5 (non) valide alternative alla Coppa Italia

Paolo Stradaioli
Crampi Sportivi
Published in
6 min readDec 12, 2017

Ebbene anche quest’anno il bulimico calendario di calcio italiano e internazionale ci offre la possibilità di dare una continuità infrasettimanale alle nostre abbuffate del week-end con la Coppa Italia che entra nel vivo.

Senza dubbio il trofeo di minor valore tra gli obiettivi delle grandi di Serie A, poco più di un’annosa perdita di tempo per il resto del gruppone, impegnato a difendere un posto nella massima serie o a centellinare le forze per tentare una cavalcata dal sapore europeo. Certo, anche la Coppa Italia può essere una scorciatoia per provare l’ebbrezza di partecipare all’Europa League, come se l’almanacco delle vincitrici nell’ultimo decennio restituisse una cenerentola in grado di strappare una qualificazione a una squadra più in alto in classifica.

L’ultima squadra che aggiudicandosi la coppa è riuscita a conquistare un posto in Europa è stata la Lazio nel 2009, che nonostante il 10° posto vincendo la competizione ha strappato il pass alla Sampdoria, battendola in finale ai calci di rigore. Quella fu una finale incredibilmente intensa, sentita da ambo le parti proprio perché costituiva un’ancora di salvezza per entrambe le squadre (la Samp chiuse quel campionato al 13° posto).

Dall’era post-Calciopoli, tuttavia, la Coppa Italia ha assunto, con sporadiche eccezioni legate alla sfera emotiva del tifoso (il triplete, Lulic 71) più che alla reale qualità dell’obiettivo, la dimensione di un dimenticabile mercoledì sera, adagiati in un dimenticabile divano, coperti da un dimenticabile plaid, maledicendo il “fiorente” palinsesto della televisione italiana che come alternativa ti offre Don Matteo o Il Segreto (chissà perché Netflix ha fatto il botto). Ora, dal momento che siamo senza presidente federale, presidente di Lega A, presidente di Lega B, quale momento migliore per suggerire delle alternative alla ridondante, sfibrante, avvilente Coppa Italia?

N.B.: “Dai ma quello che scrive non capisce niente, quando gli ricapita all'Alessandria di andare a giocare a San Siro?”. Spero vivamente che la risposta sia presto, augurando alla società di raggiungere la Serie A quanto prima. In quel modo si va a giocare a San Siro, allo Stadium, all’Olimpico, non certo presentandosi di fronte al Milan schierando Fischnaller unica punta. Massimo rispetto per Fischnaller e per l’Alessandria, ma pigliare cinque gol a San Siro di martedì non è servito a un bel niente.

Le favole sono belle, piacciono a tutti, ma hanno bisogno di un intreccio narrativo credibile, di personaggi carismatici e di outsider.

Il Leicester dei miracoli è di proprietà del quinto uomo più ricco di Thailandia. È una favola certo, ma è una favola costruita con tutti i crismi. Non venitemi a dire che siete rimasti colpiti da tutte le cenerentole che hanno raggiunto i quarti o le semifinali di Coppa Italia negli ultimi anni. Non ci crederei nemmeno un secondo.

Acido

Coppa Italia Win or go home

Trasportando il più classico dei “chi vince regna” dal campetto di provincia ai palcoscenici del grande calcio, avremmo una coppa finalmente poco ingombrante nella quale sarà evidente chi vorrà spenderci energie e chi invece no. In pratica si stila un ranking dalla Lega Pro alla serie A basato sui piazzamenti dell’anno precedente o su altri fattori non meglio definiti. Le ultime due di questo ranking danno il via alla sarabanda e poi a salire seguendo appunto la legge del “chi vince regna”.

In questo modo Sarri dovrebbe giocare al massimo due partite e non se la prenderebbe più con il calendario, le squadre di Lega Pro e serie B che vorranno snobbare la competizione saranno liberissime di farlo spendendoci appena 90 minuti e finalmente avremmo qualche cenerentola in grado di costruirsi una favola su misura e, parafrasando Andy Warhol, guadagnarsi 15 o 16 partite di celebrità (e non una sera sbiadita a San Siro). La variante più breve e attuabile coinvolgerebbe soltanto le squadre di Serie A, ma a noi di cosa è attuabile e cosa no ci importa il giusto.

Coppa dei Presidenti

Se appena letto il titolo avete pensato “Silvio Berlusconi” ho ragione di credere che siate in compagnia. Il dualismo presidente-allenatore è da tempi immemori uno dei più spinosi rapporti all’interno di una società sportiva. Fin dove può arrivare un personaggio che finanzia la squadra ma che si presume abbia competenze minime in confronto a chi dirige? Quanto peso politico ha un allenatore in confronto ai dirigenti in merito alle decisioni di un club?

