9 cose che accadono in Nba oltre a questa benedetta crisi dei Cavs

Crampi Sportivi
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6 min readJan 16, 2015

Questa benedetta crisi dei Cavs

C’è del marcio in Ohio. I Cleveland Cavaliers dopo un’estate da re del mercato, con il ritorno del figliol prodigo Lebron James e l’acquisto di Kevin Love, si affacciavano a questa stagione Nba come favoriti d’obbligo per la conquista del titolo. Ma poi c’è il parquet e tutte le chiacchiere estive hanno lasciato il posto ad una squadra che non gioca come tale: l’intesa tra le tre stelle in attacco va a sprazzi e c’è bisogno di tempo affinché si costruisca un’intesa tra i talenti a disposizione (chiedere ai Miami Heat del primo anno dei Big Three). La difesa fa acqua da tutte le parti, soprattutto in seguito all’infortunio che ha fermato il lungo brasiliano Anderson “Telespalla Bob” Varejao e il nuovo allenatore David Blatt sembra già in discussione.
In situazioni del genere, come spesso succede, si ricorre al mercato. Cleveland ha deciso di cedere quel “rompiballe” di Dion Waiters, grande attaccante ma che mal si integrava con Irving e Lebron, in cambio di Iman Shumpert, gran difensore quando sta bene fisicamente. Inoltre ha preso uno degli idoli moderni della Nba: J.R. Smith, con la speranza che, lontano da quel tugurio chiamato New York Knicks, possa tornare ai livelli del 2013, in cui conquistò il premio di sesto uomo dell’anno. Poi, per ovviare all’infortunio di Anderson Varejao hanno acquistato da Denver il centro russo Timofey Mozgov che dovrà essere il rim protector dei Cavs (colui che protegge il ferro, ossia il lungo che scoraggia le penetrazioni degli attaccanti avversari, tipo di giocatore molto ricercato in questo periodo storico della pallacanestro, quasi fosse il falso nueve nel calcio).
Vediamo se fra questi giocatori si nasconde il nuovo “Antonio Manicone” (centrocampista di livello medio acquistato nel mercato di gennaio del 1993 dall’Inter che, dal momento del suo acquisto, spicca il volo e sfiora lo scudetto contro il Milan degli “Invincibili”) ossia un giocatore di livello medio che risulta talmente funzionale alla chimica di squadra da farla rinascere, permettendo ai Cavaliers di raggiungere la vetta della Eastern Conference.

1. Milwaukee? Pensavo peggio In sede di pronostici pre stagionali erano considerati da tutti una delle squadre peggiori della Lega, ma il giovane allenatore Jason Kidd ha saputo costruire un gruppo dalla forte mentalità difensiva, riuscendo anche a ovviare alla perdita per infortunio del rookie Jabari Parker e alle paturnie esistenziali del rim protector (e come te sbagli…) Larry Sanders che, nonostante un lauto contratto da 44 milioni di dollari in 4 anni, ha capito che il basket non è più la sua vita, manifestando la volontà di ritirarsi. Nonostante alcune apparizioni nello Shaqtin’ a Fool, anche Brandon Knight si è ritagliato un suo spazio importante, ma oggi, se pensiamo ai Bucks, pensiamo a un unico, strabiliante, incredibile individuo, The Greek Freak: Giannis!

2. Qual è lo spogliatoio più divertente della Nba?

In finale arrivano, con distacco su tutti, Phoenix Suns e Dallas Mavericks. Guardate che roba sono riusciti a inventarsi:

Suns:

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Dallas:

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3. Addiction by subtraction

A proposito di tendenze Nba, recentemente si sta sviluppando una linea di pensiero secondo la quale si migliora cedendo un cosiddetto quasar player (ossia un giocatore pagato come una stella, ma che non gioca come una stella) anche a titolo gratuito o, come hanno fatto i Detroit Pistons con Josh Smith, tagliandolo direttamente. Si verifica così un meccanismo per il quale tutti gli altri giocatori, oppressi in precendeza da questo quasar player, giocano fatalmente più minuti, con maggiori responsabilità. Tutta questa cosa si fa nella speranza che questi giocatori esplodano, scoprendo infine di saper giocare a basket anche senza questo insopportabile quasar player.
L’anno scorso avvenne per i Toronto Raptors che in estate cedettero Andrea Bargnani ai New York Knicks e, a stagione in corso, per Sacramento che cedette Rudy Gay. Quest’anno i Detroit Pistons, dopo un inizio tremendo con 5 vittorie e 23 sconfitte, hanno tagliato Josh Smith, vincendo le prime 7 partite senza di lui.

4. Chi vince il Birra Moretti (cit.)?

Aria nuova ad Est. L’avvio balbettante di Cleveland ha lasciato un vuoto di potere nelle gerarchie della costa orientale, candidando squadre ai margini dei radar Nba:

- gli Atlanta Hawks, classico esempio di squadra senza stelle ma con ottimi giocatori e un valido sistema che li valorizza (l’opposto dei Cleveland Cavaliers odierni)

- i Toronto Raptors di Lowry, Valanciunas (per la pronuncia corretta chiedere a Sir Charles Barkley) e dell’uomo con due fidanzate ufficiali Louis Williams

- gli Washington Wizards del fantastico John Wall.

