Cramps of Fame, ep. 01 — AS Roma

Crampi Sportivi
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12 min readMar 28, 2014

27 maglie fuori dal continuum spazio-temporale.

Le Hall of Fame del calcio sono lente, politiche, schiave di una cronologia rigorosa, vittime del bianco e nero, allergiche alla gratitudine per i figli minori. L’appetito dell’appassionato di calcio soffre di gigantismo e, quando si tratta di insalate di manto erboso, il condimento preferito rimane sempre l’utopia.

Benvenuti dunque al primo appuntamento con le rose impossibili di Cramps of Fame, lo spazio nel quale selezioniamo 27 giocatori (sì, sono tanti ma sono comunque meno di quanti ne aveva l’Inter di Moratti fine anni ’90) per andare a formare la rosa ipertrofica dei sogni per ognuna delle squadre più amate d’Italia e d’Europa.

All’undici dei sogni pensateci voi, ché noi teniamo famiglia e tra il 4–3–3 e il 4–4–2 preferiamo Pilato.

Apre le danze l’As Roma, fresca di cerimonia della sua Hall of Fame reale.

roma 1942

PORTIERI

FRANCO TANCREDI (1977–1990)

tancredi

Numero uno della formazione giallorossa per più di 11 anni, 288 presenze in campionato di cui 258 consecutive, seconda striscia più lunga di sempre dopo quella di Dino Zoff. Uno scudetto, quattro coppe Italia e una finale di Coppa dei Campioni. Senza alcun dubbio il portiere più importante della storia del club e, non a caso, uno dei più longevi. Non male per una porta che, storicamente, scricchiola.

GIOVANNI CERVONE (1989–1997)

cervone

Uno che mette paura anche in figurina, dove comunque non c’è scritto che è alto un metro e 92. Grande temperamento — per chi ama gli eufemismi — e prototipo di un certo tipo di portiere dei tempi che furono, ovvero grosso, minaccioso ed estroso. Imponente portiere di una Roma piccola, ma che proprio per questo ha lasciato un ricordo più indelebile dell’Antonioli campione d’Italia o del Doni protagonista delle sfortunate ma memorabili cavalcate in Champions League.

MICHAEL KONSEL (1997–1999)

konsel

Strano a dirsi, ma uno dei portieri più forti della storia della squadra giallorossa può vantare solo 40 presenze in campionato, distribuite nell’arco di due stagioni. Arrivato nella Capitale alla veneranda età di 35 anni dal Rapid Vienna, Konsel si fece vedere poco, soprattutto durante la stagione ‘98-’99, a causa di un brutto infortunio al tendine d’Achille. Tuttavia, al suo massimo, è stato forse l’estremo difensore più completo che i giallorossi abbiano mai avuto. E già il fatto di farsi amare da una piazza ballerina come quella romana gli vale il posto in questa rosa.

DIFENSORI

ALDAIR Nascimiento dos Santos (1990–2003)

aldair

L’unico vero ministro della Difesa giallorossa. Uno dei leader difensivi più forti e meno loquaci della storia del calcio brasiliano e non solo: elegante, forte nel gioco aereo, grande presenza fisica, forse un po’ lento nell’incedere ma capace di anticipare l’avversario grazie a una raffinata intelligenza calcistica. Per il resto: 330 presenze e 14 reti in 13 stagioni, uno scudetto, una coppa Italia, una supercoppa italiana. A Roma sono numeri da miracolo.

WALTER SAMUEL (2000–2004)

samuel

Di sicuro lo stopper più forte della storia del club. Nonostante abbia giocato molti più anni (e abbia vinto molto di più) nell’Inter, è stato protagonista del terzo scudetto giallorosso e delle notevoli stagioni successive, aiutando la Roma a sfiorare altri due titoli, per un totale di 122 presenze e 9 reti in sole quattro stagioni. Giocatore ruvido e spietato nei contrasti, ma impareggiabile. The Wall.

GIACOMO LOSI (1954–1969)

Losi

8 gennaio 1961, Roma-Sampdoria. I padroni di casa sono bloccati sul pareggio con un uomo in meno. Losi si infortuna alla coscia. Rimane in campo per non lasciare la squadra in 9. Stopper alto 168 cm, va a giocare da ala, su una gamba sola e segna di testa. Finisce 3 a 2. Storico capitano degli anni ’60, con le sue 386 presenze secondo solo a Francesco Totti nella storia del club. Niente a che vedere con Scirea, ma anche lui conserva il record di zero espulsioni in carriera. Due coppe Italia e l’unico trofeo internazionale della squadra giallorossa, una Coppa delle Fiere, mamma della Coppa Uefa.

