Amburgo ’74: un destro al cuore del muro

Crampi Sportivi
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4 min readJun 22, 2015

Probabilmente, anzi quasi sicuramente, quel 22 Giugno 1974 fu un giorno triste o quantomeno negativo per lui. Quel giorno, grazie alla sua innata capacità di intuire come un avvenimento possa influire sugli eventi futuri (in questo caso di un futuro remoto) capì subito che qualcosa si era rotto o meglio, era stato rotto. O meglio ancora, aveva subito la primissima spallata, martellata, picconata, insomma iniziava a “cadere”. Ovviamente sto parlando del divo Giulio, belzebù della prima repubblica, colui che in chiesa con De Gasperi parlava col prete mentre l’altro con Dio, perché quest’ultimo non votava.
Un’altra citazione che lo riguarda (ma non di sua” proprietà”, infatti è da attribuire a Francois Mauriac) è: “Amo talmente la Germania che ne preferivo due”; ed è questa quella che ci interessa di più, quella che ci accompagna alla nostra fatidica data.
Ma andiamo con ordine lasciando stare il “Papa nero”.

Nell’ Anno Domini 1974 si sono tenuti per la decima volta i mondiali di calcio, organizzati dalla Germania Ovest con non poca preoccupazione, a causa degli attentati al villaggio olimpico di due anni prima a Monaco.
Per quattro squadre fu la prima volta: Haiti, Australia, Zaire (prima nazionale subsahariana) e Germania Est.
Dalla prima fase a gironi accedono alla successiva Polonia e Argentina (gruppo 4), Paesi Bassi e Svezia (gr. 3), Jugoslavia e Brasile (gr.2), Germania Est e Germania Ovest (gr. 1).
Come? Est e Ovest nello stesso girone? Ebbene sì, le “due Germanie” sono nello stesso girone di un mondiale nell’ anno in cui i due paesi riescono a mala pena a firmare uno striminzito accordo congiunto sulle (poche) relazioni sportive, nonostante il parere molto negativo della Stasi.

Esiste una cosa più “Germania Est” di questa foto?

Questo strano e senz’altro sfrontato sorteggio, comporta ovviamente che le due squadre si sarebbero affrontate e il grande scontro, di sicuro non solo sportivo, si tiene precisamente il 22 Giugno al Volksparkstadion di Amburgo; inutile dire che è un evento epocale e sugli spalti ci sono addirittura circa 1500 tedeschi orientali che riescono ad avere un permesso turistico di poco più di due ore (!!!) appositamente per vedere la partita. A bocce ferme non c’è storia, gli occidentali asfalteranno i vicini e questo si respira anche nel ritiro della Germania Est; troppo forti i vari Maier, Beckenbauer, Overath, Netzer, Muller eccetera, infatti stravinceranno il Mondiale battendo in finale nientemeno che la quasi perfetta arancia meccanica di Cruyff.
Ma “gli altri”, in fondo, non sono cosi scarsi come si vuol far pensare dal momento che una buona parte gioca nel Magdeburgo che poco tempo prima dall’inizio della rassegna iridata batte il Milan di Trapattoni e si aggiudica la Coppa delle Coppe (ah, quanto ci manchi!) grazie al gol di Seguin e alle ottime prestazioni di Pommerenke e Sparwasser.

https://www.youtube.com/watch?v=VF47oEoWUcI

Per la serie: “momenti di calcio che potrebbero essere quadri rinascimentali”.

Ecco, dopo aver sentito e letto per la prima volta questa storia il mio pensiero è stato, fin dal primo secondo: “da qui è iniziato tutto”. Questa era la prima botta al muro di Berlino; sembra folle pensare che il risultato di una partita di calcio possa influenzare gli eventi della storia. Ma a pensarci bene in quale occasione i tedeschi dell’est si sono sentiti così vicini (nel senso di non troppo inferiori) ai cugini, quando il loro orgoglio teutonico si è potuto sprigionare, seppur nel silenzio di ogni casa della DDR, quando prima di quella data, una stramaledetta Trabant è stata così simile a una strabenedetta Mercedes? Mai. E in quale altra occasione, se non durante una partita del gioco più bello e popolare del mondo, nell’ingessata e capillarmente controllata società orientale il popolo si sarebbe potuto accorgere di cosa c’è al di là della cortina, del fatto che gli altri non sono cosi cattivi come ti dicono e di come ci sente strani, sdoppiati quando alla tv la Germania gioca contro la Germania??? Nessuna.
Ecco perché secondo me è bello e anche romantico pensare che molte coscienze si siano svegliate proprio in quel momento e che sia stato il primo seme della conclamata riunificazione.

Puntualizzazioni
Doveroso e necessario è citare quella mezzala, quel numero 14 che ha lanciato un piccolo sasso nell’incastro naturale degli eventi, l’eroe di quella giornata: Jurgen Sparwasser.
Mezzala longilinea e rapida, guadagnerà gloria eterna dopo quella rete; si sparse la voce che avesse ricevuto dei premi speciali per quel gol, ma quasi tutti sanno che una cosa del genere non poteva essere ammissibile nella DDR degli anni 70 (anche degli anni 60,80 ecc. ecc.); venne assorto a simbolo della fantomatica supremazia dell’est anche se lui non era esattamente un fan della dittatura. Infatti iniziò a soffrire l’essere un’icona di questo sistema soffocante e circa due anni prima della caduta del muro approfittò di un invito ad una partita di beneficienza nell’ovest per raggiungere la moglie che aveva già scavalcato il muro. Quando lo vennero a sapere i funzionari statali, la reazione pressochè unanime fu: “No, Spari no!”

“Se sulla mia lapide scrivessero ‘Amburgo 1974′, tutti saprebbero chi vi giace”
Jurgen Sparwasser

Articolo di Luca Iesu: 24enne lucano, amante di un calcio romantico e nostalgico che non c’è più(da Sindelar a Rui Costa), di Lucio Battisti e del ciclismo. Milanista midollare e zemaniano integralista, sogna di poter vedere o almeno sognare una partita a San Siro con in campo Schiaffino e Liedholm.

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