La squadra folle che il Cesena avrebbe avuto se…

Gabriele Anello
Crampi Sportivi
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11 min readJul 9, 2018

Nessuno avrebbe potuto prevederlo, ma la Romagna si è ritrovata al centro dell’attenzione calcistica all’ultimo Europeo: quasi metà della nazionale italiana — quella schierata nella gara vinta per 2–0 contro il Belgio — è stata lanciata dal Cesena, che negli ultimi anni ha fatto la spola tra A e B (l’ultima stagione nella massima serie è del 2014–15).

In ogni caso, il club bianconero ha regalato diversi giocatori al nostro calcio nell’ultimo decennio. Strano per chi ha giocato appena 13 stagioni in Serie A e che ha all’attivo una partecipazione europea nel 1976–77, quando il Magdeburgo riuscì a mantenere il triplo vantaggio dell’andata nonostante la sconfitta per 3–1 in terra italiana.

Dove sarebbe il Cesena se non avesse venduto nessuno dei suoi giocatori più forti nell’ultimo decennio? Probabilmente avrebbe potuto disputare più stagioni in Serie A, con una striscia positiva di lungo corso. A guidarli ci sarebbe Pierpaolo Bisoli, che non è mai riuscito ad allenare il Cesena in A dopo aver però condotto il club alla massima serie tramite due promozioni (nel 2010 e nel 2014).

Portiere — Artur Moraes

Può sembrare uno scherzo, ma analizzando la carriera dell’estremo difensore brasiliano — alias Fabrizio Frizzi — si può scorgere una grandezza che noi non abbiamo notato. La sua carriera parla di un passato italiano tra Siena, Cesena e soprattutto Roma, dove prima si guadagna un po’ di notorietà sotto Luciano Spalletti, poi viene relegato al ruolo di quarta opzione dietro Doni, Julio Sergio e Lobont.

Tuttavia, dopo l’Italia la sua carriera è decollata: un prestito allo Sporting Braga gli apre le porte del Benfica. Ha perso tre finali di Europa League, poi è emigrato in Turchia. Il finale di carriera, però, sarà significativo: tornato in Brasile, Artur ha firmato a parametro zero per la Chapecoense.

Terzino destro — Ezequiel Schelotto

Oggi è allo Sporting Lisbona, protetto da una clausola rescissoria da 45 milioni di euro e dopo varie e sterminate avventure in giro per l’Italia. Tuttavia, il club a portarlo via dall’Argentina e dal Banfield fu proprio il Cesena. El Galgo viene convocato in U-21, gioca persino per la nazionale italiana in amichevole e raggiunge l’ambita Serie A, adattandosi al ruolo di terzino. Da lì, un viaggio tra Catania, Atalanta, Inter, Sassuolo, Parma e Chievo; il Cesena rimane certamente l’avventura più indimenticabile.

Quasi delpieresco.

Centrale destro — Yoann Benalouane

Non è che il Cesena abbia avuto tra i centrali i giocatori più interessanti proposti nell’ultima decina d’anni, però l’allora appena naturalizzato tunisino gioca e non gioca con il Saint-Étienne. Se non fosse stato per il Cesena, probabilmente di Benalouane non avremmo mai sentito parlare. Eppure dopo due anni al Manuzzi, il centrale si trasferisce al Parma e poi all’Atalanta, dove le sue prestazioni gli garantiscono il salto di qualità al Leicester City. Oggi Benalouane gioca ancora alle Foxes, ma è riuscito ad alzare il trofeo della Premier nonostante avesse passato sei mesi in prestito alla Fiorentina.

Centrale sinistro — Steve von Bergen

Quando volevi un centrale affidabile, capace di trasudare solidità pur giocando in una delle piccole della Serie A, il tuo nome era quello di Steve von Bergen. In fondo, ha giocato per un decennio con la nazionale ed è arrivato a Cesena dopo un’esperienza all’Hertha Berlino. A confermare la sua bontà in campo, si trasferisce al Genoa e poi gioca un’altra stagione al Palermo. Oggi calca i campi con la maglia dello Young Boys, ma rimane probabilmente il difensore più efficiente passato al Cesena.

