A cena con Roberto Sedinho — Breve guida ai mondiali in Brasile — Gironi G-H

Crampi Sportivi
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13 min readJun 11, 2014

GRUPPO G

Ghana

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Illustrazione di Danielle Shepherd

Illustrazione di Danielle Shepherd[/caption]

La squadra: si potrebbe pensare che il Ghana che arriva a questi mondiali sia in una fase leggermente crepuscolare della propria storia. I giocatori che fecero bene nel 2010 non sono stati sostituiti con ricambi all’altezza e i reduci hanno qualche anno in più. Nonostante questo, la squadra, almeno nell’undici iniziale — e facendo finta che la difesa non esista — non è malaccio. A centrocampo Badu-Essien-Asamoah-Muntari rappresentano forse la metà campo più fisica del mondiale. Davanti ci sono Boateng, Andrè Ayew e Gyan, che non sono la cosa più semplice da affrontare, soprattutto se si svegliano bene e hanno spazi.

La Storia: la Fifa ha definito la partita di quarti di finale dello scorso mondiale tra Ghana e Uruguay come “la partita più incredibile del 2010”. Muntari segna alla fine del primo tempo con un tiro da — boh — trenta metri (Nando Muslera ridicolo nel frangente). Pareggia Forlan con una punizione non irresistibile.

Quasi al novantesimo Luis Suarez — che non è un caso se è ritenuto uno dei giocatori più antipatici del pianeta — para sulla linea di porta il colpo di testa vittoria del Ghana. Rigore ed espulsione. Gyan va sul dischetto e tira sulla traversa. L’Uruguay vincerà ai rigori mentre Gyan scriverà al mondo una lettera splendida.

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La Stella: più che un calciatore Abedì Pelè è, per l’Africa, una specie di essenza, di simbolo universale. Quindi fa impressione vedere nel Ghana due suoi figli: Andrè e Jordan Ayew, entrambi militanti nell’Olympique Marsiglia. L’idea che Andrè Ayew — il più dotato fra i due — sarà la stella di questo mondiale è troppo bella per non essere immaginata.

La notizia inutile che se capitate in Ghana vi salverà la vita: in Ghana per salutare, mangiare e, in generale, fare quasi tutto bisogna assolutamente usare la mano destra, cioè la mano “pura”. Questo perché la sinistra è invece delegata a tutte le azioni “impure” che vi lascio immaginare. Se vi capita di essere in Ghana e di passare il sale a tavola con la mano sinistra dichiarate subito “sorry for the left”.

USA

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Illustrazione di JPress Design

Illustrazione di JPress Design[/caption]

La Squadra: a vent’anni da USA ’94 il numero di tifosi di soccer hanno raggiunto quelli del Baseball. Nonostante questo, a guardare il probabile undici titolare, gli USA non sembrano avere particolari possibilità di passare il girone. In panchina c’è Klinsmann, che in generale tiene la squadra alta, usa un pressing massiccio e (ovviamente) gioca col 4–2–3–1. Il problema è che, se la qualità registica passa per i piedi di Michael Bradley e la vena realizzativa per il corpaccione di Jozy Altidore, diciamo che siamo portati a pensare che gli USA saranno una delle squadre meno interessanti di Brasile 2014.

La Storia: gli Stati Uniti hanno giocato la prima partita della storia dei mondiali, e l’hanno anche vinta. 3 a 0 al Belgio a Montevideo. Tripletta di Bert Patenaude — ovviamente la prima della storia dei campionati del mondo. Gli USA arrivarono terzi ed è tuttora il loro miglior piazzamento. Riguardo al successivo secolo c’è poco da dire. A parte Alexi Lalas.

lalas 2

La Stella: Clint Dempsey è un buon giocatore. Dopo diverse belle stagioni in Premier League — e dopo l’interessamento di diverse squadre di alto livello — è tornato in patria a fare il coatto nella MLS. Dove può permettersi chiccherie calcistiche con la noncuranza di chi sta giocando al mare con gli amici.

