Barbershop Conversation — NBA Finals

Crampi Sportivi
Crampi Sportivi
Published in
10 min readJun 4, 2015

Stanotte iniziano le 2 settimane più sacre per chi crede nell’NBA, il nostro Natale, le finali NBA. Si sta svegli la notte, ci si alza tardi e con il mal di testa, tutto quello che si fa durante la giornata è in previsione di, si beve per reggere i ritmi, si è felici. E per regalo ci hanno portato a tutti Stephen Curry e LeBron James.

Noi di Crampi Sportivi abbiamo radunato intorno ad un tavolo, per discutere di questa importante celebrazione, alcuni teologi del gioco quali Francesco Tonti, membro di Ball Don’t Lie, Ottavio Celestino, ideatore del progetto Z8 Channel, e Matteo De Santis, giornalista sportivo.

PRONOSTICI

Chi vince tra Golden State e Cleveland?

Ottavio Celestino
Vince golden state, svelando la farsa colossale dell’Est conference(come se ce ne fosse bisogno).

Francesco Tonti
La testa e il buon senso dicono Golden State. Però a me piacciono gli underdog e per completare la mia pessima annata col bracket non ho nulla da perdere, quindi “rischio” Cleveland pur trovando tecnicamente improbabile un upset che avrebbe del clamoroso.

Francesco Zanza
Bella domanda…soprattutto perché ancora non sappiamo in che condizione le squadre si presenteranno alla palla a due di stanotte. Come sta Irving? E quanto influirà su Klay Thompson la “concussion” subita? Sulla carta Golden State ha molte più armi a disposizione, ma Cleveland ha Lebron, alla sua quinta finale NBA consecutiva ed io non riesco a scommettere contro di lui. Sarà molto interessante il duello Draymond Green — Tristan Thompson e lo scontro tra due miei idoli Andrew Bogut — Timofej Mozgov (ho degli idoli strani lo ammetto).

Matteo De Santis
Avendo lanciato la questione del Bene contro il Male, rilancio con Poesia (Steph Curry) contro Meccanica (Lebron James). Il pronostico, causa assenza, giocatori azzoppati, contusi o “concussi” che dir si voglia (leggasi Klay Thompson), feriti di guerra, monchi o a mezzo servizio (Irving), sembra l’ultimo livello di Tetris: pieno di incastri, ma difficilmente leggibili. Certo, Golden State appare più squadra, ha il miglior giocatore della Lega (pochi dubbi) e, come afferma la canzone dei Talking Heads che Phil Jackson sparava in continuazione nello spogliatoio dei Bulls del ’98, sono all’ ”Once in A Lifetime”. Luci della ribalta, ovviamente, per SC30 contro LBJ23 e da quanto saranno abili e arruolabili Klay Thompson e Kyrie Irving, ma molto si deciderà nell’oscurità in base agli esiti degli incontri ravvicinati — come detto egregiamente da Francesco — Draymond Green — Tristan Thompson e Bogut-Mozgov, ma anche dagli impatti di figure come Reid, Shumpert o il miracolato Dallavedòva, Barnes e Barbosa o Iguodala. Pronostico: il cuore, senza uso della ragione, dice qualcosina di più per Golden State in sei o sette gare. Ovviamente sarò smentito dall’arrivo del primo titolo a Cleveland.

Lorenzo Bottini
Swaggy P ha appena detto che vinceranno i Cavs del suo sodale JR perchè, parole sue, “ci rappresenta tutti”. Chi siamo noi per contraddirlo.

Marco D’Ottavi
Golden State 4 a 2​, me lo ha detto il mio medico di fiducia.

