Come imparare a fare l’allenatore (feat. Walter Zenga)
Spesso nel mondo del lavoro ci si preoccupa quando il licenziamento è alla porta. Ci si chiede come si potrà ricominciare, quale sarà il nostro futuro e cosa ci aspetta più in là nella vita. Nel calcio queste dinamiche sono diverse, soprattutto per quanto riguarda il mestiere dell’allenatore, perché il continuo riciclo di panchine permette a tutti di avere una seconda occasione, ma anche di bruciarla piuttosto in fretta. Walter Zenga è l’esempio di questo strano mondo del pallone.
Gli sono bastate due settimane per tornare sulla panchina di un nuovo club. Esonerato dalla Sampdoria il 9 novembre dopo la sconfitta in casa contro la Fiorentina, a breve potrebbe arrivare l’annuncio dell’accordo con l’Al-Shaab CSC, squadra dell’Arabian Gulf League, campionato degli Emirati Arabi Uniti. Una sfida difficile per altro, visto che l’Al-Shaab ha collezionato appena due punti in otto giornate.
È vero che Coach Z aveva già annunciato il ritorno negli Emirati Arabi (dove ha casa, moglie e figli), ma un ricollocamento così veloce nel suo “rapporto lavorativo” sembrava difficile da immaginare. Invece, è probabile che le sue venti regole gli siano stato ancora una volta d’aiuto. Già, perché a ottobre è uscito il terzo (TERZO!) libro di Walter Zenga, edito da Rai Eri e chiamato “Coach”.
In quel libro, lui ha sciorinato le venti regole che servono per fare l’allenatore, per avanti nel mondo del calcio. Visto che hanno funzionato per lui — già di nuovo in panca nell’emirato di Sharjah — noi di Crampi Sportivi abbiamo provato a vedere se possono essere utili anche a voi.
Regola n°1: «Prima di tutto essere uomini»
Varriale lo sa.
Regola n°2: «Crederci, crederci, crederci»
Regola n°3: «Squadra che vince (a volte) si cambia»
Zenga lo sa bene, specie visto che la Sampdoria ha utilizzato finora tre moduli e 26 giocatori in 14 partite stagionali tra Serie A ed Europa League. In fondo, l’aveva detto….
Regola n°4: «L’imprevisto… non è prevedibile»
Specie quando l’han visto tutti.
Regola n°5: «Una squadra è più dell’insieme delle parti»
Pensiamo alle mutande.
Regola n°6: «Mai sottovalutare l’avversario»
Gli altri, intanto, lo prendono per il culo.
Regola n°7: «Nervi saldi, anche sotto pressione»
Regola n°8: «Confidenti-serpenti (se non li scegli bene)»
Diciamo che stavolta è andata male.
Regola n°9: «Segui l’istinto»
Tipo fare l’#IceBucketChallenge
Regola n°10: «La storia insegna (e anche la geografia)»
Devo esser sincero? Questa è l’unica che non ho capito.
Regola n°11: «Don’t follow the money».
Non per nulla, la sua carriera recita MLS (quando non contava nulla), Arabia Saudita e ben quattro stagioni negli Emirati Arabi Uniti, dove così bene non ha fatto.
Regola n°12: «Paese che vai, usanze che trovi (e che devi rispettare)»
Se il rumeno l’ha imparato, a Dubai è andata peggio. Nonostante abbia spesso lodato il paese che più l’ha ospitato come allenatore, alla fine qualche contrasto c’è stato.
Regola n°13: «C’è (sempre) chi dice no»
E a lui invece piace dire di “sì”.
Regola n°14: «Chi trova un (buon) collaboratore trova un tesoro»
Con Cagni si è visto l’esempio. A giugno Zenga lo sceglie e dice subito: «Ho parlato con Gigi e quest’idea ci piace». Il 2 settembre scorso, l’addio con il fidato assistente.
Regola n°15: «Mai disperarsi, ma mai rilassarsi»
Soprattutto quando fai un seminario.
Regola n°16: «Il dito è un’arma a doppio taglio»
Regola n°17: «Capire cosa conta davvero»
Cito un suo passaggio in un’intervista alla FIFA: «L’importante è che abbiamo una casa». A posto.
Regola n°18: «L’offerta che luccica non è sempre d’oro»
Specie se non viene da Dubai. O dall’Arabia.
Regola n°19: «La partita non è mai finita»
Quando poi la prima stagionale finisce 4–0 per gli avversari…
Regola n°20: «Vivere il momento, sognare in grande»
Vabbè, questa è un’abitudine che non ha mai perso.
Articolo a cura di Gabriele Anello