Accurata guida fisiognomica ai nuovi acquisti della Serie A — Parte II

Crampi Sportivi
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3 min readSep 2, 2015

Seconda infornata di profili per imparare a misconoscere i nuovi arrivi in Serie A: Alex Sandro, Sergej Milinkovic-Savic, Antonio Rudiger, Edin Dzeko, Niklas Moisander e Martin Montoya.

Alex Sandro — FC JUVENTUS

Fateci caso: se Evra fosse bianco, sarebbe uguale a Giovinco. Alex Sandro è stato acquistato per prendere il posto di Evra, quindi dovrebbe essere uguale a Matri, e invece no: il nuovo terzino sinistro della Juventus non somiglia a nessuno, ragion per cui faticherà a trovare un posto nel cuore dei tifosi. Gli zigomi tondi promettono senza dubbio grande fluidità di gioco, peccato per il labbro superiore che li smentisce; per fortuna la linea del collo ci mette una pezza, anche se poi le tempie strette mandano tutto all’aria. La stagione di Alex Sandro si preannuncia tempestosa e rischia di culminare nella interdizione dalla biblioteca del Museo Egizio di Torino, dove il neoacquisto bianconero si è già addormentato un paio di volte, sbavando nel sonno sulle antiche pergamene.

Sergej Milinkovic-Savic — SS LAZIO

Davvero non si capisce che tipo sia: in una foto sembra secco, in un’altra cicciotto; in una ha il cranio piccolo e tondo, in un’altra stretto e ovale. Nel complesso, ha la conformazione facciale di uno che da ragazzino era un giuggiolone sovrappeso, poi ha osservato a lungo i suoi compagni di squadra più fighi e ha cominciato a imitarli, acquisendo sicurezza di sé e diventando insopportabile. Resta un tipo onesto e disponibile, buon amico dei suoi amici, finché non incontra qualcuno un po’ tirchio che gli dice «Chi te lo fa fare di essere così buono?» e lui si mette sulla difensiva, diventa snob per due settimane, ma poi gli passa. Sul campo? Stessa cosa, ma in termini di cross dalla tre quarti.

Antonio Rudiger — AS ROMA

Un po’ di statistiche: il suo rapporto di inespressività, che si misura come motilità delle guance diviso motilità della fronte, lo rende un personaggio perfetto per Coatti Insospettabili. Il mento prominente al 63% è sintomo di fragilità al periemicatatardio: in caso di infortunio sarà sicuramente possibile operarlo, ma il chiodo tutore — che in sé non procura fastidi — quando c’è umido risponde in questo punto qui. È grave? Non devo ricordarvi che Fabio Fazio ne è morto. Un aspetto che non tutti conoscono, di Rudiger, ma che si intuisce dalla curvatura del sopracciglio sinistro, è la sua carriera parallela come regista indie, votata a un’originale esplorazione del tema del cous cous.

Edin Dzeko — AS ROMA

Un giorno, durante la sua infanzia a Sarajevo, Edin Dzeko si è fatto il bagno nel fiume Miliačka insieme a un amico, e da quando è uscito non ha più potuto asciugarsi. Da allora vaga fradicio d’acqua per l’Europa e deve fare a meno del gel, ma nelle giornate limpide si formano intorno a lui spettacolari arcobaleni. Il labbro superiore atrofico è sintomo di una paura tremenda dei serpenti e di altri animali dallo statuto simbolico incerto come gli arbitri di porta. L’arcata dentale spaziosa garantisce recupero rapido dagli infortuni, massimo due giorni, peccato che garantisca anche il verificarsi puntuale degli infortuni al sabato mattina.

Niklas Moisander — SAMPDORIA

Ha gli occhi verdi e profondi di chi ancora nega a se stesso di esser stato adottato; un avversario un po’ esperto potrebbe facilmente innervosirlo su questo punto. A giudicare dalla liscissima pelle del volto, non risponde bene alla psicologia inversa: Zenga mette a scaldare il suo sostituto per motivarlo, e Moisander è contento perché così giocano tutti; lo tiene in panchina per una partita intera, e Moisander ringrazia perché da lì la partita si vede benissimo; lo manda in tribuna, e Moisander pensa con soddisfazione al risparmio d’acqua perché non dovrà farsi la doccia; lo manda su Saturno, e Moisander apprezza l’opportunità irripetibile. Vedete bene che la saga rischia di terminare con Zenga che lo manda a fanculo.

Martin Montoya — FC INTER

Curioso, no? C’è un Montoya pilota, e un Montoya uguale al mio meccanico. Come quest’ultimo, dunque, Martin Montoya sarà instancabile ed entusiasta nel suo mestiere quanto tamarro e discotecaro nel weekend; generoso nello scontare sei euro su un lavoro da mille, e sospettabile di pesanti responsabilità nel periodico malfunzionamento della centralina. Le orecchie a punta promettono un rendimento ineccepibile solo fino ad aprile; il rapporto con Mancini tuttavia resterà positivo, e con sua moglie.

Qui trovate la prima parte.

Articolo di Daniele Zinni

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