A casa

Andrea Giovanni Taietti
Crampi Sportivi
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2 min readMay 9, 2017

La quarta tappa è stata dichiarata la tappa della legalità.

Chissà cosa avrebbe detto Leonardo Sciascia di un risultato così. Di certo lui, siciliano fino al midollo, che tanto si è battuto contro la letteratura che si ostinava a fornire della mafia una rappresentazione apologetica e contro la società che, tra politica e mezzi d’informazione, ne negava addirittura l’esistenza, ne sarebbe stato felice. E orgoglioso. Di una tappa così, in Sicilia. A casa sua.

Di sicuro ne avrebbe apprezzato le coincidenze. Perché di esse diceva, “Io credo che le sole cose sicure in questo mondo siano le coincidenze”.

E quelle di oggi portano con loro ricordi, case e sogni.

Il Giro è arrivato sull’Etna anche nel 2011 (oltre che nel 1967 e 1989). Quel giorno si disputò la nona tappa e stravinse Contador. Terzo al traguardo fu Garzelli, che oggi scala le vette per la Rai e quell’arrivo se lo ricorda bene. Chi batté in volata? Un giovane Vincenzo Nibali, sempre più in ascesa dall’anno precedente e secondo nella classifica finale, rivista a fine giro, in seguito alla squalifica di Contador (sì, lui che aveva fatto il vuoto sul vulcano).

Era il 15 maggio e sei giorni prima, il 9 (proprio come oggi), moriva, durante la discesa della tappa verso Rapallo, Wouter Weylandt. Di frattura cranica.

Quel Giro poi lo vinse Scarponi con la Lampre (oggi UAE Team Emirates) — chi se lo scorda quel rosa e blu? –, sempre post squalifica dEl Pistolero. Michele che sull’Etna si allenava con Vincenzo, quando erano compagni all’Astana, e che è morto a casa, in bici.

E il 15 maggio, del 2016 però, moriva, in bici, a casa, Rosario Costa, il “figlioccio” ciclistico dello Squalo di Messina.

E son sicuro che stamattina, mentre andava al firma-foglio, Nibali, nonostante la pretattica, le frasi di circostanza e gli ordini di squadra, sognasse di vincere oggi, su questa salita. Per la maglia Rosa, per poterla indossare a casa sua domani a Messina, per Michele, per Rosario, per Wouter e perché è il 9, ma anche un po’ il 15, maggio. E lo ha dimostrato mettendo un gregario in testa al gruppo per controllare la situazione sin dai primi metri. E poi provandoci per tutti i 181 chilometri, a vincerla. Scattando anche ai 3 dall’arrivo.

Alla fine, però, niente vittoria di tappa e niente maglia Rosa.

Ma oggi poco importa. Perché “sai cos’è la nostra vita? La tua e la mia? Un sogno fatto in Sicilia. Forse stiamo ancora lì e stiamo sognando”, avrebbe detto Sciascia.

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Andrea Giovanni Taietti
Crampi Sportivi

Segue una dieta ferrea di sport, film e libri. La perenne ricerca del tempo perduto lo ha spinto a Torino. Ora, vuole una cucina dove impastare storie.