Il gioco è bello quando dura poco?

Marco A. Munno
Crampi Sportivi
Published in
4 min readJul 18, 2017

La saggezza popolare ha sempre sottolineato l’importanza della riconoscenza dei limiti per non guastare, con difetti o eccessi, le opere migliori.

Allo stesso concetto non sfuggono le carriere sportive: i percorsi più belli sono quelli che, arrivato il loro picco, sanno chiudersi al momento giusto così da non intaccare il proprio status quando Padre Tempo diventerà più influente del puro talento che ha contribuito a segnarne l’epopea.

Prendesi a proposito un Paolo Maldini o un Tim Duncan, da confrontare con un Francesco Totti o un Paul Pierce: l’onta di non farcela più, di non essere più il primo della classe, di vedersi superati, di passare da protagonisti ad anonimi se non addirittura a pesi per le proprie squadre, non tocca gli appartenenti alla categoria di coloro che decidono di smettere al momento giusto invece di prolungare una carriera a cui più nulla c’è da aggiungere.

Uno sguardo vale più di mille parole

Per sfruttare la voglia di chi proprio non vuol saperne di affrontare lo step successivo, sono arrivare quest’estate le due nuove competizioni: per il calcio lo Star Sixes e per la pallacanestro la BIG3.

La prima è una competizione indoor, riservata a sestetti di selezioni nazionali, con i 10 componenti in totale di ogni squadra scelti dal capitano e dagli organizzatori del torneo. In due tempi da 20 minuti (30' nelle fasi finali), intervallate da 10 minuti (15' nelle fasi finali), con gironi e successivo tabellone con eliminazione diretta, si affrontano glorie più o meno passate per un torneo che si propone di diventare appuntamento periodico, dopo il primo appena conclusosi a Londra, nella O2 Arena.

Il team dell’Italia: Ravanelli, Fiore, Oddo, Delvecchio, Barone, Amelia, Zauri, Del Piero, Di Livio, Di Canio,

La seconda, invece, è un campionato itinerante, con le varie giornate a essere disputate in diverse città e le squadre composte da ex giocatori NBA che si affrontano in gare di pallacanestro 3 contro 3. Dopo l’annuncio dello sbarco della disciplina dello streetball a metà campo alle Olimpiadi dal 2020, la lega creata dal rapper Ice Cube permette a tante ex stelle della massima lega cestistica di esibirsi e affrontare vecchie e nuove rivalità davanti ai propri figli, impossibile durante il periodo in attività.

Per lo streetball non poteva esserci uomo immagine migliore di Allen Iverson.

Nomi altisonanti, copertura televisiva, tecnologia all’ultimo grido, prossime edizioni già in programma: in questo contesto, è chiaro come lampi di classe non possano mancare, nel calcio…

…come nella pallacanestro.

D’altro canto, snocciolare di seguito i nomi dei coinvolti ci consente di assaporare nuovamente il gusto di passate emozioni sportive:

Sul 7 di Pinturicchio ci sarebbe da discutere, a esser pignoli.

O di vedere rivalità epiche, sinora solo immaginate e al massimo riprodotte nelle simulazioni dei videogiochi:

Mahmoud Abdul-Rauf vs Mike Bibby: il play dei Kings di fine anni ’90 contro quello dei primi anni 2000.

Proprio questi due aspetti, però, dopo l’iniziale dolce nostalgia, nascondono un amaro retrogusto di ritorno al presente. Perché lo spettacolo a cui si assiste non è la ripetizione delle glorie di questi assi che tanto hanno colpito, ma quello che possono ancora offrire degli ex atleti di alto livello, ma attualmente dalle condizioni fisiche e anagrafiche quantomeno eterogenee.

Accade allora che in un torneo con attaccanti ad aver marchiato a fuoco la storia del calcio a cavallo fra ventesimo e ventunesimo secolo, da Rivaldo a Del Piero passando per Djorkaeff e Owen, il goleador più prolifico del torneo risulta essere uno che nei suoi anni d’oro di professione faceva il terzino, Michel Salgado:

Una famiglia fatta con lo stampino.

Sempre che non ci si metta il fisico a minare le possibilità di mostrare ancora qualche colpo degno:

Durante la partita d’esordio del torneo, infortunato Jason Williams, uno dei più attesi, costretto al ritiro.

Per provare a mantenere bello il gioco, non si è deciso di far durare poco il tempo in cui gli atleti lo praticano, ma di ridurre le dimensioni dei campi: l’equazione “meno corsa, stesso spettacolo” non rende merito alle tante giocate con cui questi campioni hanno illuminato i propri passaggi sui campi e che provano a rivitalizzare con bagliori oramai fiochi.

Nel Big3 inoltre son stati anche introdotti gli speciali tiri da 4 punti.

Consci di questo doppio effetto, positivo e negativo, possiamo vedere ad esempio l’immagine del trionfo nella prima edizione dello Star Sixes dell’equipe francese:

Da sinistra: Vincent Candela, Youri Djorkaeff, Ludovic Giuly, Marcel Desailly, capitan Robert Pires, Olivier Dacourt, William Gallas e Sebastien Frey.

Già, le figure le riconosciamo tutte, inconfondibili dopo le tante perle regalate nei loro anni ruggenti. Però, a ben vedere, ci si accorge subito che manchi il volto più iconico della selezione bleu; visto che invece di vivere di glorie passate si è reinventato in un nuovo ruolo nel calcio attuale, sarà in vacanza a studiare come vincere la terza Champions League di fila…

Vero, Zizou?

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Marco A. Munno
Crampi Sportivi

Pensa troppo e allora scrive. Soprattutto di pallacanestro.