Eppure i miei occhi a questi mondiali saranno tutti per Jozy Altidore, una sorta di prototipo del centravanti scarso. Altidore quest’anno ha giocato nel Sunderland e ha segnato 1 gol in 30 partite. Verso fine stagione si è dedicato a dei flame ironici con i suoi tifosi.

Le cose incredibili di cui sono capaci gli americani: in porta c’è Tim Howard. Avete presente quando il portiere para un tiro e poi si arrabbia tantissimo con i suoi difensori che non hanno coperto o marcato bene? Ecco, anche Tim Howard lo fa, ma in più ha la sindrome di Tourette. In compenso nel 2012 segnò dalla propria area di rigore. Uno di quei gol che di solito succedono quando si è molto stanchi a calcetto.

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Portogallo

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Illustrazione di Maurice Laban

Illustrazione di Maurice Laban[/caption]

La Squadra: la migliore generazione di calciatori portoghesi era probabilmente quella arrivata in finale nell’europeo casalingo del 2004. La nazionale che perse dalla Grecia. A dieci anni da questo dramma storico i portoghesi si presentano con le stesse caratteristiche di sempre: centrocampisti mega tecnici e forti nel palleggio (su tutti Joao Moutinho), difensori lenti e un po’ schizzati (Pepe) e un centravanti scarso. Fare il centravanti nel Portogallo è uno stile di vita: si resta defilati, si galleggia qua e là, la si struscia poco e ogni tanto si segna. Senza entusiasmi. Se prima c’era Pauleta ora c’è Helder Postiga.

Vabbè, poi c’è Ronaldo, attorno a cui ruota tutto il calcio del portogallo attualmente, in ogni sua dimensione. Come ha dimostrato la noncuranza dei tre gol nello spareggio decisivo contro la Svezia:

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I gol di Ronaldo vengono accolti in modo sobrio dal commentatore portoghese

Insomma: Keep calm and pass to Cristiano.

La Storia: il primo momento interessante della storia calcistica del Portogallo arriva nel 1966, ai mondiali d’Inghilterra, quando al centro dell’attacco lusitano c’era un certo Eusebio. La partita di quarti di finale contro la Corea del Nord, a rivederla ora, ci apre gli occhi su due cose:

a) su quanto fosse fuori di testa il calcio pre-moderno (prima dell’Olanda del ’74).

b) su che razza di giocatore fosse Eusebio.

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La Stella: non c’è molto da dire su Cristiano Ronaldo, se non che le statistiche dimostrano come avere lui in campo ti faccia letteralmente partire da 1 a 0.

Allora parliamo di Joao Moutinho, uno di quei giocatori che sta ottenendo probabilmente meno di quanto ci si aspettasse. Non che a Moutinho stia andando male (tre campionati e un’Europa League col Porto) ma ecco, è come se, a 27 anni, stia trascorrendo una carriera un po’ troppo sottotraccia. E questo potrebbe essere il mondiale del suo salto di qualità definitivo. Dovrebbe piazzarsi mezz’ala destra e da lì far girare la palla con la sua visione di gioco, che per lo più dovrebbe concentrarsi sul numero 7.

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Tre notizie indispensabili sul Portogallo e tante ore di malinconia:

1. il Portogallo controlla circa il 70% delle esportazioni di sughero del mondo.

