Bentornato, Aeroplanino

Crampi Sportivi
Crampi Sportivi
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8 min readNov 16, 2015

Perdonatemi. Vi chiedo scusa fin da ora. Cercherò di esser razionale ma è difficile esserlo di fronte a certi eventi nel calcio. Spesso le piazze si entusiasmano per l’arrivo di quel giocatore o quel grande campione, ma mai per l’arrivo di allenatore. A meno che questo non sia stato già un pezzo di storia del tuo club.

E allora la terza esperienza di Vincenzo Montella alla Samp non può esser accolta con razionalità dai tifosi blucerchiati. Non si può, perché a Genova non l’hanno neanche mai chiamato Montella. Per tutti è stato (e rimane oggi) l’Aeroplanino, colui che a braccia aperte ha fatto sognare la Gradinata Sud per molti anni.

Giusto un ripassino: 66 gol in 116 partite con la Samp.

Per una settimana i tifosi hanno trepidato al solo pensiero di poter riabbracciare il proprio idolo, stavolta però in veste di allenatore. Anche perché la scelta di Ferrero e soci non è solo romantica: c’è della sostanza in Montella, che ha dimostrato di essere uno dei migliori allenatori della A in questi ultimi quattro anni.

Roma, Catania, poi tre anni a Firenze. Dopo sei mesi di pausa, Montella riparte da una squadra che ha un discreto potenziale. E dalla quale forse uno come lui — come visto già in Sicilia — può tirare fuori ancora di più. La conferenza stampa di oggi ha anticipato qualcosa in più, ma è giusto cercare di capire le prospettive di una Samp a trazione “montelliana”.

Hanno ucciso l’Uomo Ragno

Prima di concentrarci sull’Aeroplanino planato per un terzo scalo nella Genova blucerchiata, dovremmo chiederci come siamo arrivati sin qui. Perché la classifica vede la Samp al decimo posto con 16 punti in 12 gare. Ok, il gruppo a centro-classifica è molto compattato, ma il Doria non sembra statisticamente in difficoltà.

Eppure Walter Zenga non è stato mai ben voluto dalla piazza. Al di là del passato parzialmente doriano (una stagione a Genova), l’aver già militato nella Samp non gli ha giovato. Così come l’arroganza palesata ogni tanto, né tanto meno l’assoluta mancanza di gioco dimostrata dalla sua squadra.

Basti pensare al fatto che la Samp ha il capocannoniere del campionato e una coppia d’attacco da 13 gol in 12 partite. Molto, ma non abbastanza. E così, nelle giornate oscure dei suoi bomber, il Doria deve accendere un cero e pregare. Cosa accaduta soprattutto in trasferta, dove la Samp deve ancora vincere una gara in A.

Soprattutto, c’è un peccato originale: il 4–0 subito a Torino nell’andata del preliminare di Europa League. Quella gara contro il Vojvodina è stata una macchia indelebile, mai andata via. La sensazione che si è avuta è quella di un’annata europea buttata via con una scelta sbagliata fin dal principio.

L’esonero è arrivato magari nel momento di classifica meno opportuno, ma con la pausa di due settimane la società ha colto la palla al balzo e Ferrero si è sconfessato dopo mesi passati a difendere Zenga.

Gate chiusi

E allora perché non si è avvicinato Montella già quest’estate? La Samp ci ha anche provato, ma la risposta è stata negativa. Forse non convinto dal progetto, l’Aeroplanino è sembrato attendere una ghiotta chance, mai concretizzatasi. L’Inter, il Milan, la Roma: nulla. Tutte hanno optato per altre scelte.

Se sono fermi anche allenatori come Spalletti e Guidolin, allora anche Montella ha dovuto subire la volontà della Fiorentina. Le due parti, dopo un amore di tre anni, si sono lasciate malissimo. Non sono bastati il bel gioco e tre quarti posti a lasciarsi adeguatamente: il contratto fino al giugno 2017 era diventato una prigione per Montella.

