Crampi Mondiali — Quarti di finale: Sofferenza empatica e ginocchiate alle vertebre

Crampi Sportivi
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6 min readJul 6, 2014

La sofferenza empatica è uno stato d’animo che può manifestarsi come una risposta affettiva passiva e involontaria, che dipende da stimoli superficiali e richiede il livello più basso di elaborazione cognitiva. Questa semplice forma di empatia è importante, perché mostra che gli esseri umani sono fatti in modo tale da poter provare, involontariamente e intensamente, le emozioni di un’altra persona. Ora, l’Italia è uscita dal mondiale ormai da più di due settimane, ma per qualche strana ragione, qualsiasi squadra si trovi sotto nei pronostici o semplicemente nel risultato a pochi minuti dalla fine, diventa immediatamente la tua squadra del cuore, quella che ami da sempre ma non l’hai mai saputo, e ciò ti porta a soffrire tanto e maledettamente gratis. James Rodriguez lo vorresti coccolare, Bryan Ruiz lo adotteresti e poi Griezmann, con quegli occhioni… A farti ripiombare nel baratro del disinteresse poi ci pensa Zúñiga, che con una ginocchiata cancella in un attimo uno dei motivi per cui questo mondiale ti stava cambiando la vita. Che poi diciamo la verità: in quanti hanno pensato fin da subito che Neymar si fosse veramente fatto male?

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I PERSONAGGI

Mats Hummels — A un certo punto del primo tempo succede quello che succede a un grandissimo attaccante, e cioè che la palla gli arrivi dopo una respinta del portiere, perché lui è nel posto giusto al momento giusto. Quell’attaccante è Karim Benzema. Nello stesso posto, nello stesso momento, però, c’è un grandissimo difensore che durante lo sviluppo dell’azione non gli ha lasciato neanche mezzo metro di spazio, e gli cancella un gol già fatto. Quel difensore è Mats Hummels. Ah, ha pure segnato il gol vittoria.

James Rodriguez — Quanto pesano 1.141.748 chilometri quadrati di Colombia, presa tutta quanta, dal livello zero dell’oceano agli oltre 5700 metri delle Ande; con la sua parte di foresta amazzonica e la sua distesa di savana; con sopra i suoi 46.294.841 abitanti? Quanto pesa tutto questo? Beh, James Rodriguez l’ha portato sulle spalle per novanta minuti e sembrava librare sul campo come se la gravità fosse un’invenzione. Questo mondiale l’ha consacrato definitivamente come un fenomeno.

James

Louis Van Gaal (o se preferite Tim Krul) — Pensi di poterlo battere così, Van Gaal. Pensi che basti avere gli dei del calcio dalla tua. Ma quello è un eretico, un professore stronzo dalla lucidità folle, che sa quello in cui credi e te lo fa a pezzi. Krul entra al 119’ e 50 secondi e intuisce tutti i rigori dei Ticos. Ne para due. L’Olanda va in semifinale, gli dei del calcio no.

I GOL (E NON-GOL)

David Luiz — Quando l’arbitro fischia la punizione al sessantottesimo di Brasile — Colombia, in favore dei verdeoro, già in vantaggio di un gol, ti chiedi solamente: chi la tirerà? Maicon? Il tuttofare Neymar? Una mina di Marcelo? Una sassata da lontano di Thiago Silva? Io? Edmundo? Chi? Poi vedi un cespuglietto di capelli che prende la rincorsa, ma la distanza è tale che pare di stare in un altro stato brasiliano rispetto a quello della porta. Quel cespuglietto tira, e la palla viaggia verso la porta. David Luiz-Bob Patinho (che ci piace ricordare così), prossimo compagno di club dell’altro marcatore, Thiago Silva, l’ha messa e i tifosi la vivono con razionalità.

David Luiz

Gonzalo Higuaìn La mortificazione e insieme la consolazione del non poterci fare assolutamente nulla: già, perché la difesa del Belgio arretra benissimo, intasa gli spazi, si stringe a chiudere in un imbuto la manovra argentina. Infatti il tocco di Di Maria è sbagliato e la palla, di norma, tornerebbe alla difesa, invece arriva in zona Higuaìn. Il tempo di dire “Van Buyten” e già la stanno raccogliendo dal sacco. ¡Qué delantero!

