Andare a Berlino

Vidal va cercando anime

Crampi Sportivi
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5 min readMay 14, 2015

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Vidal potrebbe riscrivere il concetto di trequartista. Se infatti Allegri ha da sempre prediletto un tipo di trequartista più fisico, il cileno — che sembra finalmente tornato ad avere la condizione straripante dei giorni migliori — interpreta questo ruolo con le stigmate del santo. Contro il Real mette a referto: una conclusione pericolosa parata da Casillas, il campanile che Pogba ha convertito in assist, il passaggio che ha mandato Marchisio in porta, un cross interessantissimo su cui Morata è arrivato tardi e una ricerca costante dell’anima dei giocatori del Real Madrid.

Il carro di Max Allegri

I carri dei vincitori sono da sempre e per sempre i più comodi e confortevoli e questo è quanto. C’è da dire però che come tutta la Juventus in questa stagione, anche Allegri ha attraversato un percorso di crescita, capendoci man mano sempre un po’ di più di quel giocattolo che gli era stato affidato. Quando a ottobre vinceva due partite su sei e si faceva uccellare dall’Atletico e dall’Olympiakos a nessuno veniva in mente di dargli la panchina d’oro sulla fiducia. Allegri nella sua idea di continuità con il progetto-Conte continuava a proporre un modulo che non lo convinceva, e che stravolgeva alla prima difficoltà mandando in confusione uomini e meccanismi. Poi con le spalle al muro, nel dentro-fuori casalingo con i greci ha buttato in campo le sue idee e da lì le cose hanno iniziato a prendere una piega diversa. Fino ad arrivare alla Juve praticamente perfetta del doppio confronto con il Real: bella ampia quando andava in copertura, con il trequartista che schiacciandosi in mezzo al campo permetteva alle mezze ali di raddoppiare sugli esterni avversari; convinta dei propri mezzi tecnici quando portava il pallone, e i 27 passaggi prima del gol di Morata all’andata ne sono una bella dimostrazione. In più, Allegri ha fatto il salto di qualità nelle scelte degli uomini: ha parcheggiato Barzagli credendo ciecamente in Bonucci, scelta non facile ma legittimata dalla crescita esponenziale del 19; ha puntato su Sturaro all’andata e Pogba al ritorno sapendo che in Champions ci si abbottona in casa e si fa gli scostumati fuori, anche se fuori vuol dire il Bernabeu; ha trovato il momento giusto in entrambe le partite per deporre le asce e passare al 3–5–2 vecchia scuola, perché fare i fighi va bene, ma quando c’è da difendere si difende e zitti. Ecco, a proposito di difendersi e zitti, vediamo cosa ci propone per il 6 giugno il vecchio Max.

L’imprecisione del Real

L’importanza di “centrare lo specchio”

Bisogna dare al Real Madrid di averci provato: nel corso dei 90° ha concluso verso la porta di Buffon 23 volte (una ogni quattro minuti), statistica che risalta l’atteggiamento ultra offensivo tenuto dalla squadra di Ancelotti (atteggiamento già chiaro dalla scelta di usare due trequartisti e un palleggiatore nei tre di centrocampo). Di questi 23 tiri, 4 sono stati respinti dai difensori della Juventus, 4 sono stati parati da Buffon, 1 è il gol di Cristiano Ronaldo e 14 sono i tiri fuori dallo specchio.
14 tiri fuori dallo specchio sono un numero molto alto, il più alto del Real quest’anno e, anche se sembra l’esatto contrario, anche da questa statistica possiamo richiamare la validità della prestazione difensiva della Juventus: quasi tutti i tiri, infatti, sono stati tiri contestati.

La difesa della Juve

In questa edizione della Champions League di Difese con la “D” non se ne sono viste, e le squadre che sono riuscite a proporre un zizì di organizzazione difensiva hanno superato le proprie possibilità: si pensi al Monaco arrivato ai quarti. Che la Juve difendesse bene lo si sospettava, ma per averne la conferma bisognava attendere la prova del Real, perché fino a questo punto il pacchetto arretrato di Allegri aveva dovuto fare i conti alle brutte con un Reus non al massimo della condizione, con un Martial incisivo ma ancora acerbo e poco, pochissimo altro. Contro Cristiano Ronaldo e compagnia la situazione è stata sicuramente diversa, e ad essere onesti le occasioni il Real le ha avute, che poi invece di trasformarsi in tiri in porta propriamente detti, siano stati tiri di pochissimo fuori, questo non ne sminuisce la pericolosità. Merito della Juve è stato certamente quello di difendere realmente da squadra: non è capitato mai che un giocatore della Juve si sia ritrovato uno-contro-uno nelle zone calde dell’attacco madridista, nonostante il pallone cambiasse lato a una velocità pazzesca grazie soprattutto ai piedi incantati di Toni Kroos. Sulla sinistra Marchisio, Licht e Vidal erano sempre in superiorità contro Marcelo e uno tra James e Ronaldo che si defilava, sulla destra Carvajal ha spinto poco, ma Bale e in certi casi Isco avevano sempre addosso il fiato di Evra e Pogba e…Vidal(ma come Vidal? Sì Vidal). Per difendere sul trio da 114 gol in stagione collaborazione, organizzazione, attenzione ed intensità difensiva potrebbero non bastare, certo senza queste la partita non si può nemmeno cominciare.

L’onestà intellettuale di Tevez

Tevez può stare a girovagare per il campo per 95 minuti a non lisciare un pallone nemmeno per sbaglio ed essere comunque fondamentale per questa squadra. Fa parte di quella percentuale di DNA contiano che è rimasto, e menomale, nella Juventus di Allegri. Abbina al furore agonistico per cui non lascia mai una giocata difensiva comoda a chi lo marca quell’astuzia e intuitività del barrio, ma del barrio per davvero, non per retorica calcistica, con cui compie sempre la scelta più stronza da controbattere per qualsivoglia difesa. Carlitos al Bernabeu si è messo sulle linee di passaggio, è venuto incontro per offrire possibilità di uscita al pallone, si è sbattuto negli ultimi minuti quando era evidentemente in debito di ossigeno. A uno così, il fatto di non essere riuscito a tirare in porta glielo si perdona facile.

Una scarrellata di gif da portare in valigia

Un giorno Buffon dovrà spiegarci chi è che gli da tutti questi consigli sui rigori, ma anche perché non li segue. «Che dici, centrale? Ok ok.»

Nelle sue gif di questo articolo è racchiuso il significato di Vidal in questo doppio turno di semifinale. Noi ve l’avevamo detto che sarebbe stato importante, e Vidal si è ridimostrato il cane del centrocampo che era, alzando la pressione, tornando a difendere e facendo delle scivolate ignorantissime che fatte da qualsiasi altro giocatore avrebbero portato ad una serie di catastrofi e brutte parole dimenticate, tipo Cthulhu però più volgari.

Poi, quando si spinge davanti, fa le cose giuste anche lì (volevo scrivere “le cose belle”, ma Vidal mi sa che sta nei giusti più che nei belli): il campanile per l’assist di Pogba a Morata è suo, così come il passaggio per il tiro (invero prevedibilino) di Marchisio che è stato fermato da un super Casillas.

Per la cronaca, questa è la reazione di Allegri e credo di una buona percentuale di persone davanti alla televisione in seguito a quella parata di Casillas.

Lo stesso Casillas in questa partita ha mostrato tutte le sue facce: da gran portiere d’esperienza ad inguaribile cazzaro (o forse quelli siamo noi e lui oggi sta meglio di noi).

Articolo a cura di Marco D’Ottavi, Mattia Pianezzi, Matteo Serra

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