Barbershop Conversation — NBA 2016/17, Eastern Conference

Crampi Sportivi
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12 min readOct 25, 2016

La palla a due è vicina. Per altro, s’inizia col botto: la NBA inaugura la stagione 2016–17 con tre gare d’apertura, tra cui quelle che vedranno protagoniste i Warriors, gli Spurs e soprattutto i campioni uscenti, quei Cleveland Cavaliers che hanno scritto la storia e ora sperano di ripetersi dopo aver interrotto un digiuno lungo decenni per la città dell’Ohio. Una prima uscita che non sarà nemmeno delle più facili, visto che vedrà di fronte i rivoluzionati (e speranzosi) New York Knicks.

Nella seconda parte della nostra guida alla NBA, ci spostiamo proprio a Est, per vedere se tocca arrendersi alla superiorità dei Cavs e di LeBron James. O se, forse, abbiamo qualche speranza di vedere un upset da ricordare.

Cominciamo dalla parte meridionale dell’Oceano Atlantico, ovvero con la Southeast Division. Visto quanto successo quest’estate, le gerarchie precedenti potrebbero esser state sconvolte. Gli Heat hanno perso Wade dopo 13 anni, mentre gli Hawks han dovuto lasciar andare Horford verso Boston e scambiato Teague con Indiana. Aggiungiamoci che a Orlando è arrivato Vogel con Ibaka e Biyombo, che a Washington sperano di nuovo nella post-season con Scott Brooks in panchina e che Charlotte è cresciuta l’ultimo anno. Cosa ne ricaviamo?

Michele Garribba

Gli Heat hanno perso elementi fondamentali del loro roster: Wade, Deng, Johnson e la questione Bosh ancora senza soluzione. Il centro della squadra attualmente è Whiteside e il secondo giocatore più importante Dragic: stiamo parlando comunque di un 27enne e di un 30enne, ai quali sono stati affiancati giocatori di buone prospettive, ma nessun potenziale fenomeno. Forse gli Heat saranno soggetti a una ricostruzione molto lunga ed elaborata.

Wizards e Magic puntano a migliorare: a Washington è arrivato Brooks, che dovrà fare un lavoro psicologico molto delicato per consentire a Beal di rinascere e a Wall di sopportare il suo compagno. Intanto, dal mercato è arrivato Mahinmi, che può dare grande solidità a un reparto difensivo soggetto a molti blackout. I Magic, invece, hanno assunto Frank Vogel e gli hanno affiancato giocatori adatti alle sue caratteristiche come Serge Ibaka e Bismack Biyombo; tuttavia, l’acquisto di Jeff Green, uomo-incognita della lega, non garantisce sicurezze e coprire la partenza di Oladipo non sarà semplice, soprattutto considerando le lacune offensive che i Pacers hanno mostrato negli ultimi anni con Vogel. Anche in attacco, Orlando avrà non pochi problemi.

Gli Atlanta Hawks sono una delle squadre più affidabili della NBA e sono intervenuti dove ce n’era bisogno: i problemi a rimbalzo possono essere coperti da Howard, mentre è stato necessario separarsi da Horford. Non così facile, invece, sarà coprire l’assenza di Jeff Teague, che permetterà a Schroeder di acquisire meritato minutaggio ma lascerà un buco notevole nella frontcourt di Atlanta.

Gli Hornets, in ultima analisi, hanno posto fine al matrimonio con Al Jefferson, acquisendo un lungo con caratteristiche quasi opposte come Roy Hibbert. Kaminsky e Zeller reclamano spazio e meritano di giocare, mentre Hibbert può dare un contributo difensivo essenziale pur essendo un centro meno duttile degli altri due. L’attesa per il ritorno di MKG è tanta: la metà campo difensiva di Charlotte ha risentito della sua assenza e le aspettative su di lui sono molto alte: se dovesse riuscire a migliorare offensivamente, Charlotte potrebbe essere la vera sorpresa della Eastern Conference.

