24 stelline al Mondiale
A pochi giorni dal fischio d’inizio del Mondiale U20, ecco una velocissima guida sui giocatori da tenere d’occhio durante e dopo questa competizione. Perché un io lo avevo detto vale molto più di qualsiasi altra vittoria
Luther Wesley Singh, Sud Africa, punta centrale
Nel match che inaugurava la Coppa d’Africa U-20 2017 di Camerun e Sudafrica, Luther Singh ha deciso di presentarsi al mondo intero e agli occhi degli osservatori presenti con una tripletta più appariscente sul tabellone che spettacolare in campo, spianandosi la strada verso il titolo di capocannoniere della competizione. La reazione dell’Amajita, la nazionale giovanile sudafricana, allo svantaggio firmato da Erik Ayuk è passata principalmente da due colpi di fortuna che hanno riguardato il centravanti, autore prima di un pareggio su calcio piazzato con un destro a giro in featuring col portiere, poi ha raddoppiato dal dischetto e infine ha deciso di chiuderla con un tiro da fuori area preceduto da un doppio dribbling su portiere e ultimo uomo, su lancio di Itumeleng Shopane.
Singh è giovanissimo e ha già giocato in Sudafrica, Florida, Svezia e ora Portogallo, dove milita nella squadra B dello Sporting Braga. Ha esordito nella nazionale maggiore, definendolo un passaggio già preventivato nel suo percorso di crescita, e la sua esperienza nella seconda categoria svedese, tra le fila del GAIS Goteborg, si è conclusa con 40 presenze e 12 gol, che lo hanno subito messo nel mirino della Eden Sports Group. Lo ha cercato il Real Madrid, lo voleva lo Swansea e l’ha chiesto il Pescara (che si è visto rispondere picche), ma i primi due rumours sembrano più opera del suo agente, Farouj Khan, impegnato nel tentativo di sopperire allo spigoloso carattere del ragazzo occupandosi in prima persona di muoverlo nello scacchiere mondiale.
Apparentemente sembra il classico centravanti che ha imparato solo le basi del dribbling, quelle necessarie a saltare uno-massimo due avversari prima di scaricare in porta il suo destro più potente che preciso. Ha passo ampio e gli piace partire largo per sfogare la sua velocità in campo aperto, cercando di guadagnare la profondità da solo o dopo un fraseggio coi compagni ma se pressato adeguatamente non sembra essere un giocatore eccezionale. La caratteristica che può renderlo letale per le difese avversarie è la sua capacità di essere molto preciso anche col sinistro, rendendosi imprevedibile per i difensori. In patria lo paragonano a Benni McCarthy, ma lui non vuole proprio sentirne parlare. Occhi puntati anche sulla mezza punta Liam Jonathan Jordan, figlio di Keryn Jordan, un ex centravanti molto apprezzato in patria. Jordan ha firmato per lo Sporting in Portogallo, ma sta preparando il torneo intercontinentale in Sudafrica, dove gioca in prestito.
Erik Ross Palmer-Brown, Stati Uniti, difensore centrale
Cacciare news in merito a giovani giocatori sta diventando molto più facile col passare del tempo, merito sopratutto della crescente attenzione che i canali sportivi dedicano alle manifestazioni giovanili, aiutate dai blogger indipendenti che amano arrivare per primi sul futuro fenomeno. Palmer-Brown, il capitano della nazionale a stelle e strisce, è un po’ un’eccezione a questa regola perché non è un centravanti o un giocatore col vizio del gol e finire sul tabellino dei marcatori ripetutamente è spesso la via più veloce per raggiungere i taccuini di tutto il mondo.
A un certo punto della sua brevissima carriera sarebbe dovuto essere un giocatore della Juve, sembrava ormai fatta: centrale difensivo, alto un metro e ottantasei già a sedici anni, il più giovane giocatore ad aver esordito tra le fila dello Sporting Kansas City, in MLS. Poi alcune questioni come lo status da extracomunitario, i 2.5 mln per la trattativa e alcuni dubbi sul suo reale valore (gli esperti lo paragonano a Oguchi Onyewu, non proprio un fuoriclasse) hanno ostacolato la trattativa e così il suo agente Mike Gartlan si è dovuto accontentare di una sistemazione alla squadra B del Porto, in prestito.
Oggi Palmer-Brown gioca nello Swope Park Rangers, il club satellite dello SKC, iscritto al campionato USL: in Portogallo si è laureato campione di LigaPro (la seconda categoria portoghese) e prima di vincere la CONCACAF U-20 Championship, la prima nella storia degli Stati Uniti, risultando il miglior giocatore dell’intera manifestazione.