Terzino sinistro — Vasco Regini

Arrivato a capitanare la Sampdoria, Vasco Regini è però legato anche al Cesena, dove è nato ed è cresciuto nelle giovanili bianconeri. Inoltre, con la maglia degli emiliani il terzino ho potuto esordire da professionista a soli 17 anni.

L’esordio a Bologna.

Regista — Roberto Gagliardini

Ogni volta devo ricordarmi che questo promettente ragazzo sei mesi fa era praticamente un eccellente sconosciuto, cresciuto in casa Atalanta, ma reduce da due stagioni e mezza in prestito tra Spezia, Vicenza e soprattutto Cesena. Proprio il club bianconero è stata la prima squadra a regalare al classe ’94 qualche minuto in campo (nonché la prima rete da pro). Oggi si parla di nazionale e di futuro, ma senza il prestito ai romagnoli forse non sarebbe successo.

Mezzala destra — Franck Kessié

A proposito del legame indissolubile tra Atalanta e Cesena, i bergamaschi hanno spesso mandato giocatori in prestito negli ultimi anni in Romagna, in modo tale da garantirgli tempo sul campo. Tra gli esuli dell’estate 2015, c’è anche un ragazzo arrivato dal Stella Club d’Adjamé, squadra ivoriana. Franck Kessié all’epoca ha 18 anni e non lo conosce quasi nessuno: la stagione in prestito al Cesena rappresenterà più o meno quanto ha già visto Gagliardini, con i primi assaggi di campo e il ritorno alla base da possibile sorpresa.

Mezzala sinistra (capitano) — Marco Parolo

Simbolo di come il lavoro e l’attesa paghino, Marco Parolo in teoria la sua chance l’aveva già avuto: dopo Como e Pistoiese, a 22 anni viene prelevato dal Chievo. Tuttavia, va subito in prestito a Foligno e poi un anno all’Hellas, sull’altra sponda di Verona. Quando il Cesena lo preleva, nessuno si aspetta molto. Bisoli però lo plasma a dovere e alla fine Parolo diventa non uno dei protagonisti, ma l’EROE della promozione, visto che è proprio lui a segnare il gol decisivo per portare il Cesena in A alla sua prima stagione di B.

L’anno successivo la sua buona stella prosegue: in tutte le due annate in massima serie con il Cesena, Parolo segna altri sei reti, punisce diverse vittime eccellenti e coltiva la sua leggenda di centrocampista con il vizio del gol. A Parma prima e sulla sponda biancoceleste di Roma poi, la reputazione è rimasta, vedi anche il recente poker individuale in casa del Pescara.

Dovrei rimanere serio, ma vi lascio qui un video-gioiello di Parolo che balla “Waka Waka” con Idris.

Ala destra — Antonio Candreva

Prima che l’87 diventasse un riferimento ben conosciuto, l’uomo dalla tentazione continua di cross e tiri, un giocatore prima della Lazio e poi dell’Inter, Antonio Candreva ha vestito la maglia del Cesena. Come per Parolo, va detto che sembrava che la sua occasione fosse già passata: il prestito alla Juve e quello al Parma avrebbero dovuto aprirgli alcune porte, ma Candreva si ritrova ancora di proprietà dell’Udinese — senza praticamente mai averci giocato — e Cesena è una nuova tappa. Piena di delusioni, perché QUEL Cesena avrebbe dovuto salvarsi agevolmente e invece finì ultimo. Tuttavia, dopo sei mesi in Romagna, la Lazio farà la sua mossa e Candreva inizierà la seconda parte della sua vita calcistica.

Ala sinistra — Emanuele Giaccherini

Estate 2010, una veranda d’estate. Parlo con un mio amico in vista del Fantacalcio. Prendo tale Emanuele Giaccherini a 1 dopo averlo visto tutto l’anno in B con il Cesena: seguono risate fragorose. Non solo lo prendo, ma scommetto con l’amico che giocherà almeno 30 partite in Serie A. Molti lo ricorderanno a fine anno per l’incredibile errore a porta vuota contro la sua futura squadra, ma Giaccherini no.

La scommessa l’ho vinta (sette reti in 36 presenze), ma soprattutto chi ha veramente trionfato è Emanuele Giaccherini, uomo capace di risorgere dalle sue ceneri. Recentemente la fenice si è issata da un isolamento al Sunderland con un grande anno a Bologna e forse riuscirà a uscir anche dal grigio impiego di Napoli, ma la sfida più importante l’uomo di Talla l’ha vinta nei suoi primi anni da professionista: dopo un infortunio al Bellaria, Giaccherinho aveva persino pensato di smettere per fare l’operaio vicino casa.

