Crampi Sintetici — Coney Island Baby: 6 melodie newyorkesi dall’undicesima giornata di campionato.

Crampi Sportivi
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6 min readNov 5, 2013
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Se la settimana scorsa abbiamo parlato di visioni mistiche, viaggi catartici e iconografie salvifiche, stavolta è stata la visione del male che ci ha accompagnato in questa undicesima giornata di campionato. La scorsa settimana è venuta a mancare una figura mitologica, leggendaria come quella di Lou Reed, inutile parlarne troppo o provare a raccontare quello che ha rappresentato perché le leggende non hanno bisogno di narrazioni di sorta. Nonostante Crampi Sportivi nasca come rivista sportiva e non come un satellite parallelo di XL o di Rolling Stone, abbiamo deciso lo stesso di rendere omaggio a quell’arzillo vecchietto di New York che ha ci ha lasciato per sempre proprio una domenica qualsiasi. C’è chi ancora è lì ad elaborare il lutto, chi a riascoltare discografie intere o a rispolverare i vecchi LP dimenticati nel cassetto, noi ci limitiamo a parlare ancora una volta di sport attraverso sei canzoni che abbiamo selezionato per raccontare l’ultima giornata di campionato e i suoi protagonisti.

1 Velvet Underground & Max Allegri. Heroin.

Il rapporto tra Max Allegri e Silvio Berlusconi somiglia tanto — senza offesa — a quello di un tossicodipendente con il proprio pusher. Ci sono tutte le condizione etico-morali per liberarsi dalla stretta mortale di un presidente che ha già deciso di commissariarti nel finale della scorsa stagione, ma tu non ce la fai è più forte di te. Una specie di dipendenza senza via d’uscita. Sarà stata la curiosità di capire quale tecnologia aliena possa uscire dai laboratori del Milan Lab o in quale cunicolo spazio temporale si sia smarrito El Shaarawy, fatto sta che Max è ancora lì, e non ha proprio voglia di andarsene. “ i really don’t care anymore about all the jim- jims in this town”. Ora le cose stanno iniziando a cambiare ma nemmeno i due schiaffi presi da quella squadra che ha contribuito a scaraventare fuori dalla champions sembrano smuoverlo più di tanto. Provate a fargli cambiare idea voi se ci riuscite, oppure più semplicemente aspettate Neymar e Messi domani sera.

Massimiliano+Allegri+AC+Milan+v+SSC+Napoli+N_oD1zB_JyXl

2 I’m Waiting For The Man: Fabio Quagliarella.

Mentre sprofondiamo sul divano, di fronte all’anticipo di un sabato uggioso di ponte, al Tardini il tedio regna sovrano. Il Parma tiene botta ma la Juve, con la testa al Real, è poco incisiva. In tribuna, Ghirardi ingrassa a vista d’occhio, minuto dopo minuto, pregustando un punto d’oro per i parmigiani. L’abbiocco collettivo è ormai avviato verso la fase REM quando, a un quarto d’ora dalla fine, Conte butta nella mischia Quagliarella. È lui l’uomo che milioni di italiani dormienti attendono, l’unica possibilità di essere destati e condotti messianicamente verso una laica salvezza chiamata Calcio. Così, al primo pallone toccato Masaniello da Castellammare esegue la sua consueta sfogliatella riccia da trenta metri, che si stampa con ignoranza sulla traversa servendo (involontariamente?) Pogba, che la insacca alle spalle di Mirante. Here he comes, all dressed in bianconero.

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3 Coney Island Baby detto Callejon

Come quel bambino di Coney Island troppo esile per essere un attaccante puro e che è finito a giocare come ala destra facendo forse le fortune dei manti erbosi della Ny city anche Callejon dotato di qualità indubbie gia intraviste nei turnover dei blancos sta riuscendo in breve tempo a cambiare identità al Napoli di Benitez. José Maria Callejon Bueno. Noi di Crampi Sportivi ve l’avevamo detto, ci era bastato un insipido, quanto anonimo Napoli-Atalanta per segnalarvelo come una della possibili rivelazioni del calciomercato, quantomeno come uno dei colpi più riusciti per il rapporto qualità-prezzo. “I had to play football for the coach, and I wanted to play football for the coach” Si. Perché il vero merito di Benitez è stato quello di rilanciare questo ragazzo costruendo una squadra che macina gol senza avere un finalizzatore puro come lo scorso anno. Il bambino è cresciuto e ora fa paura.

