A presto Lleyton

Crampi Sportivi
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3 min readJul 1, 2015

È Lunedì, in corso c’è la prima giornata del torneo di Wimbledon. Fine Giugno, temperatura favorevole, lieve venticello, sole pieno e il campo che si riempie di forme. Si corre, l’erba fresca appena bagnata e curata appositamente per il torneo inizia a perdere il respiro. Ci sono alcuni grandi favoriti del torneo in campo e molti appassionati restano fermi nell’assistere brillanti vittorie in attesa della seconda settimana del torneo dove questi giocatori si incontreranno. I primi turni però, soprattutto quando capitano di lunedì, nascondono le storie migliori perché non vengono quasi mai raccontate. Nemmeno il tempo di prendere possesso del proprio posto che due ragazzini classe 1981 si stanno sfidando nella loro ultima apparizione qui, sull’erba che in questi 16 anni hanno visto crescere, mutare calpestata da due generazioni di giocatori fortissimi. Uno di questi è Lleyton Hewitt, già vincitore qui nel 2002, ed ex numero al mondo all’età di 20 anni.

A 21 anni vincere questo torneo significa un sacco di cose. In finale contro l’Argentino Nalbandian poi, non ci fu nemmeno partita. Hewitt sembrava una macchina da guerra, pur con tutti i limiti tecnici e un fisico non proprio da combattente, colpiva per la grande forza mentale con cui, semplicemente, esulta ad ogni errore dell’avversario. 6 game in tre set e una finale così rapida da non esser nemmeno ricordata. Hewitt in quel biennio scala il mondo, infastidisce gli avversari, mangia la polvere in silenzio, vince partite, perde e resta al comando della classifica ATP. È bravo quanto fortunato a vivere il passaggio del tennis dall’era Sampras, Agassi a quella di Federer, Nadal e Djokovic. Ha raccolto il massimo, con mezzi relativi che pure nelle diverse simulazioni ai videogiochi lo facevano perdere da chiunque dei suoi avversari.

Hewitt è un contro attaccante. Ha una capacità difensiva che induce l’avversario all’errore, ma non è mai stato un giocatore incisivo sulla terra rossa per via di quel fisico asciutto, debole e privo di esplosività che avrebbe contraddistinto il tennis da quell’anno in poi, grazie all’evento dei cyber giocatori. Hewitt è uno degli ultimi tennisti nel corpo di un essere umano rimasto in circolazione e non è più riuscito a tornare in alto, nemmeno vicino da potersi giocare qualcosa, ancora una volta.

Esulta per gli errori altrui, è sempre troppo aggressivo… Lo ucciderei: puoi essere il più forte del mondo e vincere tutti i tornei, ma se ti comporti così sei l’ultimo degli esseri umani. G.Coria

Accusato di razzismo, considerato uno dei giocatori più antipatici del circuito non è mai entrato nel cuore dei grandi appassionati che non hanno visto in lui un modello, non solo da un punto di vista marketing, ma neanche iconografico. Cappellino sudato, barba curata male, qualche brufolo, non proprio alto e nemmeno simpatico. L’anti divo, per certi versi il soldato che nei film d’azione a metà della storia già non si vede più perché personaggio di secondo piano. Hewitt è stato così, dopo la grande ascesa, mentre i riflettori si spegnevano per alcune grande icone e si accendevano per immensi talenti generazionali, lui è rimasto senza luce, nonostante le vittorie.

Gioca ogni punto come se fosse la Seconda Guerra Mondiale. R.Emerson

La fine come l’inizio, ci sono tre match point e siamo al quinto set della partita. Nieminen conduce 5–4. Hewitt annulla tutto, trascina la partita in un campo d’erba che sta ormai diventando terra battuta. Hewitt, elastico come un ragazzino, gioca un metro fuori dal campo — e con questo metodo è riuscito a vincere questo torneo 13 anni fa — Nieminen attacca, sbaglia, poi il campo si fa sempre più grande da coprire. La guerra ormai è finita, Nieminen chiude 11–9 al quinto set. Hewitt esce di scena, con gli applausi e la certezza di aver preso il massimo da questo posto e che forse nessuno si sarebbe aspettato vederlo trionfare su una superficie così veloce. Il sole ormai stai calando, il vento è sparito, le ombre perdono la loro forma e i campi sono già contaminati e stressati ripetutamente. Le ultime luci del sole servono a Hewitt per guardare in alto e salutare tutti, con la faccia arrabbiata consueta, sia nelle vittorie come nelle sconfitte, che l’ha accompagnato durante la sua carriera, anche nell’ultima passerella londinese, consapevole che un campione è per sempre.

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