In patria però ha le stimmate del predestinato, che cozzano con questo trionfo di squadre B, ma il suo secondo mondiale consecutivo potrebbe permettergli finalmente di spiccare il volo: a giudicare dalle uscite in maglia Porto, Palmer-Brown si presenta come un centrale molto bravo nell’anticipo e nella lettura delle azioni offensive, peculiarità che unite al suo dinamismo gli permettono di asfissiare gli attaccanti avversari in fase di copertura. A questo bisogna aggiungere una certa sfrontatezza nel superare il cerchio di centrocampo con la palla tra i piedi, forte appunto di uno strapotere fisico evidenziato sopratutto contro i pari età ma che tende a metterlo nei guai davanti a giocatori più esperti. Degni di nota anche il suo educatissimo piede destro, col quale ama impostare le azioni partendo dalle retrovie, e il tempismo nel gioco aereo, che lo rende una mina vagante sulle palle ferme offensive.
A 19 anni non sarà più soggetto ai vincoli statunitensi sulla circolazione dei minorenni, si presenta su un palcoscenio importante come quello del Mondiale da capitano e leader spirituale della sua squadra. Forse assisteremo all’ascesa del futuro pilastro della USMNT, il giocatore che sdoganerà le credenze sul calcio a stelle e strisce.
Reza Jafari, Iran, attaccante
Jafari è uno di quei giocatori che rientrano nell’età necessaria per l’elegibilità grazie a soli dieci giorni, essendo nato l’11 gennaio del ’97. Tipo davvero quelle botte di fortuna a cui ci penserai solo a fine torneo, magari dopo esser stato il capocannoniere della competizione. Nato a Teheran, indossa il numero 24 e attualmente gioca nel Saipa F.C., una delle migliori accademie calcistiche della sua città. Può giocare sia come punta in un tridente che come esterno destro o sinistro e in questa stagione, la sua prima da PRO, ha messo insieme circa 1000 minuti nella Persian Gulf Pro League, segnando una sola rete.
Uzbekistan — Iran, quarti di finale della AFC U-19 Championship. L’incontro è delicatissimo e l’accesso alle semifinali vale il biglietto per il Mondiale coreano: è proprio Jafari a sbloccare il risultato al 12', ribadendo in rete un pessimo tentativo di rovesciata di Shekari, chiudendo la pratica al 46' con una discesa in contropiede + beffa per il portiere con un pallonetto. In Corea non reciterà certo il ruolo del centravanti implacabile ma se il suo Paese potrà seguire con orgoglio il Team Mellì sarà sopratutto merito delle sue due reti.
Rodrìgo Bentancur Colman, Uruguay, centrocampista centrale
Bentancur è il figlio più famoso della celebre trattativa che ha riportato Carlos Tevez al Boca Juniors, il tanto atteso ritorno in patria del figliol prodigo che qualche anno dopo ha fatto le valigie per la Cina. Nella trattativa per Tevez, il CABJ ha cercato di limare la richiesta economica dei bianconeri inserendo la possibilità per la Juventus di prelevare alcuni giocatori dal reparto giovanile xeneize: il primo è stato Guido Vadalà, ora è toccato a Rodrigo Bentancur.
Lolo Bentancur è stato lanciato in prima squadra da Arruabarrena e dalla prossima stagione arriverà in Italia: la Juventus ha pagato 10.5 mln il suo cartellino (5 mln sono stati in realtà scontati) e la metà di un eventuale futuro trasferimento del capitano dell’Uruguay andrà tutta al Boca. I campioni di Sud America dunque hanno messo in evidenza il loro talento più cristallino dandogli in mano le redini della squadra: può giocare anche da mezzala e adattarsi in mediana, grazie alla sua prestanza fisica riesce a distinguersi come centrocampista completo, abile nella fase di rottura quanto in quella d’impostazione. Non è un fulmine di guerra e infatti ha sofferto molto negli esperimenti da esterno di centrocampo, ma cerca di sopperire alle sue lacune fisiche con una intelligenza calcistica superiore ai pari età, che potrebbe permettergli di fare la differenza in una competizione rapida e faticosa come il Mondiale. Comunque non mi piace molto, sembra un giocatore fotocopia di un milione di altri simili a lui se non fosse per il Colman nel nome che m’ha fatto pensare a…
Sami Khalil Al-Naji, Arabia Saudita, centrocampista centrale
Titolarissimo in questa stagione, Al-Naji è il giovane più interessante del calcio saudita e ovviamente uno dei punti di forza dell’Al Nassr, la sua squadra. Giocatore svelto e col vizietto del gol, all’AFC U19 dello scorso anno è stato capocannoniere con 4 marcature assieme al compagno di squadra Mohammed Al-Yami, anche lui da tenere d’occhio. Entrambi hanno trascinato il loro Paese fino alla finale persa contro il Giappone ma sono serviti i calci di rigore per riuscire a decretare un vincitore, con gli scatenati sauditi che hanno lottato fino all’ultimo secondo. Capitano della sua squadra, Al-Najei ha sbloccato il risultato durante la pirotecnica semifinale tra Arabia Saudita e Iran, finita 6 a 5 senza sconfinare nei supplementari.