Valerio Coletta
Mi vorrei tirare fuori da questa visione di una finale “Bene vs Male”, questo perché sono un buono e non sono un detrattore di Lebron. Io direi che vedremo una finale “Bene vs Quest’anno Cleveland si prende un anno di rodaggio per ricostruirsi e per trovare una dimensione da Titolo, poi iniziano i Playoff e si rompe Love e poi si incricca Irving, ma l’Est è così desolato che Lebron quasi da solo avanza per inerzia e adesso manca un passo alla Finale e si trova senza un gioco, senza i comprimari, con un vice allenatore (Blatt) che non si capisce bene, con la palla in mano tutti i secondi, con Dellavedova titolare, gliene dobbiamo fare una colpa a questo povero ragazzo? Giocano male, malissimo, ma per me hanno tante attenuanti. (Sì, sono troppo buono che vi devo dire).

La finale annunciata è complicata. Per dei versi mi ricorda Juve-Barcellona. Barcellona-Golden State iper prolifica e brillante, contro la Juve-Cleveland con un cammino particolare e tanta fisicità. Certo la Juve non ha Lebron e Cleveland non ha un ottimo gioco collettivo, però si trovano entrambe lassù e per me giocarsela da sfavorite gli fa bene.

ALLENATORI

Si profila una finale con allenatori esordienti: Steve Kerr, per Golden State e David Blatt, per Cleveland, con due squadre abbastanza “nuove” a questi livelli (Golden State l’anno scorso fu eliminata al primo turno, mentre Cleveland non fa i playoff dal 2010). Questo è il segnale che l’esperienza playoff di cui si parla sempre in fase di pronostici è sopravvalutata?

Francesco Zanza
In questa lega contano i giocatori. Gli allenatori hanno un ruolo fondamentale nel trovare un sistema di gioco che non deprima le virtù dei loro giocatori e, soprattutto, devono saper mantenere saldo lo spogliatoio. Ormai mi sembra, a parte rari casi, che si prediliga di più il coach “gestore” e “amico” al santone insegnante di pallacanestro. Kerr e Blatt sono due ottimi allenatori e soprattutto persone intelligentissime: hanno capito che oltre alla mera tattica bisogna creare un clima adatto e ci sono riusciti (Blatt più faticosamente anche perchè meno conosciuto dai “Bros” NBA rispetto a Steve Kerr). Questa è una dote fondamentale nella Nba del 2015.

Matteo De Santis
Steve Kerr capiva il gioco anche quando indossava canotta e pantaloncini. Blatt,in questo momento, è un po’ come il monolite nero di 2001 Odissea nello Spazio: tutti lo vedono, è sempre al centro della scena, ma nessuno capisce (non per colpa sua) che ruolo abbia. Kerr, vero coach dell’anno, ha usato, come sempre, buonsenso, testa e intelligenza. Il vero punto è che, per quanto sia bravo, schiappa, volpone o inesperto il coach, la Nba resta una lega dominata dai giocatori: se hai James o Curry puoi pure non essere una cima ma se non fai danni arrivi a certi livelli, se sei un mago come Stan Van Gundy ma hai poca materia prima resti al palo.

Marco D’Ottavi
Io esco pazzo per Steve Kerr, da giocatore aveva il fisico da allenatore e ora da allenatore sembra avere un aurea da giocatore: se servisse prendersi il tiro per vincere l’anello e Curry fosse stato mangiato da Tristan Thompson io darei il pallone a lui. Il mio medico di fiducia dice che in Kerr c’è Jordan e Popovich, tipo che gli coprono le spalle e lo guardano come Goku guardava il figlio Gohan combattere conto Cell. L’eredità di Blatt penso la capiremo tra vent’anni quando Le Bron scriverà le sue memorie e lo rivaluterà. Il ragazzo è il primo ad allenare una finale di Eurolega e una NBA, c’avrà pure dei meriti, quali siano io non li so, ma forse li scopriremo stanotte.

