Barbershop Conversation — Conference Finals Edition

Crampi Sportivi
Crampi Sportivi
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12 min readMay 17, 2016

Questa notte sono iniziate le Conference Finals in NBA: non vi spoleiriamo nulla, perciò atteniamoci al fatto che a Ovest sarà Golden State-Oklahoma, mentre a Est l’armata Cavs di LeBron proverà ad ammazzare i sogni di gloria di Toronto, alla prima finale a Est della loro storia. Con la nostra redazione basket ci siamo seduti a parlare del più e del meno di questa folle appendice dei playoff NBA.

1. Partiamo dal trauma principale: gli Spurs di Pop, una squadra da 67–15 in regular season, sono fuori. Come lo spieghiamo?

Andrea Centenari

Il principale fautore del sorprendente 4–2 dei Thunder sugli Spurs è stato coach Billy Donovan, che al cospetto di una divinità come Gregg Popovich ha imbastito un piano-partita eccellente, portando accorgimenti tattici in corsa dopo la pesante sconfitta di gara-1. Per stessa ammissione dei giocatori di San Antonio, Durant e compagni sono arrivati preparatissimi per contrastare i giochi disegnati da Pop, che dal canto suo non ha saputo trovare alternative. L’arma principale è stata l’utilizzo simultaneo di due lunghi a scelta tra Kanter, Ibaka e Adams, che hanno distrutto a suon di rimbalzi offensivi ed intensità la front line degli Spurs (soprattutto i veterani Duncan e West).

La solita grande circolazione di palla di San Antonio non si è vista con la usuale frequenza, risentendo dei troppi isolamenti per Aldridge e Leonard. Anche la panchina degli Spurs non ha avuto il consueto impatto: il nuovo acquisto David West è stato quasi del tutto inesistente mentre la vecchia guardia — Ginobili, Mills e Diaw — non è riuscita a fornire il cambio di passo delle ultime stagioni, uscendo dalla panchina. Poi, vabbè, ci sarebbero anche quei due fenomeni di Durant e Westbrook, un duo da 50/60 punti complessivi a partita…

Alessandro Corsaro

Da tifoso Spurs il trauma principale è la definitiva fine di un’era che mi ha cresciuto, da poppante a uomo con la barba, sempre con la 21 sulla schiena. Posso però assicurare che è stata una sorpresa relativa: conoscendo i miei polli, si poteva ipotizzare una serie difficilissima con OKC (squadra che anche in regular season SA ha sofferto e non poco). La regular season degli Spurs di quest’anno è stata abbastanza “bugiarda”, frutto di un calendario favorevolissimo nei momenti topici che ha permesso rotazioni ampissime a Pop e soci. Nei playoff le rotazioni si riducono drasticamente e la legge del secondo quintetto (SA ha forse la migliore panchina dell’NBA) diventa meno determinante.

Anche il primo turno con mezza Memphis non poteva essere una prova del nove per gli speroni, che hanno comunque dimostrato in alcuni frangenti un gioco poco fluido e a tratti insicuro, lontano anni luce da quello del 2014, ma anche da quello dell’anno scorso. Troppi isolamenti per Aldridge e Kawhi hanno portato a un relativo coinvolgimento offensivo degli altri compagni di squadra, che non sono mai entrati in ritmo. Se ci si aggiunge la devastante fisicità di OKC che non poteva essere contrastata dal solo Leonard, il gioco è fatto.

Sebastiano Bucci

C’è un antico metodo di tortura cinese: no, non sto parlando del mio tifo per i Philadelphia 76ers che mi porta a passare notti insonni a sperare di vedere mai in campo Embiid (gli altri redattori fanno segni impazienti con le mani come per non cincischiare). In sostanza è quello attraverso il quale si colpisce ripetutamente per un lasso interminabile del tempo la fronte con una goccia d’acqua. Prima di provarlo con i vostri amici in spiaggia, occhio. A lungo andare provoca un forte disagio psicofisico. In sostanza, logora. Ho provato questa sensazione vedendo larghi tratti della serie tra OKC e San Antonio. Solo che al posto della goccia Ibaka, Adams e compagnia cantante usavano un martello pneumatico sotto forma di rimbalzi offensivi. Son stato male quasi fisicamente, ma questa è un altra storia, legata a lettini da psicanalista, Duncan che si ritira senza Farewell Tour e fazzoletti umidi sotto al mio. Poi se il close-out lo chiudi con Robertson da 14 punti è scritto che passi.