Philipp Ochs, Germania, centrocampista sinistro
La Fritz-Walter Medaille è un premio istituito dalla Federazione tedesca: ogni anno alcuni addetti si occupano di premiare con tre medaglie, oro-argento-bronzo, i migliori giovani delle categorie U-19 — U-18 — U-17 — Donne di tutta la Germania. La squadra che si è occupata della formazione del giocatore riceve un premio in denaro come compenso per il lavoro svolto. Dal 2005 a oggi ci sono stati vincitori illustri: considerando che sono nove i giocatori premiati all’anno, tutto il fiore del calcio giovanile tedesco è passato da questo traguardo. La medaglia d’argento per la categoria U-19 lo scorso anno è toccata a Ochs, centrocampista dell’Hoffenheim che in questa stagione ha messo nel motore anche qualche minuto in Bundesliga.
Possiamo facilmente ricordarci di lui come l’unica nota lieta nell’Europeo disputato in casa lo scorso anno, quando la Germania ha ottenuto il pass per il Mondiale Coreano solo allo spareggio e solo battendo ai calci di rigore un’Olanda piuttosto disorganizzata. Ochs ha segnato tantissimo nei campionati giovanili tedeschi e l’arrivo di Julian Nagelsmann all’Hoffenheim gli ha permesso di trovare minuti in prima squadra durante la scorsa stagione. Durante l’attuale campionato, complice l’ottimo rendimento della squadra, Philipp è stato confinato al campionato regionale, andando perlopiù in panchina coi grandi e provando a fare la differenza coi pari età.
La peculiarità di Ochs è la capacità di poter coprire tutta la corsia sinistra, merce rara nel calcio di oggi: Philipp nasce come esterno di centrocampo ma spesso si trova a fare l’ala o la mezza punta in fase offensiva. Nagelsmann lo ha anche impiegato come terzino e sicuramente questa sua duttilità tattica gli permette di compensare alcuni limiti strutturali nel suo gioco: Ochs difende bene, imposta bene, attacca bene, fa tutto e lo fa sempre nella norma, senza mai dare l’impressione di saper fare magnificamente qualcosa. Ma le basi ci sono e sono validissime: toccherà a Julian Nagelsmann farle fruttare mentre Philipp dovrà cancellare lo smacco dell’Europeo con una prestazione superiore durante il Mondiale. La medaglia d’oro Benjamin Henrichs è rimasta a casa in pantofole e quindi attenzione anche alla medaglia di bronzo Maximilian Mittelstädt, dell’Hertha Berlino.
Naby Bangoura, Guinea, trequartista centrale
Un solo gol in tutta la CAF U-20: al minuto 85 di Sudafrica — Guinea, spareggio per il terzo posto, Bangoura si prende la responsabilità di tirare il rigore che chiude la gara e assegna il terzo posto al suo paese.
Già presente nel Mondiale U-17 disputato in Cile, Bangoura ha cambiato recentemente numero di maglia passando dal 10 al 19 ma le sue qualità non sono migliorate in maniera evidente: passo svelto, intelligenza tattica nella media, qualità nella norma. Magari la mia incredibile tirata di piedi ci riconsegnerà un trequartista imprendibile che spara la Guinea nel lotto delle sorprese al Mondiale, ma nell’attesa gustatevi le sue giocate in maglia numero 13. Attualmente si allena con l’FC Vizela, squadra di seconda divisione portoghese. E anche a voler allungare il brodo, nient’altro.
Ritsu Doan, Giappone, centrocampista di fascia
Nel momento in cui scrivo Ritsu Doan ha messo assieme 548 minuti con i Gamba Osaka, tra J. League e AFC Champions League, segnando la bellezza di quattro gol. La sua squadra è a un passo dall’eliminazione nella competizione continentale, ma il campionato è appena alla decima giornata e il terzo posto fa ben sperare. Il dubbio più grande è come si potrebbe risolvere la questione tra Gamba Osaka e Federazione Giapponese (se parte, se rimane in Giappone) ma le qualità del ragazzo, miglior giocatore e trascinatore del Giappone nella AFC U-19, sono fuori discussione.
Inserito nella lista dei 50 giocatori più talentuosi nati nel ’98, stilata dal Guardian, Doan in patria ha le stimmate del predestinato come Palmer-Brown: mancino purissimo, può giocare sia da esterno d’attacco che da centrocampista di fascia, posizione che predilige per accentrarsi e scaricare il sinistro. Dotato di una eccellente tecnica di base, le sue giocate in AFC gli hanno permesso di tirarsi addosso gli occhi di PSV, Chelsea e molti altri top club europei ma sopratutto i miei, per via del suo nick su Twitter, lovelovesoccer5.
