Brighton Rock

Crampi Sportivi
Crampi Sportivi
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4 min readApr 18, 2017

Ci perdonerete se la prendiamo un po’ alla lontana, ma per raccontare della promozione del Brighton & Hove Albion in Premier League dobbiamo obbligatoriamente passare per un episodio accaduto giusto 20 anni fa.

I Seagulls (gabbiani) erano a un passo dallo scivolare fuori dalla Football League, ma grazie a un drammatico pareggio per 1–1 con l’Hereford United in casa si salvarono per il rotto della cuffia.

“I tifosi hanno giocato un ruolo fondamentale per raggiungere questo risultato”, ebbe a dire il manager d’allora Steve Gritt negli istanti che seguirono il 90esimo minuto. Tanti di quelli che nel 1997 festeggiarono lo scampato pericolo al vecchio e decrepito Goldstone Ground, l’appena trascorso lunedì di Pasquetta erano al nuovo e moderno Falmer Stadium per godersi il ritorno nella massima serie dopo 34 anni di assenza. Non che da quelle parti conoscano bene l’ebbrezza del top flight football, visto che quella del periodo 1979–83 fu l’unica comparsata del Brighton ai massimi livelli. L’ultimo posto del 1982–83 fu un dolore in parte lenito dalla finale di Coppa d’Inghilterra. Ma anche quell’unicum fu a tinte forti e con retrogusto di fiele.

Nel vecchio Wembley i Gabbiani impattarono il primo match 2–2 (allora non c’erano i rigori e si andava ai replay). Ma nei minuti conclusivi dei tempi supplementari il Brighton rischiò addirittura di vincere. “And Smith must score!”, (deve segnare) si lasciò sfuggire il telecronista della BBC Peter Jones quando l’attaccante degli underdog si trovò solo soletto davanti alla porta dei Red Devils. Il pallone non varcò mai la linea della porta difesa dal biondo Gary Bailey, ça va sans dire.

La ripetizione si trasformò in una mattanza. I Seagulls non la videro mai e rimediarono quattro goal (a zero). Però il buon Smith divenne fonte di ispirazione per il titolo di una fanzine dei tifosi del Brighton. Nello spirito dissacrante, iconoclasta e auto-ironico delle pubblicazioni prodotte dai supporter, il titolo non poteva che essere And Smith must score.

Passato quel 1982–83 comunque da ricordare, nel bene e nel male, si susseguirono anni punteggiati da retrocessioni, problemi finanziari e “nomadismo” calcistico. Sì, perché lo spareggio con l’Hereford (a proposito, dopo quel celebre 1–1 retrocesse e poi fallì, quando si dice le “porte girevoli”…) segnò l’atto finale del Goldstone Ground, sostituito per tre anni da un indigesto ground-sharing con il Gillingham e per oltre due lustri con l’orrendo Withdean Stadium. Impianto che non solo non aveva la copertura, ma, horribile dictu, era “sfregiato” pure da una odiosa pista d’atletica!

Nel 2011 il trasferimento al vicino Falmer Stadium costituì la pietra angolare della definitiva rinascita del club. Di proprietà del comune e con i naming rights appannaggio dell’American Express (infatti si chiama American Express Community Stadium), ha una capienza di poco più di 30mila posti. Parecchi di più rispetto agli 8.500 del Withdean.

Noi abbiamo avuto il piacere di visitarlo nella stagione 2014–15. Premettendo che non amiamo troppo la arene ultramoderne e che da fuori l’effetto “scatola” è innegabile, internamente l’asimmetria tra le due tribune e quelle che noi chiameremmo curve ci ha fatto una discreta impressione. E poi vivaddio la (ridotta) distanza dal terreno di gioco rientra perfettamente nei canoni calcistici d’oltre Manica.

Proprio la campagna 2014–15 è stata l’unica ben al di sotto delle attese degli ultimi tempi. Va rimarcato però che a una stagione regolare di grande spessore facevano poi seguito play off disastrosi. Lo scorso maggio l’inattesa eliminazione per mano dello Sheffield Wednesday è coincisa con la riconferma del manager Chris Hughton. Mai scelta della dirigenza fu più saggia. Con il suo calcio diretto e a tratti molto godibile, dove il collettivo conta più delle individualità, se si fa eccezione per l’estroso francese Anthony Knockaert, Hughton ha riportato ai vertici la città che nell’immaginario collettivo viene ancora ricordata per le scazzottate tra Mods e Rockers negli anni Sessanta.

Anche di quegli scambi di opinioni non molto urbani narra il cult movie Quadrophenia, vero must insieme a una delle opere più celebri di Graham Greene, l’ammaliante Brighton Rock, per chi vuole rivivere le atmosfere della Brighton del passato. Chi invece si vuole godere il match più sentito dai tifosi locali nel prossimo campionato di Premier deve acquistare per tempo il biglietto della gara contro il Crystal Palace. È un derby sui generis, perché l’elemento geografico conta poco.

Articolo a cura di Luca Manes

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