Lorenzo Bottini
E’ il segnale che stanno cambiando le gerarchie di potere nell’Nba. Tolto Lebron che è l’unica vestigia residuale del vecchio, quest’anno nessuna squadra che si può fregiare di aver vinto un titolo in questo millennio ha superato il primo turno (Dallas e San Antonio). Golden State non vince un titolo da quarant’anni, praticamente la preistoria, i Cavs non hanno mai vinto. Il fatto che anche i coach siano alla loro prima partecipazione è icastico di come il mondo Nba stia ruotando. Occhio però che questi due non sono certo due scappati di casa. Kerr era un allenatore anche in canotta e Blatt ha vinto praticamente qualsiasi cosa in Europa. Vorrei inoltre porre l’accento sul fatto che entrambi godono di un eccezionale staff alle loro spalle. Gentry (che infatti a breve tornerà head coach a New Orleans), Ron Adams e Luke Walton da una parte, Tyronn Lue (che ha “parato” Blatt contro i Bulls evitandogli il tecnico), Larry Drew e Jim Boylan dall’altra. La capacità di lavorare da parte dei due staff tecnici nelle giornate di riposo tra una gara e l’altra sugli aggiustamenti da fare in corsa sarà come sempre la chiave di volta della serie e del titolo.

Ottavio Celestino
Kerr allena, Blatt no.

LEBRON

Secondo voi è Lebron James che ha elevato il suo rendimento a livelli “marziani” o è l’Est che è talmente scarso che pure con DellaVedòva secondo violino si va in finale in carrozza?

Francesco Tonti
Una delle dimostrazioni lampanti che l’homo sapiens ha sostanzialmente fallito, è dato dal numero impressionante di minus habens cestistici che usa circumnavigare l’isola di Lebron. È meno bello da vedere degli ultimi due anni, ha meno intensità da spalmare sulla partita, mi sembra claudicante quando accelera in certi momenti chiedendo il massimo alle sue articolazioni. Per assurdo, la sua relativa umanizzazione ne aumenta il valore quest’anno. Non sono un suo fan spassionato, ma sono indignato della mancanza di considerazione che circonda il miglior bipede con una palla a spicchi in mano. Quando i Lakers gozzovigliavano con i Nets o i Magic in finale, io commenti troppo cattivelli sulla relativa qualità avversaria non ne ricordo. Se Kobe usava la finale con Orlando come parco giochi personale, al massimo vedevo fare spallucce. Se lui va in finale è sempre perché l’Est è scarso, per caso, per allineamento astri o comunque per forti demeriti altrui. Solo tanto di cappello da parte mia. E non è vero che ha giocato in ciabatte la Regular Season, per come stava andando la stagione, se non avesse accelerato nel momento clou rischiavano di deragliare. A godere di un impegno fisico molto relativo sono stati quelli di Golden State che grazie alla profondità del pino hanno sempre giocato per arrivare in postseason freschi e senza parassiti nelle ginocchia. Curry è l’MVP con il minor minutaggio da non so quanti anni. Cleveland ha bisogno di almeno 1–2 stagioni di assestamento, Golden State lavora al telaio da anni. Secondo me ad Est è si più facile, ma andare avanti con quel roster e quella chimica improvvisata è possibile solo con lui. E mi ritolgo il cappello.

Marco D’Ottavi
LeBron James è entrato nei trenta, questo vorrà dire pure qualcosa. Difficile fare considerazioni di “maturazione” su un giocatore che è una stella da quando giocava al liceo, che è stato probabilmente il più forte esordiente della storia di questa lega; però credo che il ritorno a Cleveland o proprio l’età gli abbiano dato un respiro diverso, più ampio. Lo vedi proprio quando gioca, a volte sembra uno di quei brutti film in cui il protagonista in trance si muove ad una velocità maggiore rispetto alla realtà che lo circonda che invece è lentissima. Una roba tipo Matrix o quella puntata di Futurama in cui Fry beve 100 caffè.

Lorenzo Bottini
Lebron ha davanti a se la sfida più ardimentosa della sua carriera. Se riuscirà a portare l’anello a Cleveland diventerà l’eroe biblico in grado di trascinare la propria città in cima al mondo, se verrà sconfitto peggiorerà ancor di più il suo record nelle Finals, già ora non formidabile. Non credo che l’Est sia stata la passeggiata che si va raccontando anche se è indubbio che il livello rispetto all’altra costa sia infinitamente minore. Anche quando vinci 4–0 in ciabatte la fatica la senti, basti vedere come si è inginocchiato al parquet il 23 a serie finita contro gli Hawks.

