Bollettino Erasmus

Crampi Sportivi
Crampi Sportivi
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12 min readNov 24, 2016

Articolo pubblicato precedentemente per Fox Sports

Nonostante tutte le esperienze erasmus sembrino seguire lo stesso canovaccio, l’accadere degli eventi per i nostri connazionali all’estero non segue per forza uno schema e soprattutto non ha sempre un lieto fine: c’è chi torna indietro con il disincanto tipico di chi si aspettava una terra di sangria e miele; chi deve fare i conti per la prima volta con la lontananza da casa e dai propri affetti; chi subisce di riflesso alla mancanza di attenzioni, minacce di rimpatrio, niente affatto velate, dalla propria metà.

Attraverso alcune trasposizioni metafisiche ed esperimenti non sempre riusciti, qui, nella grande comune di Crampi Sportivi, abbiamo pensato bene fosse il caso di produrre questa pervasiva allegoria-summa tra studenti erasmus ed esperienze estere di calciatori nostrani, che, per la prima o ennesima volta sono espatriati per il bene delle loro carriere personali e per esportare ingenti quantità di mos maiorum italico in terre straniere.

Premier League

La Premier sembra aver ritrovato il suo appeal con l’arrivo di grandi nomi in campo e in panchina, ed anche tra i pellegrini italiani la passione per i verdi campi inglesi sembra essersi riaccesa. La nuova stagione di Premier League si configura, però, soprattutto, come una gigantesca sessione di battaglia navale, dove la differenza viene principalmente fatta dalle idee tattiche vincenti e spregiudicate dei loro comandanti. Due parole vanno necessariamente spese per l’esonero inaspettato quanto immeritato di Francesco Guidolin; uno dei grandi, ad opinione di chi scrive, cresciuto e vissuto in uno dei cuori pulsanti della nostra Serie A. Subentrato ad Alan Curtis sulla panchina dello Swansea il 17 Gennaio alla 22° giornata della scorsa stagione, dopo un giorno batte il Watford, l’ 1 Maggio raggiunge la salvezza matematica (dopo una lunga cavalcata fatta di quattro vittorie, che lo vede trionfare contro Arsenal, Aston Villa, Norwich City e Chelsea) nel match contro il Liverpool. Sarà proprio il Liverpool di Klopp a prendersi una più che ingiusta rivincita quest’anno.

Guardate dopo solo quattro minuti cos’è capace di sbagliare quel fenomeno di Bastòn

Ci piace pensare che non riuscisse a star lontano dalle salite in bici del colle di Barbiano e che non ci fosse bisogno di un Erasmus in Galles per capire di che pasta sia fatto il nostro.

L’avventura in Premier di Mazzarri, invece, continua. Il calendario delle prime giornate non gli è stato favorevole (almeno evitando ogni riferimento a “Capitan senno di poi”), incontrando Chelsea, Arsenal e Manchester United (senno di poi) nelle prime 6, e ottenendo una vittoria contro quest’ultimo. Ha “scelto” come destinazione, la più erasmusiana fra i team di club, parte del feudo della famiglia Pozzo che da anni ormai continua quest’esperienza europea tra Spagna, Inghilterra e Italia. Fin’ora un bilancio positivo della sua avventura, la squadra è all’ 8° posto dopo la vittoria in casa all’ultima giornata contro i campioni in carica del Leicester, e viaggia a sole sei lunghezze dalle posizioni valide per l’Europa. Magari Mazzarri non diventerà John Peter Sloan, ma è abituato a gestire la pressione.

Al vertice della dinastia italiana dei tecnici espatriati troviamo, per forza di cose, Antonio Conte. La sua è una meta di prima classe, esempio emblematico che il suo lavoro, la sua tenacia, il tatticismo e quella insana e irrefrenabile passione per la difesa a 3 hanno attecchito anche tra gli addetti ai lavori di West London. Conte, arrivato dopo la stagione 2015/16, devastante in termini di risultato e di gioco per I Blues, che ha visto cadere teste di allenatori di primo calibro (Mourinho, Hiddink), è partito subito alla grande (le uniche due sconfitte si registrano con Liverpool e Arsenal in Premier e con il West Ham in EFL Cup),il suo Chelsea si trova da solo in testa alla classifica con il solito ruolino di marcia delle “squadre schiacciasassi” (5 vittorie nelle ultime 5 giornate) allenate dal tecnico leccese. Intanto, senza Champions, tra le voci di esonero di fine Ottobre alimentate dalle quote dei bookmakers e litigi ai limiti del surreale con Diego Costa, il suo potrebbe essere un nuovo grande anno.

