7 modi pratici di presentarsi al pubblico del pallone

Crampi Sportivi
Crampi Sportivi
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4 min readOct 26, 2016

Crampi Sportivi scende in campo per aiutare i giocatori e gli allenatori alle prese con un trasferimento.
Una guida pratica, veloce e sopratutto tascabile per affrontare il momento più duro che contraddistingue il passaggio da una squadra all’altra: la presentazione ai tifosi. Un calciatore, così come un allenatore, è prima di tutto un uomo, con le sue debolezze e vanità; giocatori e tecnici non sono animali da circo, fanno tutto ciò che possono per svolgere bene il loro lavoro ovvero allenarsi duramente e migliorarsi, digerire o dirigere schemi tattici e quant’altro. Eppure da qualche anno a questa parte, proporzionalmente ai loro ingaggi, aumenta anche lo spettro delle cose da fare.
Parlare, tenere discorsi in conferenza stampa, palleggiare davanti a cinquantamila tifosi che guardano solo te, sorbirsi una seduta di infiniti flash addosso. Ed è per questo che chiediamo a tutti i dirigenti del mondo di smetterla.
Diamoci un taglio con questa sovraesposizione mediatica.
Diamoci un taglio con i papelli da prima comunione. Anche perché oggi siamo qua e domani chissà. Si rischia di diventare copioni stracciati condannati a un loop eterno.
Smettiamola di mettere in ridicolo allenatori e calciatori e umanizziamoli anche perché risulta difficile ricordare una conferenza stampa per presentare i 10 nuovi operai della fabbrica X o la nuova cassiera del panificio all’angolo.
Oggi, con questo prontuario di esempi, vogliamo richiamare alla mente dei giocatori e dei tecnici cosa non bisogna assolutamente sbagliare nella delicata fase di conferenza stampa, dove tutti i mostri risalgono dal duodeno e danno sfoggio del lato peggiore di ognuno di noi. Ci ringrazierete un giorno ma per ora tutti sull’attenti.

Avere le idee chiare

Robinho è stato per lungo tempo il giocatore 3.0 ideale perché non è mai riuscito a far intendere concretamente quale fosse la sua squadra dei sogni. Tra le fila del Santos sognava un’Europa dorata, arrivato nel Vecchio Continente sperava di ritornare in Brasile per rigenerarsi: mentre era ancora un tesserato del Real Madrid, appresa la notizia che la dirigenza blanca stesse cercando di collocarlo sul mercato, Robinho era fortemente motivato ad accasarsi al Chelsea di Abramovich, assicurandosi una rilevante vetrina e degli introiti duraturi. Ma le linee di credito delle società si divertono a scombinare i piani dei giocatori e per qualche milione in più Robinho è finito al Manchester City prima ancora che se ne rendesse davvero conto. Viene da chiedersi chi ha firmato gli incartamenti in suo nome e chi ha avuto il coraggio di realizzare questo pessimo montaggio. Confuso e felice, questo è tutto.

Instaurare una linea di comunicazione coi tifosi

Partendo dalla considerazione che Negredo è un giocatore di cui il calcio europeo (almeno finora) avrebbe potuto tranquillamente fare a meno, guardando alla sua carriera possiamo anche capire che di trasferimenti non è che se ne sia mai occupato personalmente. Diciamo che per lui il soggetto che gli gira l’assegno ha la stessa importanza di un gol ed è per questo che probabilmente segna così poco da circa cinque anni a questa parte.
Quando il Valencia ha presentato in pompa magna Alvaro Negredo, portato in dote da Jorge Mendes e dal suo losco giro di affari legato ai Taronges, i tifosi hanno chiesto al ragazzo di fare una cosa basilare, quasi spontanea: bacia lo stemma. Bacia lo stemma e purificati dal tuo passato con la maglia del Siviglia, bacia lo stemma come gridano i tifosi al minuto 11 circa. Bacia lo stemma.
La sua risposta è stata tipo “Facciamo che più avanti lo bacio, ok?” ed è forse per questo che più avanti ha deciso di tornare in Inghilterra. Capire i tifosi è importante!

Spacciarsi per fenomeno

Ci provo in pochissimi punti
1. quando si apre il video, col meno cinque, sembra che ADL stia dicendo l’orario
2. lungi da me affermare che Gokhan Inler fosse un giocatore scarso al momento del passaggio Udine — Napoli
3. bisogna pur dire che un fenomeno non era, ma ha fatto bene
4. impariamo da Aurelio De Laurentis. Impariamo quante più cose possibile prima che sia troppo tardi
5. sotto quella maschera ci sarebbe potuto essere anche il mio vicino, anche mio cugino che sul Playstation Network si chiamava Inler88. L’effetto sarebbe stato lo stesso.

Cercare di essere sobri

A Jevhen Konoplyanka è riuscito malissimo.
Peccato perché al Dnipro ha fatto vedere cose bellissime, era il pallino di tanti club europei considerando la giovane età (26 anni), il posto fisso in Nazionale e la possibilità di liberarsi a parametro zero. Per questo e molti altri fattori il Siviglia si è avventato sul giocatore strappandolo a tutte le dirette concorrenti ma un rapporto che inizia con problemi di equilibrio può finire solo male.
Male tipo un prestito allo Shalke 04 dopo un solo anno di permanenza.

Puntare tutto sull’abbigliamento

Il primo giorno di settembre a Torino, che non è per niente Copenhagen ma nemmeno Londra, Bendtner decide di sostenere le visite mediche con un maglioncino a collo lungo, con 25 gradi percepiti dalla pelle umana.
Fino a qualche settimana prima giravano le sue foto con le mutande Paddy Power dopo un gol in Nazionale e proprio per questo non ci si poteva spettare molto dall’attaccante danese.
Lo ripeto. Il maglioncino a collo alto, il dolcevita, a settembre.

Farsi conoscere dal futuro entourage

Maarten Stekelenburg è completamente sordo dall’orecchio destro.
Un decreto ministeriale del 5/2/92 afferma che la sordità totale monolaterale rappresenta un sintomo di invalidità piuttosto importante che impedisce ad esempio di distinguere la provenienza di un suono.
Difficile credere che lo staff giallorosso non fosse a conoscenza di questo problema, ancora più complicato capire come mai gli abbiano messo la traduttrice proprio sul lato destro del tavolo. Non si poteva fare prima una telefonata?
«Ma non è mai stato un problema. Almeno così non sento le critiche. Ma, tanto, quelle mi scivolano addosso».

Colpire dritto al cuore

Christian Wilhelmsson ha tracciato ampiamente la linea con la conferenza stampa di presentazione alla Roma. Lo ha seguito poi Alisson Becker, sempre in tema giallorosso, con una prova magistrale al Saturday Night brasiliano ma quest’anno abbiamo potuto vivere un momento di massima televisione italiana grazie a Joe Hart.
Lassila.
Signori, ha detto proprio lassila.

Bonus track: il giocatore prima della squadra

La Juve adesso è avvisata.

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