Brasile-Cile, anatomia di una bella partita

Crampi Sportivi
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14 min readJun 29, 2014
BrasileCile-01

Illustrazione di Fabio Pistoia per il progetto #OneMatchADay [www.onematchaday.tumblr.com]

0:00 Una delle cose più affascinanti dei campionati del mondo è vedere in campo la diversità etnica delle varie squadre. Quella tra Brasile e Cile è impressionante. I brasiliani sono creoli: belli, tutti diversi fra loro, alti mediamente quindici centrimetri più degli avversari. I cileni sotto al tunnel degli spogliatoi si riuniscono e sono quasi tutti uguali: bassi, massicci, olivastri. Esprimono in maniera davvero plastica l’idea di “operai del calcio” che il pubblico si è fatto di loro.

0:00 Sotto al tunnel, prima dell’ingresso in campo, si incontrano Dani Alves, Neymar e Alexis Sanchez. Si abbracciano e commentano i reciproci tagli di capelli, facendo intuire al mondo quant’è grossa la porzione di vita che dedicano al look. A pochi metri Gary Medel è un universo a parte: ha i capelli di chi ha provato a farsi un taglio moderno da solo, ma poi ha fatto un casino con la macchinetta e ha lasciato perdere prima di finire.

neymar sanchez

0:00 Non sembra esserci particolare tensione prima di entrare in campo. David Luiz forse se ne accorge e urla un, non troppo convinto, “vamo’ vamo’!”. Quattro anni prima Brasile e Cile si erano giocati l’ingresso ai quarti di finale e finì tre a zero (Juan, O Fabuloso, Robinho). Parecchi giocatori che giocheranno stasera c’erano in quella partita. Solo nel Cile: Bravo, Jara, Isla, Vidal, Sanchez. Chi manca stasera di quella squadra è el loco Bielsa, al suo posto c’è Jorge Sampaoli, che ha recentemente dichiarato di ascoltare le vecchie conferenze stampa di Bielsa quando va a fare jogging.

0:00 I brasiliani entrano in campo in fila: ciascuno stende il braccio destro sulla spalla del compagno davanti. È un’entrata in campo un po’ ridicola: ricorda l’ingresso dei bambini al saggio di fine centro-estivo.

0:00 I cileni cantano l’inno rivolti verso la bandiera con la mano sul cuore. Sampaoli è argentino, non può cantare e i suoi occhi lucidi raccontano di quanto vorrebbe. Quando la musica cessa si inizia a sentire l’accompagnamento dei fischi brasiliani. I cileni continuano a cantare a cappella, in un crescendo di forza, fino all’ultima strofa: “I nostri petti saranno il tuo baluardo, col tuo nome sapremo vincere, o il tuo nobile, glorioso stendardo, ci vedrà combattendo cadere”.

0:00 La sola cosa che può sovrastare in potenza l’inno cileno è quello brasiliano cantato a Belo Horizonte. Quando finisce la musica il grido è fuori di testa: sembra venire direttamente dalle viscere della terra. “Ma se ergi della giustizia la clava forte, Vedrai che nessun tuo figlio fugge la lotta, Né teme, chi ti adora, la sua morte. Terra adorata Fra altre mille Sei tu, Brasile,O Patria amata! Dei figli di questo suolo Sei madre gentile, Patria amata, Brasile!”. Thiago Silva strilla con gli occhi lucidi e non riesco neanche a immaginare quale possa essere la sensazione di cantare quell’inno, in casa propria, con indosso la fascia di capitano della nazionale.

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2:15 Che i brasiliani siano in realtà tesissimi ce ne accorgiamo dopo due minuti, quando Fernandinho fa un’entrata dura su Aranguiz, di quelle che di solito scappano solo al culmine agonistico di un match. Subito dopo l’intervento, Fernandinho capisce la cazzata e si mette le mani in testa. Webb la prende del tipo “facciamo finta non sia mai successo” e non lo ammonisce.

3:30 Neanche un minuto dopo Jara assaggia le gambe di Neymar. A fine partita il 10 avrà subito cinque falli, due meno di Alexis Sanchez.

8:10 Per capire la mentalità del Cile basti pensare che Vidal fa il trequartista. Ma in realtà è ovunque. All’ottavo minuto Hulk stava stoppando una palla rilassata sulla destra, da dietro è arrivato Vidal come una sentenza a togliergliela e a subire fallo. Poi si è rialzato e ha imbruttito a Hulk. Per fargli capire l’aria che tira.