Leonard bullizzato a Oklahoma.

Matteo Confalonieri

Due concetti stanno alla base della sconfitta: l’età media del roster (se escludiamo Leonard e Anderson, è 33.5) e avere il sig. Popovich in panchina. Sono anni che diciamo “questo è l’ultimo” riguardo tre argomenti: Di Natale, Toni e i San Antonio Spurs. Purtroppo quest’anno è stato davvero l’ultimo di tutti e tre.

In particolare è stato l’ultimo di “quei” San Antonio Spurs, quelli fondati sul QI elevatissimo della maggior parte dei giocatori, quelli del gioco incredibilmente fluido, quelli del “vinco le partite col secondo quintetto”, e chi più ne ha più ne metta. Era fisiologica questa fine ed è stata molto sensato che ciò avvenisse contro una squadra che fa dell’energia e della forza fisica la sua unica arma vincente. Un conto è giocarne 82 con l’aggressività tipica della regular season, un conto è dover vincere serie ai playoff contro gente che corre il triplo e salta il doppio. Quest’anno era lo step iniziale del passaggio dall’era Duncan-Parker-Ginobili a quella Leonard-Aldridge-X (dove X arriverà credo proprio quest’estate…) e l’anno prossimo sarà il secondo step. Nessun team in nessuno sport riesce a fare transizioni di ere, vincendo 67 partite su 82. Forse per questo pensavamo ancora che questi Spurs potessero giocarsi l’anello, ma stiamo comunque assistendo a una transizione, che in genere coincide con un picco negativo. In più, in panchina non c’è un allenatore qualunque, c’è Pop, che è legato a filo doppio e forse triplo, al signore delle Isole Vergini (e a quello da Bahia Blanca…). Credo che nella sua scala di valori, il rispetto e la riconoscenza vengano prima del culto della vittoria. Sono sicuro che lui fosse il primo a pensare che col quintetto piccolo, poteva giocarsela ad armi pari con OKC, ma questo avrebbe comportato far uscire di scena quasi completamente il 21.

Pop è Pop, prendere o lasciare. Io prenderei sempre.

https://www.youtube.com/watch?v=cU0ucdn_00Q

Dopo quella gara-1, un pronostico del genere non lo avrebbe azzeccato davvero nessuno a dirla tutta, quindi è innegabile che sia sorprendente come risultato. Più che altro perché è la prima volta negli ultimi 3–4 anni in cui gli Oklahoma City Thunder trionfano grazie a un preciso schema tattico che evidentemente Scott Brooks non era mai stato in grado di dare. Ibaka, Kanter e soprattutto Adams si sono impostati in modo straordinario, non solo mettendo in evidenza i limiti di LaMarcus Aldridge, ma mettendo in difficoltà anche la front line di San Antonio, inabile a imporsi fisicamente per motivi che tutti immaginiamo. Pensare che l’era di Duncan & Co. sia finita è legittimo, pensare che gli Spurs non torneranno comunque a questi livelli il prossimo anno, non lo è affatto.

2. OKC è alla terza finale di Conference, ma che chances hanno contro QUESTI Warriors?

AnC: Le partite finora disputate dai Warriors in questi playoffs mi hanno fatto spesso esclamare: «Questi chi cazzo li batte?!». Contro le loro soluzioni offensive sembra non esserci rimedio. Tutti i componenti del roster a partire da Curry fino ad arrivare a Maurice Speights sanno rendersi pericolosi nell’ormai sempre più rodato sistema di gioco di coach Kerr. Come se non bastasse, nel caso le cose non dovessero andare come sperato, ci sono sempre Curry e Thompson pronti a trovare canestri ai limiti delle possibilità umane. Credo che le speranze per OKC siano davvero poche… dico 4–2 Warriors con la speranza di assistere a partite spettacolari come già viste in regular season tra queste due squadre.

