Chievo — Juventus, analisi tattica

Crampi Sportivi
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9 min readAug 31, 2014
allegri

La partita che inaugura la Serie A 2014/15 è la sfida tra Chievo e Juventus, match che vede l’esordio sulla panchina dei campioni d’Italia di Massimiliano Allegri, arrivato a Torino esattamente un mese e mezzo fa. Entrambe le formazioni vengono da una campagna di rinforzamento estiva che portato l’acquisizione di nuovi giocatori e lo sviluppo di nuovi moduli, che permetterà ai primi di lottare per un’agevole salvezza ed ai secondi di puntare nuovamente allo Scudetto, che sarebbe il quarto di fila.

Chievo

Il bilancio delle sei partite giocate dalla squadra di Corini nel precampionato è di due vittorie (a luglio) e quattro sconfitte consecutive. Sebbene due siano arrivate con avversari ‘di livello’ come Dortmund e Marsiglia.

Preoccupano di più il 3–0 contro un avversario diretto come l’Atalanta e l’1–0 contro il Pescara (che gioca in B) nel turno di Coppa Italia. Nonostante questo, gli acquisti estivi hanno indubbiamente alzato il livello della rosa. In particolare Gamberini per la difesa, Izco e Schelotto a centrocampo, Birsa, Bellomo e Botta sulla trequarti; Maxi Lopez e Meggiorini in attacco. Ipotizzabile quindi che il Chievo — da sempre “rinchiuso” in un ordinato 4–4–2 — possa riscoprire un’anima più offensiva, o comunque una maggiore aggressività.

Juventus

Dopo il gran discutere sui motivi e le modalità dell’addio di Antonio Conte, la società ha trovato in tempi brevissimi il sostituto in Max Allegri — “nemico” ai tempi dell’ormai celebre gol di Muntari. La scelta ha fatto intendere una decisa volontà di cambiamento, viste le profonde differenze di preparazione, di comportamento in panchina e di modulo tra i due allenatori.

Nelle prime uscite la squadra ha mantenuto il 3–5–2, schema che la squadra conosce letteralmente a memoria. Ma da tempo si lavora sul 4–3–3, provato per la prima volta dall’inizio nella partita contro la rappresentativa del Singapore, dove sono emerse fin da subito le peculiarità del modulo tanto caro all’allenatore livornese: continua ricerca della verticalizzazione, gioco sviluppato sugli esterni, pressing alto e Pirlo incaricato del movimento chiamato ‘salida lavolpiana’, ovvero lo scivolamento tra i difensori in fase di costruzione. Di certo sarà positiva la possibilità di cambiare — o comunque di variare a partita in corso — i due moduli, garantendo imprevedibilità ed alternative (concetto già ampiamente sottolineato da Allegri).

Formazioni

Il Chievo si schiera con un 4–3–3 (più orientato al 4–3–2–1) che in fase di non possesso si trasforma in un 4–5–1, in modo da coprire in ampiezza tutto il campo, che la Juve — con la solita volontà di fare la partita — non esita ad occupare interamente in orizzontale.

Il Chievo inserisce Bardi tra i pali; la difesa a quattro vede da sinistra a destra Biraghi, Cesar, Dainelli e Frey, e a centrocampo vanno Mangani come centrale ed Hetemaj e Izco come mezzali, rispettivamente a sinistra e destra. Completano l’undici titolare Birsa e Schelotto, trequartisti, e Maxi Lopex, punta centrale incaricata delle sponde e di far salire la squadra.

Allegri, viste le importanti assenze (Barzagli, Chiellini, Pirlo), ed il non ancora assimilato 4–3–3, ripropone il 3–5–2 che viene giocato quasi col pilota automatico, e che vede per dieci undicesimi gli stessi interpreti dello scorso anno. Davanti al solito Buffon, la difesa a tre è composta da Bonucci centrale, con Caceres ed Ogbonna sui lati, mentre Lichsteiner ed Asamoah si sistemano sugli esterni. Marchisio è chiamato a fare il vice Pirlo (già fatto in maniera eccellente in qualche occasione nella passata stagione), con Pogba e Vidal mezzali, ed il giovane Coman (classe ’96) va a prendere posizione dietro a Tevez, agendo quindi da trequartista. Per i nuovi acquisti (Pereyra, Evra e Romulo) soltanto panchina.