15:00 Vidal fa un cambio di gioco di mezzo esterno splendido per Isla. Che già generalmente è un cane, e in questo inizio di partita è anche il cileno più in difficoltà. Stoppa sulla trequarti e cerca un passaggio complicato in mezzo. La palla viene ribattuta e schizza nella metà campo del Cile. Medel ha almeno sette metri di vantaggio su Neymar, che però corre dritto, glieli riprende tutti e punta la porta. Fa una finta a rientrare ma poi la sposta ancora sul sinistro. È il momento buono per tirare ma invece decide di rientrare ancora. È troppo per Gary Medel, che ormai gli è di fronte. Ha perso i primi metri ma in realtà non lo ha mollato un attimo. Neymar ora ha due giocatori addosso e uno sta arrivando a triplicarlo. Ma ha un controllo palla fuori dal mondo e riesce a divincolarsi, prendere tempo e far arrivare i compagni: ne arrivano due, Fernandinho più centrale e Oscar più di lato. La palla arriva nel mezzo fra i due che non si capiscono e Mena piomba sulla palla con la precipitazione di uno a cui non pare vero.

17:20 Il Brasile ora sta giocando. È alto, pressa forte, gioca la palla con qualità. Un minuto prima era stato ammonito Mena per un fallo di mano così palese che fa capire che i cileni sono un po’ in confusione. Neymar batte un angolo verso Thiago Silva, spizza verso David Luiz, che sulla riga di porta mette in rete col coscione.

A Belo Horizonte il Brasile è avanti dopo diciotto minuti sul Cile che non lo batte da quarant’anni. Tutto lascia presagire un trionfo.

25:00 Esattamente 10 minuti dopo Neymar è di nuovo in piena corsa in campo aperto contro Silva. Lo brucia e, appena all’ingresso dell’area, ha la palla di nuovo sul sinistro, come prima. Stavolta tira, male. Sampaoli passeggia a bordo campo. Anzi, cammina a passo svelto, quasi corre, da una parte all’altra, come un pazzo.

26:41 C’è una palla a metà strada tra Neymar e Vidal: la carneficina è nell’aria. Neymar ci va come ci andrebbe uno col talento di Neymar, Vidal invece ci va mettendoci il corpo per intero. Neymar schizza in aria, riuscendo persino a fare una capriola in volo prima di cadere per terra. Non si capisce perché si tocca l’orecchio. Vidal vuole far credere a tutti che non capisce assolutamente cosa sia successo. Scolari lo manda a quel paese con la rabbia di chi lo vorrebbe uccidere.

Piccola digressione su Felipao: Ci sono molti motivi per un cileno per odiare Felipe Scolari. Il più consistente ha a che fare con le dichiarazioni su Pinochet: “Pinochet ha fatto molte cose buone. Ha sistemato molte cose là in Cile. Il popolo era molto indisciplinato. Avrà anche fatto qualche piccola rappresaglia qua o là, ma ha fatto molto di più di quanto non ha fatto.”

31: 40 il Cile non ci sta davvero capendo niente. Fa fatica a costruire, non ha idee, il Brasile domina il campo. Stanno meglio fisicamente e tecnicamente non c’è storia. Non si capisce cosa passa per la testa a Marcelo e Hulk quando vanno a battere quella rimessa vicino la propria area. Fatto sta che ci vanno molli: Marcelo per Hulk, che la tocca piano, come se fosse in allenamento. Dall’altra parte Edu Vargas capisce la generale mollezza, e fa solo un tocco intelligente, di collo verso Sanchez. Sanchez è il calciatore che attualmente possiede la più impressionante rapidità di esecuzione. Ci mette un tempo microscopico a lasciar partire il piatto, che non è forte, ma basso e angolato. Uno a uno. La notizia per il Brasile è che la partita non è già vinta. Non basta così poco contro i cileni, avrebbero dovuto saperlo.

33:35 Alexis Sanchez ha i pantaloncini arrotolati sotto le mutande, segno che è già in modalità guerra.

