Cos’è successo in questo calciomercato invernale

Crampi Sportivi
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9 min readFeb 2, 2016

Strano quest’inverno, vero? La pioggia si è vista solo ogni tanto (almeno qui a Roma), freddo relativo, ma soprattutto pochi, ma pochi movimenti di calciomercato. Il mondo del pallone è un turbinio di nomi durante l’inverno, con le squadre che vanno alla caccia del giusto rinforzo per aggiustare la propria stagione.

Invece fino al 17–18 gennaio un silenzio irreale ha avvolto i vari canali dedicati al calciomercato: se non fosse stato per i cinesi e per qualche botto finale, staremmo qui a piangere miseria.

Poi il mercato è decollato e allora qualche storia interessante da raccontare c’è. Noi di Crampi Sportivi ne abbiamo scelte dieci che spaziano per tutto il globo, dall’estremo oriente (terra con molti money al momento) fino alla tentata rinascita della stella più promettente del calcio italiano. Un viaggio lungo, in dieci tappe, da godersi comodamente sulla poltrona di casa.

Charlie Austin — Dal QPR al Southampton

Il 2014–15 si è chiuso in Premier con la retrocessione del QPR, arrivato ultimo nonostante una squadra che prometteva ben altre prestazioni. Una sola nota positiva in tutta la stagione: l’esplosione di un ragazzo alla prima annata di Premier League.

E non è facile esplodere se la tua prima stagione nella massima divisione inglese arriva a 25 anni, dopo annate passate nelle serie minori e una giovinezza fatta di mattoni spaccati. A 19 anni, Austin si divideva tra il lavoro di muratore e i gol con la maglia del Poole Town.

Poi l’esplosione con Swindon Town e Burnley gli ha garantito l’arrivo a Londra, sponda SuperHoops. Nonostante un 2014–15 da 19 gol in Premier (quarto in classifica cannonieri), quest’estate è rimasto a Loftus Road.

Strano per chi avrebbe meritato un’altra chance. La chance è arrivata a gennaio, con il Southampton che ha speso sei milioni di euro per lui, che ha subito ricambiato con il gol vincente sul campo del Manchester United.

Nonostante problemi medici di un certo tipo…

Jonjo Shelvey — Dallo Swansea City al Newcastle United

Da promesso Gerrard a ripudiato di lusso. Da erede del più significativo giocatore nella storia del Liverpool a uomo qualsiasi della Premier League. O forse no? Starà a Jonjo Shelvey dimostrarlo in quel di Newcastle.

Il suo trasferimento è uno di quelli più importanti dal punto di vista economico in Europa, visto che il suo passaggio dallo Swansea ai Magpies è costato 15 milioni di euro. Che non sono proprio spicci, nonostante l’ottima situazione finanziaria della Premier League.

Dopo un 2014–15 non entusiasmante ci si aspettava il salto di qualità, visto il rinnovo fino al giugno 2019 di quest’estate. Eppure l’avventura in Galles è sembrata al capolinea, complice la pigrizia dimostrata in campo e un alterco con un tifoso dopo una recente sconfitta in FA Cup.

Newcastle è un buco nero che si è mangiato chiunque in questi anni, ma chissà che Shelvey non possa contribuire alla ripresa del club. L’inizio è stato incoraggiante, ora sta a lui dimostrare che la lazyness è un mito fomentato dalla rete.

Víctor Valdés — Dal Manchester United allo Standard Liegi

Come si può passare dall’essere uno dei portieri più forti d’Europa a giocare solo due gare ufficiali in due anni? Eppure la carriera di Víctor Valdés sembra aver preso una brutta piega.

Cosa succede se passi dal giocare nella squadra più forte al mondo a fare interviste su un divano in mezzo a un campo? Il suo addio al Barcellona sembrava scontato, direzione Montecarlo. Poi un infortunio ha inaugurato la sua parabola discendente.

Niente Mondiale 2014, il passaggio in prova al Manchester United e le sole due gare giocate nel 2014–15. Poi la richiesta di van Gaal di mandarlo via (nonostante il rischio di salutare de Gea) e ora l’arrivo in prestito allo Standard Liegi.

Intanto gli consigliamo un corso di Photoshop.

Vágner Love — Dal Corinthinans al Monaco

Avanti e indietro, come un elastico. La carriera di Vágner Love è da giramondo del pallone, da uomo che non ama stare nello stesso posto per troppo tempo: Brasile, Russia, ancora Brasile, di nuovo Russia, Cina, Brasile per la terza volta e ora la Francia.

E pensare che fino a un decennio fa Vágner Love era un attaccante da nazionale brasiliana, con cui ha vinto due Copa América. Artefice dei successi del CSKA Mosca (tra cui una Coppa Uefa nel 2005), ora torna in Europa dopo aver segnato un po’ ovunque.

