale alla James” dopo aver contribuito in maniera importante al ritorno in Champions League del Valencia. Tante le doti: velocità, accelerazioni, dribbling, dinamismo e impatto in fase realizzativa (specialmente con assist).

Un talento incredibile che sembrava essersi perso l’anno scorso e invece grazie a Marcelino si è guadagnato il Mondiale e l’occasione di giocare insieme al suo idolo di sempre CR7. Il suo nome non è una sorpresa ormai, ma con un mese alla James 2014, potrebbe dare una svolta alla sua carriera che va ben oltre il Wolverhampton. Guedes è una delle poche novità rispetto al Portogallo visto a Euro 2016: la sua fame è necessaria per ripetersi nell’impresa, perché è vero che i lusitani non sono tra le quattro favorite principali, ma col talento a disposizione una semifinale è alla portata.

Highlights di una stagione spettacolare.

Trequartista: Christian Cueva (Perù — Classe ‘91, San Paolo)

El diez sin la diez.

Cueva è il 10 della Blanquirroja, anche se indossa la camiseta numero 8, perché la diez in Russia è proprietà de La Foquita Jefferson Farfan. Cueva è un trequartista duttile, che ama palleggiare coi compagni a centrocampo, ma sa anche rifinire il gioco negli ultimi 20 metri, salta l’uomo e abile pressatore in fase difensiva.

El Aladino de la seleccion.

E’ la fantasia organizzata richiesta dal Tigre Gareca, a pieno titolo leader tecnico del Perù, nonostante i suoi 169cm e il fisico non asciuttissimo, è un forte candidato a cambiare la sua vita con un mondiale perché il Boca e altri top team sudamericani hanno già il suo nome in cima al taccuino. La febbre della massima rassegna iridata in Perù è altissima, Cueva, Guerrero e Farfan avranno il peso dell’attacco sulle spalle e seppur piccole quelle di Christian possono sopportare carichi enormi, d’altronde uno abituato a giocate del genere (video sotto) non si spaventerà davanti ai vichinghi danesi o alla fisicità australiana e neppure davanti ai galletti francesi.

El diez sin la diez episodicamente con la camiseta 10.

Centravanti: Sardar Azmoun (Iran — Classe ‘95, Rubin Kazan)

Concludiamo questa formazione particolare con un giocatore unico. Azmoun è il centravanti dell’Iran e del Rubin Kazan (in seguito a una decisione del tas in un contenzioso col Rostov), un attaccante moderno con piedi sofisticati e buona tecnica. Il tutto è raccolto in un fisico aitante da 187 cm. Negli anni a Rostov si è messo in mostra sia nel campionato russo sia in Champions League, dove fu protagonista della vittoria sul Bayern Monaco con gol segnato (e uno salvato sulla linea) mettendo a sedere Boateng, per altro non nuovo a figure del genere.

Azmoun è un iraniano di origini turkmene e proviene da una famiglia di sportivi: il padre ha giocato in nazionale iraniana di pallavolo e ha seguito le sue orme prima di darsi al calcio nelle giovanili del Sepahan. Due i modelli dell’attaccante: l’idolo e connazionale Ali Daei, ma soprattutto Zlatan Ibrahimovic. Sembrerebbe prossimo all’approdo alla Lazio, pronto a impare i trucchi del mestiere da Immobile: Tare lo segue da anni e al Mondiale lo visionerà certamente per togliersi gli ultimi eventuali dubbi. Insieme a Alireza Jahanbakhsh (non inserito in questa top 11 solo perché difficile da scrivere, lo ammetto) cercherà di regalare un sogno al popolo unico iraniano formato da 81 milioni di persone.

Honorable mention: Federico Valverde (Uruguay — Classe ’98, Real Madrid/Deportivo La Coruña)

La menzione speciale è tutta per un assente illustre, Federico Valverde. Ebbene sì, l’Uruguay ha incredibilmente scelto di non vincere i Mondiali con la scelta di lasciare a casa un talento cristallino del calcio mondiale (pausa scenica per asciugarsi le lacrime).

A parte gli scherzi, sarebbe stato molto interessante visionare Valverde in una rassegna così prestigiosa: sicuramente avrà le sue occasioni in futuro con il nuovo ciclo pieno di talento della Celeste.

E’ legale non convocare uno così? Solo emoji con cuori al posto degli occhi per il genio di Valverde.

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Giacomo Manini
Crampi Sportivi

Scrivo e ho scritto su @crampisportivi e in giro. Mi riconoscete perché sono quello che ogni 3 frasi loda el jefecito Mascherano.