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4 Who Am I? il tracollo biancoceleste

“Who am i” è una lenta e malinconica riflessione sul proprio io intrappolato nella temporalità. È un uomo che si mette di fronte allo specchio e non sa decidere se proiettarsi in avanti, in un futuro incerto, o lasciarsi trascinare all’indietro, in ricordi duri ma in qualche modo leggibili. La canzone parla di paura. Della paura che risponde alla domanda: “come faccio a non temere il futuro se non so nemmeno chi sono io, ora?”. La Lazio sembra essere imprigionata tra tante domande e paure; quel passato confortante è già passato, non ne rimane che un ricordo: il futuro è già ora, domenica dopo domenica. Ma come affrontarlo senza sapere chi siamo? Squadra troppo scarsa per sognare, ma troppo forte per rassegnarsi a soffrire: e, parafrasando Faulkner, tra il nulla e il dolore cosa scegliere? Domande che torna a porre il Genoa, di nuovo. Sì, perché lo scorso anno andò ugualmente: 90 minuti ad attaccare per poi vedersi sfuggire la partita dalle mani dopo un gol di Borriello. Quest’anno ci si trova davanti la stessa situazione, ma stavolta mancano le risposte. Se l’anno scorso si trattava dell’inceppamento sfortunato di un meccanismo funzionante, quest’anno il meccanismo è indecifrabile e i gol di kucka e gilardino hanno il suono della pioggia sul bagnato. Un verso della canzone recita: “il mondo pare volermi seminare”: forse è il momento di capire che ruolo dover recitare in questo campionato, e poi rimettersi a correre col tempo. Perché quello non aspetta.

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5 La Video Violence al Ferraris

C’è qualcosa di strano al “Ferraris”. In una domenica di novembre, tutto cambia perché nulla cambi. Di fronte ci sono due squadre alla canna del gas. O, per dirla alla Lou Reed, con la rabbia nel corpo: il Sassuolo cerca la prima vittoria esterna in A, la Samp la definitiva redenzione. E quel Nick Pozzi, che insacca da bisonte consumato del gol, sembra dare qualche raggio di luce ai tifosi blucerchiati. Tutto questo prima che si scateni quel possibile fenomeno di Domenico Berardi. Se sarà tale, lo scopriremo solo nei prossimi anni; intanto, il numero 25 verde fa venire un gran mal di testa al povero Costa e aiuta la sua squadra a capovolgere la gara. 3–1 per gli ospiti, Samp in 10 e tutti a casa? Macché. La video violence è solo all’inizio: non è certo un pomeriggio per cuori deboli. I blucerchiati prima trovano il 2–3 con Eder, poi il pareggio della rimonta col cuore. De Silvestri prima centra la traversa, poi la mette dentro con chi ha la grinta e la rabbia giusta. Peccato che la video (e non solo d’immagine) violence non sia conclusa per il tifoso blucerchiato medio: ingenuità dello stesso De Silvestri e rigore. Berardi si porta a casa il pallone: alla faccia del ragazzino. Intanto, Delio Rossi si mangia le mani e ricorda le parole del grande Lou: «Down at his job, his boss sits there screaming: if he loses his job, then life loses it’s meaning». Buona fortuna, allora: la prossima è a Firenze.

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6 New Sensations: il primo stop della Roma

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E tanto prima o poi la Roma si ferma, e le telefonate di Garcia, e Padovan contro Totti e Criscitiello contro De Sanctis, e i complimenti scaramantici e a mezza bocca di Conte, e i cambi che cambiano la partita, e Lotito e i cinque maghi, e il calendario facile e ‘mmazza gervigno nun ce lo facevo e adesso si può parlare di scudetto? e la panchina corta e i diffidati e quanto è forte sta Roma e quanta stupida/stupita banalità siamo stati costretti a sentire in questi mesi di cavalcata giallorossa. Almeno in questo la battuta d’arresto della Roma di Garcia ci è stata utile, liberandoci, anche se per poco, dal male dell’inconsistenza giornalistica che tutto dice e poco comprende, dai riti scaramantici dentro e fuori Roma, da un’aura di imbattibilità che rendeva la classifica tanto perfetta da risultare inverosimile. La perfezione, si sa, stanca. Le nuove, umane sensazioni del pareggio — e fa sorridere che un pareggio suoni come un risultato strano — riportano un po’ tutti per terra, romanisti e non romanisti, giornali e squadra. Appare inutile dilettarsi nella ricerca dell’homme fatale per Garcia: Meggiorini, Cerci o Banti? Adesso la Roma deve dimostrare, piuttosto, di non essere un fuoco fatuo, un sogno destinato a sciogliersi nel tepore del risveglio. Ripartire o fermarsi nuovamente. Monsieur Garcia le jeux sont faits. Puntiamo sul giallorosso?

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Contributi a cura di Gabriele Anello, Emanuele Atturo, Valerio De Felice, Damiano Garofalo, Flavio Lepore, e Andrea Minciaroni.

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