2. La formazione del Portogallo è esattamente la stessa da tre anni.

3. Se avete letto un libro di Pessoa saprete che i portoghesi non sono persone così allegre. La loro musica tradizionale è il Fado: se volete farvi cinque ore di malinconia guardatevi tutti i gol di Pauleta in nazionale con questa in sottofondo:

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Germania

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Illustrazione di Maurice Laban

Illustrazione di Maurice Laban[/caption]

La squadra: a partire dal 2006, ogni competizione internazionale che arriva, la Germania è sempre più forte. Giusto il centrocampo lascia qualche dubbio: Kedira dovrebbe aver recuperato la piena condizione, ma anche al 100% è sempre Kedira. Intorno a lui Bastian dovrebbe fare il Bastian mentre Kroos dovrebbe assicurare la qualità nel palleggio (ma se c’era Gundogan era meglio). In attacco non saprei quantificare la perdita di uno dei giocatori più attesi del mondiale, cioè Marco Reus. Tirava aria che Loew schierasse una formazione col falso nueve (forse Goetze) per esaltare proprio la capacità di Muller e Reus di attaccare gli spazi in velocità. Julian Draxler (o anche Shurrle) potenzialmente potrebbe sostituire Reus ma vedo più plausibile un ritorno alle vecchie maniere con Miro Klose al centro dell’attacco.

La Storia: non sono pronto alla sfida di riassumere la storia della nazionale tedesca in quattro righe (tre coppe del mondo, quattro finali perse, quattro terzi posti). Diciamo solo che lo stereotipo che vorrebbe la Germania come una squadra solida, vincente ma non spettacolare negli ultimi anni è stato annientato da un movimento calcistico fiorente, favorito dallo spettacolare lavoro della Federazione.

La Stella: io scommetto che Reus verrà sostituito da Julian Draxler, che diventerà uno dei giocatori rivelazione di questo mondiale. Naturalmente Draxler è molto meno bravo di Reus ad attaccare la porta in verticale, in compenso possiede un cambio di passo e una tecnica non inferiori.

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Tre cose indispensabili da sapere sulla Germania:

1. I tedeschi rispondono al telefono dicendo il proprio cognome e non “Pronto”.

2. Gundogan salterà il mondiale per infortunio, e si è buttato sul cibo per dimenticare.

3. Gli orsetti gommosi furono inventati dal tedesco Hans Riegel.

GRUPPO H

Belgio

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Illustrazione di Astrid Yskout

Illustrazione di Astrid Yskout[/caption]

La Squadra: nel 2007 la federazione belga ha imposto ai principali club di uniformare il proprio allenamento sullo schema del 4–3–3. Non so se sia stata una coincidenza ma da quel momento il Belgio ha iniziato a sfornare fenomeni a una velocità senza senso.

In porta c’è Thibaut Courtois, ovvero il miglior portiere del mondo dentro al corpo di un’animazione di Sylvain Chomet. Davanti a lui una difesa forte ma lenta spererà di non farsi prendere in velocità, pregando l’aiuto della diga afro di centrocampo: Fellaini-Witsel. E poi vabbè, davanti c’è uno stormo di mostri bassi con i piedi di zucchero che ronzeranno attorno alla possenza fisica del nuovo Dio nero, ovvero Romelu Lukaku. Quelli intorno a lui sono tre fra, a seconda dei gusti, De Bruyne, Mertens, Mirallas, Hazard, Januzaj. Roba che se poco poco becchi un contropiede sei morto.

Una vittoria del Belgio ai mondiali è data 20 a 1, così come quella dell’Italia. Se dovessi buttare un euro metterei da parte il nazionalismo, ecco.

La Storia: Jacques Brel, Django Reinhardt, Paul Rubens, Pieter Bruegel: il Belgio è terra di musicisti e pittori, ma non certo di calciatori. Il miglior piazzamento del Belgio ai mondiali è un clamoroso quarto posto a Messico ’86, quando a comandare il gioco c’era Vincenzo Scifo, cognome siculo, faccia da Aldo Baglio, piedi incredibili. Il miglior giocatore della storia del Belgio

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La Stella: Wilmots — ct del Belgio soprannominato “cinghiale da combattimento” — non gradisce una certa inerzia che vede in Eden Hazard, tanto che ha dichiarato: “Se si mostrerà pigro, farò a meno di lui. Cinque gol, compresi due rigori, in cinquanta presenze? Io ne ho segnati ventinove e non avevo il suo talento”. No infatti, Wilmots era scarsetto, mentre Eden, stando a quanto dice Mourinho (non esattamente l’ultimo degli stronzi) è forse il miglior giocatore al mondo. Tolti Ronaldo e Messi. Magari fra un po’.