Matteo Confalonieri

Credo che la classifica finale sarà come quella della passata stagione. Una Division combattuta, ma una lotta a due tra Miami e Charlotte, con un gradino sotto Atlanta e Washington; Orlando sarà meno competitiva, nonostante Vogel e Ibaka. La costruzione dei Magic sembra casuale: tre lunghi di livello e poi Fournier-Payton titolari tra i piccoli? Dove vogliono andare in un basket che sta dimostrando di andare sempre più verso un quattro piccoli e un solo lungo?

Charlotte ha cambiato sostanzialmente solo il centro titolare, acquisendo Hibbert per Jefferson. Inoltre ha lasciato andare Jeremy Lin a Brooklyn, perdendo il secondo creatore di gioco della squadra dopo Kemba Walker. Li vedo, quindi, un po’ indeboliti come singoli, ma il collettivo era già in netto miglioramento verso la fine della scorsa stagione, per cui l’amalgama tra le varie punte può crescere ancora.

Washington è stata sedotta e abbandonata da Durant, rimanendo immobile durante l’estate e cambiando solo l’allenatore, per cui la competitività del team rimarrà pressoché la stessa e molto dipende dalle condizioni fisiche di Beal. Miami, invece, ha lasciato andare un Wade a fine carriera per consegnare la leadership della squadra a Dragic, coadiuvato dal costante miglioramento di Whiteside, sempre più dominante. Attorno a loro bisognerà monitorare la crescita dei giovani Richardson e Winslow, nonché la conferma ad alti livelli del neo-arrivato Waiters, Se Spoelstra saprà creare la giusta chimica, li vedo favoriti nella Southeast.

L’effetto Whiteside nel 2015–16.

Capitolo Atlanta? Mah, il ciclo è finito. Lassie è tornato a casa, ma serviva?

Roberto Gennari

Psicologicamente e da tifoso Heat, l’idea di vedere Wade con un’altra maglia mi distrugge, anche se Miami è più futuribile adesso che ha messo la parola fine sui Big Three. Dragic, Winslow e Whiteside sono tre ottime basi per il presente, poi si vedrà. Atlanta avrà l’enorme incognita del ritorno a casa di Howard: se dovesse andar bene, credo che non rimpiangeranno troppo Horford. Però complessivamente non vedo nessuno, in questa Division, che possa andare oltre le semifinali di Conference, allo stato attuale delle cose.

Paolo Stradaioli

Ne ricaviamo che la Division potrebbe ribaltarsi come un calzino. Wall e Beal sono pronti alla battaglia, mentre Scott Brooks è uno dei migliori allenatori nel modellare e unire le varie parti di una squadra. Poi magari per andare lontano servirà qualcun altro, ma i Wizards saranno competitivi da subito. A Orlando secondo me c’è uno dei progetti più interessanti dell’intero panorama NBA; se Vogel riesce a dare una dimensione perimetrale ad Aaron Gordon e implementa le opzioni offensive di Payton, sarà difficile per tutti vincere in Florida. Anche perché fate canestro voi con Ibaka e Biyombo a ridosso del ferro!

Gli Hornets si confermeranno sui livelli degli ultimi anni, anche se con il ritorno di Kidd-Gilchrist l’efficacia difensiva sarà migliore e il Beli potrebbe far comodo sugli scarichi di Walker. A Miami si rischia seriamente di tankare, ma Whiteside rimane uno dei centri più dominanti della lega, quindi vediamo se Spoelstra riuscirà a fare un piatto da stella Michelin con ingredienti di medio-bassa qualità. Gli Hawks invece si sono snaturati: con Howard e Schroder in campo, non vorrei essere nei panni degli altri tre che aspettano il pallone. Perché mi annoierei a morte. Detto ciò, rimangono comunque una squadra temibile con uno degli allenatori più preparati della lega, quindi i playoff sono d’obbligo. Tanto più in là non mi sento di spingermi.

Sempre che coach Bud non venga travolto un’altra volta a bordo campo.

Più su, invece, sembra una stagione decisiva quasi per tutte. I Celtics devono capire se possono essere i contender dei Cavs in quest’annata. I Raptors cercano di ripetersi, i Knicks ripartire una volta per tutte. I 76ers vanno col motto “Trust the process” (stavolta non scappano), mentre i Nets vengono dati come l’ultima ruota del carro 2016–17. Tutto giusto?