Esiste qualcosa in natura che ci porta automaticamente a dubitare delle capacità di persone, apparentemente, troppo pacate e con un espressione che non tenda sempre alla trasformazione in un retaggio insito nell’animo umano che manifesti il suo lato bestiale, tradotto: CARISMA. Ecco, Ranieri non è proprio uno di quelli, ma i suoi modi, il suo volto familiare e cordiale non farebbe propendere molti a sceglierlo come compagno d’arme in una lotta all’ultimo sangue; tuttavia, quando tali persone riescono a sovvertire l’idea comune della loro natura con risultati alla mano, e se non del tutto, quasi utopici, si assiste al prodigio. I Normal ones non hanno nessuna necessità dell’aggressività dei Conte, né di straordinarie virtù naturali che li rendano superiori anni luce ai loro colleghi. Sono, tuttavia, gli uomini e le donne che portano il gioco ad un livello tale da accendere i sogni dei più proprio per essere alla portata di tutti. Campione uscente della scorsa Premier League, si è presentato ad inizio anno come chi ha raggiunto la consapevolezza che non solo ha dimostrato, ma potrebbe dimostrare ancora, di certo non ha più bisogno dello scetticismo del bonus pater familiae. Ripetere l’impresa dello scorso anno non è ipotizzabile, sono cambiate dinamiche, gerarchie e uomini in questa Premier, meglio concentrarsi altrove. Nella fase a gironi di Champions League, fin’ora, non ha per niente deluso le aspettative, manca la qualificazione matematica agli ottavi a causa del pareggio (0–0) ottenuto fuori casa del Copenaghen, ma è un obiettivo assolutamente alla portata di questa squadra.

I destini di Simone Zaza e Angelo Ogbonna si sono sfiorati nell’estate del 2015 ma alla Juventus ma non si sono mai incontrati, almeno fino all’arrivo dell’attaccante lucano nella sponda Est di Londra. Il Claret and Blue non sembra però donargli particolarmente; in un anno in cui gli Hammers si trovano di fronte al cambiamento più radicale, il nuovo stadio, e in cui la squadra di Bilic non brilla di certo, Zaza, fin’ora dieci presenze (raggiunto, quindi, il numero simbolico di presenze che fa scattare l’obbligo di riscatto con i 20 milioni annessi da versare nelle casse della Juventus), non riesce ad esprimersi al meglio e potrebbe accorciare la sua esperienza e tornare a casa già a Gennaio. Sarebbe un peccato, d’altronde da quelle parti hanno sopportato Sex, drugs & Carlton Cole molto più a lungo. Per il difensore invece, nuovamente tra le grazie di Bilic, con 9 partite da titolare, potrebbe arrivare qualche soddisfazione.

Ancora imbattuto come “miglior banner da stadio”

Di Okaka, quasi trentenne, si fa un gran parlare da parecchio tempo; ci ha messo un po’ per muovere i primi passi fuori dagli italici confini, e oltre la breve esperienza con il Fulham nel 2010, l’aria del Belgio sembrava avergli giovato particolarmente (15 gol in 37 partite). Con il Watford, nonostante la stima che nutra Mazzarri nei suoi confronti, al momento, complice l’infortunio rimediato il 10 di settembre nella partita contro il West Ham, non si hanno particolari riscontri della sua nuova avventura.

Se un giorno l’ UE volesse ribattezzare il programma Erasmus, o fondarne uno per i calciatori di prospettiva, uno dei nomi da valutare durante la concertazione sarebbe quello di Fabio Borini. L’attaccante del Sunderland è stato uno dei più assidui beneficiari dei fondi UE per l’erasmus: dalle giovanili del Chelsea, la sua è stata una carriera votata al calcio inglese, ed una volta arrivato il momento di ritornare in Italia (prima Parma poi Roma con gol importanti al seguito), si è nuovamente ricandidato a capo della comunità italiana in Inghilterra, continuando questo infinito interrail tra Nord e Sud Inghilterra. Purtroppo anche la sua carriera è costellata da infortuni, con l’ultimo che lo tiene fuori dal campo da quasi 3 mesi.

Chi, invece, prova a gettarsi alle spalle la condizione di convalescente cronico è Matteo Darmian. Un’ esperienza, la sua, terminata quasi in sordina lo scorso anno. Si è riguadagnato da poco un posto da titolare nell’ undici dello United, con Mourinho che gli ha concesso diversi gettoni di presenza e un alto minutaggio negli ultimi quattro match.