Higuain

Yeltsin Tejeda — ¡Dios, que follón! Li vedo, li vedo arrivare tutti questi bonzi. Uno è li in fascia, la vuole mettere in mezzo. Ce ne sono quattro pronti a sciacallare. E appena fuori? ¡Dios, otros mas! ¡Naranjas por todos lados! Io mi metto sul palo, speriamo non m’arrivi il pallone proprio ora. Cosa?! Tutti a vuoto? No la palla a lui no! Io volevo solo ballare la samba e bere caiprinhe! Non tirare, ti prego! Io chiudo gli occhi e prego Dio. Merda, la palla mi ha colpito la gamba. Devo riapre gli occhi, c’è silenzio e non so che sia successo. Sì, li apro. TRAVERSA È FINITA SULLA TRAVERSA! Spazzate, allontanate, fate qualcosa por Dios! Il bonzo l’ha buttata fuori! Grandissimo! Comunque vada appena finisce ‘sta partita io vado in spiaggia e mi sbronzo.

Due secondi estratti da: “I pensieri di Tejeda” durante Olanda — Costa Rica, Estadio Fonte Nova, Salvador de Bahía, 2014.

LE GIOCATE

Leo Messi — Vedere per anni il calcio ripreso dall’alto ci ha dato una percezione leggermente falsata del gioco. Vedere questo passaggio che scuce il campo da un comodo drone volante ci fa dire: “Sì, alla fine bello”. invece di:”OH MIO DIO LA MIA PERCEZIONE DI SPAZIO TEMPO ADESSO È TOTALMENTE RIVOLUZIONATA!!”.

Manuel Neuer — Dopo la clamorosa parata di Neuer su Benzema ho pensato subito a una cosa: lucertola! No, non sono matto. La famosa storia della coda di lucertola che continua a muoversi dopo che la stacchi. Succede perché ha dei centri nervosi relativamente indipendenti dal cervello. Lo stesso per le braccia di Neuer. Il movimento sulla parata è di impulso, sconnesso, come se fosse telecomandato da un qualche laboratorio segreto a Gelsenkirchen. Cyborg.

Wesley Snejider — Ricordate la famosa storia del bambino che mette il dito nella falla di una diga e salva l’Olanda dall’inondazione? Bene, Sneijder da piccolo si allenava a tirarci le palline dai 17 metri. Se poi gli dei del calcio gli abbassano la traversa, il povero piccolo Wes, che colpa ne ha?

I MOMENTI TENSIONE

La cavalletta di JamesEl Bandido potrebbe essere sufficientemente in trance agonistica, tanto da non accorgersi che un mostro alieno che peserà cinque chili e assomiglia a una cavalletta lo sta per teletrasportare nel suo pianeta verde.

James1

Lo svenimento di Sabella — Che per l’Argentina andare più avanti possibile in questi mondiali fosse importante era chiarissimo dall’inizio. Sabella durante i quarti di finale ci ha fatto capire che era proprio una questione di vita o di morte. Nonostante il vantaggio di un gol, el Seleccionador non era per nulla sereno nel secondo tempo. Con tutta la pressione di una nazione e di mezzo Paradiso prossimo, un gol non poteva bastare per la serenità. E così, quando el Pipita ha cercato il gol del due a zero, colpendo la traversa, Sabella si è sentito morire. Ha chiuso gli occhi e ha salutato. Solo per qualche attimo, fortunatamente.

L’intervento di Zuniga — Onestamente, chi pensava che Neymar si fosse fatto male per davvero? Zúñiga in campo ha messo in atto ciò che, chiunque, mentre guarda le partite grida e pensa: Rompilo! Vincerai pure ma la prossima non la giochi!, etc. Se a questa retorica da tifo e da campetto aggiungiamo lo scenario — i mondiali in Brasile — e i personaggi — Zúñiga, sotto di due gol a 10 minuti dalla fine e Neymar, il prodigio di casa — otteniamo un momento carico di passione e dramma umano. Io, solamente, avrei preferito fosse successo a Messi. Qui vediamo per un minuto e mezzo il momento di passione e dramma. Enjoy

A cura di Valerio Coletta, Emanuel Cossu e Matteo Serra.

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