De hype — Scontro tra mondi

Marco A. Munno
Crampi Sportivi
Published in
5 min readAug 25, 2017

Non c’è campo che resista: il concetto di confronto fra eccellenze, che travalichi la realtà, si presenta ciclicamente nel mondo.

L’idea di scontro per stabilire il migliore fra aree diverse è sempre stato terreno fertile per gli appassionati di uno, dell’altro o di entrambi i contesti in ballo: le argomentazioni di una fanbase o dell’altra non avranno mai riscontri totalmente oggettivi e questo rende il dialogo a proposito fervente ed aperto a nuove osservazioni che lo lascino sempre aperto.

Viene da sé che non c’è miglior rappresentazione per questa comparazione di un combattimento, che trasporti l’idea di confronto in un vero corpo a corpo. Di questi scontri ne abbiamo visti diversi, che riportassero il tutto ad un regolamento di conti sul campo di battaglia: lì si son potuti scontrare per la palma di migliori fighters virtuali i lottatori della saga di Street Fighter con quelli della saga degli X-Men…

Oppure, per decretare la migliore band per teenagers di fine anni ’90, le Spice Girls contro gli Hanson:

Per non parlare degli scontri fra eroi dei manga:

In quest’ottica di fantasy matches non c’era miglior concretizzazione nella realtà del giorno d’oggi dello scontro fra Floyd Mayweather e Conor McGregor, due lottatori in carne ed ossa.

Non due qualsiasi: si tratta infatti dei migliori combattenti pound-for-pound della loro generazione, il primo nella noble art del pugilato (dove ha un record di 49 vittorie e 0 sconfitte) e il secondo campione del mondo (nei pesi leggeri) nel genere in forte ascesa delle arti marziali miste.

Mesi di benzina gettata sul fuoco della discussione fra quale sport di combattimento sia “migliore” (senza che sia possibile trovare una definizione oggettiva per questo “migliore”, ovviamente), coi due alfieri della propria disciplina a provocarsi, fino all’annuncio ufficiale:

Se dovessimo restringere il discorso solamente al lato sportivo, il fatto che il match sancito fra i due sia un incontro di pugilato e non uno nell’ottagono chiude quasi completamente il pronostico a favore di Mayweather, che nonostante un’inattività di due anni difficilmente vedrà il suo record di 49 vittorie e 0 sconfitte (il migliore di sempre per imbattibilità, pari a quello di Rocky Marciano, superabile proprio contro Conor) minacciato da un lottatore al suo primo incontro di boxe.

Tuttavia la portata iconica di questo scontro è ben superiore; vedere due mondi diversi incrociarsi per vedere l’effetto che fa e stabilire la superiorità di uno sull’altro, in un conflitto che non potrà mai dirsi effettivamente risolto, va ben oltre un singolo episodio incastonato in un intero percorso di sfida fra lottatori alfieri di stili di combattimento diversi.

Nella storia, l’unico paragone che regga il passo a proposito di matches fra lottatori di discipline non analoghe è quello del 1976, in cui furono contrapposti l’immenso pugile Muhammed Alì e il leggendario wrestler nipponico Antonio Inoki.

Inizialmente previsto come esibizionistico, una volta incontrata la resistenza di Alì relativamente al risultato predefinito (si narra che fosse previsto un colpo accidentale di Alì all’arbitro, che avrebbe consentito ad Inoki di colpirlo con un calcio alla testa, ottenendo il conteggio vincente davanti alla sua gente dall’arbitro poi rinvenuto), l’incontro fu trasformato in reale, con Inoki preparato ad un combattimento vero, aspettandosi la mossa dell’entourage del pugile.

Le regole inserite ad hoc portarono Inoki ad attaccare Alì alle tibie, con una serie di dropkicks, per tutte le 15 riprese previste; al loro termine, il match terminò in un salomonico pareggio, nonostante gli attacchi ripetuti del wrestler e la poca reazione del pugile. Tra l’altro, dopo lo scontro, i due contendenti svilupparono un legame di rispetto e amicizia.

40 anni dopo, però, la copertura mediatica da assicurare ad un evento del genere è aumentata esponenzialmente: non si affida certo a racconti orali o video dalla grafica approssimativa, ma è legata a mezzi ben più imponenti per quantità e qualità.

Dopo le ripetute provocazioni lanciate a distanza:

Arriva il tour mondiale di presentazione della sfida fra le due stelle e i rispettivi entorurages: Los Angeles, Toronto, New York e Londra sono le tappe del MayMac World Tour, in cui i due si guardano truci di fronte all’audience di tutto il mondo pepati faccia a faccia aumentando la tensione per lo scontro corpo a corpo, una sorta di presfida nella sfida, con botte e risposte e vincitori potenziali.

Gremite platee pendono dalle labbra dei due contendenti, in fervente attesa:

La caratteristica che ha sempre contraddistinto il fighter irlandese è la capacità di catalizzare col suo carisma la platea; Floyd è arrogante, come il suo contendente, ma non è supportato dalla stessa parlantina e va in difficoltà al microfono.

Dagli ascoltatori così è valutato McGregor…
… e così Mayweather!

Allora alle volte l’organizzazione ci mette lo zampino…

Comunque McGregor non è di certo uno dall’autostima che cali facilmente…

No, non si tratta di un difetto dell’immagine: le righe sul vestito non sono regolarissime, e andando a vedere il particolare si scopre il perché!

Tra l’altro, nella seconda conferenza, è riuscito a “vendicarsi” del microfono malfunzionante nella scorsa occasione:

Nel fissare il nuovo probabile record mondiale di “fuck” pronunciati in una serie di conferenze stampa, è facile giudicare l’irlandese:

I vis-à-vis dei contendenti gettano continua benzina sul fuoco, tenendo alta l’attesa sullo scontro…

… tanto da auspicare siano aggiunti alla contesa!

Certo, entrambi sono spinti alla partecipazione da compensi faraonici:

Ma gli affondi reciproci non mancano. Entrambi presentano facilità nel riferirsi all’altro come la propria “donnicciola” (tanto per non cadere nella misoginia), poi ognuno presenta il suo colpo personale.

Floyd arriva all’offesa omofoba, mentre McGregor si riferisce al passato del pugile, il quale a suo carico conta violenze domestiche nei confronti della madre di tre dei suoi figli, Josie Harris. Il motivo scatenante di quelle liti furono i messaggi ricevuti dall’ex giocatore NBA CJ Watson… indovinate dove va a parare l’irlandese?

Uno dei membri attuali dei Golden State Warriors, quel pacioccone di Draymond Green, non ha preso bene il fatto che Conor indossi la divisa dello stesso Watson ai tempi della militanza nei Warriors:

Lo schieramento della Baia nei confronti di Maywheater ovviamente non raccoglie i favori di McGregor, il quale però redarguisce l’asso di Golden State:

Insomma… siamo ancora sicuri che lo spettacolo fra i due colossi si limiti al solo incrocio dei guantoni?

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Marco A. Munno
Crampi Sportivi

Pensa troppo e allora scrive. Soprattutto di pallacanestro.