7 motivi per cui Vincenzo Iaquinta sarebbe stato il miglior terzino del mondo
Nella vita bisogna avere alcuni dogmi, credenze assolute da non mettere in discussione anche se non certificate da un opportuno apparato scientifico. Uno dei miei è che se un buon allenatore avesse impostato Vincenzo Iaquinta come terzino, ora noi saluteremmo il miglior terzino del mondo.
Per quanto questa affermazione sia spendibile in qualunque vocabolario come esempio di “chiacchiere da bar” vado ad elencare 7 motivi per cui sono convinto di aver ragione.
- 1. Il viso
Vincenzo Iaquinta ha quello che definiremo un viso operaio: naso aquilino, mascella compatta, è icastico, niente lascia spazio all’immaginazione.
Se fossi Marinetti, lo definirei ZTRUM SBRAM TUNG: l’assenza di plasticità nel corpo che si riverbera nella propria condizione sul campo. Il terzino è sgraziato e operaio per definizione.
- 2. I polmoni
La caratteristica primaria del terzino è correre molto, questo perché all’interno della sua zona di competenza deve sempre farsi trovare o appena sopra o appena sotto la palla. Il terzino tatticamente passa tutta la partita a fare l’amore con il pallone, solo che il pallone non lo sa.
Vincenzo Iaquinta nel giocare attaccante ha incarnato questo spirito: corsa e sacrificio, le sue principali qualità, anche nelle aree avversarie ha sempre fatto l’amore col pallone da lontano. Anche a vederlo lo diresti: Vincenzo non è quello che frequenta la più bella della scuola, Vincenzo è quello che la spia da lontano.
- 3. I suoi video su YouTube
Anche Vincenzo, come credo tutti i giocatori del mondo, ha una serie di video tributi su youtube. Tutti i video di Vincenzo hanno come apertura il suo gol al Ghana nella prima partita dell’Italia ai famosi mondiali del 2006. Gli attaccanti, però, non hanno un unico gol a definirli, ne hanno molti. Sono i terzini che nella loro carriera, se sono fortunati, fanno un gol che racconteranno ai nipotini (citofonare Fabio Grosso).
- 4. Le sue esultanze
A ogni gol realizzato, Vincenzo Iaquinta ha sempre espresso un eccessiva, a volte molesta, quantità di felicità. Cosa può indicare questa straripante gioia? Chi, in campo, ha questo irrazionale amore verso la realizzazione dello scopo del gioco? Il terzino.
Al terzino manca il contegno dell’uomo abituato a fare gol perché come ogni terzino l’ha sempre visto come una rottura del canone (bussare Balzaretti).
- 5. Castel di Sangro → Udinese → Juventus → fine ingloriosa
Se ponessimo le carriere dei calciatori in ipotetici diagrammi cartesiani, vedremo delle differenze tra i vari ruoli: i portieri hanno una linea che rimane alta anche con l’aumentare dell’età. Gli attaccanti, nei grandi numeri, avranno linee spezzate che salgono e scendono, gloria, ma non troppo duratura.
I terzini partono dalla C1 accelerano all’improvviso, non più giovanissimi, verso la serie A e toccano il loro punto più alto in una squadra come la Juventus, per poi precipitare (prendete un caffè con Torricelli).
- 6. La visione di Antonio Conte
Appena arrivato alla Juventus, Antonio Conte ha tagliato Vincenzo. Eppure nei suoi tre anni è sempre stato alla ricerca di attaccanti: sono passati in bianconero tra gli altri Borriello, Bendtner e Anelka. Evidentemente anche per Conte Iaquinta non è una punta.
Mi chiedo spesso perché non l’ha provato come vice-Lichtsteiner.
- 7. Vincenzo Iaquinta = Gareth Bale
Un terzino per un terzino. Non avrebbe fatto una piega.
Articolo a cura di Marco D’Ottavi