https://www.youtube.com/watch?v=8pblZS6mry0

AlC: Le chances sono quelle di portare la serie più avanti possibile, nulla più a mio avviso. Non vedo come OKC possa passare il turno con GS. Mi aspetto almeno un paio di partite tiratissime con Durant oltre i 40 e Westrbook in media tripla doppia; il problema dei Thunder saranno sempre quei cinque-sei minuti di totale catalessi difensiva, costante del loro gioco. A questi livelli, con GS dall’altra parte, anche solo un paio di minuti di pausa porterebbero a parziali devastanti non più recuperabili. OKC deve cercare di cambiare sui pick and roll in maniera forsennata, controllare i tabelloni (così come ha fatto con i SAS) e levare ritmo e togliere mentalmente dalla partite (e dalla serie) Draymond Green. Steven Adams, a te l’onore.

SB: Obiettivamente Golden State ha tutto per non soffrire, ma è vera una realtà incontrovertibile. I Thunder sono in missione e all’ultima recita prima di far quadrare i conti in estate. Do per scontato che questa squadra riparta da Westbrook: per quanto Durant sia un giocatore meraviglioso, la serie contro gli Spurs ha fatto vedere chi è l’uomo che trasuda più swag e leadership del mondo. Quella una versione di Obama mixata con l’underground rap più sporco da playground chiamata Russell Westbrook. Il cervello direbbe 4–1, però il cuore vuole palla in mano a Russ a sette secondi dalla fine di gara sette, Adams sotto che combatte come Godzilla contro King Kong Draymond Green e K.D. che dall’isolamento esce libero dagli angoli.

MC: Ne hanno tantissime, MA gira tutto intorno a Westbrook, questa volta più che mai. Se ha intenzione di difendere, allora OKC si gioca la finale NBA; altrimenti non ci sono speranze. Se cercherà di far diventare una guerra 5vs5 e non un duello singolo, facendo almeno ribaltare un lato all’attacco di OKC, allora sì che avremo una serie. Il quintetto con Ibaka da 5 può annullare la superiorità del quintetto Small Ball dei Warriors, quello che uccide ogni partita. Invece, il “quintettone” con cinque giocatori sopra i 2 metri, con Ibaka da 4, può fare veramente male dal punto di vista atletico. Certo, la rotazione di OKC non è nemmeno paragonabile a quella lunghissima di GSW e per questo molto dipenderà dai vari Barnes, Iggy, Barbosa, etc… Saranno partite ai 110–120, Durant ne vincerà una da solo, Steph ne vincerà (almeno) una da solo, il resto è da scrivere. Penna in mano a Russ, vediamo se viene fuori un romanzo d’autore o un libro alla Fabio Volo.

MG: Ecco, questa forse è la domanda più facile da sbagliare, diciamo intanto che tutti ci aspettiamo una serie che ci porti almeno a gara-6, a punteggio altissimo, a numero di possessi altrettanto alto. Quindi le aspettative verso la serie sono alte e per sillogismo ci si aspetta tanto da OKC, che a mio modo di vedere ha le carte per mettere in difficoltà GSW… potrei dire che sarà una serie decisa molto negli ultimi possessi delle partite. Vedo comunque meglio Golden State Warriors per la profondità del roster e per la varietà di quintetti che può proporre. Occhio agli eventuali problemi fisici comunque (ehehehehe).

3. Steph Curry sembra esser tornato più forte di prima e ha vinto il secondo titolo consecutivo da MVP, primo in assoluto con votazione unanime: giusto così?

AnC: Decisamente meritato, non ci sono dubbi: quest’anno NBA è sinonimo di Steph Curry.

AlC: Giusto che abbia vinto, anche se il mio MVP è stato Kahwi. Più che unanimità si dovrebbe parlare di inevitabilità. Per il record di vittorie dei Bulls da battere o per uno stile di pallacanestro che non concede altre soluzioni, Curry ha giocato ai mille all’ora tutta la stagione regolare nella maniera in cui sappiamo tutti. Oggettivamente non c’è stata nessuna altra superstar NBA che abbia avuto la sua costanza di rendimento e i suoi numeri, anche per una scelta oculata di preservarsi per i playoff. Visto che è l’anno dei record ci può stare anche questo, anche se sono in parte d’accordo con il mai polemico Charles Barkley.