Primo tempo

L’avvio della Juve è ad altissimo ritmo. Giocate veloci, giro palla con cambi di lato e verticalizzazione appena possibile. Pressing alto per recuperare subito palla e tanti giocatori ad accompagnare l’azione offensiva. Dopo 30 secondi Tevez ha già trovato una conclusione vicinissima al palo e si vedono fin da subito, per tre azioni consecutive, quattro giocatori già in area e due pronti al limite per sfruttare le ribattute e tentare la conclusione. A dimostrare la mentalità offensiva dei bianconeri. Questa partenza è naturalmente anche favorita dai padroni di casa, che partono timorosi e schiacciati, anche se i loro demeriti sono inferiori ai meriti della Juve, che comanda la partita.

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Palla esterna a Lichsteiner (e il cronometro segna 26”), in area ci sono gia’ quattro giocatori con due subito a supporto.

Al sesto minuto, sul secondo angolo consecutivo dalla sinistra (il primo era stato conquistato con un bel tiro di Coman), i Campioni d’Italia sono già in vantaggio, pur se in maniera fortunosa con un autogol dopo un colpo di testa di Caceres.

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Il forte pressing della Juve, attuato nella figura da Coman e Vidal, in maniera immediata.

In fase di possesso, la Juve comincia l’azione sempre col giro palla dei difensori, tutto palla a terra. Marchisio viene a proporsi per il primo passaggio, creando una notevole superiorità numerica, evidente contro l’unica punta Lopez ma chiara anche quando quest’ultimo viene aiutato da Schelotto e Birsa. La superiorità permette ai terzini e ad una mezzala di alzarsi subito — mentre una resta più vicina per proporre un’alternativa di passaggio — e non appena il pallone esce ed arriva nella metà campo offensiva (quasi sempre sviluppandosi dall‘esterno), i giocatori davanti alla linea della palla sono già parecchi e pronti ad attaccare (con lo stesso Marchisio che segue l‘azione e viene fino sulla trequarti). Buonissimo l’impatto di Coman, che svaria molto sul fronte offensivo, cercando la profondità o venendo incontro, ed alternandosi in molti casi con Tevez, diventando fatto prima punta, dimostrando grande personalità nonostante i 18 anni e l‘esordio assoluto in Serie A.

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Il solo Maxi Lopez e’ in clamorosa inferiorità’ di fronte al rombo difensivo juventino (Caceres, Bonucci, Ogbonna, Marchisio). Nella situazione anche Pogba e’ rimasto basso.

Il Chievo difende con un 4–5–1, che vede i due trequartisti sistemarsi sugli esterni. L’atteggiamento è attendista, con la Juve quasi “sfida” i centrocampisti ad uscire, cercando di sfasare la linea a cinque, che in parecchie occasioni si rivela facile da superare. La forte spinta offensiva bianconera spinge spesso i veneti a schiacciarsi nella propria trequarti, con quindi i reparti vicini, provando con la densità a rallentare l’azione. Sono bravissimi però sempre Coman, o all’occorrenza Tevez, a farsi vedere per le sponde nelle verticalizzazioni, trovando scarichi di alta qualità per i compagni.

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La disposizione difensiva e’ immutata, con le linee 5–3.

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Altro esempio di fase difensiva juventina, stavolta a palla lontana dalla porta. Notare la posizione degli esterni, a meta’ strada tra le linee, pronti ad uscire o retrocedere.

La squadra veronese fa fatica anche in fase di possesso. Fermo restando che il pallone è poche volte nei loro piedi, le maggiori azioni offensive si sviluppano su errori o ribattute o recuperi, cercando di colpire in ripartenza e sfruttando i pochi giocatori juventini che restano indietro. Da notare come, quando la squadra può partire palla al piede (ad esempio su rinvio del portiere) siano disposti con un 3–4–3. Quando la soluzione scelta è il lancio lungo, la difesa folta ed alta juventina riconquista sempre palla.

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Lopez cercato con un lancio lungo, provando a sfruttare la velocita’ e la presenza di ‘soli’ due difensori.

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La particolare situazione di 3–4–3 su rinvio del portiere.

La differenza di atletismo e tecnica tra le due formazioni è tanta. Il problema del Chievo è quello di dover scegliere se lasciare i due trequartisti alti per cercare di creare difficoltà di impostazione alla Juve o se farli scendere a centrocampo per aiutare in fase difensiva — ma rinunciando così, di fatto, a grandi porzioni di territorio. Schelotto e Birsa sono chiamati ad un doppio lavoro, perdendo a volte lucidità.