Nella recente intervista rilasciata a FIFA.com, Doan viene indicato come il successore naturale di Shinji Ono, che nel ’99 trascinò la nazionale del Sol Levante al suo miglior risultato nei Mondiali U-20, la finale persa per 4–0 contro la Spagna. Dice di aver scelto di diventare un calciatore dopo che il suo allenatore delle elementari gli ha regalato un DVD con le migliori giocate di Diego Armando Maradona, arrivando a sentirsi ossessionato dal Pibe e dalla voglia di emularlo. Adesso è finalmente arrivato il momento per il grande salto e la squadra giapponese (alla pari della sua carriera) dipenderà principalmente dalle sue giocate.
Frederick Massing, Vanuatu, centrocampista
Vanuatu sul tiro di Bongo Kalo ribatutto: gol e storico accesso al Mondiale. Forse Vanuatu verrà distrutta nel Mondiale, ma questa opportunità fantastica passa dai piedi di Massing e Kalo, sicuramente i due giocatori più rappresentativi.
Jean Kevin Augustin, Francia, seconda punta
Indeciso tra Augustin, Marc Thuram, il fenomeno Kylian Mbappè che è rimasto a casa, Ludovic Blas e il gioiellino Tousart, ho deciso di ripiegare sul primo, Jean Kevin Augustin, capocannoniere dell’ultimo Europeo e prodotto del vivaio PSG.
A sentire “vivaio del PSG”, logico che pensi subito ad Adrien Rabiot e in effetti negli ultimi anni i parigini stanno coniando delle bellezze. Centravanti atipico, può giocare a destra, a sinistra e anche al centro dell’attacco, fisicamente debordante rispetto ai pari categoria, il suo gioco fisico gli permette di avere praticamente la meglio su tutti e di essere un cannoniere implacabile. È proprio qui che forse si gioca lo snodo cruciale del futuro di Augustin: in questa prima parte della sua carriera sta riuscendo ad imporsi ad alto livello grazie appunto al suo strapotere fisico che inevitabilmente verrà meno nel passaggio al livello superiore, al calcio “dei grandi”. Ecco perché ho voluto indicare Augustin, perché in questa competizione mi aspetto che abbia raggiunto un livello di maturità e una intelligenza tattica che possano permettergli di fare la differenza come il compagno Mbappè. Peccato che quest’anno abbia raccolto a malapena 400 minuti con la prima squadra, registrando una battuta d’arresto nel suo processo di crescita ma proprio per questo ponendo l’accento su questo Mondiale, dove potrebbe mancare proprio il suo collega di reparto, lasciando a lui tutto il peso dell’attacco.
Dominic Solanke, Inghilterra, seconda punta o esterno
Dopo 25 partite e 7 reti in Eredivise con la maglia del Vitesse, Dominic Solanke è tornato a casa, al Chelsea, e si è aggregato alla squadra U-23 facendo qualche capatina in prima squadra. Inglese ma di origini nigerine, Solanke a 19 anni ha già vinto la UEFA Youth League col Chelsea e l’Europeo U-17 con l’Inghilterra, entrambi nel 2014 ed entrambi da capocannoniere. In estate scadrà il contratto che lo lega ai Blues di Antonio Conte e il tecnico italiano ha già fatto sapere che non ci saranno più rose rosse tra Solanke e il Chelsea, il ragazzo è motivato ad andare via.
Dom è l’ennesimo prodotto dell’academy blue, un progetto che sta sfornando tantissimi giocatori interessati che vanno a farsi le ossa nelle squadre satellite come il Vitesse. Sembra il classico esterno d’attacco inglese, velocissimo e dotato di ottima tecnica: uso classico perché mi avverto come se la produzione di talenti in Inghilterra (come in tutto il mondo) si stia spostando su questi esterni di altezza tra 1.80–1.90, molto forti fisicamente ma anche tanto dinamici, in sostituzione del classico centravanti altissimo ormai fuori moda (vedi Pete Crouch per esempio).
A una predisposizione fisica favorevole, Solanke abbina una eccellente tecnica di base e un fiuto del gol prelibato per un under 20. Peccato per il triste epilogo con il Chelsea, che inevitabilmente fa sollevare molti dubbi sulle reali qualità del ragazzo, perché comunque è normale pensare che se stiamo parlando di un fenomeno allora il Chelsea farà carte false (tipo Pogba, ecco): pare che alla base della separazione ci fosse la richiesta di aumento di stipendio del ragazzo e la volontà di Conte che lo considera la terza scelta in attacco (dietro Costa e Batsuahyi) ma proprio per questo il Mondiale potrebbe essere il momento della stagione in cui Solanke dovrà esprimersi al meglio per strappare il contratto della prossima stagione.
Molto caldo per gli inglesi anche Reece Oxford, difensore del West Ham in prestito al Reading.