SB: Unanimità non fa troppo rima con democrazia. Nella Cavriago di Steph Curry il Pci della Baia ha preso il 100%, senza lasciare manco le briciole del 6% ai restanti. Dissento totalmente con McGrady che ha definito “watered-down” la Nba dopo questa nomina. Invece di un tranquillo e melmoso mare liofilizzato, l’Nba attuale assomiglia a uno showpark estroso, dove l’attrazione è la foca con il 30 che riesce a piazzare crossover e altre leccornie da far felici grandi e piccini.

MC: Ma è davvero una domanda? Cioè, qualcuno ha dubbi?

https://www.youtube.com/watch?v=quPuiqAte68

MG: Sì, è giusto così. Non soltanto per le indubbie qualità del giocatore ma anche soprattutto per aver dimostrato di essere l’uomo indispensabile alla propria squadra per vincere; tante e troppe le dimostrazioni di essere quello che porta la W a casa. Poi alla NBA serviva terribilmente un antagonista valido per LeBron, dato che evidentemente Kevin Durant non è stato all’altezza di tale ruolo negli anni passati: ecco anche da cosa nasce la votazione unanime.

4. Passando a Est, i Cavs sembrano esser uniti e forti come non mai, specie dopo i due 4–0 contro Detroit e Atlanta. Anche il loro terzo titolo di Conference è scontato?

AlC: Decisamente scontato. I Cavs hanno giocato i primi due turni di playoff in terza marcia. Hanno finalmente trovato un’identità offensiva con un Lebron che si è sempre limitato a fare un eccellente ma semplice compitino e con una difesa che non ha mai dovuto mostrare le proprie devastanti potenzialità. Devono ancora essere seriamente testati in una gara punto a punto sotto pressione, ma temo che la cosa possa accadere solo alle Finals, non prima.

SB: Il record dei Cavs con Lebron, Irving, e Love in campo è 66–13, Ai playoff non hanno MAI perso. Lo faranno con i Raptors, quattro volte? No.

MC: SOLO il loro terzo titolo è scontato. Sono di un altro pianeta, a prescindere dal doppio 4–0. Certo queste 8 vittorie, per la qualità con cui sono arrivate, non hanno fatto altro che cementare il gruppo e dare una direzione univoca alla corsa dei diversi attori protagonisti, ma penso che per la finalista ad Est non ci fosse alcun dubbio già dalla prima palla a due della regular season.

MG: Secondo me non abbiamo ancora apprezzato totalmente i veri Cavs da quando LeBron è tornato in Ohio: l’anno scorso per le assenze di giocatori chiave della franchigia, quest’anno invece perché i Cavaliers non hanno ancora dovuto affrontare un avversario alla loro altezza. E’ indubbio che questa versione della squadra è la più convincente vista finora. La classe media dell’Eastern Conference è migliorata (anche se bisogna considerare che all’exploit degli Hornets è corrisposta la debacle di Washington), ma ancora non c’è una franchigia che possa ambire al titolo di Conference quanto questi Cavs.

https://www.youtube.com/watch?v=UE0FuTP5moI

5. Dopo 14 partite contro le appena 8 di Cleveland, se e quanto i Raptors saranno degli avversari temibili?

AnC: I Raptors non sono ancora riusciti a convincermi appieno in questi playoffs. Troppo confusionari e prevedibili in attacco con il duo Lowry-DeRozan che si prende, spesso forzando, circa l’80% dei tiri (andando a occhio). Le fortune dei Raptors dipendono dalle loro percentuali di tiro e dalle loro scelte in attacco, come si è già visto nelle serie con Pacers e Heat. A maggior ragione dopo due serie così estenuanti, chiuse entrambe in gara-7, la stanchezza potrebbe giocare un ruolo fondamentale con i Cavs, reduci da due comodi 4–0. DeMarre Carroll è l’unico che può marcare (e provare a contrastare) Lebron James, Byiombo si è rivelato un fattore inaspettato per Toronto portando tanti rimbalzi, tante stoppate e, sorpresa, andando spesso in doppia cifra di punti, stante l’assenza per infortunio di Valanciunas.

