Clásicos

Crampi Sportivi
Crampi Sportivi
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7 min readNov 19, 2016

Il nuovo format dell’Eurolega, tanto discusso e criticato per il suo voler essere troppo simile alla NBA, può regalare agli appassionati delle serate speciali, come un venerdì in cui vanno in scena due dei derby più affascinanti del basket europeo: Barcellona–Real Madrid e Panathinaikos–Olympiacos. Quattro squadre che, appena due giorni prima, si erano incrociate fra loro sul parquet: il Barca perdendo di misura una partita a bassissimo punteggio contro l’Olympiacos (59–52), il Real vincendo una partita combattuta con la sponda verde di Atene (87–84).

Due partite profondamente diverse fra di loro: nell’andamento di gara, nel punteggio, nelle caratteristiche dei protagonisti principali. Un campionario di basket europeo a tutto tondo. Un’abbuffata di pallacanestro, di quelle che a fine serata ti lasciano sazio, stanco e incredibilmente appagato.

Blowout

Una partita che finisce con un +39 per la squadra vincente può essere una bella partita? Sì, se in campo c’è il Real Madrid in forma smagliante. Nei due precedenti stagionali, i madrileni le avevano sempre prese dai cugini. Si vede che è servito, come ha puntualizzato Sergio Llull a fine partita: “Abbiamo imparato la lezione”. E ne hanno anche inferta una ai rivali blaugrana, una lezione durissima da accettare: 102–63 il risultato alla sirena di fine 4° quarto.

Il Real è come una dinamo, perché ha bisogno di mettersi in movimento per accendersi. Se continua però ad andare al ritmo che gli è più congeniale, il problema è che non si spegne più. L’aspetto più impressionante della squadra allenata da Pablo Laso è che non è mai calata di ritmo: i giocatori avevano talmente tanta voglia di distruggere gli avversari che non hanno mai staccato le mani dal volante della partita. Una prestazione da antologia.

A meno di due minuti dalla fine del primo quarto il Real è già a +10, grazie a un contributo diffuso che vede fra i protagonisti anche l’infante Luka Doncic (primo canestro della partita per lui, tirando da più di 8 metri) e un Nocioni in versione “cowboy da Western crepuscolare”: logoro, vecchio, ma che dimostra di saper ancora sparare come una volta quando conta per davvero.

Il Barca fatica a entrare in ritmo, perché il Real va troppo forte, difende troppo forte, ha un Sergio Llull troppo in forma. I falli sistematici su Ante Tomic impediscono all’ex di turno di entrare pienamente in partita. Tyrece Rice chiude con 23 punti, ma nei primi quarti (quelli decisivi) fatica a fare la differenza. Se spezzi l’asse Tomic-Rice, a questo Barca restano veramente poche alternative nella metà campo offensiva.

Luka Doncic è nato il 28 Febbraio del 1999 e si permette di segnare questo canestro per aprire le marcature di un Clásico di Eurolega.

Il secondo quarto del Real è sostanzialmente la pietra tombale che chiude la partita. Spicca su tutti la prestazione di un giocatore “animalesco”, un misto di istinto e tecnica: Anthony Randolph. In attacco è in ritmo e tenta canestri da tre con la stessa confidenza con cui va a lavorare contro l’ala grande avversaria in post. In difesa spesso si trova a dover contrastare dopo un cambio i piccoli avversari, in particolare Rice, e difficilmente si fa battere.

E poi è autore di due stoppate da “salto-sul-divano” contro il mini Dwight Howard del Barca, Joey Dorsey.

“L’arte della stoppata”, parte 1: Randolph blocca Dorsey e lancia il contropiede chiuso con la tripla di Nocioni. Notate come Randolph incroci all’ultimo secondo cambiando lato mentre insegue l’attaccante, prima di staccare.