Infortuni sì, ma quanto cazzo si sta divertendo Matteo

Liga BBVA & Primeira Liga

Erasmus e penisola iberica vanno a braccetto da sempre, non si discute. La nostra rappresentanza calciofila in territorio spagnolo non è stata però sempre costante, anche se quest’anno sembra che tanto i calciatori quanto gli allenatori italici siano tornati di moda, specialmente per quanto riguarda il Villareal (che ha impostato una vera e propria campagna acquisti finalizzata ad accaparrarsi talento ed esperienza tricolore) e il Siviglia.

In quel de la Comunitat Valenciana troviamo l’allenatore del Valencia nonché ex CT della nostra nazionale Cesare Prandelli. Il suo Valencia ha dovuto dire addio a più di un pilastro in virtù di quei 112,9 milioni in entrata, vitali per le casse da sempre in deficit del club; hanno detto addio André Gomes, Paco Alcacer, De Paul, Feghouli, Piatti, Negredo e altri. Sono arrivati Nani e Garay su tutti. Prandelli è ancora molto lontano dall’idea di Valencia che ha dato alla sua presentazione, per ora il club è 15° in Liga, c’è da lavorare.

La colonia di calciatori italiani in forza al Villareal Club de Futbòl, è composta da due dei giocatori più promettenti del panorama calcistico europeo e da Bonera. Scherzi a parte, il sottomarino giallo sta facendo fin’ora un ottimo campionato, e i tre italiani stanno giocando un ruolo da comprimari. Soriano non ha fin’ora deluso le aspettative: regala assist, segna e gioca un ottimo calcio; lo stesso vale per Sansone, la grinta e la corsa che lo hanno contraddistinto lo scorso anno al Sassuolo non sono mancati in questa prima parte di stagione con 5 gol realizzati per lui fin’ora, di cui uno da centrocampo, e due assist. Bonera è una sicurezza, ed il rinnovo di quest’anno lo conferma; lo scorso anno ha disputato (solo) 14 partite di campionato e due di Europa League, ma quando viene chiamato in causa risponde sempre presente.

“Vedere la porta”

Al Siviglia di Jorge Sampaoli non si riesce proprio a rimproverare nulla, nemmeno di aver strappato al nostro campionato (quando aveva già comprato un’altra decina di centrocampisti offensivi — SPAGNA SPAGNA) quell’incredibile talento indolente e improvviso di Franco Vazquez. Quindici presenze per il momento, tra campionato e coppe, tre gol e un assist. Franco torna.

Lo stesso Sirigu, che al PSG è stato travolto da una rivoluzione inattesa in porta, che lo ha visto spartirsi le partite di campionato e coppa con Trapp nell’ultimo anno a Parigi, si trova a fare nuovamente a sportellate con il collega-rivale Sergio Rico. Lui si è dichiarato pronto e al servizio della causa dei Los Nervionenses. Resta comunque un lusso per pochi potersi permettere Salvatore da Nuoro come secondo portiere.

C’è anche chi di questo erasmus ne farebbe volentieri a meno e si trova suo malgrado a dover restare per obblighi contrattuali. Cerci è stato a lungo in ballottaggio quest’estate tra club italiani (Lazio, Bologna su tutti), il tutto si è risolto con un nulla di fatto e una mestizia in volto che fanno di Alessio il più triste tra gli erasmus spagnoli. Febbraio è vicino, Alè.

“Fottersene moltissimo”

Giuseppe Rossi, invece, in Galizia al Celta Vigo ha un’incredibile voglia di riscatto: è partito titolare nelle 3 partite di Coppa disputate dove ha segnato anche un gol contro lo Standard Liegi; purtroppo in campionato la musica è ben diversa con Orellana e Aspas che giocano titolari.

Nella capitale Lusitana troviamo, invece, al suo secondo anno di erasmus portoghese, l’ancora blindatissimo (clausola rescissoria 45 milioni, da tenere sempre bene a mente), Ezequiel Schelotto. Il galgo, al di là della facile ironia, ha dalla sua un ottimo ruolino di marcia e si è guadagnato la fiducia di Jorge Jesus partita dopo partita battendo per il momento la concorrenza di Joao Pereira e rendendosi anche protagonista con due assist.