Il Monaco di Jardim ha delle buone chance di arrivare direttamente in Champions. Starà al brasiliano — ormai 31enne, arrivato per un milione di euro — dare una spinta ai monegaschi e dimostrare che lui nel calcio europeo ci può stare sempre e comunque.

Rafael Márquez — Dall’Hellas Verona all’Atlas

Quando nell’estate 2014 il mondo ha assistito ai Mondiali brasiliani, non poteva forse credere ai suoi occhi. Rafa Márquez, a 35 anni, ha giocato con l’esperienza di chi ha militato con il Barcellona e con la giovinezza di chi si è appena affacciato al calcio.

Abbagliato da cotanta grandezza, l’Hellas ha provato il colpo a effetto e l’ha portato in Italia, dove il messicano è stato accolto come un imperatore. Il bilancio di Márquez in A racconta di un giocatore incapace di tenere certi ritmi e colpevole di tanti errori difensivi.

Anche per questo l’addio è sembrato inevitabile in quest’inverno. Márquez ha deciso di tornare dove tutto è iniziato, all’Atlas di Guadalajara, la squadra che l’ha cresciuto e lanciato a fine anni ’90. Prima che fosse il capitano del Messico, presente a quattro Mondiali e denominato El Kaiser.

Tuttavia, l’accoglienza per il ritorno a Guadalajara è stata discreta, con il sogno di vincere un titolo prima di ritirarsi.

Marco Fabián — Dal Guadalajara all’Eintracht Francoforte

Parliamo non di un talento, ma DEL talento messicano degli ultimi anni. In linea di successione, dopo Giovani dos Santos c’è lui, Marco Fabián. A 26 anni, il fantasista ex Guadalajara ha preso il tanto atteso volo per l’Europa, direzione Francoforte.

Sono anni che si parla di lui e delle sue enormi qualità tecniche. Qualche chilo di troppo e una discontinuità fuori dal comune — come il suo genio — ne hanno rinviato l’arrivo in Europa. Persino il Barcellona di Guardiola in amichevole ha subito il peso del suo talento.

Oro olimpico a Londra 2012 e uomo-copertina di Fifa in Messico, Fabián tenta l’avventura tedesca con l’Eintracht, squadra che sembra adatta a lui vista la vena offensiva delle Aquile allenate da Armin Veh.

La speranza è che il suo genio non lo condanni ancora una volta a deludere. Intanto si è presentato bene alla prima in Bundesliga…

La Serie A nella favola della volpe e l’uva

Ve la ricordate la favoletta che vi raccontavano da piccoli? Quella della volpe e l’uva? Un proverbio persiano la sintetizza in questa formula: «Il gatto che non può raggiungere la carne dice che ha un cattivo odore».

Tre giocatori — che hanno lasciato la Serie A nelle ultime stagioni — sono tutti tornati in tempi recenti e ora si preparano a ritorni romantici o a nuove opportunità, nella speranza di tornare quelli di un tempo.

Il meno pentito è forse Ciro Immobile, che avevano lasciato da capo-cannoniere della Serie A nel 2014 con la maglia del Torino. Un rendimento straordinario, premiato dalla convocazione al Mondiale e il passaggio al Borussia Dortmund per 18 milioni di euro.

E poi? E poi non si è integrato. Né a Dortmund (difficoltà con la lingua e poca affinità con il 4–2–3–1 di Klopp), né a Siviglia (dove ha giocato poco e parlato lo spagnolo anche peggio). A Torino è tornato subito con un gol, vedremo se rinverdirà i fasti passati.

Più critico era stato Kevin-Prince Boateng. Tre anni importanti e una doppietta decisiva con il “10” sulle spalle per lasciare il Milan in Champions League. Poi l’addio nell’estate del 2013 e il trasferimento allo Schalke 04 per dieci milioni di euro.

I suoi due anni in Germania sono stati contrastanti. Buono il primo, inguardabile il secondo, con il ghanese accusato di comportamento non professionale. Magari anche di opportunismo — questo lo aggiungo io — verso il Ghana, lasciato nel 2011 e ripreso prima dei Mondiali 2014.

Alla fine lo Schalke ha rescisso il contratto con Boateng nel dicembre scorso. Dopo un breve periodo di allenamenti in solitaria, il Milan l’ha tesserato e lui ha subito segnato contro la Fiorentina. Risorsa o mina impazzita?

Non c’è dubbio, però, che il caso più clamoroso riguardi Alessio Cerci. Anche lui fautore della straordinaria annata del Torino 2013–14, lascia la Mole per andare all’Atlético Madrid. Lo fa tra hacker che gli fanno scherzi e frasi infelici della compagna.

