Apologia della neve

Luigi Di Maso
Crampi Sportivi
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6 min readFeb 8, 2018

Venerdì 9 febbraio si aprirà il sipario sull’edizione numero 23 dei Giochi Olimpici Invernali, a Pyeongchang. Per la seconda volta nella storia, le Olimpiadi tornano in Corea del Sud, dopo l’edizione disputata a Seul nell’estate del 1988.

Scindiamo per un attimo l’idea di Olimpiade dalla mitologia delle imprese sportive e andiamo a ripercorrere alcuni antefatti che ci aiuteranno ad avere una percezione maggiore di ciò che osserveremo in televisione per i prossimi 16 giorni.

Cosa rappresenta per te l’Olimpiade? Probabilmente coesione (tra nazioni), valori (sportivi) e attenzione a sport (quelli invernali) che godono di una ribalta mediatica minore durante la stagione sortiva.

In gran parte è e può essere anche questo, ma scavando nella storia della grande manifestazione, scopriamo intrecci interessanti tra politica, interessi e diplomazia di fine ‘800. La storia della nascita delle Olimpiadi Invernali vede coinvolto un pezzo non indifferente di Italia e una relazione con la guerra. Un mix che suona insolito alle orecchie e alla percezione di molti.

Andiamo per gradi.

C’è un italiano alle origini dell’idea, forse

Il primo a proporre un’idea simile a quelle che oggi sono le Olimpiadi Invernali è stato Victor Guastaf Balck, membro del CIO all’inizio del ‘900. Balck era un gran portatore di interesse all’epoca, perché oltre alla sua carica all’interno del comitato, divenne anche fondatore dei Giochi Nordici (1901).

La cosa curiosa è che proprio Pierre de Coubertin (“L’importante non è vincere, ma partecipare”) si oppose all’idea, definendo questo tipo di discipline come sport di nicchia e che quindi non avrebbero scatenato interesse nel pubblico. Un po’ come nel 2008, quando dissi a un amico che Facebook era destinato a durare poco.

A tamponare l’idea ci fu soprattutto il conte italiano Eugenio Brunetta d’Usseaux. Un gran dirigente politico dell’epoca, primo italiano a rivestire la carica di segretario generale del Comitato Olimpico Internazionale. Brunetta propose al CIO con insistenza di inserire una settimana di sport invernali durante le Olimpiadi estive di Stoccolma 1912.

Le prime Olimpiadi invernali, a Chamonix nel 1924.

Nulla da fare. Arrivati a quel punto, Balck — già scottato da una prima bocciatura della proposta, ma interessato a quel mondo — non voleva che i “nuovi” giochi invernali ostacolassero la promozione e l’espansione dei Giochi Nordici da lui ideati. Possiamo immaginare che Pierre de Coubertin optò per l’arte della diplomazia fino ai Giochi del 1916, quando ci fu il ritorno di fiamma dell’idea.

Olimpiade invernale tra guerra e pace

I Giochi del 1916 potevano essere il palcoscenico dei primi giochi con sport invernali. La sede dei giochi designata era Berlino, ma il 1916 e la città tedesca fecero rima con una première eloquente: la Prima Guerra Mondiale. Addio così ai Giochi e agli sport invernali.

Il paradosso delle Olimpiadi, la manifestazione che instaurò l’affascinante tregua olimpica.

Le “mani ferme” rappresentavano il principio secondo cui tutte le inimicizie aperte nel periodo delle Olimpiadi, dovevano cessare. Atleti e spettatori che dovevano partecipare alle attività di Olimpia, godevano una sorta di immunità. Un concetto di purezza della pace rivolto soprattutto agli abitanti di Elis, città della Grecia di quell’epoca quasi sempre in conflitto con Pisa (non quella della Torre, ma località vicina ad Olimpia).

Parliamo di secoli fa, ma l’idea della Tregua Olimpica è stata ripresa dal 1992: in ogni Olimpiade il CIO chiede alla comunità internazionale, appoggiandosi al supporto dell’ONU) di rispettare la tregua.

Verso Pyeongchang: diamo i numeri

Come scritto nelle prime righe, questa del 2018 sarà la seconda Olimpiade invernale ospitata da una città della Corea del Sud. Pyeongchang ha ottenuto la candidatura con 63 voti, alla prima votazione assoluta. Le altre candidate erano Annecy (7 voti) e Monaco di Baviera (25 voti).

La città sud-coreana andò vicino all’assegnazione dell’Olimpiade già nel 2014, quando giunse alla seconda votazione, cedendo il passo a Sochi (51 voti contro 47). Quella russa rappresenta anche l’edizione più costosa della storia, con una spesa stimata a 51 miliardi di dollari.

In quelle Olimpiadi la spedizione azzurra era composta da 113 atleti, un numero non indifferente ma comunque inferiore alla spedizione di quest’anno. A Pyeongchang infatti saremo rappresentati da 123 atleti, più di Francia, Spagna e Norvegia ad esempio.

Dopo una lunga antifona sulla parte storica e un accenno ai numeri delle ultime due edizioni, prepariamoci a un’antologia di storie che vi aiuteranno a vantarvi al bar tra amici o sul divano olimpico.