“L’arte della stoppata”, parte 2: Randolph va su e utilizza il palmo della mano sinistra per cancellare Dorsey. Al ventesimo loop, ancora si fa fatica a non rimanere a bocca aperta.

Due giocate esemplificative dell’approccio del Real in difesa. Caso vuole che i Blancos abbiano anche tirato “benino”: 54.8% da 2 e 50% tondo da 3, su 28 tentativi totali. Fantascienza.

Punto a punto

Nella bolgia dell’Olympic Sports Center di Atene le cose sono andate diversamente. Intanto l’Arena è uno di quei posti in cui il concetto di “curva” intesa come piccola porzione degli spalti riservata ai tifosi più animosi viene annullato: il palazzetto è una enorme, gigantesca, roboante curva.

Il Pana inizia piano in attacco, quasi imballato, facendo girare piano la palla. Così come il Real, il Pana è una squadra che ha dentro di sé una grande energia, che a volte però non riesce a trovare la giusta valvola di sfogo. L’Olympiacos, invece, sembra sempre in grande controllo. Molto lo si deve alla regia del maestro Spanoulis. Dall’altra parte, con un Calathes che fatica ad accendersi, è Chris Singleton a tenere in linea di galleggiamento i suoi, alternando giocate difensive rilevanti a ottime iniziative in attacco.

L’asse Spanoulis-Birch ha funzionato alla grande nel primo quarto.

Nel secondo quarto c’è il momento di gloria di Daniel Hackett: vederlo spaccare la partita con indosso la sua migliore faccia tosta, completamente coperto di tatuaggi, in mezzo a una selva di tifosi avversari che gli urlano contro, ci fa capire come Daniel abbia finalmente trovato il suo posto nel mondo. Nel ritmo controllato della squadra, lui è la variabile impazzita. Ne mette 5 per iniziare il quarto, 11 totali a fine partita, dimostrando anche delle ottime capacità difensive, soprattutto nell’1 contro 1.

Se il primo quarto finisce in parità, il secondo va ai biancorossi, più bravi a giocare sui punti deboli degli avversari. Ad esempio, con Bourousis in campo l’Olympiacos gioca quasi solo P&R coinvolgendo l’uomo preso in consegna dall’ex di Milano, che non riesce a tenere in difesa in situazioni di drop dopo il gioco a 2, né tanto meno è in grado di cambiare sul piccolo avversario con efficacia.

Giocare sui punti deboli, adattarsi: questa è la chiave. Lo capisce Xavi Pascual, che inizia a chiedere ai giocatori del Pana di cambiare sul P&R di inizio azione in modo sistematico. Singleton finisce spesso su Spanoulis: i due migliori della partita si affrontano sistematicamente in un mismatch in cui, paradossalmente, ad averla vinta è spesso l’americano.

Nick Calathes si mette definitivamente in ritmo e gioca un terzo quarto di altissimo livello che riporta il Pana a contatto. Anche Pappas e Rivers aumentano i giri e l’attacco dei verdi si rinvigorisce, agguantando finalmente il primo vantaggio della partita.

Calathes e Rivers, i due migliori marcatori del Pana a fine partita insieme a Singleton.

Il 4° quarto è il periodo degli uomini veri, segnare è sempre più difficile. A meno di 4 minuti dal termine KC Rivers mette 2 triple in fila che valgono il sorpasso Pana. Ci mette la firma anche il super veterano Fotsis, che proprio nell’ultimo quarto segna la sua 300esima bomba in carriera in Eurolega.

La partita la decide una giocata che fa capire quanto l’Olympiacos sia una squadra sicura dei propri mezzi. Mancano 27 secondi sul cronometro e Papanikolaou commette fallo su Calathes, con il punteggio in parità. L’Olympiacos vuole finire con la palla in mano, a costo di regalare due liberi. Calathes fa 1/2 e dall’altra parte uno Spanoulis in versione “venerabile maestro” regala al compagno di mille battaglie Printezis l’assist per il gioco da 3 punti che decide il derby. Il Pana ha tempo per un altro tiro da 3 di Fotsis: airball. Finisce 79 a 77 per l’Olympiacos.

