Alla scoperta dell’Open Championship

Crampi Sportivi
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5 min readJul 17, 2013
Golf

Nel mese di luglio l’Open Championship è il torneo che tutti gli amanti e appassionati di golf aspettano.
Conosciuto anche come British Open o “The Open” e istituito nel 1860, è il più antico dei quattro Majors che si svolgono nel corso di ogni anno, nonché l’unico giocato al di fuori degli Stati Uniti, in Gran Bretagna, là dove il golf ha visto i suoi albori. In definitiva — con i dovuti paragoni — una sorta di Wimbledon del Golf.
Come Wimbledon, questo torneo possiede quindi un fascino inimitabile, richiamando inevitabilmente a sé le radici e la storia di questo sport.
Dopo essere stato disputato unicamente sul Prestwick Golf Club fino al 1872, l’anno successivo si decise di giocare sull’ormai famoso Club di St. Andrews, per poi cominciare a far “ruotare” l’Open tra vari campi della Gran Bretagna, con l’obbligo di ritornare a St. Andrews a cadenze regolari (nell’era moderna ogni cinque anni).

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Club House dell’Old Course at St.Andrews[/caption]

I quattordici campi sui quali avviene al giorno d’oggi la rotazione hanno come peculiarità comune quella di essere in prossimità del mare, così da rendere i campi volutamente più difficili a causa del “fattore vento”.

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International Final Qualifying America

The Claret Jug[/caption]

Oltre alle località, anche le modalità di gioco si sono evolute nel corso degli anni. Si è passati infatti gradualmente dalle 12 buche giocate in solo giorno nel 1860, alle attuali 72 distribuite nel giro di quattro giorni, introdotte nel 1892.
Ed è proprio il 1892 l’anno dell’introduzione del percorso di Muirfield in Scozia (Opens: 1892, 1896, 1901, 1906, 1912, 1929, 1935, 1948, 1959, 1966, 1972, 1980, 1987, 1992, 2002), uno dei campi più vecchi del Regno Unito, designato per l’Open Championship di quest’anno.

Muirfield, e i British Open in generale, sono stati tra l’altro scenari di momenti di golf indimenticabili, come la prima vittoria ad un Major di Nick Faldo nel 1987, il quale vinse dopo aver imbucato 18 par consecutivi nell’ultimo giorno di gara con condizioni atmosferiche proibitive, oppure la straordinaria prestazione a St. Andrews nel 1995 del nostro Costantino Rocca, che con le ultime due buche (e in particolare con i due colpi qui sotto) riuscì a rimontare John Daly, in testa, e a confrontarsi con lui nel playoff, salvo poi arrivare secondo a testa alta.

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La tigre Nikki Moffat[/caption]

Ma i British Open ci hanno portato in dote non solo grandi colpi e giocate, ma anche memorabili pagine per l’enciclopedia pop dello sport.
Nel 1962 Arnold Palmer riuscì involontariamente (!) a spedire la palla dentro un bicchiere di birra di uno spettatore. Dopo aver “droppato” [droppare: rimettere in gioco la palla lasciandola cadere per terra per ovviare ad un’ostruzione, un’ostacolo d’acqua, in caso di palla ingiocabile, in caso di palla persa ed in altre situazioni] e, giocato il suo colpo, si scolò il bicchiere di birra per la gioia degli spettatori.
Sul percorso del Royal Troon Golf Club invece, nel 1997, Tiger Woods ottenne il record del campo girando in 64 colpi grazie anche ad una bambina di cinque anni che, colpita in faccia da un drive fuori linea, di rimbalzo fece finire la pallina in ottima posizione per siglare un birdie [Punteggio inferiore di un colpo rispetto al par di una buca]. Per la cronaca, la bambina venne ricoverata in via precauzionale in ospedale, ma in condizioni non gravi.
Sempre nell’edizione dei British Open del 1997, vinta da Justin Leonard, durante la premiazione una streaker invase il prato competamente nuda, ma dipinta in “stile tigre” (indovinate in omaggio a chi).

A questo punto vi chiederete cosa ci sia da aspettarsi dal prossimo Open Championship, in programma dal 18 al 21 luglio.
La risposta è semplice: il favorito numero uno è l’arcinoto Tiger Woods (di cui parliamo anche qui). O almeno i bookmaker lo quotano come favorito.

Infatti Tiger, già vincitore delle edizioni del 2000, 2005 e 2006, tornerà a giocare dopo l’infortunio al gomito subito alla fine di giugno e, nonostante lo stesso abbia promesso che avrebbe provato a ritrovare la forma ideale, conteranno molto le sue reali condizioni fisiche nell’ottica del trionfo finale.

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Ernie Els che festeggia, massima espressione del rock sui campi da golf[/caption]

Tra gli altri favoriti spiccano i soliti giovani noti Rory McIlroy, Justin Rose e Luke Donald, senza sottovalutare il defending champion “The Big Easy” Ernie Els, già vincitore di due British Open, di cui uno proprio sul campo di Muirfield, benché il campo non sia più identico alla precedente edizione.

Il percorso di Muirfield è stato difatti modificato, ricevendo tra l’altro ottimi giudizi e più in generale pareri positivi da parte dei giocatori e degli addetti ai lavori. Il “restyling” di Muirfield potrebbe però portare buone notizie anche nell’ottica italiani. A tentare di portare in alto il nostro movimento golfistico in questa edizione dei British Open ci saranno infatti Matteo Manassero, che vi esordì a soli 16 anni sul campo di Turnberry nel 2009 con un tredicesimo posto a pari merito con l’altro italiano partecipante, Francesco Molinari, che tuttavia non sembra amare particolarmente l’aria d’oltremanica.
In ogni caso noi ci speriamo, anche perché vincere la prestigiosa Claret Jug, tanto famosa da comparire per ben due volte sulle banconote commemorative da 5 sterline emesse dalla Royal Bank of Scotland, significa vedere inciso il proprio nome nella storia e sull’argento della Coppa, accanto a quello degli altri vincitori. I più grandi golfisti di tutti i tempi.

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Banconota commemorativa da 5 pounds con Jack Nicklaus che stringe la Claret Jug[/caption]

Marco Del Mastro

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