PS: Pensate che roba se a questi il processo riuscisse veramente?! Adesso hanno un playmaker con la P maiuscola (Chacho ❤), un possibile next big thing che ha smesso di usare Twitter (non scherziamo: al massimo ha un po’ diminuito) e sta dimostrando perché è stato scelto con la numero 3 due anni fa (Embiid). Quando Simmons tornerà, capiremo anche il perché è stato scelto prima di tutti quest’estate. Io sono troppo curioso di vedere cosa viene fuori, peccato solo che Hinkie non ci sia più.

Celtics e Raptors sono due realtà solide: se tutto va bene, arriveranno almeno in semifinale di Conference. Poi da lì a sfidare il Re è un attimo. A New York un tifoso imparziale (perché, ne esistono?) andrà più volentieri al Madison Square Garden, un po’ per la location, un po’ per l’hype immenso di Porzingis e un po’ perché vogliamo tutti bene a D-Rose e vedere i video del 2011 lascia un velo di malinconia che vorremmo scomparisse. Poi però ci si sveglia e temo che anche quest’anno i Knicks non faranno i playoff o comunque non supereranno il primo turno.

L’unico motivo per andare al Barclays Center invece sarebbe fotografare i capelli di Jeremy Lin che dopo una settimana saranno già cambiati e quindi quella foto diventerebbe subito un pezzo da collezione da portare al rettore di Harvard per sapere che ne pensa. Magari avremo anche un paio di mesi in cui a Brooklyn si serviranno Lin and tonic a ogni bar, ma per diventare una squadra credibile ancora ce ne vuole.

Un solo motivo per seguire i Nets quest’anno.

Andrea Centenari

Tutto giusto. I Celtics, oltre a essere in continua crescita sotto coach Brad Stevens, da quest’anno avranno anche un Al Horford in più nel motore. E non è poco, infortuni permettendo. Non credo molto in questi Raptors, specie per i limiti emersi negli scorsi playoffs, mentre voglio dare un’altra (ed ennesima) chance ai Knicks e a Derrick Rose. Per Sixers e Nets si tratta solo di armarsi di pallottoliere, in modo da contare accuratamente le sconfitte.

MC: Oh, finalmente i Celtics tornano al loro posto naturale: sono la forza numero 1 della Division per competenza del coach e per miglioramento di un roster già competitivo. Horford, Gerald Green e il rookie Jaylen Brown (che farà parlare di sé) danno ampiezza al gioco di Boston, l’unico punto debole della passata stagione. Se arrivano ai PO tutti sani, ne vedremo delle belle. Per vincere la Division se la dovranno vedere con i canadesi, che ormai sono stabili nei posti alti della Eastern.

Perchè? Boh, mi è incomprensibile. Sono brutti, con un brutto gioco, molto mid-range e poco tiro da 3. Sullinger aggiunge talento offensivo a un team molto difensivo, anche se bisognerà vedere quanto il recente infortunio lo terrà fuori. Se DeRozan e Lowry rimangono nel club All-Star anche quest’anno, Toronto se la giocherà fino alla fine.

Gli altri progetti, ovvero Knicks, Sixers e Nets? C’è una domanda di riserva? Al Madison, intorno al vero futuro uomo-franchigia, giocheranno una camionata di fine-carriera o post-operazioni, ma dal nome altisonante. Diciamo un mercato alla Milan degli ultimi anni: come potrà risultare un progetto vincente?

Le speranze della città dell’amore fraterno, invece, sono già state interrotte dall’infortunio della prima scelta dell’ultimo draft: anche se sarà finalmente disponibile Embiid, è una squadra senza testa né coda, che ha una marea di lunghi giovani e importanti e niente più. Proprio per questo, però, tramite un oculato uso delle trade, potrebbero in corsa riuscire a costruire qualcosa di sensato, dando via uno tra Noel, Embiid e Okafor.

Dai che lo pensano un po’ tutti.

I Nets erano invidiosi delle ultime stagioni dei Sixers e così hanno preso il loro posto!

RG: Tutto giusto e vero, ma Boston non mi sembra ancora pronta per lottare ad armi pari coi Cavs: magari andrà meglio con i Raptors. Knicks e Sixers potranno crescere, ma non credo che faranno una stagione indimenticabile. I Nets invece faranno un campionato che loro stessi vorranno dimenticare al più presto, sognando di tornare ai tempi di Kidd e Martin.

