C’è un Poeta in ciascuno di noi

Crampi Sportivi
Crampi Sportivi
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9 min readDec 21, 2016

Proviamo a metterci nei panni di una persona mediamente acculturata in fatto di sport, ma che non può essere definita un’appassionata di basket. Proviamo a immaginare quali potrebbero essere i primi nomi di cestisti italiani in attività a venirle in mente. Le probabili risposte includerebbero Gallinari, Bargnani, Belinelli, Datome, Gentile… più staccati Hackett e Melli, ma per chiunque abbia seguito almeno una volta la Nazionale in televisione non mancherebbe Peppe Poeta.
Spiccherebbe in mezzo ad alfieri della NBA e ad atleti di rilievo in Eurolega, nonostante al momento giochi da sesto uomo di extralusso nella Fiat Torino, in Serie A.

E allora viene da chiedersi quale sia il segreto di Peppe, come faccia a mantenere una fama al passo di quella di colleghi dalle imprese sportive più altisonanti. Per farci un’idea partiamo dai numeri e dal peso, parliamo in prosa.

Danilo Gallinari, 2.08 metri per 102 kg.
Andrea Bargnani, 2.13 metri per 113 kg.
Marco Belinelli, 1.96 metri per 88 kg.
Luigi Datome, 2.03 metri per 98 kg.
Alessandro Gentile, 2.00 metri per 103 kg.
Giuseppe Poeta, 1.90 metri per 77 kg.

La struttura di partenza, insomma, in teoria non aiuta nel momento in cui ci si vuole confrontare su un campo di pallacanestro. Ma il gioco non è un’asettica gara a chi ne ha di più sotto il solo profilo atletico: e qui entra in gioco il cuore immenso del nostro, a compensare lo slancio in centimetri che in altezza Madre Natura non gli ha fornito. Tanto più che i successi non vengono da soli, e non si emerge con la simpatia quanto con la dura gavetta.

Il viaggio di Peppe parte da lontano: il padre Franco, professore di religione in quel di Battipaglia, si diletta anche con il giornalismo. In questo suo secondo ruolo ricopre anche l’incarico di addetto stampa della Polisportiva Battipagliese (squadra dal discreto settore giovanile). Il nostro piccolo Peppe in pratica viveva in palestra: quando non si allenava con la sua squadra lo faceva con gli americani che passavano fra i senior, come Cedric Toney che un giorno passava da quelle parti per un tour promozionale. In occasioni come quella il piccolo comincia a palesare quello che diventerà il suo tratto tipico: la sfida contro quelli grandi e grossi. Lil’Peppe, 6 anni, si offre volontario per sfidare Toney uno contro uno. La partitella venne ripresa da una TV locale.

“‘O Zeppola” (come le zeppole di San Giuseppe, dolce tipico delle zone di provenienza campane) è una mascotte in quel di Battipaglia, desideroso di arrivare al livello degli idoli come Pino Corvo che poteva ammirare nella prima squadra del suo club: iniziò come quello che puliva il campo del Pala Zauli con lo spazzolone, per asciugare il sudore sul campo dei giocatori caduti.

Altro aneddoto: accade che nel mezzo di una gara di A2 a Battipaglia si rompe il tabellone elettronico. A quei tempi, in questi casi, punteggio veniva segnalato con una lavagna dietro il tavolo degli ufficiali di gara. Indovinate chi era il ragazzino 12enne incaricato di scrivere il punteggio e mostrarlo al pubblico.

Lo sguardo ai tempi della Polisportiva Battipagliese è già inconfondibile

Possiamo insomma considerarlo parte integrante di quella Pallacanestro Battipaglia che nel 97–98, dopo un passaggio di titolo a Rieti non ratificato dalla federazione, fu esclusa dal campionato di Legadue per manifesta inferiorità dopo averlo iniziato; per le partite, vista l’assenza di fondi, non giocarono stranieri o professionisti ma la squadra juniores del talento Valerio Amoroso (segnatevi il nome), allenato nelle floride giovanili campane insieme altri giocatori di livello, come Luca Infante e l’altro fratello Amoroso, Francesco, fino all’anno precedente da coach Capobianco (segnatevi anche questo); i ragazzi tra l’altro riuscirono a battere la futura promossa Imola.

Nel 1998 coach Capobianco si trasferisce a Salerno e lì lo segue il piccolo Peppe, ma la strada non era ancora spianata per il talento tascabile: nel 1999 in occasione del Trofeo delle Regioni non superò le selezioni campane; furono scelti 30 giocatori ma non Peppe, che presumibilmente passò quella notte in lacrime.

Nonostante ciò a 14 anni, due stagioni dopo il trasferimento, gioca 17 minuti in 7 gare nella C1 conquistata l’anno prima da Capobianco (per quella stagione vice in A2 ad Avellino), ed è lì che inizia la scalata, a piccoli passi, ma costanti. Con il ritorno del coach mentore e un’altra promozione per Salerno il ragazzo si trova a far parte del roster della B2.