«Saluti Serie A, noi ce ne andiamo nel calcio che conta»: poche parole che rimarranno come una carogna sul groppone dell’esterno. La sua avventura a Madrid dura appena sei mesi, lasciando più comiche che giocate.

Il Milan se lo riprende e i tifosi non perdono l’occasione per rinfacciargli quanto detto. In un anno rossonero, lo score racconta di 29 presenze e un solo gol. La nazionale sembra lontanissima, il Genoa è l’ultima speranza di riprendersi quanto perso.

Sembra un’era fa, vero?

Matías Kranevitter — Dal River Plate all’Atlético Madrid

Le etichette sono da sempre un problema quando si vuole lanciare un giovane, specie se lo si vuole fare a grandi livelli. Definire Matias Kranevitter il “piccolo Mascherano” potrebbe averlo ucciso.

Se è arrivato a Madrid — sponda Atlético — significa che alla fine il giovane Matias ce l’ha fatta. Cresciuto nel vivaio del River Plate, Kranevitter è stato la spina dorsale del centrocampo dei Millionarios nella risalita dalla B fino alla conquista della Libertadores.

Comprato ad agosto da Simeone per otto milioni di euro e arrivato a Madrid solo da qualche settimana, potrebbe essere la risposta al bisogno dell’Argentina di trovare qualcuno che corra per i vari Messi e Higuain. Oltre al Jefe, ovviamente.

Giuseppe Rossi — Dalla Fiorentina al Levante

Doveva essere l’anno del rilancio, dell’Europeo, della conquista del calcio italiano in maniera definitiva. Invece Giuseppe Rossi ricomincerà da capo. Ancora, per l’ennesima volta. E stavolta lo farà dalla Comunidad Valenciana, che così tanto gli ha dato in carriera.

Non sarà il Villareal a ospitare la sua possibile rinascita. Rossi ha voluto esser romantico: niente A per lui, perché la Fiorentina l’ha ceduto al Levante in prestito con diritto di riscatto in favore degli spagnoli (e contro-riscatto viola).

La condizione sembra ormai recuperata, ma mancano i guizzi. Basterà la Liga a rilanciare quello che due anni fa era considerato in maniera unanime LA stella del calcio italiano? Lui, intanto, ha già segnato il primo gol con il Levante (con la collaborazione di Sergio Rico).

Ad alcuni è bastato già il fatto che sia arrivato al Ciutat de València.

La Cina, un mondo a parte

Qualche anno fa, il calcio cinese era dilaniato da corruzione, scarsi risultati e l’incapacità di darsi un futuro. Ecco, sulla prima non siamo sicuri che sia stata debellata, ma certamente i risultati parlano da sé.

Se la nazionale continua a faticare (è quasi fuori dalle qualificazioni al Mondiale 2018), i club fanno bene. Anzi, un club fa bene: il Guangzhou Evergrande ha vinto la Champions League asiatica nel 2013 e nel 2015.

Forse stimolato dai risultati del Guangzhou, l’intero sistema calcio della Cina si è mobilitato. Non è un caso che i club cambino continuamente denominazione e che ci sia un nuovo accordo televisivo da 1,2 miliardi di euro per cinque anni.

Ne risente anche il mercato, nel quale girano cifre folli, che permettono alla Chinese Super League di fregiarsi di giocatori eccellenti. Gervinho ha da poco firmato per l’Hebei Fortune (qui per capirci qualcosa), Guarin è assediato dal Jiangsu Suning, Doumbia potrebbe andare al Beijing Guoan.

L’affare interno più grande però ha riguardato Elkeson, che in Brasile era un’ala poco conosciuta. In Cina si è trasformato in centravanti, segnando 76 gol in 111 partite. Ora giocherà per lo Shanghai SIPG, dopo un trasferimento da 18.5 milioni di euro!

Tutto questo senza considerare ciò che accade in seconda divisione, dove il Tianjin Quanjian ha fatto saltare il banco. Dal luglio 2015, i nuovi proprietari fanno parte della Quanjian Natural Medicine, una delle ditte più potenti nel campo farmaceutico.

Arriva il cambio di nome, Vanderlei Luxemburgo in panchina, ma soprattutto una barca di soldi. Soldi con i quali sono arrivati tre colpacci: Luis Fabiando dal San Paolo, Jádson dal Corinthians e Geuvânio dal Santos. Spesa totale: 25 milioni di euro. Parliamo di due ex nazionali brasiliani e una grande promessa che vanno a giocare in una squadra che come massimo risultato nella propria storia ha all’attivo un sesto posto in seconda divisione cinese.

Non è una barzelletta: è solo il mondo che cambia.

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