Capire Ocampos

Crampi Sportivi
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6 min readAug 31, 2016

Come molti di voi, adoro il calcio argentino. La mia è una passione nata per caso, osservando un giorno una maglia blu e gialla, e un signore chiamato mudo che pennellava per un altro signore, chiamato titan. Fu amore a prima vista ma, non disponendo di pay TV, o anche solo di canali ufficiali, è sempre stato complicato godere delle gesta di questi artistas.

Tuttavia ricordo distintamente che nella fine del giugno del 2011 sfogliavo distrattamente la Gazzetta, come spesso faccio, e in uno degli articoletti a margine lessi un titolo che più o meno poteva recitare “River il pareggio non basta : storica retrocessione” e lì per lì, rimasi basito, ma leggendo quel piccolo paragrafetto, capii e in me fece capolino una piccola soddisfazione: River retrocesso per la prima volta nella sua storia con conseguente possibilità di sfottò di proporzioni temporali bibliche…d a quel momento decisi di seguire assiduamente La Primera per vedere cosa sarebbe successo.

A causa di impegni vari non tenni fede alla mia promessa fino al 16 agosto 2011, giorno in cui spaparanzato sul mio divano, con il pc sulle gambe, riuscii a godermi gli antipatici primos impegnati contro il Chacarita Juniors, partita non di cartello, ma che mi incuriosiva parecchio.

In panchina c’era el pelado Almeyda, in campo qualche giocatore interessante, ma nel complesso fu una partita scialba, conclusa 1–0 con gol di Dìaz, di testa. Insomma tutto poco emozionante fino al debutto di un ragazzino, uno della cantera dei borrachas : tale Lucas Ariel Ocampos. Rimango stupito: è di leva con me, sembra troppo gracilino anche solo per asciugare il sudore di uno di quegli 11 malviventi vestiti di rojoblanco, eppure quella figura così apparentemente inadatta a quel luogo si piazza sulla fascia e danza insieme a quella manciata di palloni che tocca.

A dirla tutta non dà grande apporto alla causa, ma dimostra il cipiglio giusto, ci mette convinzione, prova a fare ciò che pensa. Con il passare delle partite quel ragazzo inizia a giocare in maniera costante, si impadronisce della fascia e infiamma una tifoseria con un bisogno morboso di eroi e miti. Il ragazzo, ‘il lungagnone’, al suo fianco ha gente come Trezeguet, Cavenaghi, ‘El Chori’ Dominguez, Cristian Ledesma. Gente che può darti molto, ma se capisce che stai danneggiando il River con ciò che fai, è sempre capace di rimetterti in riga. E non dimentichiamoci che in panca ha uno come Almeyda, mica l’ultimo arrivato.

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Un giorno mi sveglio e scopro che è stato venduto, destinato alla corte di uno come Rybolovlev, uno che a Monaco non ricordano con affetto. La sua parte, però, Lucas l’aveva fatta, il River era tornato in Primera.

Arriva alla corte di Claudio Ranieri, che capisce di avere un ottimo elemento per le mani, e lo piazza sulla fascia, con direttive che gli vengono continuamente aggiornate. A quel punto el Mole, come viene soprannominato in terra natia, cresce e si vede, quando iniziano a fioccare le finte, i dribbling, gli assist e anche i gol, per non farci mancare nulla: Istres, Arles, Niort, Clermont le prime vittime. Il Monaco sale di categoria, lui diventa un classico ‘profilo da scout’ con i conseguenti rumors di squadre più o meno vicine.

Lui però resta a Monaco, si evolve, inizia a definirsi come giocatore e la stagione successiva la squadra monegasca si ritrova in casa un esterno d’attacco, abile con entrambi i piedi, che predilige giocare a sinistra, accentrarsi e scoccare fucilate, ma che può adattarsi dall’altro lato, e crossare senza difficoltà.

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L’intesa con Kurzawa, in una fascia sinistra a trazione anteriore, è buonissima, gli assist per El Tigre Falcao non mancano e la stagione 2013–2014 lo vede affiancato da gente come James Rodriguez, Moutinho, Toulalan, Kondogbia. Insomma, mica bruscolini, per uno che ha a malapena 20 anni, ma che quella stagione raccoglie 39 presenze e 7 gol.

I titoli di giornale iniziano a sprecarsi, le squadre che si interessano a lui sono una moltitudine, i paragoni con Trezeguet (ma che c’entra? come se fossero due giocatori paragonabili) si fanno insistenti e lui sembra destinato a muoversi di lì a poche ore.