Infine, c’è la Division più importante, se non altro per due motivi. Il primo (e più importante) è che ospita i Cavs, campioni NBA e alla caccia del terzo titolo di Conference dal ritorno di LBJ. Però è anche vero che gli esperimenti Bulls e Bucks destano interesse, mentre i Pacers e i Pistons sembrano un po’ un punto interrogativo. Sarà un dominio o i Cavs affronteranno qualche diffcoltà nei loro viaggi più vicini?

PS: I Cavs avranno qualche difficoltà in finale, se di fronte avranno una squadra sana e capace di imporre ritmi forsennati. Ogni riferimento ai Bucks non è puramente casuale: la truppa di Jason Kidd è una delle squadre da vedere tutte le volte possibili, se non altro perché a portare la palla ci sarà quello scherzo della natura di Giannis. Anche il resto della squadra non è niente male: sono curioso di vedere le potenzialità di Thon Maker e non condivido la trade che ha portato MCW a Chicago.

Meno ancora la condivideranno i tifosi dei Bulls, dal momento che in un quintetto con Rondo, Wade e Butler il campo sarà spaziato talmente poco che Robin Lopez dovrà imparare a tirare da tre se vuole giocare. Scherzi a parte, in the Windy City più coach Hoiberg cerca di aumentare il numero dei possessi e le soluzioni perimetrali, più nella stanza dei bottoni gli consegnano una squadra inadatta alla sua filosofia. Non credo andrà a finire troppo bene.

In Indiana, invece, il motto è uno solo: correre e correremo. McMillan dovrà impostare una squadra ancora più orientata al run and gun rispetto all’ultima versione dei Pacers. Accantonato l’esperimento di Paul George da “4” e implementate le soluzioni offensive con l’aggiunta di Teague e Monta Ellis, bisognerà capire quanto quale sarà l’apporto dei due in difesa, paradossalmente il tasto dolente di questa nuova corrente che soffia ad Indianapolis. Parliamo comunque di una delle top 4 a Est: un po’ perché il #13 ha messo in chiaro che, a parte James, a Est comanda lui; un po’ perché la crescita di Miles Turner è qualcosa da tenere d’occhio per poter affermare di averlo seguito già prima della sua esplosione (massimo in un paio d’anni).

Anche i Pistons sono una squadra molto interessante. L’ossatura è rimasta la stessa, Drummond non ha rivali credibili sotto le plance, Jackson è quasi un All-Star e con Stan Van Gundy anche giocatori discreti possono diventare elementi imprescindibili per una cavalcata in postseason. Vederli fuori dalle otto sarebbe una delusione immensa.

RG: Beh, i Cavs senza più la scimmia del titolo sono ancora più temibili e questo è un fatto. Bulls e Bucks sono in crescita, ma non sembrano in grado di far saltare il banco di LeBron in una serie al meglio delle sette. Io non vedo male neanche Indiana, che ha un Paul George carico a molla, una bella batteria di guardie e qualche lungo di esperienza. Anzi, secondo me proprio i Pacers saranno la vera mina vagante a Est. Niente che possa impensierire Cleveland, comunque.

MC: Gli uomini del Re dovranno combattere aspramente con i Pacers, che si candidano come diretta concorrente per il titolo di Conference. Sorpresi di questa affermazione? Guardiamo il roster rinnovato: Teague, Ellis e PG tra gli esterni, un trio del genere a Est non c’è. Per i due posti del backcourt la prima rotazione vede Thad Young, Myles Turner e Al Jefferson, atletismo, stoppate e gioco spalle a canestro. Un mazzo di carte vario e variopinto. Ma non finisce qui: Brooks dà il cambio a Teague, mentre CJ Miles è già pronto ad alzare la mano dai sette metri, insieme a Stuckey, Allen ed altri buoni elementi di contorno. La squadra ha cambiato il timone, anche se l’ha preso in mano il vice Nate McMillan e quindi bisogna solo vedere se saprà guidare questa fuoriserie al meglio.