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Hetemaj (mezzala sinistra) esce su Marchisio, pronto a ricevere palla. Birsa era rimasto alto sul difensore di riferimento (cosi’ come e’ alto Schelotto), mentre Izco ha preso l’altro difensore, Ogbonna. Il lato sinistro del Chievo e’ scoperto, con due giocatori — Vidal e Lichsteiner — alti e pronti a buttarsi avanti creando una grande superiorità numerica.

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In questo caso Schelotto non e’ rientrato, e Pogba (azione sviluppata sempre da destra) si trova senza marcatore

Il primo tempo si chiude sul risultato di 0–1, decisamente poco veritiero per quanto dimostrato. La Juve avrebbe meritato molto di più (due traverse, un palo, ed il 70% di possesso palla), mettendo in evidenza uno dei problemi già usciti nell’era Conte, ovvero quella di creare tanto ma non riuscire a chiudere subito le gare.

Secondo tempo

Radovanovic per Mangano (ammonito) e Paloschi per Schelotto sono i due cambi operati da Corini ad inizio di tempo. Il primo per dare più vigore al centrocampo, il secondo per alzare il baricentro affiancando una punta a Maxi Lopez. In fase di costruzione juventina, con Lopez a “ballare” sui difensori, ma stando quasi sempre centrale, l’attaccante ex Milan si sistema su Marchisio, costringendo quasi sempre i bianconeri a dirigere il passaggio verso uno dei due difensori, sul quale esce il centrocampista di riferimento. Buona idea nella teoria, un po’ meno nella realizzazione. In fase di non possesso la squadra passa al 4–4–2, sempre nella stessa ottica di rimanere più alti ed avere subito due punte da servire nel recupero di palla, con la veloce aggiunta di Birsa a formare un tridente.

La Juve abbassa leggermente il ritmo, cercando di controllare la partita ma non rinunciando ad attaccare. Marchisio resta fisso dietro, quasi sempre affiancato da una mezzala, riducendo di fatto il numero di giocatori proiettati all’attacco, anche se non in situazione costante. Coman, che bene aveva figurato nel primo tempo, si posiziona invece in posizione di attaccante, con Tevez ad inserirsi quando il classe ’96 si sposta per lasciare spazi impegnare la difesa. Difensivamente, inoltre, sembra in alcune fasi che giochino a quattro, o comunque in maniera asimmetrica, vista la posizione di Lichsteiner decisamente avanzata sulla linea dei centrocampisti.

La partita di Radovanovic si conclude quasi subito, in seguito ad una botta al volto con Dainelli, costringendo Corini a mettere Cofie e bruciando di fatto un cambio. Per la Juve invece Vidal sembra voler chiedere la sostituzione (al minuto ’13 Pereyra era già pronto ad entrare), dopo una partita molto intensa sul piano fisico, anche se di fatto resterà in campo fino a cinque dalla fine, rimanendo un fermo protagonista della gara.

Il primo cambio di Allegri è proprio Coman, dimostratosi un giocatore di personalità e con tante qualità tecniche, tra cui il tiro in porta ed il colpo di testa, al quale subentra Llorente. Vista la grande spinta di Lichsteiner, probabilmente la sostituzione è per sfruttare le qualità aeree dello spagnolo, nel tentativo di chiudere definitivamente il match.

Il primo vero pericolo creato dal Chievo è alla mezzora, quando su palla vagante in area Maxi Lopez si trova sul dischetto del rigore a tu per tu con Buffon, che compie di fatto l’unica parata della partita con un grande intervento, stando in piedi fino all’ultimo secondo e bloccando il tiro. La caratteristica fondamentale delle grandi squadre è anche questa, un portiere che nei momenti decisivi ti salva nei momenti decisivi.

Il risultato non cambierà più, consentendo ad Allegri di trovare per la seconda volta su sei tentativi la vittoria alla prima di campionato (l’allenatore ex Milan è noto per le sue partenze ‘soft’; nell’unica occasione in cui trovò la vittoria alla prima vinse poi a fine anno lo Scudetto), e dimostrando a tutti — tifosi compresi — che la Juve fa sul serio.

Luca Donina di Sistema WM

Questo articolo è uscito anche su Sistema WM

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