MARCOS CAFU (1997–2003)

cafu

Il Pendolino, signore della fascia destra. Terzino esplosivo, di valore mondiale. Abbinava velocità, spettacolo ed efficacia. Insieme a Roberto Carlos formava la coppia di migliori terzini al mondo negli anni ’90, e insieme a Vincent Candela formava la migliore coppia di terzini della Roma di sempre. Sei stagioni in giallorosso, per un totale di 163 presenze, uno scudetto e una supercoppa italiana. E highlights come questo:

VINCENT CANDELA (1997–2005)

candela

Un trequartista prestato alla fascia difensiva sinistra. Guascone, elegante, pirotecnico, dal dribbling facile, dotato di un gran tiro. Idolo della tifoseria e protagonista della Roma del terzo scudetto. Spentosi un po’ nelle ultimissime stagioni in giallorosso, è riuscito comunque a collezionare 210 presenze e 14 reti totali.

CHRISTIAN PANUCCI (2001–2009)

panucci

Un altro tipetto morbido. Terzino destro sanguigno,all’occorrenza è stato anche utilizzato come centrale difensivo. Trascinatore, molto forte nel gioco aereo, è approdato alla Roma nella stagione 2001–2002, quella successiva al terzo scudetto, dopo un inizio di carriera da giramondo, in cui non erano mancate vittorie e soddisfazioni. In giallorosso ha collezionato 229 presenze e segnato 20 reti in otto stagioni, diventando uno dei leader della squadra sia nell’era Capello che in quella Spalletti. Aveva talmente tanta grinta che quando passava la palla all’indietro al portiere, di testa, temevi volesse segnare pure là.

FRANCESCO ROCCA (1972–1981)

rocca

Terzino velocissimo e sfortunato. Troppi e gravi infortuni hanno infatti reso breve la sua carriera da calciatore, conclusasi prematuramente. Ottimo sia in fase difensiva che in fase offensiva, dotato di grandi capacità atletiche, Rocca è riuscito a vincere due coppe Italia e a collezionare 141 presenze in maglia giallorossa in poco meno di 9 stagioni, costellate da un continuo calvario di stop e problemi al ginocchio. Julian Ross de noantri.

SEBASTIANO NELA (1981–1992)

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Uno enorme, ribattezzato “l’incredibile Hulk” proprio per la sua delicatezza, tanto che veniva incitato dai tifosi con l’urlo “Picchia, Sebino”. Terzino destro dal piede sinistro, massiccio, possente, grinta e forza fisica sovrumane. Uno scudetto e tre coppe Italia in undici anni alla Roma, per un totale di 281 presenze e 16 reti. Una volta gli ho stretto la mano, poteva andarmi peggio.

CENTROCAMPISTI

AGOSTINO DI BARTOLOMEI (1972–1975/1976–1984)

di bartolomei

Grande capitano del secondo scudetto e della cavalcata in Coppa dei Campioni 1984. Giocatore straordinario capace di compensare la poca velocità con l’abilità nel far viaggiare la palla. Leader carismatico, regista ma all’occorrenza anche libero, dotato di un tiro potentissimo, di un’ottima tecnica di base e di una grande visione di gioco. Nonostante la difficile e mai superata separazione dai colori giallorossi, avvenuta per una serie di cause alla fine del ciclo Liedholm, mantiene un posto unico nel cuore dei tifosi e nella storia del club. Il primo giocatore a cui pensi, dopo Francesco Totti, quando elabori una formazione ideale per questa squadra. Indimenticabile.

PAULO ROBERTO FALCAO (1980–1985)

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Il Divino. Giocatore universale: elegante, tecnico, dotato di dribbling, tiro, classe, visione di gioco, brillante regista di centrocampo sia in fase difensiva che offensiva. Si ambientò lentamente nel campionato italiano, ma divenne uno dei migliori interpreti del nostro calcio fino al 1985, anno del suo ritorno in Brasile, dopo quasi 5 stagioni alla Roma, uno scudetto vinto, due coppe Italia e 22 reti in 107 presenze in serie A. Peccato per quel rigore non tirato, in finale di Coppa dei Campioni ’84, ma è da prima di Omero che abbiamo contezza di quanto gli esseri divini siano talvolta meno perfetti degli esseri umani.