La notizia inutile che vi rivenderete davanti al televisore: pare incredibile ma non solo quello di Asterix e Tintin, ma anche il disegnatore dei puffi veniva dal Belgio. Si chiamava Pierre Culliford e usava lo pseudonimo di Peyo (nome scelto dopo che un suo amico inglese storpiò la parola Pierrot).

Questo invece è uno degli allenamenti tecnici imposti dalla federazione belga:

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Algeria

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Illustrazione Vector

Illustrazione Vector[/caption]

La squadra: sull’Algeria so veramente poche cose. È allenata da un bosniaco, i giocatori vengono chiamati Volpi del deserto e non ha alcuna possibilità di passare il turno. Si è giocata la qualificazione in uno spareggio di fuoco contro il Burkina Faso. Che poteva essere una versione davvero esasperata della squadra-simpatia. Gli algerini sono orgogliosi, nazionalisti e hanno una vaga tendenza a sopravvalutare il ruolo della selezione di calcio. Per lo spareggio di qualificazione i tifosi algerini sono arrivati allo stadio circa otto ore prima, si sono beccati vento gelido e pioggia tagliente e alla fine non sono riusciti neanche a entrare tutti, non prendendola benissimo (40 feriti). Questo nazionalismo deriva probabilmente dal fatto l’Algeria ha alle spalle una violenta lotta di liberazione coloniale — raccontata in modo incredibile da Frantz Fanon. Io tiferò per loro.

La Storia: l’Algeria ha una storia di rimpianti. Su tutti la possibilità incompiuta di poter schierare nella propria squadra due tra i più grandi artisti del novecento: Albert Camus e Zinedine Zidane.

Il primo giocava in porta nel Racing D’Alger ma poi ha deciso di mollare l’esistenzialismo calcistico per dedicarsi a quello letterario; il secondo è nato all’estrema punta settentrionale dell’Algeria, cioè Marsiglia, ma ha deciso di giocare per la Francia. Nonostante le origini berbere. Ogni tanto li immagino insieme sul campo: vedendolo danzare col pallone probabilmente Camus penserebbe che Zidane, di morale, non ha capito niente.

La Stella: Sofiane Feghouli ha 24 anni e le gambe davvero lunghe. Gioca ala destra nel Valencia — quest’anno 7 gol e 8 assist — e non è facilissimo da marcare. Dribbla con la testa bassa e cambia direzione con rapidità assurda. Roba per amanti dei dribblomani.

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Anche Yacine Brahimi ha 24 anni, e volendo dribbla anche meglio, perché ha il baricentro basso e un controllo palla spaventoso:

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La notizia inutile che vi rivenderete davanti al televisore per dimostrarvi attaccati alla causa: prima che l’Algeria ottenesse definitivamente l’indipendenza è esistita, dal 1958 al 1962, L’Équipe du FLN de football, una squadra composta da calciatori francesi professionisti militanti nel fronte di liberazione nazionale. Nonostante la Francia ottenne dalla Fifa il suo disconoscimento riuscì a giocare ottanta partite.

Russia

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La Squadra: nel momento storico di massima magra di talento nel calcio russo è arrivato Fabio Capello a insegnare a vincere uno a zero. La Russia ha vinto il proprio girone di qualificazione programmata come un algoritmo: 7 vittorie, 1 pareggio, 2 sconfitte: 20 gol fatti (2 a partita) e 5 subiti (0,5 a partita). Ha costretto il Portogallo a finire dietro, a giocarsi lo spareggio con la Svezia e a far fare a Ronaldo un mucchio di gol.