Occhio ai Chicago Bulls che zitti zitti rimangono sempre nei piani alti della Eastern Conference e che, a meno di infortuni, sono ancora favoriti per andare fino in fondo.

5. Un po’ di mercato

Manca circa un mese e mezzo alla chiusura del mercato ma sono già state effettuate molte operazioni che possono cambiare le gerarchie di potere all’interno della Lega. Rajon Rondo è il play scelto dai Dallas Mavericks per continuare la grande tradizione nel ruolo di questa giovane franchigia (nata nel 1980 ha avuto come play gente del calibro di Jason Kidd, Steve Nash e, anche se a fine carriera, Tim Hardaway) e per portare la squadra texana alla conquista del secondo titolo della loro storia. Boston, che ha anche ceduto Brandan Wright a Phoenix e Jeff Green a Memphis, conclude la sua opera di smantellamento della squadra e cerca di trovare gli uomini giusti dalle future scelte dei prossimi draft per tornare ai fasti di un tempo.
Sempre ad ovest, gli Houston Rockets si sono rinforzati prendendo l’ala Josh Smith, appena tagliato da Detroit (avrà mille difetti — e ce li ha! — ma è giocatore capace di queste prodezze) e Corey Brewer dai Minnesota Timberwolves, sempre disponibili quando si tratta di rinforzare un’altra squadra.
Cleveland, come scritto precedentemente, si è rifatta il look e ora appare molto più funzionale e pronta per affrontare le insidie della Eastern Conference, mentre gli Oklahoma City Thunder aggiungono talento in attacco con l’acquisto di Dion Waiters senza sacrificare nessun giocatore importante. Attenzione ai prossimi scambi e ricordatevi che, per giudicare un’operazione di mercato Nba, non bisogna solo valutare il valore tecnico dei giocatori coinvolti ma soprattutto il valore economico.

6. Il contrappasso di Kobe

Cosa può chiedere di più alla sua carriera Kobe Bryant dopo aver vinto cinque Titoli, dopo aver superato un certo Michael Jordan nella classifica marcatori della storia della Nba, dopo aver conquistato un oro olimpico nel 2008 a Pechino? Innanzitutto un innesto di valore a centrocampo per il suo Milan (squadra di cui è tifoso dai tempi dell’infanzia passata in Italia), ma soprattutto di non dover più avere niente a che fare con Jeremy Lin (anche perché dopo aver avuto come playmaker “scienziati” del gioco come Smush Parker, Ronnie Price e Darius Morris, pensava di aver già dato abbastanza…)

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Ps: e pensare che la notte che ha cambiato la vita di Jeremy Lin fu proprio contro i Los Angeles Lakers di Kobe Bryant.

7. L’appassionante rincorsa al peggior record della storia Nba

Ad inizio stagione erano partiti fortissimo i Philadelphia 76ers, con diciassette sconfitte in diciassette partite, poi, complice un calendario favorevole, hanno inanellato qualche vittoriella sparsa. Ad un certo punto sembravano i Detroit Pistons i principali candidati ad entrare nella storia dalla parte sbagliata ma, dopo il taglio di Josh Smith, la squadra ha magicamente iniziato a carburare. Restano quindi, oltre ai 76ers, altre due squadre papabili: i Minnesota Timberwolves, nonostante la crescita del probabile “Rookie of the year” Andrew Wiggins e gli ineffabili New York Knicks che, al momento in cui scrivo, cavalcano una striscia di 15 sconfitte consecutive e che hanno totalizzato ben 35sconfitte nelle prime 40 partite (e il tassametro corre…)

8. The rise of a new Era

Il 2014–15 sarà la stagione Nba che verrà ricordata come la stagione in cui si è definitivamente consumato il cambio generazionale di un’epoca di stelle. La lega è in mano a nuovi campioni:

Stephen Curry

Anthony Davis

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John Wall

Demarcus Cousins

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9. Last but not least, che fine farà Andrea Bargnani? Sembrerebbe giunta al capolinea la tragica esperienza newyorchese dell’italiano prima scelta al Draft 2006. Andrea Bargnani è uno dei due nomi fatti, insieme a Josè Calderon, dall’executive dei Knicks Phil Jackson a rischio cessione o addirittura di taglio (come Josh Smith a Detroit). Trovare acquirenti disposti ad imbastire uno scambio per lui è difficile date le sole due partite disputate in questa stagione per i suoi annosi problemi fisici (ora è la volta del polpaccio), perciò più probabile che venga tagliato e che poi da free agent vada a rinforzare una squadra da playoff che provi a ripetere il colpo Diaw fatto dai San Antonio Spurs.

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