Per anni presidenti e allenatori non sono andati d’accordo spesso per una mal celata insofferenza da parte dei proprietari nel non poter mettere bocca nelle questioni di campo. Noi abbiamo la risposta per tutti gli Zamparini frustrati di questo mondo. Una competizione in cui ad allenare non ci saranno i tecnici, bensì i presidenti. In questo modo il Milan tornerebbe in mani italiane in men che non si dica dal momento che l’ex (non che possibile futuro) Presidente del Consiglio non si lascerebbe sfuggire l’occasione di mostrare al mondo i suoi concetti di gioco.

Poi saremmo molto curiosi di vedere come De Laurentis farebbe turnover meglio di Sarri, come De Rossi sarebbe sicuramente più contento di essere allenato da Pallotta piuttosto che da Ventura, senza contare che godremmo delle sfuriate dei vari Preziosi, Lotito, Percassi, FERRERO (!). Sicuramente rialzerebbe lo share dell’attuale Coppa Italia e poi fornirebbe uno show inedito e invidiato da tutte le leghe calcistiche in giro per il mondo. Magari in questo modo gli eccentrici proprietari si convincerebbero che allenare una squadra non è poi un esercizio così banale.

Ovviamente Zamparini accantonerebbe i desideri di cessione solo per il gusto di dimostrare l’infondatezza dell’ultima frase.

Coppa Italia sponsored by Twitter

Ormai i social network sono talmente radicati nella cultura di massa che “subire” un evento senza poter interagire attivamente con esso ci sembra come regredire alla preistoria (citofonare SMM del Pordenone Calcio per conferma). In quel periodo oscurantistico in cui Facebbok era ancora solo un’idea di un brillante studente di Harvard, prosperava un format televisivo a metà tra il trash dei primi 2000 e la patina retrò dei ’90.

Di come Francesco Gullo è diventato il guru del trash calcistico

Ebbene se le gesta di quel Cervia allenato (o meglio maltrattato) da Ciccio Graziani vi sono ancora care, questa è la competizione che fa per voi.

Praticamente nelle serate di Coppa Italia il ruolo dell’allenatore sarà minimo, con gli utenti di Twitter chiamati a scegliere formazioni, cambi in corsa, eventuali rigoristi, il tutto nella più totale trasparenza e con buona pace del turnover. A rendere conto live ci sarà un moderno Daniele Bossari (personalmente ci vedo bene Enrico Papi) pronto a far pervenire istruzioni dettagliate ai vari allenatori e prendendosi i meritati improperi di questi ultimi. Grazie alla moderna tecnologia, inoltre, si potrà avere una sorta di coach cam per rendere conto delle esternazioni di Sarri quando la community social decide di lasciare in campo Hamisk e di far entrare Giaccherini per Callejon.

Immaginate uno come Spalletti che razza di show potrebbe mettere in piedi!

Coppa Democrazia Corinthiana

Quanto il socialismo abbia influenzato la storia del ‘900 non è affar nostro (o almeno non in questa sede), ma allo stato attuale delle cose l’industria calcistica e le teorie socialiste sono due rette che si incontreranno nel duemilamai. L’unica estemporanea e irripetibile eccezione appartiene al Corinthians, che nel 1982 ha intrapreso la suggestiva strada dell’autodeterminazione da parte dei calciatori.

Per due anni le questioni di campo sono state competenza di Socrates e compagni senza l’ausilio di alcuna guida tecnica. Follia, se non fosse che in quel lasso di tempo la squadra ha vinto due volte il campionato Paulista.

Bene, noi siamo qui per dare continuità a questa utopia socialdemocratica e la Coppa Italia si offre alla perfezione. Anche in questo caso gli allenatori potranno concedersi una cena al ristorante il giorno della partita, poiché la loro presenza non è richiesta. Chissà che il Milan di questi tempi non se la cavi meglio senza allenatore.

Coppa Salvini

Questa competizione nasce con un solo scopo: trollare sistematicamente l’attuale segretario della Lega Nord. Ogniqualvolta si avverte una non meglio precisata insofferenza nei confronti dello status quo si tende a cercare, in maniera del tutto rapsodica, un colpevole a cui sbolognare la responsabilità di questa situazione. Spesso tale colpevole inquadrato dalla massa è lo straniero. Dal momento che la mancata qualificazione dell’Italia al Mondiale è stato l’armageddon calcistico in epoca moderna, non potevano che essere gli stranieri l’oggetto del biasimo da parte di quella fetta di popolazione che di calcio capisce (ma anche no).

Da qui nasce il desiderio di creare una competizione per dimostrare che gli stranieri in campo non sono troppi… sono troppo pochi! Il format rimane quello della Coppa Italia, ma tra i convocabili ci potranno essere massimo tre italiani più due oriundi al fine di portare il melting pot calcistico a livelli mai visti prima. Sarebbe divertente scoprire come il Sassuolo ovvierebbe a queste regole di tesseramento. Soprattutto lo share della Rai schizzerebbe alle stelle, perché dopo ogni partita comparirebbe un tweet polemico di Salvini e il pubblico non potrebbe che sentirsi spronato a guardare uno spettacolo che il deputato italiano aberra.

Bonus Track: Coppa Italia normale con invasione di tigri in tre partite sorteggiate a caso

--

--