Logan Rogerson, Nuova Zelanda, trequartista
Preferito ai due validissimi compagni di squadra Myer Bevan e Sarpreete Singh, Rogerson è il mio uomo per la Nuova Zelanda perché in questa stagione ha già assaggiato la Hyundai A-League australiana ed esordito con la Nazionale maggiore. Nella OFC U-17 ha spazzato via la Nuova Caledonia con una tripletta, adottando delle esultanze di dubbio gusto e sfoggiando il numero dieci sulle spalle.
In questa stagione ha giocato più con le riserve che con la prima squadra e negli ultimi anni il suo stile di gioco è cambiato molto: Rogerson si è spostato dalla trequarti al centro dell’attacco, diventando un giocatore abbastanza imprevedibile per le difese avversarie. Ha tutti i requisiti base del buon centrocampista (buona visione di gioco, tatticamente molto predisposto), ma nell’ultimo periodo ha sviluppato questa tendenza a timbrare con continuità il cartellino fino a convincere sé stesso e i suoi tecnici che forse dieci metri più avanti potrebbe essere ancora più decisivo.
Patson Daka, Zambia, attaccante
Giocatore simpatia dei Mondiali, Daka è già arrivato in Europa tra le fila dell’FC Liefering, seconda squadra di Salisburgo ad esser acquistata dalla Red Bull. Il Liefering milita nella seconda divisione della federazione calcistica austriaca e Daka è sceso dieci volte in campo tra campionato e UEFA Youth League, segnando 3 reti. Ma attenzione: il ragazzo è arrivato in Austria con la formula del prestito ma il suo procuratore, la società 12Management, è la stessa che cura gli interessi di Fran Escribà, il tecnico del Villareal. Ora lungi da me spoilerare un futuro trasferimento di Daka al Villareal con qualche anno di anticipo, ma io terrei gli occhi aperti.
Daka è stato autore di una stagione incredibile: arrivato a dicembre all’FC Liefering, ha esordito in campionato a marzo, segnando due reti in otto partite. A fine campionato è stato girato al RB Salisburgo, che l’ha prontamente dirottato nelle sue giovanili impegnate in Youth League, appena in tempo per schierarlo nella semifinale col Barcellona e poi in finale. Bottino pieno per lui: prima una rete all’84' per schiantare il Barça e poi il preziosissimo gol del pareggio in finale, due reti che gli hanno permesso di firmare un quinquennale col Salisburgo. Fisico importante e score da giovane fenomeno, la stagione appena descritta e la totale assenza di problemi di ambientamento parlano per lui. Forza squadre B!
Uriel Antuna, Messico, centrocampista
Centrocampista, mediocampista, mediocentro, medio o volante. Tanti termini che Wikipedia mi indica per descrivere Uriel Antuna, stellina del Club Santos Laguna e del sempre più interessante campionato messicano. Antuna ha già giocato in Bahrain e Cina con il Messico, è stato in Italia al Torneo di Viareggio e ha vinto la classifica cannonieri della Dallas Cup nel 2015.
Antuna ha già fatto sapere che l’esperienza coreana gli servirà per chiedere maggior minutaggio al tecnico De La Torre, suo allenatore al Santos Laguna, e infatti l’Orgullo Lagunero sta aspettando proprio il Mondiale per mostrarsi agli occhi di tutti i top club che seguiranno la competizione. Antuna è anche su Instagram e ovviamente ho iniziato a stalkerarlo violentemente con i miei incitamenti sotto alle sue foto: lui per ora mi ignora, ma io sono rimasto folgorato dalla frase Con tu talento puedes llegar muy lejos, eso con dios podràs subir muy alto e allora non lo mollo più.
Foslyn Eggerton Grant Valladares, Honduras, delantero
Attaccante del Motagua col numero 21 sulle spalle, Foslyn Grant ha esordito in prima squadra appena due anni fa e lo scorso anno ha trascorso due settiamane in Francia, come giocatore in prova dello Stade de Rems. Già presente al Mondiale U-17 di due anni fa (tre presenze e un gol), è un giocatore tipicamente raccomandato in quanto nipote del leggendario portiere honduregno Noel Valladares.
Fondamentalmente Grant nasce come esterno destro che all’occorrenza può essere schierato al centro, in patria è il nipote di Valladares in ogni articolo o intervista ed è un po’ la pepita d’oro del Motagua che lo propone in giro per l’Europa in attesa di venderlo ma sappiamo tutti che queste storie funzionano come con la ragazza che ti viene dietro da secoli e tu non ne vuoi sapere. Adesso è anche bi-mundialista e per aggiungere ulteriore peso alle superstizioni ci aggiungiamo che è nato pochi giorni prima che l’uragano Mitch devastasse l’Honduras nel 1998.
Tran Tranh, Vietnam, attaccante
Tranh è talmente famoso in patria che a cercare il suo nome su Google troverete un sacco di risultati del suo omonimo, un certo attore comico di spessore in Vietnam. Invece Tran Tranh, col nome e cognome praticamente identici, ha messo a segno una rete importantissima per il suo paese, nella semifinale di OFC U-19 contro i padroni di casa del Bahrain.