Sua Maestà, invece, ha voluto ancora tra i suoi goodfellas “Birdman” Andersen e Dunleavy, allungando le rotazioni. Avrà la pancia piena dopo aver portato il primo titolo della storia nell’Ohio? Non credo. Anche i progetti Bulls e Bucks offrono ottimi spunti: nella Windy City hanno trovato il loro torero per questo nuovo ciclo, che risponde al nome di Rajon Rondo. La squadra è nelle sue sapienti mani, che dovranno caricare a molla le altre due guardie Butler e il figliol prodigo Wade. Sotto canestro Lopez, Gibson e Mirotic danno solidità, oltre a diverse combinazioni che possono cambiare da gara a gara.

https://www.youtube.com/watch?v=RjCdplnv0Vk

AC: Per ovvi motivi, i Cavs restano gli stra-favoriti di questa Division (e molto probabilmente della Conference). I principali rivali di Lebron & co. potrebbero essere i nuovi Bulls del trio Rondo-Wade-Butler, mentre i Bucks restano un gradino sotto. I Pacers hanno puntellato il roster nei due ruoli dove andava rinforzato con gli arrivi di Jeff Teague e Al Jefferson: non li darei già morti in partenza. I Pistons, salvo miracoli, graviteranno nelle zone basse della Division e della Conference.

Anche qui: squadra che migliorerà di più il proprio record e quella che piomberà rispetto all’anno scorso.

MC: Ripeto Indiana per il posto di squadra più migliorata a fine stagione, mentre per quella che peggiorerà di più il suo record sono indeciso tra Atlanta e Brooklyn, che suppongo faticherà a raggiungere la doppia cifra di vittorie.

RG: È facile ipotizzare che Phila avrà un notevole miglioramento del record disastroso dello scorso anno, anche se magari non basterà a raggiungere i playoff. Invece, pur essendo una squadra futuribile, Miami ha perso Wade e Bosh ed è una seria candidata a non ripetere il 48–34 della scorsa stagione e la semifinale di Conference persa a gara-7.

MG: I Knicks sono la squadra che potrebbe migliorare di più il proprio record rispetto all’anno scorso grazie ad un’ossatura completamente nuova e studiata con criterio, mentre la squadra più incline al peggioramento è quella di Pat Riley: le assenze tecniche e carismatiche costeranno tantissimo gli Heat, che potranno affidarsi soltanto a un head coach capace come Spoelstra. È anche vero che Pat Riley è un uomo che ha sempre saputo cavare il meglio da ogni situazione.

Cavs ancora vittoriosi, magari con qualche sweep nei play-off? O la franchigia dell’Ohio dovrà inchinarsi a qualcun altro?

MG: Come a Ovest, anche a qui c’è una squadra palesemente favorita: i Cavs con tutta probabilità saranno campioni di Conference, ma prevedere degli sweep ai PO è abbastanza difficile. La qualità media della Eastern Conference si è decisamente alzata e alla post-season arriveranno squadre migliori dell’anno scorso: non è impossibile che i Cavs si ripetano, ma certamente con uno sforzo maggiore di quello dell’anno scorso.

MC: Credo che la finale NBA sarà la stessa per il terzo anno consecutivo, ma potrebbe cambiare la finale di Eastern Conference, con i Celtics magari che andranno a bussare alla Quicken Loans Arena.

https://www.youtube.com/watch?v=AajbUQhyfXc

AC: A oggi è difficile individuare una credibile sfidante al regno di LeBron James a Est: qualche squadra si è rinforzata rispetto alla passata stagione ma, nonostante anche il roster dei Cavs nella sua totalità non sia eccelso, nessuno ha un proprio LeBron James per fermare il Re di Cleveland, specie quando si respira aria di playoffs.

PS: Se i Cavs non tornano in finale, mi faccio i capelli come Elfrid Payton. Più interessante sarà capire a chi spetterà l’onere di rallentare la corsa dei campioni alle Finals. Ci sono una rosa di tre/quattro squadre con le stesse possibilità di andare fino in fondo: provo a dire Celtics per la chimica di squadra già consolidata e perché c’è un Al Horford in più nel motore. Poi però vinceranno quelli di Cleveland: magari suderanno un tantino di più, ma insomma l’esito deve per forza essere quello.

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