Ceci n’est pas le hockey

Crampi Sportivi
Crampi Sportivi
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4 min readSep 24, 2016

“Hockey is back!’’ recitano i tanti cartelloni sparsi per le vie di Helsinki. Sotto la scritta c’è un’immagine di un pagliaccio, simbolo della squadra di hockey più importante di tutto il paese, il Jokerit, militante nella più importante competizione al mondo, seconda solo alla NHL, la Kontinental Hockey League. Indizio importante riguardo alle priorità sportive dei finlandesi. Ne prendo atto mentre la navetta che abbiamo preso all’aeroporto si accinge a scaricare noi e i nostri bagagli alla stazione degli autobus del centralissimo quartiere di Kamppi.

Posseggo, più o meno da sempre, una predilezione per lo studio di tutte o quasi le passioni sportive dei vari posti che ho visitato nei miei viaggi all’estero. Nella mia lista delle cose da fare, dopo monumenti e musei, trovano spazio anche le visite agli stadi o ad altri impianti e musei sportivi. È successo ad Oslo (museo dello sci norvegese), a Dublino (Tallaght Stadium, casa dei mitici Shamrock Rovers), a Edimburgo (Easter Road, casa dell’Hibernian e Tyinecastle degli Hearts), non poteva di certo mancare Helsinki.

In questo caso, però, credo proprio di aver esagerato. Sarà stata la delusione per l’impossibilità di visitare il leggendario Olympic Stadium con la sua caratteristica torre panoramica, chiuso per lavori di ristrutturazione fino al 2019. Sta di fatto che non solo mi sono limitato a fare il classico giro di ricognizione intorno al bellissimo Sonera Stadium, casa dell’Helsingin Jalkapalloklubi (abbreviato in HJK) e del HIFK, volevo di più, volevo prendere parte ad un evento di una delle due squadre locali per respirarne l’atmosfera e constatare da vicino come viene vissuto il calcio da quelle parti.

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Panoramica del Sonera Stadium[/caption]

Il turno infrasettimanale della Veikkausliiga, massimo campionato calcistico finlandese, cadeva proprio a fagiolo: l’HJK, la squadra più vincente di tutta la Finlandia con i suoi 27 campionati conquistati, avrebbe affrontato al Sonera il PK-35 Vantaa, fanalino di coda dal nome che ricorda più un’arma di origine russa che una squadra di calcio, nonché cittadina a nord di Helsinki, sede dell’aeroporto più importante del paese. L’HJK avrebbe potuto così continuare il testa a testa con l’IFK Mariehamn, la squadra della capitale delle isole Aland, in vetta alla classifica.

Siamo verso la fine di agosto e il campionato finlandese è a circa due mesi dalla sua conclusione. Insomma, si sta già entrando nella piena lotta per il titolo e i punti cominciano a farsi sempre più pesanti. Ad accoglierci nelle vicinanze dello stadio un grandissimo prato verde ricolmo di entusiasmo da parte di tantissimi bambini e bambine, divisi in squadre, intenti ad affrontarsi in almeno 5 partite di calcio contemporaneamente. Una di quelle scene che ti riportano alla felicità e alla spensieratezza, all’essenza del calcio e dello sport in generale, così come dovrebbe sempre essere.

Rinvigoriti da questa gioia contagiosa e forti di una bellissima giornata di sole finlandese, ci accingiamo a prendere posto nella curva dei padroni di casa del Klubi, così come viene osannato dai propri supporters. Poco prima un ragazzo finlandese aveva staccato per noi due biglietti da 12 euro l’uno: “The cheapest ones, thank you’’. All’ingresso del nostro settore notiamo subito la quasi totale assenza di controlli, non credo proprio che in Finlandia abbiano mai avuto problemi di ordine pubblico legati al calcio.

Un ragazzo nella fila di fronte alla nostra è completamente assorto nella lettura di un libro. Barba da hipster, occhialino da intellettuale e biglietto della partita usato come segnalibro, non stacca gli occhi dalle pagine di quel libro dal primo all’ultimo minuto, si limita ad alzare lo sguardo solo in occasione dei due gol dell’HJK. Un idolo totale.

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Hipsterismo e cultura in curva[/caption]

Poco distante da noi, alla nostra destra due ragazzi con sciarpa biancoblu al collo praticamente non si rivolgono parola per tutti i 90 minuti, mentre poco più in là i tifosi del Klubi danno spettacolo con i loro cori con ritmiche fantastiche di tamburi come accompagnamento.

https://www.instagram.com/p/BKORQU4hRfv/

In campo mister Mika Lehksuo, che ha giocato anche 11 partite in Serie A con la maglia del Perugia nel 1999, sceglie di dare spazio alle seconde linee schierando il centravanti Jallow al posto del bomber colombiano Alfredo Morelos e con l’ex Milan Nnamdi Oduamadi sulla fascia sinistra nel tridente di attacco. In panchina c’è anche spazio per una leggenda del calcio finlandese, Mikael Forssell: uno che in carriera ha vestito, fra le altre, le maglie di Chelsea, Birmingham City, Crystal Palace e Leeds United, collezionando anche 89 presenze e 29 gol con la maglia della nazionale finlandese.

Ousman Jallow, lanciato sul filo del fuorigioco da Oduamadi, supera il portiere in uscita, con la sua corsa scoordinata sul campo sintetico del Sonera mandando in delirio i tifosi locali. Subito dopo il gol di Jallow, un’altra sorpresa con due omini gonfiabili giganti con la maglia dell’HJK che vengono azionati dalle pompe ad aria proprio di fronte alla curva dei tifosi di casa.

https://www.youtube.com/watch?v=mLeYytKD9Ms

Durante l’intervallo, nel retro della curva, i tifosi bevono birra acquistata nei vari stand allestiti e parlano della partita o dell’assenza di Taiwo, o, molto più probabilmente, della prossima partita del campionato di hockey da andare a vedere. Non capendo una sola parola di finlandese non lo saprò mai.

Al ritorno in campo l’HJK chiude la pratica con un rigore procurato e realizzato ancora da Jallow. I ragazzini che ho visto nel pre-partita sono tutti nella tribuna dietro la panchina della squadra di casa, ancora tutti con le loro divise sporche addosso, saltellano da tutte le parti e trovano anche il tempo di fare conversazione con bomber Morelos mentre si trova a bordocampo a riscaldarsi.

Si vince, si perde, si pareggia, ti vengono negati rigori clamorosi e gol fantasma. La reazione è stata sempre la stessa, sempre controllata, mai sopra le righe. Persino la televisione dedica pochi secondi di servizio alla partita senza, per giunta, fare vedere nemmeno tutti i due gol. Perché il calcio è bello, è divertente ma non è una questione di Stato. La cosa mi rilassa, mi trasmette un tepore particolare. Mi piace che il calcio da qualche parte sia libero dal più grande numero possibile di influenze esterne al gioco.

Magari la prossima volta si va a vedere l’hockey.

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