35:00 Neymar è il Brasile a questo mondiale. Si capisce anche dal fatto che ogni volta che la palla — una qualsiasi — gli gravita attorno, succede qualcosa. Oscar crossa morbido, anche troppo. Neymar vola alto e schiaccia di testa, il difensore la devia ed esce di neanche un metro alla sinistra di Bravo. Neymar corre a prendere il pallone per l’angolo nel mentre incita la folla.

Piccola digressione in cui ci chiediamo dov’è Fred: Fred fino ad ora ha, nell’ordine: saltellato alla fine dell’inno per comunicare a tutti il fatto che è più o meno in forma. Chiamato palla sui calci d’angolo con occhi spiritati (nessuno gliel’ha mai data). Subito un paio di falli spalle alla porta lasciandosi andare un po’ troppo facilmente. Corso per primo verso David Luiz ad esultare come un maiale. Ciascuna di queste azioni è etichettabile come un momento Fred. Cioè un momento di ignoranza archetipica in cui i veli della doxa calcistica si squarciano rivelandoci una verità essenziale.

fred1

38:30 Oscar fa un lancio di quaranta metri verso Neymar, che è defilato sull’angolo sinistro dell’area e ha Silva a un paio di metri. Per Neymar la banalità non esiste e converte uno stop di petto in un dribbling su Silva. A quel punto è davanti alla porta ma la palla gli è rimasta leggermente sotto. A quel punto deve spostarsela a destra e a Medel non pare vero, riesce a chiuderlo. Ma arriva Fred. Apre un piatto sinistro di una bruttezza senza senso: la palla finisce alta di almeno otto metri. Lui invece di rammaricarsi — siccome è Fred — incita il pubblico. È uno di quei momenti in cui Fred realizza che sta giocando titolare al centro dell’attacco della seleçao il mondiale casalingo. È un momento Fred.

Fine primo tempo: Gary Medel è soprannominato Pittbull; davanti ai microfoni ha spiegato che il soprannome “viene de cuando jugaba con 18 años en la Sub 20, que andaba peleando con todos dentro de la cancha. Por eso me llamó así un compañero, porque soy bravo dentro de la cancha”. Mi è capitato di vedere la partita d’esordio di Gary Medel al Cardiff. Si giocava contro il Manchester City e ci ha messo cinque minuti ad entrare nel cuore dei tifosi. Tempo di fare un’entrata a piedi pari su Silva in un momento in cui tutti erano ancora assopiti a immaginare una partita senza storia. Il Cardiff vinse tre a due.

A fine primo tempo Fred dà un buffetto a Medel e gli dice qualcosa. Esattamente quello che non devi fare. Gary non la prende benissimo e, se i compagni di squadra non si sbrigavano a recintarlo, probabilmente avrebbe strappato i baffi a Fred e glieli avrebbe fatti mangiare.

Inizio secondo tempo: i giocatori del Cile sono radunati in un abbraccio circolare: si auto-incitano, cercano la concentrazione. Vedi questa immagine e capisci che il Cile è esattamente l’ultima squadra che vorresti dover affrontare.

48:30 Fernandinho nel 2003 giocò la finale del mondiale u-20 insieme a Dani Alves. In finale c’era la Spagna di Iniesta e il Brasile vinse; il gol decisivo lo segnò proprio Fernandinho. Non gli bastò per essere notato dalle grandi squadre. Nel 2005 va a giocare in Ucraina, allo Shakhtar, e ci resta per otto anni. Fino a che il City lo scorso anno non si accorge di che tipo di giocatore è e paga 40 milioni di sterline per averlo. Ora Fernandinho ha una palla invitante sul suo piede, dopo un velo di Neymar, carica il destro ma scivola mentre calcia. Il tiro finisce fuori di un paio di metri.

55:00 Marcelo crossa di sinistro sul secondo palo. Sulla palla arriva il corpaccione di Hulk che — pur essendo paurosamente sgraziato e fumoso — fa una cosa bellissima: stoppa la palla in una zona grigia fra il braccio e la spalla e, senza farla cadere, la colpisce di taglio, con l’esterno sinistro. La palla va all’angolino. Hulk esulta e scivola verso la bandierina (in pratica arando il terreno) fino a che non si accorge che per l’arbitro quella zona grigia non era tanto grigia. Mano: gol annullato. Questa partita non può essere decisa da Hulk, che alla fine dichiarerà che “si è vinto nonostante l’arbitro”.