All’epoca vigeva l’obbligo di schierare fra i convocati due under 18 per le squadre; visti i budget non elevati per la categoria, i due ragazzi erano spesso facilmente riconoscibili causa volti sbarbati e fisici minuti, provenienti da giovanili di rango magari inferiore alla prima squadra e quindi destinati a utilizzo solo in caso di larghe vittorie o roboanti sconfitte. Poeta, al primo sguardo, apparteneva a quella categoria; quando in uno scontro di alta classifica, la sua Salerno in svantaggio lo mandava sul cubo dei cambi come primo sostituto, lì per lì a qualcuno sarà sembrata una resa, poi però cominciava l’azione e il talento era semplicemente troppo: il piccoletto sfoggiava gemme in penetrazione e al tiro, e dopo una stagione con 19.5 minuti di media e 11.4 punti a partita, ai playoffs di B2 era ormai il leader incontrastato dei suoi.

Sul talento di quel giovanotto, dopo l’infruttuosa prova estiva della Pallacanestro Varese nel corso degli allenamenti di luglio, decide di investire nel 2004–2005 la Prima Veroli, con il trasferimento nella serie superiore, in B1. Il coach della squadra era Stefano Salieri, che non l’aveva mai visto in vita sua; decisivo fu il suggerimento di Massimo Faraoni, nonostante le rare apparizioni ai raduni delle nazionali giovanili.

Subito gli furono consegnate le chiavi della squadra, in modo da mettere il nostro in condizione di ripagare in pieno la fiduciam e infatti contro la capolista Forlì arriva la prestazione sensazionale da 51 punti con 8/11 da 3, 19/21 ai liberi, 12 falli subiti e 7 recuperi per un mostruoso 62 di valutazione.

Vittoria clamorosa e, a 19 anni, dopo le mancate presenze nelle nazionali giovanili, finalmente posizionamento sulla mappa della pallacanestro nazionale. Proprio in quella fantastica partita si ruppe l’alluce e fui lui stesso a costruirsi una protezione per giocare le altre partite ugualmente. Concluse l’anno con 27 presenze e 14.9 punti di media: un altro salto di categoria è in arrivo per Poeta, per il quale arriva il passaggio in Serie A, avvenuto nella stagione 2006–2007 con Teramo.

All’inizio il suo minutaggio è basso quale riserva dell’americano Duane Woodward. La squadra fatica, scende al terzultimo posto e ha bisogno di una scossa: taglia il play titolare, dando spazio al nostro scugnizzo il quale, come suo solito, si fa trovare pronto: responsabilizzato maggiormente, firma grandi prestazioni come i 26 punti nella penultima giornata contro la Virtus Bologna e i decisivi 13 a Montegranaro nella partita che regala l’agognata salvezza ai teramani.

https://youtu.be/USbMNp-4--A

Le medie a fine stagione reciteranno, in 16 minuti in media di utilizzo, 6.4 punti e 1.2 assist a partita

Nella primavera del 2007 la scalata continua con l’esordio nella Nazionale italiana, a Bari contro la Croazia. La prima volta fu con Recalcati, uno che con play peperini ha sempre saputo farci (chiedete al Poz). I guizzi di talento gli valgono la promozione a titolare, a soli 22 anni, per la stagione successiva: i minuti a partita diventano 28, con le medie di punti e assist a gara sostanzialmente raddoppiate, rispettivamente con 11,8 punti a segno e 4,6 assistenze ad allacciata di scarpe. La squadra non arriva ai playoff ma Peppe ormai è un solido titolare. Senza perdere la verve che lo ha sempre contraddistinto:

La profondità del Poeta nella magistrale interpretazione del testo

Partecipa inoltre alle qualificazioni per i Campionati Europei nel 2008 e anche in questa occasione il nostro Peppe passa da underdog a uno dei punti fermi della squadra, superando la concorrenza di Vitali e Cavaliero nello spot di playmaker. Nella partita conclusiva contro la Bulgaria riesce a dominare, realizzando 21 punti nella vittoria per 82–81 e prendendosi come al solito anche la responsabilità più gravosa, il tiro più importante delle intere qualificazioni azzurre, utile per rovesciare la differenza canestri, purtroppo concluso con errore e mancata qualificazione diretta. Tuttavia -hey — non si può fare una frittata senza rompere qualche uovo.

Nella stagione 2008/2009, in quel di Teramo, ritrova qualche vecchia conoscenza dei tempi di Battipaglia: il lungo Valerio Amoroso e il coach Andrea Capobianco.

Il nostro ragazzo diventa il trascinatore della sua squadra, sorpresa del campionato: nella piccola piazza cestistica di Teramo, Peppe è il condottiero che guida la Tercar, in un gruppo che porterà alle prime ribalte in A1 anche gli americani Jaycee Carroll (da lì giunto direttamente al Real Madrid, della quale è ancora la guardia tiratrice) e David Moss (poi pluriscudettato con la Montepaschi di Siena).
La squadra finirà terza in classifica con conseguente ingresso ai playoff, nella miglior stagione della sua storia, aggiungendo qualificazione alle Final Eight di Coppa Italia e conquista di un posto per la seconda coppa europea, l’Eurocup; dal punto di vista personale, il nostro ragazzo viene nominato MVP del girone di andata della serie A e viene premiato come Miglior Giocatore Italiano del 2008 con il “Premio Reverberi” Oscar del Basket. Per Capobianco, arriva gradito anche il premio di “Miglior tecnico della stagione 2008/2009”.