AlC: Il sogno è quello di vedere una squadra canadese vincere il titolo NBA in barba a God Bless America e The Star Spangeld Bananner. Va da sé che i Raptors nel mio mondo di unicorni e pensioni a 50 anni dovranno essere temibili non solo per i Cavs, ma anche e soprattutto per GSW. Tornando sulla terra, Toronto non ha i mezzi per poter impensierire Cleveland che se dovesse decidere di difende come sa, lascerebbe solo le briciole ai canadesi. Nella metà campo offensiva i Raptors giocano un attacco troppo monocorde con l’esasperazione all’ennesima potenza dell’isolamento Lowry/DeRozan. che avranno le mani piene a difendere su Irving e soci e che dopo due gare-7 di fila arriveranno non lucidissimi alle sfide con Cleveland. Carroll e la sua difesa su LBJ (che se non ci fosse la necessità continuerà a viaggiare con il pilota automatico) non sarà sufficiente ad arginare lo strapotere Cavs. Se potevano essere competitivi sotto i tabelloni, l’assenza del lituano svia ogni ulteriore dubbio sull’esito della serie. 4–1 Cavs con vittoria a Toronto per i Raptors per fare contento Drake.

MC: Non c’è proprio storia. Ripeto quanto detto prima: neanche se i Raptors fossero freschissimi e i Cavs arrivassero da innumerevoli back-to-back-to-back, ci sarebbe storia. Sì, sto andando incontro alla più entusiasmante figuraccia con questa previsione così a senso unico, ma davvero non vedo alcun tavolo su cui Toronto abbia carte vincenti. Poteva essere Valanciunas? Non c’è. Può essere Lowry, perché Irving non difende? Va bene, Lowry potrebbe fare male ai Cavs, ma può vincerla da solo contro Miami derelitta causa infortuni, non credo contro Cleveland al completo. Certo, esistono gli infortuni, ma ovviamente sono variabili che non possiamo mettere in una previsione.

MG: Non molto, i Raptors sono andati a qualche possesso dal perdere la serie contro Indiana ed hanno mostrato dei difetti abbastanza gravi. C’è stato un momento durante gara-7 di domenica (partita secondo me più persa dagli Heat che vinta dai Raptors) in cui sui 62 punti dei Raptors più di 40 erano stati messi a referto dal duo Lowry — DeRozan con il primo che ha dispensato anche un buon numero di assist ed il secondo che ha scollinato i 30 tiri provati nei 48 minuti minuti finali della serie. I Raptors hanno sviluppato una dipendenza assurda da questi due giocatori mentre i Cavs sono un altro tipo di squadra, attivi in entrambe le metà campo e soprattutto, come detto, più riposata e con più frecce nella propria faretra. E’ un imperativo per i Cavaliers non portarla più avanti di gara-5.

Comunque i forzati di Lowry qualche risultato (folle) l’han portato.

6. Pronostico secco: ancora Cavs-GSW?

AnC: Concordo sulla finale Cavs-Warriors. Al momento sembra la finale più probabile e quella che sarebbe la più combattuta. Anche se una bella finale Cavs-Thunder non mi dispiacerebbe. Immaginate, invece cosa vorrebbe dire, anche per l’immagine e soprattutto per gli introiti della NBA, una finale Warriors-Raptors… con tutti quei bei promo e quei begli spot che solo la NBA è capace di imbastire, con Lebron contro DeRozan o con Irving contro Lowry… scenari apocalittici!

AlC: Canada Uber Alles.

SB: Si: Ma questo non toglie che solo grazie a Bismarck Biyombo e alla sua garra mi è tornata la voglia di tornare al basket.

MC: Sì, credo di si, ma con una non bassissima percentuale di sorpresa ad Ovest. Buona parte del risultato a Ovest dipenderà dalle prime due a San Francisco. Se i Warriors ne perdono una, potremmo doverci preparare a Lebron-KD…

MG: Sì. Così potrò lamentarmi per un altro anno di non aver ancora visto Kevin Durant con il Larry O’Brien in mano.

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