63:00 Esce un Fred giustamente mega acclamato dal pubblico. A Fred bisogna applaudirlo anche solo perché, facendo il Fred, riesce a relativizzare un sacco di cose del calcio e della vita in generale. Entra Jo, che è un altro che a vestire la maglia della nazionale sembra esserci arrivato un po’ per caso. Ha il fisico slanciato del pallavolista e la porta la vede poco. Negli ultimi quattro anni ha segnato venti gol in cento partite. Uno ogni cinque. Con le difese brasiliane. Esce Fred entra Jo: questo è l’attacco del Brasile 2014.

63:50 C’è una rimessa laterale apparentemente innocua ma è un momento in cui il Brasile si caca sotto. Il Cile tiene bene il campo e David Luiz poco prima ha sparato un rinvio senza pressione in tribuna. Isla per Gutierrez, di nuovo a Isla, che la dà a Vidal e si sovrappone bene ricevendo il pallone di ritorno. È la prima cosa bella di Isla della partita: la mette dentro bassa: ancora Aranguiz, in scivolata a colpo sicuro. Julio Cèsar la para come fosse la cosa più facile della partita.

73:10 I ritmi si sono abbassati di brutto; in campo c’è un misto di stanchezza, impotenza e paura umidiccia. Hulk corre in posizione di mezz’ala sinistra, è circondato da maglie rosse. In mezzo all’area ci sono tre brasiliani. Hulk la mette sul secondo palo, una palla meravigliosa verso Jo. L’attaccante riesce a fare una delle cose più oscene di questo mondiale: mette il piatto per avere più punto d’impatto ma alla fine la cicca. La palla scivola tristemente a fondo campo. Jo ha il coraggio di alzare la testa e chiedere l’angolo: i brasiliani lo vorrebbero lapidato. Un tifoso in tribuna capisce l’aria che tira e alza le braccia al cielo, iniziando un lunghissimo dialogo col padre eterno.

80:07 Neymar è sparito dalla partita. C’è un’azione a centrocampo un po’ concitata, alla fine Dani Alves prende il pallone e mette un cross morbido dalla trequarti. Neymar prende il tempo al difensore con una facilità imbarazzante. Solo che la prende troppo bene: la palla va centrale su Bravo. È come se la paura diffusa impedisse di fare le cose con la giusta convinzione.

82:58 Non si capisce qual è stato il momento in cui Hulk ha deciso di diventare il migliore in campo. Stavolta prende la palla sul centro-destra, ha tutta la difesa cilena davanti e decide di saltarla tutta. Dopo un’ultima sterzata ha la palla sul piede non buono, il destro, ma tira ugualmente bene, la incrocia. Bravo la para. Mi sa che non c’è modo di evitare questi supplementari.

85:00 Quando Mauricio Pinilla è a bordo campo, pronto per entrare, persino Bizzotto fa un gridolino di sorpresa. Che si tratti di un paradosso storico — in grado di generare black holes spazio-temporali — ce lo dice anche il fatto che la palla ci mette quattro minuti a uscire per consentire il cambio. Vidal mentre esce grida ai tifosi qualcosa che riesce a caricare persino me, che non ho capito niente. Quando Pinigol si fa il segno della croce non ha idea di quanto sarà determinante per questa partita.

88:40 Pinilla tocca il suo primo pallone sulla sinistra, punta Ramires, lo salta verso l’interno e poi serve di tacco la sovrapposizione di Mena. Una roba tipo Totti.

Inizio supplementari: c’è il classico momento tra la fine dei tempi regolamentari e l’inizio di quelli supplementari. Il momento in cui giocatori e staff si riuniscono in campo a fare massaggi, chiacchierare, riorganizzare le idee e realizzare razionalmente quello che sta succedendo. È il momento in cui il Cile capisce che è molto vicino a sbattere il Brasile fuori dal mondiale di casa. Un Maracanazo in versione meno drammatica ma più malinconica. Le gambe di Gary Medel sono in mano al fisioterapista: la coscia sinistra è un fascio inestricabile di tape muscolari. Sembra una di quelle inquietanti e colorate divise azteche.

medel tape

102:12 Sempre Hulk. Ne salta tre: poi tira da 25 metri un mezzo esterno sinistro terrificante. Bravo para ancora. A fine partita, secondo Whoscored.com, Hulk sarà il migliore in campo (dopo Sanchez) e il giocatore col più alto numero di dribbling riusciti: otto, il doppio di Neymar, per dire. Ma non c’è verso che questa diventi davvero la sua partita.