Insomma, a parte qualche spunto interessante davanti (Kokorin, Dzagoev) questa è una Russia massiccia, tremendamente organizzata, che punterà innanzitutto a non concedere niente agli avversari. E alle brutte ci pensa Akinfeev.

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La Storia: c’è stato un momento storico in cui l’Unione Sovietica è arrivata al mondiale quasi da favorita. Era Messico ’86, avevano massacrato tutti alle qualificazioni e in panchina c’era il colonello Lobanovski: uno che aveva preso il calcio totale e gli aveva applicato la maniacalità stakanovista russa. La sconfitta a sorpresa arrivò già agli ottavi, in un rocambolesco 4–3 contro il Belgio. Ma i gol annullati all’URSS fanno gridare al complotto internazionale contro il trionfo del socialismo e del “calcio universale”.

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La Stella: a impreziosire il collettivo russo ci dovrebbe teoricamente pensare Dzagoev, ma siccome Capello è un duro non è detto neanche che giochi. Dovrebbe invece giocare Kokorin, classe ’91, seconda punta rapida e completa della Dinamo Mosca. Quest’anno 6 gol e 7 assist e una bella pezza col destro.

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La notizia inutile che vi rivenderete davanti al televisore: leggete la cosa come vi pare — eccesso di mitomania, trash estemporaneo — ma l’Adidas ha deciso di omaggiare i cosmonauti sovietici sulle maglie della nazionale russa. Sulla seconda maglia è impressa la visuale del globo terrestre visto dallo spazio, mentre sul fianco sinistro della prima maglia è incisa una serigrafia che ricorda la slanciata forma suprematista del monumento ai cosmonauti.

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Corea del Sud

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Illustrazione di Nayoum Kim

Illustrazione di Nayoum Kim[/caption]

La Squadra: se possibile la Corea del Sud arriva a questo mondiale peggio del solito. È riuscita a qualificarsi solo grazie alla miglior differenza reti rispetto alla corazzata dell’Uzbekistan (!). Vi giuro che ho provato a procurarmi delle informazioni su come giocheranno ma il massimo che ho ottenuto è questo:

a) in panchina siede Hong Myung-Bo, che ha giocato quattro mondiali e a quanto pare in Corea è una specie di leggenda. Incluso da Pelè in quelle classifiche random sui migliori calciatori della storia.

b) giocheranno con un 4–2–3–1 che, non so perché, non mi sembra così solido.

c) punteranno sulla proverbiale “rapidità” di alcuni elementi sulle fasce.

La Storia: potrei dirvi, in maniera un po’ egocentrica, che la storia calcistica della Corea del Sud è legata allo psicodramma esistenziale di quando eliminarono la nazionale italiana più forte di sempre. Byron Moreno, il gol di Ahn di testa e tutte le altre cose dolorose che non sto qui a dirvi. In realtà i coreani — sebbene del nord — ci eliminarono anche dal mondiale inglese del ’66. Con il gol di uno che di professione faceva il barbiere. In sostanza questo.

La Stella: dicono che questo Son Heung-Min, ’92 del Bayer Leverkusen, sia fortissimo. Che lo vogliano Arsenal, Juventus e Liverpool. Beh, io l’ho visto giocare e vi assicuro che è scarso. È veloce come qualsiasi giocatore asiatico, ma non vede il gioco e la passa raramente (aspetto che la storia mi sconfessi).

Invece ho visto qualche video di Ji Dong-Won, centravanti di proprietà del Dortmund, e mi sembra un’altra cosa. Difende bene la palla e ha piedi notevoli. Neanche lui la passa più di tanto, però sembra averne più ragioni.

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La notizia inutile che potrebbe salvarvi le scarpe in Corea del Sud: i sud-coreani credono che la gente dovrebbe nascondere le proprie scarpe durante la prima notte dell’Anno Nuovo, altrimenti un fantasma se le proverà e, se troverà un paio di suo gradimento, le ruberà e il proprietario sarà sfortunato per tutto l’anno.

A cura di Emanuele Atturo

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