Lillehammer 1994: l’Olimpiade “sfalsata” e del complotto

Quella del 1994 in Norvegia fu un’Olimpiade molto memorabile per certi versi. L’Italia se la cavò egregiamente con 20 medaglie e sette ori, meglio degli Stati Uniti e quarto posto nel medagliere.

Quella di Lillehammer è anche la prima Olimpiade “sfalsata”. L’unica edizione disputata a due anni di distanza da un’altra edizione, quella precedente di Albertville. La scelta del CIO è quella di separare la kermesse invernale da quella estiva e disputarla d’ora in avanti negli anni pari.

Ad alcuni amorevoli lettori di questo articolo, i nomi delle pattinatrici Nancy Kerrigan e Tonya Harding possono non dire nulla. Ma poco prima dell’inizio dei giochi, le due statunitensi, furono protagoniste di un episodio da serie tv in stile stelle e strisce.

La Kerrigan un mese prima della kermesse fu colpita al ginocchio da un individuo identificato successivamente. Si scopre che l’uomo è il marito di Tonya Harding, compagna di squadra dell’atleta colpita. Il marito della Harding confessò di aver compiuto il gesto per favorire la moglie, praticamente invidiosa del maggior successo della Kerrigan.

Dopo un recupero in tempi record, la Kerrigan partecipa all’Olimpiade di Lillehammer e al programma corto olimpico trionfa con un oro, mentre la Harding quasi per giustizia divina finirà al decimo posto. Poco dopo quest’ultima fu radiata dalle competizioni.

Se in tre settimane vedeste Margot Robbie sorridere agli Oscar, è perché è stato recentemente realizzato un film sulla vicenda con la Robbie nella parte di Tonya Harding.

A detta dei media e addetti ai lavori di ogni genere, Lillehammer viene ancora definita una delle edizioni più interessanti e ben organizzate della storia dei giochi.

Anders Haugen: date una medaglia a quell’uomo

Siamo a Chamonix nel 1924, durante la prima edizione delle Olimpiadi Invernali. La prima edizione in assoluto, praticamente 94 anni fa, non poteva che coincidere con l’episodio più macchiettistico dei giochi con la neve.

Nel salto speciale trionfa il norvegese Jacob Thams. Fin qui nulla di strano per un atleta dato per favorito, ma il punto di non ritorno è sul gradino basso del podio. A guadagnarsi il bronzo è un altro norvegese, Thorleif Haug. Anche fin qui nulla di strano, fino a quando i giudici non si accorgono di aver compiuto uno svarione. Errore di calcolo olimpico. La medaglia di bronzo in realtà sarebbe dovuta andare a uno col cognome quasi uguale a quello di Haug, ovvero al quasi omonimo Anders Haugen, anche lui di origini norvegesi, ma naturalizzato americano.

Troppe similitudini che manco Blu Notte di Lucarelli.

La medaglia arriverà poi a Haugen, ma sapete quando? Durante una cerimonia ad Oslo ma solo nel 1974, 50 anni dopo.

La Federazione del Togo ti ha inviato un messaggio su Facebook

A Sochi 2014, la porta bandiera del Togo fu Mathilde-Amivi Petitjean. Atleta molto giovane classe 1994, che ha vissuto gran parte della sua vita in Francia, dove ha imparato a sciare. Precisamente nel “dipartimento” (il corrispettivo delle provincie italiane) di Haute-Savoie. Lo stesso luogo dove ha ricevuto la convocazione dal Togo.

A volte in comunicazione non è importante il messaggio, ma la forma. Ecco per esempio, Mathilde è stata contattata dalla federazione con un messaggio su Facebook.

Quando sulla presenza di una persona ci puoi scommettere

Kwame Nkrumah-Acheampong è un personaggio molto interessante: è stato il primo atleta africano di colore ad aver partecipato ad una competizione di sci internazionale. È stato anche il primo ghanese a partecipare alle Olimpiadi Invernali.

Un uomo fatto per segnare primati. La sua edizione è quella di Vancouver 2010, competizione in cui partecipò con una tuta che cromaticamente ricordava la savana. Il “Leopardo della neve” ricevette dalla federazione ghanese solo un contributo parziale, che permetteva solo a lui di partecipare alla kermesse canadese, staff escluso. Quando l’agenzia di scommesse Paddy Power venne a conoscenza della storia, decise di brandizzare e quindi finanziare la spedizione del suo manager, del fisioterapista e dell’allenatore.

Una di quelle storie che a tratti commuovono e a tratti dividono il web.

Pyeongchang 2018

Nell’imminente Olimpiade di Pyeongchang, la Corea del Nord e quella del Sud sfileranno sotto la stessa bandiera durante la cerimonia di apertura. Volontà di distensione in un periodo politico pesante come un macigno.

La nostra bandiera invece, sarà rappresentata da Arianna Fontana, pattinatrice di short track.

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Luigi Di Maso
Crampi Sportivi

Un pugliese che vive a Firenze, organizza le Olimpiadi Universitarie della città e si occupa di comunicazione web. Caporedattore per Crampi Sportivi.