Autenticamente il gol che ti cambia la vita: Tranh continua a giocare in Vietnam, ma ha fatto già sapere a FIFA.com che la squadra vietnamita sta partendo per la Corea con la voglia di impressionare e di spalancare nuove svolte nella carriera di questi giovani ragazzi. Dal canto suo il giovanissimo attaccante spera di fare bene al Mondiale per l’orgoglio del padre e per poter incontrare un giorno il suo idolo Fernando Torres .
Mamadou Diarra, Senegal, mediano
Impossibile non dedicare anche solo qualche minuto al più celebre Mahmadou Diarra, centrocampista maliano che ha giocato con Lione, Real Madrid, Monaco e Fulham.
Il giovanissimo Mamadou Diarra gioca nello stesso ruolo del più celebre ma ha circa venticinque anni in meno ed è uno dei giocatori più interessanti tra le rappresentative africane qualificate al Mondiale. Capitano del Senegal e titolarissimo nel Boluspor, in seconda divisione turca, con cui ha messo a segno anche quattro reti che non sono passate inosservate, in squadra divide il terreno di gioco con Andrè Santos che qualcuno ricorderà al Fenerbache o all’Arsenal. Diarra è stato il primo di questa prolifica nidiata a partire per l’Europa, seguito poi da Mamadou Mbaye che ora gioca in Spagna.
Santiago Lionel Ascacibar, Argentina, centrocampista
Giocatore su cui puntare a occhi chiusi: a soli vent’anni Santi Ascacibar è già uno dei perni dell’Estudiantes e infatti il suo tecnico Nelson Vivas ha preso così la notizia dell’imminente convocazione.
In moti lo paragonano a qualcosa che in Italia abbiamo già visto in questa stagione, ovvero Lucas Torreira della Samp e infatti il Sassuolo ci ha provato a gennaio per Ascacibar, forte di questa suggestione. Ma nulla di fatto, l’Estudiantes vuole circa 10 milioni per il gioiellino, il nuovo Mascherano, nella speranza di un ottimo mondiale che possa far levitare le statistiche e quindi il prezzo. Da piccolo è stato portato all’Estudiantes dal padre di Geronimo Rulli, portiere della Real Sociedad, e il tecnico Vivas lo ha messo al centro della squadra. Mediano rocciosissimo modello spina nel fianco, si è fatto notare per le sue delicatissime doti d’impostazione e dribling che lo rendono un giocatore preziosissimo al centro del campo. Lui non gradisce l’accostamento a Mascherano ma ama il suo soprannome, El Ruso, e si è anche fatto tatuare Maradona su un polpaccio.
Cambiasso, Mascherano, Simeone i paragoni; Roma, Atletico Madrid, Sassuolo e Siviglia le squadre che lo cercano. Sarà uno dei giocatori più in mostra dell’intera rassegna assieme a Lautaro Martinez, compagno di squadra e cannoniere dell’albiceleste.
Wuilker Fariñez, Venezuela, portiere
Mancava un portiere in questo listone e Fariñez ha un’accoppiata nome-cognome così incredibile che non potevo lasciarlo fuori. Capitano della Vinotinto, è uno dei pilastri della squadra assieme a Yeferson Soteldo e Yangel Herrera, attualmente gioca in patria per il Caracas FC. Ha già all’attivo tre presenze con la nazionale maggiore a soli diciannove anni e Transfermarkt lo paragona al nostrano Boris Radunovic, portiere dell’Avellino.
Si vede che il ragazzo ha frequentato le scuole giuste: senso della posizione, slancio felino e tutte le basi che servono ai portieri di oggi, alla tedesca azzaredemmo col dire. È stato il più giovane giocatore della Copa America Centenario e attualmente è anche il più giovane portiere venezuelano ad aver mantenuto la porta inviolata e il più giovane giocatore venezuelano ad aver esordito in una fase di qualificazione al Mondiale: Venezuela — Peru, finita 2 a 2, Farinez ha giocato una partita semplicemente incredibile per un portiere così giovane.
Insomma, il Gianluigi Donnarumma venezuelano.
Randall Enrique Leal Arley, Costa Rica, centrocampista
Nonostante la nazionale del Costa Rica sia prossima a un Mondiale da sparring partner, il giovane Randall Leal è già passato in Europa, tesserato due stagioni fa dall’FC Mechelen in Belgio.
Nato a San Josè, Leal si è trasferito in Belgio dopo aver sciolto il contratto che lo legava al suo primo club, l’FC Belèn: in questa stagione ha disputato sei gare di campionato finora, cinque delle quali durante la fase finale del campionato belga. Nato come trequartista per via delle sue piccole dimensioni (è alto 169 centimetri, giusto sei centimetri in più di Sebastian Giovinco), si adatta anche a coprire il ruolo di esterno sinistro. Lui e Gerson Torres, attacante del Club America, rappresentano i punti di forza della nazionale costaricana allenata dall’argentino Marcelo Herrera.