Un decennio più tardi, ha giocato due Europei e un Mondiale con la nazionale; ha conquistato Conte e persino i tifosi italiani, sempre dubbiosi su di lui; soprattutto nessuno ha dimenticato il Giak di Cesena, dove faceva l’esterno nel 4–3–3 e giocava molto più vicino alla porta.

Punta — Éder Citadin Martins

Ci sono quattro anni grossi come un ponte sull’Oceano tra l’avventura di Éder al Cesena e la sua attuale dimensione. Il presente — anche quello recente — ci racconta di una delle due punte titolari nell’Italia di Conte, capace persino di decidere la gara contro la Svezia. Un ragazzo duttile, che si è preso persino un posto nell’Inter di de Boer prima che l’olandese lasciasse la Milano nerazzurra.

In ogni caso, un giocatore a cui è difficile dire qualcosa. È stato sempre così: da Empoli alla Genova blucerchiata, passando per Frosinone e Brescia. Paradossalmente, Cesena rappresenta al tempo stesso il punto più basso nella carriera di Éder e al tempo stesso la sua svolta: dopo sei mesi chiusi con due reti in 17 partite, l’allora brasiliano decide di lasciare la Romagna per trasferirsi in B alla Samp. Cinque anni più tardi, possiamo dire che la scelta è stata giusta.

Nonostante parliamo di una società che in Serie A ha giocato appena 13 stagioni, la panchina dell’ultimo decennio presenterebbe un discreto livello di riserve. Quanto basta per fare un filo di turn-over e ruotare gli uomini per una tranquilla salvezza.

Alfred Gomis

Non è stato fortunato per ora con il Torino, con cui deve ancora esordire. Eppure dopo i prestiti a Crotone e Avellino, le prestazioni con il Cesena sembravano avergli garantito il famoso salto nella massima serie, seppur con la maglia del Bologna. Invece oggi è ripartito da Salerno e la stagione al Manuzzi rappresenta la migliore della sua carriera.

Nicola Leali

Forse uno dei grandi misunderstanding del nostro calcio, uno di coloro destinati a rientrare tra dieci anni in qualche formazione polverosa che lo vedeva inserito tra i protagonisti del Mondiale 2022. Attualmente è all’Olympiacos, ma è al quinto prestito: Dio solo sa dove lo manderà la Juventus (che l’avrà preso per l’etichetta di “nuovo Buffon” appioppatagli da Corioni ai tempi del Brescia).

Paolo Hernán Dellafiore

Come detto, i centrali non pullulavano di stelle, ergo uno come Dellafiore — ex Primavera Inter, oggi al Latina dopo un girovagare infinito nella penisola tra A e B — può esser considerato un discreto rincalzo.

Francesco Renzetti

Da sempre sognava di vestire la maglia del Genoa, sua squadra ai tempi delle giovanili; in verità, però, Renzetti il meglio l’ha dato sempre a Cesena, dove si è consacrato e con il quale ha poi riguadagnato la maglia del Genoa, salvo ritornare proprio in Romagna in prestito. Lui comunque rimane un elemento solido della recente storia bianconera.

Davide Santon

Quella di Santon al Cesena è una storia breve, fulminea; anzi, è l’inizio della fine della sua leggenda, se pensiamo che all’epoca l’Inter lo presta per sei mesi al Cesena proprio perché Yuto Nagatomo — fresco campione d’Asia e rivelazione di quel 2010–11 — sta facendo il viaggio inverso per la Milano nerazzurra.

Stefano Sensi

Il maestro futuro, quello che è considerato l’erede di Verratti. Per quest’anno gli infortuni l’hanno limitato al Sassuolo, ma quel ragazzo che Kessié seguiva ciecamente nel 2015–16 a Cesena andrà lontano. Non può giocare titolare solo perché davanti ha tre giocatori di gran lunga più avanti nel percorso di crescita.

Raphael Martinho

Il presente l’ha inghiottito nei meandri della B, ma ai tempi del suo arrivo a Cesena era una promettente ala. L’avventura all’Hellas Verona l’ha poi consacrato e gli allenatori di Fantacalcio più audaci ringraziano ancora.