Il rapporto tra le due parti è forte, fortissimo: Teramo adora Peppe e Peppe, riconoscente, ricambia. Dopo quattro anni viene ceduto per potergli permettere il passo in carriera successivo, ma non ci sono attriti, anzi:

https://youtu.be/3QTjo3CTiu8

Lui, di rimando, se n’è andato scrivendo una lettera aperta, struggente, alla tifoseria che stava lasciando.
Quando tornerà in Abruzzo per giocare come avversario sarà il ritorno di un eroe, in cui verrà ritirata dai teramani la maglia numero 8 dello scugnizzo.

Il campionato 2010–2011 vede Poeta passare alla Virtus Bologna, nel tentativo dei bolognesi di ricominciare un percorso in grado di portarli alla grandezza di un decennio prima. Si decide che il ruolo da sesto uomo sia quello in cui le sue doti da guastatore possono risaltare maggiormente: davanti a lui fra i titolari ci sono prima Koponen e poi McIntyre, ma basta che ci sia bisogno di spaccare in due una gara e Peppe risponde presente.

https://youtu.be/DzHBv6eCMw4

Nell’ultima stagione intera disputata nelle V Nere viene anche nominato capitano, ma il sentimento si consuma prima del previsto e, dopo aver finalmente disputato una competizione internazionale giocando gli Europei 2013, nel novembre dello stesso anno il contratto con Bologna viene rescisso.

Poeta rimane free agent per poco tempo però, perché il primo gennaio 2014 viene annunciato ufficialmente il suo passaggio al prestigioso Saski Baskonia di Vitoria, società dal palato fino che apprezza un certo tipo di playmaker (Calderon, Prigioni e Huertas tra gli ex), il cui coach è il campione di Spagna, campione d’Europa e vice campione olimpico Sergio Scariolo.

Inoltre in Copa del Rey e Liga Endesa si rende protagonista di ottime prestazioni, tra le quali la gara con il Gipuzkoa che valeva l’ingresso in Copa del Rey, nella quale Poeta mise a segno 13 punti nel solo ultimo e decisivo quarto.

https://youtu.be/fVLnIr53dCA

Nell’estate del 2014, partecipando alle qualificazioni per gli Europei, supera il tetto delle 100 presenze in maglia azzurra.

Infine, dopo un’esperienza al Manresa Bruixa d’Oro come guida per la salvezza — purtroppo però falcidiata dagli infortuni — Peppe fa ritorno a casa: nel mese di luglio del 2015 viene ufficializzato il suo ingaggio da parte dell’Aquila Basket Trento, dove si adatta a fare il sesto uomo di lusso nel team con licenza di decidere le partite, come nel bombardamento contro Cremona, recuperata da uno svantaggio di 31 punti:

https://youtu.be/31Nlo2nTNdc?t=1m6s

La squadra risulterà la rivelazione stagionale con l’approdo alle semifinali scudetto e percorso ottimo, fermati solo in semifinale di Eurocup.

https://youtu.be/l5pyO8OZPmQ

Non che il dolore sia in grado di fargli perdere la voglia di scherzare:

https://www.instagram.com/p/BAX_-R-u3Fy/

https://youtu.be/PWint0-4IfM

Nel giugno 2016 torna in Nazionale; il coach Messina decide di puntare sulle sue qualità di uomo squadra e lo convoca per lo sfortunato torneo di Qualificazione Olimpica FIBA 2016 di Torino. Non vede molto il campo a dir la verità, vista la presenza di tutti esterni dal fisico ben più imponente; tuttavia tutte le sue imprese precedenti a questa linea temporale lo rendono un idolo agli occhi del pubblico di casa, che nei pochi minuti in campo lo omaggia delle ovazioni più rumorose del torneo e del coro “MVP, MVP”.

Oggi, nell’ambiziosa Fiat Torino, fa da collante italiano a una squadra con decisa impronta statunitense. In un contesto così peculiare, fra la potenza di DJ White, il fosforo di Chris Wright e l’atletismo di Deron Washington, la zampata di Peppe riesce comunque ad emergere sempre.

E questo perché tutto ciò che Poeta non ha di speciale come cestista, lo rende unico nel rapporto tra dedizione e risultato. Quintessenza dell’underdog ma con in più una verve solare e vagamente comica, non si fa fatica a immedesimarsi in lui: non ha delle origini cestisticamente nobili, non ha il fisico del predestinato, né l’alone della star designata. E tuttavia ha fatto una splendida carriera, ricca di soddisfazioni. Questo perché, quando c’era da sfidare quelli alti e grossi, ha indossato il suo sorriso migliore e talvolta è anche riuscito a batterli. Non sempre, non troppo: il giusto, quello che gli consentiva il suo ciondolare su un blocco ricevuto, sparire sotto un raddoppio difensivo per poi riemergere, con palla in mano, frangetta al vento e avversari a rincorrere.

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