Che cosa è Franco Vazquez?

Crampi Sportivi
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5 min readOct 23, 2016

Un trequartista, di base. Uno che a Villa Carlos Paz da bambino dribblava pure i sassi e poi la metteva in profondità. Un giocatore rotondo, senza spigoli, morbido. Uno che parla coi piedi e per il resto non parla proprio. Uno con il ritmo, il suo, della sua terra, della sua testa. Un argentino un po’ italiano, come molti argentini, che ok sì, magari una partita da argentino in azzurro se la sbuccerebbe pure, ma è troppo argentino per non sognare di giocare con l’Argentina. Franco Damiàn “el Mudo” Vazquez è un trequartista, di base, ma per me è anche un sacco di altre cose.

Franco Vasquez è Javier Pastore

“Brekkare” è una soluzione importante del gioco offensivo e insieme una delle parole più brutte che ho scritto negli ultimi sei mesi. Consiste nel saltare il pressing avversario palla al piede cambiando la velocità dell’azione. Ebbene Vazquez e Pastore brekkano di continuo, rompono la partita, la strappano. Accelerano tra i corpi degli avversari e li lasciano dietro aprendo il campo a sé e ai compagni. Ora, brekkare a 187 centimetri di quota è impegnativo, richiede un’ottima coordinazione, equilibrio e forza nelle gambe e loro lo fanno con un’eleganza principesca. Per dire: se sei alto 187 centimetri puoi essere Pastore, Vazquez oppure puoi essere Chiellini.

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Franco Vazquez è Mirko Vucinic

Ci sono giocatori che hanno un rapporto diverso con la palla, è una cosa naturale credo. Per quanto bruscamente possa arrivare la addomesticano, la accarezzano, la nascondono, la proteggono gelosamente e poi la distribuiscono solo se/solo quando è il momento giusto. Mettono per un attimo il campo al contrario, si fanno sfrecciare i compagni attorno e poi in un tempo sconosciuto lei, la palla, non c’è più. Tutto diventa indifendibile.

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Franco Vazquez è Neymar jr.

Non si fanno discriminazioni: lo spazio tra le gambe dell’avversario è uno spazio come tutti gli altri e va calcato, va attraversato dalla palla per aprire altro spazio. In un campo sempre più stretto perché coperto da atleti sempre più mostruosi, ogni segmento di campo è importante e farci passare il pallone spalanca nuove possibilità. Per alcuni poi si tratta di perversione, un richiamo irresistibile per quell’ “ooooh” che aleggia ogni volta che un tunnel imbarazza un avversario. C’è chi si fa insultare, c’è chi indossa biancheria di pelle e vuole essere fustigato e poi ci sono Neymar e Vazquez che fanno le buste ai poveri disgraziati.

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Franco Vazquez è Manuel Rui Costa

Certo, di “Maestro” ce n’è solo uno, ma Rui Costa e Vazquez sono accomunati dal modo di vedere le linee del campo in verticale. Testa alta si affacciano alla trequarti con il colpo sempre carico, la fionda tesa in attesa del momento adatto. Poi su quel pallone può andare Batistuta, Shevchenko oppure Quaison, ma la qualità rimane qualità.

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Franco Vazquez è Mauro German Camoranesi

Il modo arrogante di fare qualcosa che non ti va di fare. Vazquez, come Camoranesi, rincorre le persone che gli hanno scippato il pallone come se si trattasse di un affronto. Entra male, trattiene, spinge, si intreccia solo per riaverlo indietro e farne quello che dice lui. Mena un po’ perché è un’ottima scusa per non correre indietro, un po’ per pareggiare i conti con la vita che lo ha voluto trequartista, che se sei trequartista la notte sogni i mediani coi tacchetti in ferro e ti svegli in lacrime (che vitaccia).

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Franco Vazquez è Manu Ginobili

Vabbè, questa è facile. Franco e Manu interpretano la loro professione allo stesso modo: da specialisti. La tecnica si ha o non si ha, e se la si ha non la si risparmia. Ogni giocata è la prima è l’ultima della partita e deve essere: 1) quella più giusta per tempi e spazi, altrimenti è destinata a fallire; 2) quella più utile alla squadra, perché gli specialisti sono pagati per la loro funzionalità; 3) quella più bella, altrimenti mi dite che gusto c’è?

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Franco Vazquez è Nelson Mandela Muntz (dei Simpson)

Fa parte della sua cultura, non necessariamente della sua storia personale. Vazquez, come Nelson, se non stai attento, ti ruba la merenda.

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Franco Vazquez è Piero Ciampi

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Pigro, cialtrone, irriverente, solitario, talentuoso, affascinante. La sua indolenza capricciosa produce opere d’arte.

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Franco Vazquez è Manolete

Un torero. Danza a un centimetro dai tacchetti aguzzi di avversari furiosi e inferociti. Li sfianca senza scomporsi, senza spettinarsi. Li aggira, li imbarazza, li attira nella trappola e poi li lascia su una zolla vuota. La palla è sparita già da un po’ e la folla impazzisce. La classe non si compra al Mercadona.

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Franco Vazquez è Goemon Ishikawa

Ecco che il tempo si ferma ora che lui si impossessa della scena. Il nemico, convinto di non poter sbagliare, aspetta un’offesa pronto a controbattere. C’è un attimo sordo in cui tutto può succedere e forse è già successo. Cala il gelo, non si muove niente, sembra tutto immobile. Ma il tempo è già ripartito e con un colpo solo lui ha affettato quattro avversari.

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