Ma c’è di più: in occasione della CONCACAF U-20 disputata in Panama, Leal ha stabilito assieme allo staff della Trìcolor di rimanere in Belgio ad allenarsi per la competizione, seguendo gli allenamenti della sua squadra tramite dei video che gli sono stati recapitati direttamente dalla Federazione per tenerlo aggiornato sulle sedute della squadra. Matias Arnedo è stato incaricato di seguire il ragazzo e di rimanere sempre in contatto con lui. La qualificazione al Mondiale è arrivata comunque, passando anche per i piedi di Leal, interrompendo un digiuno dalle competizioni giovanili che durava dal 2011.
Bryan Alfredo Cabezas Segura, Ecuador, ala sinistra
Nessuno a inizio stagione si sarebbe aspettato un cammino così trionfale per l’Atalanta Bergamasca Calcio, capace di centrare l’insperato obiettivo della qualificazione alle coppe europee. In un clima di crescente entusiasmo, il tecnico Giampiero Gasperini ha fatto affidamento su un gruppo ben nutrito di giocatori resi affidabili dal suo impianto di gioco e sfortunatamente il giovane Bryan Cabezas è rimasto fuori da questo cerchio, raccogliendo solo 90' stagionali.
Cabezas ha firmato per l’Atalanta la scorsa estate: prelevato per 1.5 milioni dall’Independiente del Valle, che detiene ancora il 30% del cartellino del giocatore. Cinque gol in 13 presenze tra U-17 e U-20, Cabezas ha già esordito con la nazionale maggiore nell’amichevole di febbraio contro l’Honduras, subentrando nel secondo tempo ad Ayrton Preciado. In Ecuador ha costruito gran parte della fama giocando circa 70 partite con l’Independiente e decidendo la semifinale di Copa Libertadores 2016, con tre reti in due partite al quotatissimo Boca Juniors.
A una prima stagione con più ombre che luci in maglia nerazzurra, Cabezas ha contrapposto un CONMEBOL U-20 da vero protagonista, con cinque gol che hanno portato l’Ecuador al secondo posto e gli sono valsi il titolo di capocannoniere. Andrea Rossetti ha avuto modo di intervistarlo per Bergamo Post e Cabezas ha definito l’Atalanta come la sua grande occasione (e come dargli torto). Velocissimo e sopratutto molto tecnico, ama puntare gli avversari sulla fascia per devastarli a ridosso della linea laterale; sinistro purissimo, se la cava molto bene anche col destro ma il suo punto di forza è sicuramente la sua esplosività atletica unita a un telaio fisico di categoria superiore. Non di rado abbiamo visto Cabezas correre all’impazzata per metà campo facendo a sportellate coi difensori, salvo poi arrivare sfinito al cospetto del portiere, privo delle forze necessarie per superarlo. Occhi aperti anche su Pervis Estupinan, suo compagno di squadra.
Lee Seung-Woo, Corea del Sud, trequartista-attaccante
Qualche giorno fa leggevo un bellissimo pezzo di Daniele Morrone per L’Ultimo Uomo: l’autore raccontava la storia di come il talento di Bojan Krkic si sia liquefatto nel nulla, trasformandolo da Next Big Thing a desaparecido nel giro di mezza decade, sopratutto per colpa dell’etichetta di nuovo Lionel Messi.
A Lee Seung-Woo sta succedendo la stessa cosa. Sbarcato a Barcellona dopo la Danone Cup di Johannesburg, Lee è diventato maggiorenne da poco e nell’ultima stagione sono iniziati i primi problemi: una crescita fisica che ha subito un rallentamento, alcune prestazioni altalenanti e un’UEFA Youth League giocata a ritmi blandi hanno convinto gli esperti blaugrana che forse al ragazzo farebbe bene un prestito all’inizio della prossima stagione. Proprio ora che sembravano alle spalle gli scandali per il suo dubbio trasferimeno dall’Incheon al Barcelona Juvenil.
In patria sono ovviamente convinti di avere tra le mani un giocatore qualitativamente due spanne sopra a Ji-Sung Park, forse il giocatore che più ha dato lustro alla nazionale della Corea del Sud, ma Lee Seung-Woo è un giocatore profondamente diverso dal suo connazionale ex United: veloce e brevilineo, ama partire lontano dalla porta per sorprendere in velocità i difensori. Nelle nove partite disputate in Youth League abbiamo potuto godere di un giocatore tatticamente molto intelligente, capace di mettere in ridicolo anche i suoi compagni per la velocità di pensiero ed esecuzione, sigillo importante del lavoro della Masia. Il ragazzo si farà, ma la pressione già altissima di dover essere il nuovo Messi verrà implementata da quella di portarsi una nazione intera sulle spalle.