Carlos Carbonero

Il presente parla della recente risoluzione con la Samp e di una presenza in campo che manca dal 2015. Tuttavia, parliamo sempre di uno dei pezzi colombiani nei Cafeteros di Pékerman al Mondiale 2014, che il Cesena riuscì a prendere grazie a una partnership con la Roma. Nonostante la retrocessione dei romagnoli, Carbonero è stato devastante nel finale di campionato, risultando uno dei migliori a fine stagione.

Marco D’Alessandro

Accelerazioni sulla fascia a non finire: Cesena l’ha conosciuto così e non sappiamo ancora se a quasi 26 anni la Roma ha fatto un errore a lasciarlo andare. Ciò che conta, però, è che il Cesena è stata la porta perché D’Alessandro riconquistasse la Serie A, oggi da vivere con l’Atalanta di Gasperini.

Luis Jimenéz

Qui entriamo nel cult: Luis Jimenéz è uno di quei giocatori che con un filo d’oculatezza in più avrebbe avuto un’altra carriera. Mai mancato il talento fin dai tempi della Ternana, tanto che il cileno — soprannominato El Mago — ha giocato per Fiorentina, Lazio e persino per l’Inter di Mourinho. Quando arriva a Cesena, sembra un giocatore ormai finito: invece, Jimenéz si riprende il palcoscenico con un gran stagione a Cesena. Idealmente, il cileno è il 12° uomo in questa speciale formazione.

Il fantasista poi monetizzerà quella grande annata andando a giocare in Arabia, ma peccato: sarebbe potuto essere tranquillamente nel Cile bi-campione del Sud America degli ultimi anni.

Milan Đurić

Giovane perenne, finalmente ha fatto il grande salto di recente: proprio nell’ultima stagione in A del Cesena, il bosniaco ha cominciato a trovare la rete con un po’ di frequenza in più. Del resto a Cesena era arrivato nel 2006, quando a 16 anni il club bianconero vede delle potenzialità in lui. Tanti prestiti, in cui non riesce a raggiungere la doppia cifra. Poi Đurić ha finalmente trovato il ritmo giusto: sette gol nell’ultima B, era già a quota sei prima di trasferirsi in Inghilterra nell’ultima finestra di mercato, precisamente al Bristol City.

Davide Moscardelli

Prima della barba, dei gol in rovesciata, della notorietà da provincia, Davide Moscardelli già segnava. E parecchio: una volta iniziato, non ha mai smesso. Cesena non è un’eccezione: arrivato dal Rimini di Acori, Moscardelli realizza 15 reti nonostante i romagnoli retrocedano in Lega Pro. Quella sarà la porta per l’approdo al Piacenza e poi per l’arrivo in A all’età di trent’anni.

Grégoire Defrel

Ormai inserito nei meccanismi del Sassuolo, Defrel è un altro a cui Cesena ha cambiato la carriera. Quest’inverno avrebbe potuto lasciare l’Emilia per la Roma o per un’offerta folle dalla Cina (e non è detto che in estate non lo faccia), ma il francese deve molto al club bianconero. L’incredibile, poi, è che abbia fatto di gran lunga meglio in A che in B: nel suo unico anno nella massima serie con il Cesena segna nove reti, due in più di quelle realizzate nel biennio in cadetteria con la stessa maglia. E poi ci sono perle come questa.

Honorable Mentions

Guly do Prado

Oggetto misterioso per anni ed eredità della proprietà Gaucci, arriva persino alla Fiorentina senza mai giocarci. A Cesena ha trovato la sua consacrazione, prima di passare al Southampton (altra storia di rinascita) e finire la sua carriera all’Ituano FC.

Adrian Mutu

Gli ultimi sprazzi di classe del rumeno si sono visti proprio a Cesena. In tutto il suo splendore.

Vincenzo Iaquinta

Ultima rete da pro? Con il Cesena, alla Lazio, nello scenario semi-deserto dell’Olimpico.

La Lazio poi rimonterà, ma noi non lo dimentichiamo.

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Gabriele Anello
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Ha il passaporto italiano, ma il cuore giapponese | RB Leipzig, J. League Regista, Calcio da Dietro | fmr. Ganassa, DAZN, MondoFutbol.com, Crampi Sportivi