Eppure Lucas rimane ancora una volta, sia perché si dice che sia testardo, El Mole, e quel secondo posto in Ligue 1 non lo mandi giù, sia perché la situazione societaria inizia a farsi poco chiara e le cose entrano in stallo; il ragazzo ricomincia la stagione allo Stade Louis II e ritorna sempre più presente nelle formazioni titolari, anche con il cambio al timone della squadra: dal Claudio nazionale al lusitano Jardim.

Il capitolo loco

Ora, immaginate uno scuro ufficio, adiacente a un campo sportivo di Marsiglia, con un uomo poco sopra i 50 anni, che al chiaro di luna si arrovella per trovare un profilo adatto alla sua squadra. L’uomo in questione, stanco dopo una giornata di lavoro, accende il televisore che ha in ufficio, e trova la replica degli highlights del campionato; stanno passando le immagini, e non ci presta troppa attenzione, assorto com’è dai suoi pensieri, fin quando vede un ragazzo con il 15 sulle spalle, che dribbla in maniera secca, quasi arrogante, un avversario, affonda nella trequarti e viene fermato dal sacrificio di un difensore che per fermarlo ha dovuto sputare un polmone.

Nasce così l’amore di Bielsa per Ocampos, o almeno io me l’immagino così.

El Loco punta il ragazzo, e l’Olympique lo accontenta senza troppe storie : il passaggio al macchiavellico calcio di Bielsa è complicato per Lucas, nonostante collezioni 14 presenze e venga addestrato (perchè con Bielsa non ti alleni e basta) anche al ruolo di punta centrale, migliorando anche nel gioco aereo (dopotutto Lucas è alto 1.87 m); dati alla mano, i primi 6 mesi di Ocampos al Marsiglia sono i peggiori della sua carriera con solo un misero 0,12 gol per partita, ma si vede anche un aumento nella partecipazione del gioco, molto più movimento (non più uno scatto negli ultimi 30 metri,a imbeccare o a provare la conclusione) , e più tentativi di presentarsi come un diez, un accentratore di gioco, qualcosa che forse lo riporta ai tempi del River, dove Almeyda lo metteva più al centro dell’azione, viste le sue qualità.

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Allontanarsi dalla figura di CR7 e avvicinarsi a quella di Sneijder non è semplice per el favorito de Quilmes, ma la cura Bielsa, nella stagione successiva lo riporta a statistiche migliori, come la prima da professionista, migliorando sia la media gol ( 0.16 p/p ) sia i dati quali assist, passaggi, movimenti, cartellini presi facendoci capire che Bielsa ha sì lavorato sul giocatore, ma anche sull’uomo Ocampos, facendolo anche giocare di meno, sia per averlo sempre al top, sia per dargli meno ansie ( è pur sempre un 21enne).

Poi sappiamo tutti com’è finita al Marsiglia: El Loco se n’è andato, squadra finita ad uno scialbo 13esimo posto, sbattuti fuori dall’Europa League ai sedicesimi; quel vecchio volpone di Preziosi ci ha visto giusto, ha deciso di puntare su di lui, quando i più non lo consideravano, forse anche abbagliati dalla luce prodotta da un suo ‘fratellino’, ovvero Thauvin. trattativa lampo, senza un eccessivo esborso di soldi.

Preziosi porta a casa una moderna ala sinistra, che può giocare anche ‘a specchio’, adattabile a punta centrale o con un buon rendimento da trequartista; abile con entrambi i piedi, buono nei fondamentali del ruolo che deve ricoprire.

Ecco, nel Lucas visto nell’amichevole con l’Alessandria si vede ancora un’ ennesima evoluzione del Mole, per quanto la forma non sia ancora la migliore: si vede la mano di Bielsa, si vede la creatividad della terra dell’asado, e si vede la garra di chi deve dimostrare al mondo quanto vale.

Nelle prime due giornate di serie A (e nel terzo turno di Coppa Italia), el Mole ha mostrato un lento ma progressivo miglioramento: se contro il Lecce ha giocato a destra, tentando di adattarsi, contro Cagliari e Crotone è stato posizionato a sinistra, raccogliendo 6 tiri, nessun cartellino, 2 falli subiti ed un 33% delle volte in cui ha toccato palla ha prodotto azioni offensive, con un 22% di tentativi personali (i tiri di cui sopra) e un 11% al servizio della squadra. Da rilevare con particolare attenzione la sua tendenza all’orbitare attorno a Pavoletti, creando un interessante asse di supporto con Miguel Veloso.

Fin qui ancora niente scintille, ma sano equilibrio. Se questo ragazzo capisce l’amore che potenzialmente Genova può nutrire nei confronti di giocatori come lui, il più sarà fatto. E anche Genova potrà capire Ocampos.

Buena suerte.

Articolo a cura di Giovanni M. Alberto Sirio

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