Antonio Vacca e la ricerca del senso

Crampi Sportivi
Crampi Sportivi
Published in
2 min readFeb 4, 2016

Quando si parla di sport, deve sempre ronzare nelle orecchie -come l’acufene post-otite di stagione-, il mantra di John McEnroe “You can’t be serious”.
Però.
C’è un nuovo personaggio sconosciuto che ha ottenuto la sua settimana di gloria diventando idolo per tutto il mondo web del “calcio ignorante”: Antonio Vacca
Idolo senza che nessuno abbia idea di come giochi. Un concentrato di narcisismo, arroganza, strafottenza e noncuranza.

Vacca è centrocampista del Foggia, le dichiarazioni che hanno sublimato i pensieri degli appassionati calciofili sono avvenute dopo la partita tra la sua squadra attuale e il Benevento, sua ex squadra.
Mica ce l’ho con Vacca, ci mancherebbe. È un ragazzo del ’90, “so’ ragazzi” .
E però.
Vacca si permette di invitare un giornalista ad abbandonare la conferenza stampa, un po’ alla Donald Trump.

Si vanta di aver “preso per il culo gli avversari” del Benevento col gioco scintillante del suo Foggia. Magari è anche vero, e però.
Non si riesce a transigere quando si sente proferire la formula zenit della retorica nonsense di stampo calcistico, “essere un professionista”.

Che diavolo significa essere un professionista? È un tema che mi ha sempre lacerato l’animo. Avere una partita Iva o avere una vita da sportivo che garantisce un regime esistenziale autarchico è un privilegio umanistico?
Sarà perché provo naturale buona predisposizione e pizzico di invidia per chi ha il coraggio di vivere “alla giornata” cavalcando tutte le onde della potenzialità.
Ma non è questo il punto. Il punto è tracciare quale sia lo stato umano nel mondo del calcio. Essere uomo. Mancini ha appena scazzato con Sarri.

Il tema è universale. Lo spettacolo calcistico, evoluzione della caccia ancestrale dei primitivi con tutto il simbolismo del mondo delle tribù, è fenomeno dove si rendono evidenti i modelli archetipici della specie. Talento, fama, soldi, tatoo, macchinoni, agonismo, successo. In una parola, David Beckham. Ma anche Bobo Vieri. Ve lo ricordate Bobo che sbraita contro i giornalisti italiani agli Europei di Portogallo?

Ecco. Di fronte a tutto ciò viene spontaneo apprezzare il lato comico, cazzaro, esoterico del calcio, però una domandina di senso proverei a buttarla lì, rivolta a tutti quelli che ora inneggiano a Vacca. Che va bene, fa ridere, come un titolo/gioco di parole della Gazza sul medesimo giocatore.

E però.

Francesco Carabelli — Da bambino studiavo a memoria almanacchi coi risultati sportivi tra lo sconcerto e le reprimenda della famiglia. Tutto il resto della vita è così condanna a provare di giustificare quella sciocca passione infantile. Penso e scrivo per radio, tv e web (ma nessuno dei tre se ne prende assume mai la responsabilità).

--

--