119:40: C’è stato un momento della sua carriera in cui Pinilla stava per lasciare il calcio. Era appena retrocesso col Vasco da Gama, aveva già giocato in Scozia, Spagna, Italia e Portogallo. Vedendo il campo sempre molto poco. A 23 anni stava per mollare, poi decide di andare a giocare a Cipro. Anche lì pochissimo, a dire il vero. A credere in lui il Grosseto, una sola stagione: 24 gol in 24 partite e il soprannome di Pinigol. Dopo, ancora un altro po’ di anonimato, e un percorso fondamentalmente troppo strano e arzigogolato per poter pensare di ritrovarsi lì. A 30 anni, a venti secondi dalla fine degli ottavi di finale contro il Brasile, con una palla al limite dell’area sul piede buono. Pinilla la calcia forte, di collo, la palla fila secca e dritta. Va sulla traversa e quasi ritorna a centrocampo. Il calcio è una cosa di una bellezza senza senso.

pinilla traversa

Inizio calci di rigore: tutti in mezzo al campo a decidere i rigoristi. Uno dei momenti più letterari e intensi della sintassi calcistica. È lì che si annidano gli aneddoti più oscuri sul calcio, di quelli che spesso dividono i giocatori di personalità da quelli senza. De Rossi che vuole tirare il rigore nel 2006, Falcao che non lo vuole tirare contro il Liverpool nel 1984.

I brasiliani hanno una paura fottuta: si respira anche dal televisore. Hanno l’aria dei fascisti che stanno per essere fucilati. Le facce che hanno addosso prima che succeda tutto ricordano quella famosa foto di un condannato a morte analizzata da Roland Barthes. Julio Cèsar piange. I cileni invece hanno l’atteggiamento di chi si sta andando a prendere qualcosa: Medel è uno che si fa di questi momenti, mentre sono tutti stesi a ricercare la concentrazione, lui è in delirio ad incitare i tifosi.

Calci di rigore: A David Luiz si possono rimproverare parecchie cose, ma due sono sicure: ha le palle, e ha un gran piede. Se c’è uno che non può sbagliare il rigore è lui. E infatti non lo sbaglia.

Immagino che Pinilla a un certo punto avrà pensato che non era il caso di calciare quel rigore. Anche se lo avesse segnato chi gli avrebbe assicurato la rimozione dei rimpianti? Quella traversa ha sancito probabilmente il confine fra il diventare eroe nazionale e il vivere uno psicodramma personale. Così, a memoria, non mi viene in mente un rigore tirato peggio.

pinilla rigore

La speranza ritorna quando Willian tira il suo in modo moscio, deprimente, con la palla che finisce a due metri dal palo.

Arrivati a questo punto sembra molto più difficile segnare che parare.

Julio Cèsar neutralizza il rigore di Sanchez come se fosse stato calciato da un ragazzino.

Hulk si presenta sul dischetto da quasi migliore in campo, e calcolando il funzionamento del karma in questa partita, la cosa non gioca a suo favore. Tira fortissimo per ricacciare indietro la paura, come se la palla fosse una cosa da menare, e ovviamente se lo fa parare.

Quando Neymar si presenta sul dischetto se sbaglia dà la possibilità al Cile di andare a tirare per vincere, eliminarli, umiliarli. È il momento in cui personalmente ho visto il Brasile più vicino a un baratro davvero troppo assurdo per essere immaginato.

La rincorsa di Neymar è piena di fronzoli apparentemente stupidi, ricami che hanno un senso invisibile a chi non vede l’arte nel pallone. Neymar è un campione e il suo rigore lo segna.

Gonzalo Jara, quando riceve palla da Webb, mostra un mezzo sorriso isterico. Gioca col Nottingham Forest, in serie B inglese e non si capisce per quale motivo debba tirare il rigore più decisivo della storia calcistica del suo paese. Però lo tira bene, col piatto ad aprire, all’altezza giusta, la palla bacia il palo ma poi rientra in campo. Per due volte, lo scarto di pochi centimetri ha tirato su il Brasile appena prima del baratro.

Brazil v Chile: Round of 16 - 2014 FIFA World Cup Brazil

Emanuele Atturo, oltre a dirigere Crampi Sportivi, scrive su Dude Magazine e Atlas Magazine

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