Si è parlato di una clausola rescissoria da cinque milioni di euro, ma Montella ha sottolineato nel finale dell’ultima stagione che questa postilla non c’è mai stata:

«Io le mie valutazioni le ho fatte e le ho fatte presenti alla società. Dipende come vogliamo ripartire. Forse abbiamo raggiunto prima quelli che erano gli obiettivi raggiungibili. La clausola? Non esiste».

«Sapete che sono schietto e sincero, anche troppo per il mio ruolo». Pochi secondi dopo ne dà dimostrazione: «Questo percorso tecnico è finito. Si può ripartire con Montella o senza Montella».

La clausola in realtà c’era ed è il motivo per il quale Montella alla fine è rimasto fermo per mesi. Magari c’era qualche club interessato al suo profilo, ma Chelsea con Villas Boas a parte, nessuno ha mai pagato fior di milioni per liberare un allenatore. E anche la Samp ha preteso un notevole sconto, scendendo da cinque a due milioni.

A guardare il presente, sicuramente la Fiorentina ci ha guadagnato. I viola vanno un pochino più piano in Europa (dove Montella ha fatto sempre bene), ma volano in campionato. Se la Samp c’avrà guadagnato, toccherà capirlo a fine anno. E non prima di aver visto cosa ha combinato l’Aeroplanino in quattro stagioni e mezzo in panchina.

Riassunto delle puntate precedenti

Quando si è ritirato nell’estate del 2009, Montella è stato subito messo sulla panchina dei Giovanissimi della Roma. Un passaggio che l’ex attaccante ha sempre apprezzato, anche perché lui è sempre stato attento a certi valori. Nel suo primo Natale da allenatore, regalò a tutti i suoi ragazzi “L’Alchimista” di Paolo Coelho.

Un regalo inusuale, ma non troppo per chi parla così: «Nei settori giovanili non serve vincere, non deve essere questo il fine. Quest’anno nei Giovanissimi, ho visto colleghi schierare giocatori che magari non sapevano stoppare un pallone, ma erano alti 1.90 e fisicamente possenti. Il loro unico scopo era vincere. Ma che senso ha? Il lavoro di un allenatore del settore giovanile si valuta da quanti ragazzi porta in prima squadra e non dalle coppe vinte».

La stessa Roma, visti i suoi progressi, gli dà fiducia nel marasma 2010–11, quando Ranieri subisce la rimonta più incredibile nella storia del calcio (un Genoa-Roma 4–3 ben sintetizzato da Blob) e si dimette. Montella vince un derby e sale di due posizioni in classifica, ma la Roma non lo riconferma e punta su Luis Enrique.

Amareggiato ma non troppo, Montella lascia Roma e vola a Catania. Sostituire Diego Simeone non è facile, ma il giovane tecnico fa meglio dell’argentino: record di punti (48) e 11° posto. Anche i siciliani avrebbero una sorta di clausola, ma la Fiorentina lavora di fino e lo porta in Toscana, dove la piazza è depressa dopo una retrocessione evitata solo all’ultima giornata.

Mai state così vicine Barcellona e Catania.

A Firenze è finita com’è finita, ma i risultati sono ancora sotto gli occhi di tutti. Dalla quasi-retrocessione la Fiorentina si è trasformata nel 2012–13 in una squadra capace di sfiorare la Champions League. Il quarto posto si è ripetuto per tre stagioni di fila e non è facile rimanere continui in una Serie A sempre più varia.

Con la Viola, Montella ha concluso tutte e tre le stagioni con una percentuale di vittorie del 50%, una finale persa di Coppa Italia e tanto spettacolo. Per capire se riuscirà a ripetere queste condizioni a Genova, bisogna anche vedere cosa potrà fare con il materiale umano a disposizione.