Ligue 1

Sulle sponde della Senna si percepisce aria di addio per uno dei talenti italiani più cristallini degli ultimi anni, in quanto Marco Verratti (e il suo agente soprattutto) sono sul piede di guerra: il grave infortunio, le sostituzioni sgradite, la crescita esponenziale e l’ingombrante presenza di Rabiot hanno trasformato quello che poteva essere definito come un periodo di appannamento in un caso mediatico. Tutta un’altra storia per Thiago Motta, ormai pilastro pluriconfermato del Paris St Germain, ad maiora.

A Parigi ci divertiamo così

Magari sono davvero il solo, ma da quando ho assimilato che quella al Monaco non era un’avventura come molte altre, mi sono ritrovato a pensare spesso alla vita di Andrea Raggi, a pensarci con un certo ottimismo; perché se per una buona parte della tua carriera calcistica ti sei ritrovato a girare quasi ogni anno in prestito tra la miriade di squadre italiane in cerca di un difensore centrale e all’improvviso qualcuno ti nota e dall’estero arriva la chiamata, e con essa, di conseguenza, un sorprendente miglioramento delle tue ambizioni da calciatore, e riesci ad adattarti alla nuova realtà e al nuovo ruolo e a mostrare tutto il tuo potenziale, allora significa che la ruota gira per davvero. Raggi è giunto alla sua quarta stagione al Monaco e con i suoi 32 anni continua a collezionare presenze: da inizio stagione tra Ligue 1, qualificazioni e fase a gironi di Champions ha disputato 14 partite).

Infine, Balotelli. Contro ogni pronostico è riuscito a trovare un nuovo approdo all’estero, l’ OGC Nizza. Soprattutto Mario ha trovato continuità, un gioco su misura, e di conseguenza gol; la sua è una media fin’ora che fa impallidire i commentatori più scettici sul suo talento: 7 reti in 9 partite, corredate da 2 gialli in Europa League, altrettanti in campionato più un’espulsione per somma di ammonizioni (tutte avvenute nei minuti finali). Si è speso ogni tipo di aggettivo per cercare di definire il carattere e il talento di Balotelli, credo che come in un delicatissimo equilibro non si possa far altro che augurargli “buona fortuna” senza troppi giri di parole.

“Bye haterz”

Bundesliga

La storia degli espatriati italiani in Germania non è florida, né tantomeno incoraggiante per chi negli ultimi anni ha deciso di prendere la via della Bundesliga se si escludono gli esempi di Toni, del Bayern del Trap e di Rizzitelli e l’avventura in chiaroscuro di Immobile. È avvenuta però un’inversione di tendenza negli ultimi anni, con le squadre tedesche che hanno deciso di partecipare a questa caccia al talento partendo direttamente dai settori giovanili; e quindi, affianco a chi tenta la fortuna in terra teutonica dopo qualche anno di anonimato nel nostro campionato, si sono fatti largo questi giovani di belle speranze.

Luca Caldirola, ad esempio, 25 anni, al Werder Brema dal 2013, in mezzo una parentesi, con salvezza raggiunta, lo scorso anno al Darmstadt, che fa il difensore centrale con velleità da regista. Fin’ora solo due presenze per lui, vittima purtroppo di un infortunio con successiva operazione alla caviglia che lo terrà fuori fino a Gennaio.

Se ci metti un filtro sembra la copertina di un disco trip-hop

Di infortunio in infortunio, passiamo a Gianluca Curci, che vanta un titolo straordinario — e non è quello di aver dato inizio alla “leggenda” di Moscardelli mandando l’ attaccante in porta al 94° di un Atalanta — Bologna di Serie A, o meglio non solo –, quello cioè di “primo portiere italiano nella storia della Bundesliga”. Una sola presenza per lui nel Mainz, dov’è approdato lo scorso anno, disperso a Magonza. Chi invece, vive una carriera da protagonista nel Magonza è Giulio Donati; arrivato nel Gennaio del 2016 dal Leverkusen dopo una vita spesa su Intercity notturni: Milano (sponda Inter) — resto d’ Italia.

I predestinati, invece, sono Daniel Caligiuri e Vincenzo Grifo. Il primo è passato nel 2013 dalle giovanili del Friburgo al Wolfsburg con cui ha vinto una Coppa di Lega; il secondo, complice la promozione in Bundesliga dello stesso Friburgo in cui ha avuto un ruolo da protagonista, con le sue 14 reti, ha per diritto le chiavi del centrocampo della squadra.

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