Tutti guardano Spanoulis quando inizia a penetrare, lui guarda il compagno. Alla fine ha ragione lui.

Sergio vs. Vassilis

A distanza di alcune centinaia di chilometri, hanno giocato in contemporanea i due migliori interpreti, in questo momento, del ruolo di playmaker in Europa.

Sergio Llull, fresco di career high (30 punti) proprio contro il Pana, è asceso a un livello superiore e non ha nessuna intenzione di tornare indietro. Il suo movimento continuo in campo non è incredibile solo per quello che riesce a fare con la palla in mano quando decide di andare a canestro; stupisce più di tutto il fatto che la sua capacità di alzare il ritmo venga trasferita anche ai compagni di squadra. Llull è un grande finalizzatore, ma anche un grande playmaker, perché quando è in campo si ha la netta sensazione che la sua squadra giochi meglio.

Giocare ai ritmi del Real non è facile, non solo per una questione fisica. Andare veloci senza perdere efficacia implica il fatto di essere in grado di prendere le giuste decisioni in un lasso di tempo molto ridotto. Non c’è spazio per le incertezze. Se un giocatore è aperto, deve prendere il tiro. Se c’è un minimo spiraglio per un passaggio da forzare, bisogna provarci, senza ripensamenti. Per giocare così ci vogliono palate di quella che in America chiamano confidence.

E sapete chi è il distributore di confidence dei Blancos? Sempre lui, il numero 23.

Tripla cadendo indietro, senza equilibrio, sulla sirena. Ordinaria amministrazione.

Su Spanoulis dire qualcosa di nuovo è difficile. Se Llull è un’acceleratore di attacchi, Vassilis è il maestro del controllo del ritmo. È come un grande batterista che si trova a suo agio a suonare una Bossanova e, allo stesso modo, un pezzo acid jazz.

Nella vittoria nel derby è stato molto intrigante il confronto con quello che sembra il suo alter-ego, Nick Calathes. Calathes sembra la versione più giovane — e non ancora pienamente consapevole dei propri mezzi — di Spanoulis. Diciamo che anche la somiglianza fisica aiuta ad accostarli. Sul vincitore del suddetto confronto, ci sono pochi dubbi.

https://www.youtube.com/watch?v=lMBYb56imAI

Scegliere una sola giocata era troppo difficile.

Ascesa / Caduta

Un derby è spesso anche un crocevia. Per una squadra che risorge o aumenta ancora di più la propria forza, ce n’è una che cade nel pericoloso abisso del dubbio. Il Real ha vinto contro Panathinaikos e Barca nel giro di 48 ore. L’Olympiacos ha fatto lo stesso contro le stesse due squadre, nello stesso lasso di tempo Il fascino di questi scontri è stato proprio quello di poter misurare la forza di due squadre che ora sono di diritto due delle maggiori contender contro gli stessi avversari. Avversari che escono molto ridimensionati dal doppio scontro.

Il Barca ha perso di 39 punti, in casa, un Clásico: un’onta che il tempo difficilmente laverà via. Ha anche perso contro l’Olympiacos, chinando la testa e sottostando ai ritmi decisi da Spanoulis e compagni. In più, Bartzokas ha espresso chiaramente il suo dissenso rispetto al nuovo format dell’Eurolega, cosa che di certo non contribuirà a migliorare l’umore della squadra. Il Pana si è visto sfuggire due vittorie dalle mani, due successi che l’avrebbero resa una delle squadre da battere, anziché relegarla allo stato di “contender incompiuta”.

Per vedere questa situazione cambiare, forse bisognerà attendere un altro crocevia come questo. Noi rimaniamo qui ad aspettare. L’Eurolega 2016–2017, in fondo, è solo all’inizio.

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