Matteo De Santis
LeBron ha iniziato la stagione in Nivea e infradito. Ha giocato al gatto con il topo, facendo crollare le velleità dell’esistenza di una squadra non completamente LeBroncentrica, e si è ripreso lo scettro con gli interessi: mercato rifatto su misura, altri galletti rimessi nel pollaio e tutto nella norma. Ovviamente, con tutto apparecchiato a proprio piacimento e su precisa ordinazione, James, neanche spingendo più di tanto sull’acceleratore, basta e avanza per vincere a Est. Anche perché l’unica cosa che si è avvicinata a una serie, causa passeggiate su Celtics e Hawks, è stata con gli amletici Bulls.

Francesco Zanza
L’Est è veramente costellato di squadre “scarse” (ovviamente rapportate al livello di talento che si riesce ad esprimere in una lega del genere) perciò è difficile quantificare se il rendimento di Lebron James è il più alto che abbia mai avuto in carriera o no. Possiamo dire però che dall’infortunio di Kevin Love, il Re ha capito di dover prendere in mano la squadra e paradossalmente, Cleveland, seppur molto più debole dal punto di vista del talento a causa dei vari infortuni, ha trovato la quadratura del cerchio con la formula “Il Re e i suoi pretoriani” risultando molto più efficiente dell’accrocchio che erano i Cavaliers a inizio anno. In sintesi i Cavs con Lebron factotum e Della Vedòva killer e tiratore scelto battono in una ipotetica sfida i Cavs con Irving, Lbj e Kevin Love a doversi dividere un solo pallone e ciò è possibile solo per quanto è forte il 23 oro e vinaccia.

GLI SCONFITTI

Cosa manca a Houston per essere una squadra da titolo?

Matteo De Santis
A Houston mancano una squadra che giochi da squadra, qualche cervello e l’ammissione pubblica della pochezza di Dwight Howard. Basta uno contro tutti, fiammate estemporanee dell’eroe di turno o palla a Harden e ci abbracciamo. Magari mettendo più al centro del villaggio dei Rockets gente come Ariza, Brewer e Prigioni.

Ottavio Celestino
TUTTO

Francesco Tonti
In primis gli manca un assistente di primissima classe (un Gentry, un Thibo, un Carlisle dei tempi) che aiuti il “povero” McHale a mettere assieme pranzo e cena. Non va dimenticato che hanno perso senza il riferimento difesivo negli esterni (Beverly) e la loro chiave di volta in vernice (Motiejūnas permette di giocare come Terrence Jones non può garantire), per cui andrebbero nuovamente testati. Harden poi necessità di un ballhandler gestionale che gli tolga responsabilità e lo faccia evoluire stabilmente anche da 3 in caso di necessità. Se DH sta in piedi, l’anno prossimo ad Ovest in ogni caso bisogna passare sul loro cadavere.

Lorenzo Bottini
Tutto. Un allenatore, un sistema di gioco e parecchi giocatori. Più tutta la buona sorte che li ha accompagnati quest’anno. Vincere un titolo con Harden, Howard, Smith e Brewer per me più che un’impresa, sarà un miracolo. Si prospettano molti movimenti in off season.

Marco D’Ottavi
LeBron James.

Francesco Zanza
Manca la maturità necessaria per riuscire a reggere il colpo quando il tiro non entra in attacco e si deve ricorrere al piano B (che non c’è). Harden ha alternato lampi clamorosi (es. gara 4 della finale di Conference) a partite ignobili per un giocatore del suo calibro. Howard ha giocato bene fino a che tutti si erano dimenticati di lui. Una volta tornato ad essere nell’occhio del ciclone è tornato a mostrare la faccia oscura della luna. Josh Smith può farti vincere una partita ed in questi playoff lo ha dimostrato, ma può anche farti perdere una partita intestardendosi con tiri da tre scriteriati, ed anche questo lo ha dimostrato perfettamente in questi playoff.

--

--