Diogo Antonio Cupido Gonçalves, Portogallo, ala sinistra
Vi insegno un segreto: quando un giocatore così giovane come Gonçalves (20 anni) finisce nelle vostre orecchie e viene assistito dalla Gestifute di Jorge Mendes, non abbiate paura e scommettete tutti i vostri denari su di lui.
Una stagione al Benfica B (quella appena conclusa) semplicemente devastante: 10 gol e 10 assist in 40 partite di seconda divisione portoghese, a vederlo in campo sembra di assistere a una versione potenziata di Angèl Di Maria.
Gonçalves è stato uno dei grandi protagonisti del Benfica sconfitto in finale di Youth League: due gol e tre assist alla prima, grande prova della sua carriera e adesso il Mondiale dove sarà uno dei leader per la squadra di Peixe. Squadra che ha dovuto rinunciare a un altro suo astro nascente, il difensore Aurelio Buta, prontamente sostituito da Helder Ferreira. Gonçalves (che dice di ispirarsi a Nico Gaitàn) è stato il miglior giovane della segunda liga portoghese e negli ultimi giorni si è aggregato alla squadra che sta preparando il Mondiale coreano con uno stage in Giappone. Per capire la superiorità di una nazione che sta crescendo esponenzialmente sotto il profilo calcistico, possiamo tenere presente che l’U.20 di Peixe potrebbe avere in squadra anche Joao Carvalho, talentino del Benfica in prestito al Vitoria Setubal, e Renato Sanches, campione d’Europa la scorsa estate.
Gonçalves è un’ala molto dinamica che ama saltare continuamente l’avversario per creare la superiorità numerica nella difesa avversaria. È ottimo in tutti i fondamentali tipici del ruolo(cross, tiro dalla distanza, progressione e controllo della palla) ma ciò che più colpisce sono le sue grandi doti difensive e di ripiegamento, che lo rendono uno dei migliori giovani del Mondo nel suo ruolo
Riccardo Marchizza, Italia, difensore
Nell’Italia di Alberigo Evani falcidiata da assenze e forfait dell’ultim’ora, ho scelto Riccardo Marchizza come frontman, come unico baluardo di salvezza in una squadra priva di due punti fermi come Chiesa e Locatelli, sacrificati per permettergli di disputare l’Europeo U-21 del mese prossimo. Marchizza, 19 anni, è un prodotto del vivaio della Roma: in stagione ha giocato tantissimo con la Primavera, toccando quota 33 gare complessive cui si è aggiunto l’esordio in Europa League con la prima squadra, grazie al minuto concessogli da Luciano Spalletti nel pareggio in trasferta con l’Astra Giurgiu. Con la Primavera giallorossa è stato campione di tutto in Italia e già a gennaio si parlava di un probabile prestito in Serie A nella prossima stagione.
Romano doc, Marchizza è stato capitano dell’Under 19, dove si è distinto per la sua incredibile solidità durante le 14 partite disputate e per il vizio del gol riconfermato anche con la maglia della Nazionale. Difensore centrale duro come l’adamantio, nelle giovanili giallorosse (di cui è capitano) ha anche giocato come regista grazie a un innato senso d’impostazione della manovre che, abbinato a due piedini sensibili, gli ha permesso di farsi notare per la sua ambivalenza difensiva, bravo cioè sia in copertura che in impostazione, come i difensori moderni da 50 milioni. Salta subito all’occhio un dato interessante: nelle 33 presenze stagionali, Marchizza è andato a segno nove volte, uno score golosissimo per chi dovrebbe preoccuparsi di non prenderle, ma che preferisce piuttosto darle anche dall’altro lato del campo.
Ora, se vale Italia, scuola di difensori, maestri della difesa, esportiamo in tutto il Mondo allora stiamo parlando di uno che in nazionale maggiore ci finisce al 99% e tanti saluti. Se la millesima rete di Pietro Iemmello ci ha invece fatto ricredere sulla solidità delle Difese Italiane, allora Marchizza potrà essere uno della nuova leva, un giocatore che s’è anche un po’ rotto di difendere e basta e che voleva essere attaccante. E magari al Mondiale, sfuggendo alle marcature su calcio piazzato…
Altri giocatori da tenere d’occhio
Santiago Colombatto, Ezequiel Ponce e Lautaro Martinez dell’Argentina
Wilter Ayovi dell’Ecuador
Cristopher Nkunku della Francia
Alessandro Plizzari, Giuseppe Scalera e Luca Vido (unico giocatore al Mondiale con cui è possibile formare un nome di donna ovvero Ludo Vica) dell’Italia
Takefusa Kubo del Giappone
Nicolas Schiappacasse dell’Uruguay
Gedion Zelalem degli USA
Qui la lista intera con i 508 giocatori presenti al Mondiale