Due destini

Se si ripercorre la carriera del Montella allenatore, sono due i moduli di riferimento: il 3–5–2 (usato soprattutto a Firenze) e il 4–3–3 (visto a Catania e piano B in viola). Ci sarebbe anche il 4–2–3–1 usato a Roma, ma in quel caso Montella si adattò a quanto aveva già mostrato il suo predecessore Ranieri.

La difesa a tre è uno strumento ben utilizzato da Montella, che è stato capace di valorizzare a Firenze diversi giocatori. Penso a Savic, G. Rodriguez, Tomovic (poi usato anche da pendolino di fascia). Fondamentali gli esterni: a sinistra capitan Pasqual e poi Marcos Alonso, a destra l’inafferrabile Juan Cuadrado, che Montella ha consacrato in via definitiva.

Davanti non si è mai visto un centravanti statico: non è un caso che in questo sistema di gioco uno come Mario Gomez abbia fatto una fatica immane. Meglio una coppia di attaccanti capaci di scambiarsi continuamente posizioni e palla, come successo con Jovetic e Llajic nella prima stagione di Montella a Firenze.

Nessun trofeo, ma quanto spettacolo.

La Sampdoria farebbe fatica ad adottare questo modulo. Ci sono alcuni elementi positivi: Éder-Muriel palla a terra potrebbero rendere come sperato, non essendo costretti a raccogliere la sfera dal rinvio del portiere, cosa che avveniva sistematicamente con Zenga. Ci sarebbe più spazio per giocatori tecnici come Carbonero e potrebbero tornare utili alcuni interpreti che attualmente fanno fatica (Cassani, Regini).

Il grande dubbio riguarda due grosse mancanze. La prima è per il centrale d’impostazione, che la Samp non ha. Moisander è stato preso quest’estate per la sua esperienza internazionale, ma finora ha combinato più guai che altro, complice anche una preparazione ritardata. E l’azione di una squadra di Montella parte proprio palla al piede dai difensori.

L’altro riguarderebbe gli esterni: la Samp ha già delle gravi mancanze giocando a quattro, figuriamoci con due soli interpreti a macinare tutta la fascia. De Silvestri potrebbe andare, ma Mesbah si è dimostrato inadeguato. E Pereira appare troppo giovane per potersi addossare questa responsabilità.

Meglio andrebbe con il 4–3–3, fondamentale soprattutto a Catania. Bisognerebbe sempre lavorare sui terzini, ma almeno non si sconvolgerebbe una difesa già in difficoltà (è la 14° del campionato). Per altro, Zenga ha già tentato di utilizzare questo schieramento con fortune alterne.

In questo caso, Pedro Pereira potrebbe essere una pezza in attesa di gennaio e di un nuovo terzino sinistro (we miss you, Reto). Moisander e Mesbah sarebbero due problemi da spostare in panchina, mentre ci potrebbe esser spazio per Carbonero sull’out destro d’attacco.

Anche davanti ci sarebbero buone notizie. Al di là del fatto che è importante giocare palla a terra, si potrebbe reinventare Antonio Cassano nell’inedito ruolo di falso nueve. Il 99 si farebbe dare la palla e potrebbe illuminare. Senza dimenticare l’apporto di Barreto: perché come ci sono i Borja Valero e i Lodi, ci sono anche i Pizarro e gli Izco.

Il futuro

La verità è una: al di là delle decisioni di Montella, qualcosa a gennaio andrà fatto per risolvere alcuni problemi (esterni, centrale d’impostazione, centravanti di scorta). Tuttavia, è la mentalità che dovrà esser diversa: meno rinunciatari, più consapevoli che anche una squadra come la Samp può giocarsela.

Ieri mattina un tweet di Ferrero ha dato il via alla terza avventura blucerchiata di Vincenzo Montella. Se sarà buona come le altre due, sarà un successo. E ora scusatemi, ma — visto il romanticismo iniziale — tiro fuori la mia vecchia maglia targata Daewoo con una canzone degli 883 in sottofondo.

Articolo a cura di Gabriele Anello

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