DANIELE DE ROSSI (2001-oggi)

de rossi

Checché ne abbia detto in passato un certo tipo di comunicazione locale ( http://www.repubblica.it/sport/calcio/serie-a/roma/2013/06/17/news/de_rossi_sfogo-61293833/ ), Daniele De Rossi è, in assoluto, uno dei giocatori più forti della storia giallorossa. Capace di ricoprire il ruolo di centrocampista puro, di mediano davanti alla difesa e persino quello di difensore centrale, al massimo delle sue potenzialità è un giocatore che abbina potenza fisica e atletica a ottime doti tecniche. Nonostante alcune stagioni appannate, è assai difficile dissentire dal fatto che si tratta di uno dei massimi interpreti mondiali nel suo ruolo, soprattutto nell’era Spalletti-Ranieri, quando davanti a lui aveva solo Lampard e Gerrard.

CARLO ANCELOTTI (1979–1987)

ancelotti

Mediano sontuoso, di grande spessore e quantità, dotato tra l’altro di un gran tiro. Un vincente, già da calciatore: otto stagioni alla Roma per un totale di 171 presenze, 12 reti, uno scudetto e 4 coppe Italia. Per non parlare di quello che ha vinto poi al Milan di Sacchi e Capello. Predestinato. Tra l’altro, se fate caso alla figurina, è evidente come l’abbiano privato delle espressioni facciali al corso da allenatore a Coverciano.

FULVIO BERNARDINI (1928–1939)

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Storia singolare quella di Bernardini, che ha giocato nella Lazio per anni fino praticamente alla fondazione dell’As Roma, società alla quale approda nel 1928, un anno dopo la sua nascita, giocandovi per 11 stagioni e totalizzando 286 presenze e 47 reti. Un giocatore talmente antico da non aver vinto nemmeno il primo scudetto giallorosso (1942), ma dalle grandi doti tecniche, e legato alla Roma praticamente dalla sua nascita. Protagonista di un calcio d’altri tempi che è svanito in fretta e che qui, con la sua presenza, vogliamo onorare.

GIUSEPPE GIANNINI (1982–1996)

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Il Principe giallorosso, uno dei capitani storici della squadra, è stato un pilastro del centrocampo della Roma per quasi 15 anni. Giocatore tecnico ed elegante, ha totalizzato 318 presenze e 49 reti prima di andare via nel 1996 per dissapori con la società, non potendo dunque chiudere la carriera nella squadra con la quale aveva vinto 3 coppe Italia, e che aveva trascinato in finale di Coppa Uefa nella stagione 1990/91, persa contro l’Inter. Anche lui uno dei pochi fari negli anni in cui la Roma era la versione calcistica di Calimero.

TONINHO CEREZO (1983–1986)

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70 presenze, 13 reti, due coppe Italia e una finale di Coppa di Campioni persa ai rigori per uno dei centrocampisti brasiliani più completi degli anni ’80 e ’90. Grandi doti fisiche e buone doti tecniche, ha vinto più titoli con la maglia della Sampdoria, ma è lecito ritenere che se la Roma avesse avuto più centrocampisti del calibro di Cerezo, negli anni, probabilmente avrebbe vinto qualcosa in più.

ALCIDES GHIGGIA (1953–1961)

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Il “disastro del Maracanà” è il nome dato alla pagina più drammatica del calcio brasiliano, ovvero quando la Seleçao perse i Mondiali in casa propria, in finale contro un Uruguay spietato. Era il 1950, e il gol decisivo lo segnò Alcides Ghiggia, che da allora andò in giro vantandosi di essere stato una delle sole tre persone a zittire il Maracanà, insieme al Papa e a Frank Sinatra. Tre anni dopo il disastro del Maracanà Ghiggia si trasferìsce alla Roma, dove non ha vinto più o meno un accidente, a parte la Coppa delle Fiere mamma della Uefa e nonna dell’Europa League. Tuttavia Ghiggia è stato una delle ali più forti del suo tempo e ha traghettato la squadra giallorossa dagli anni ’50 agli anni ‘60.

ATTACCANTI

BRUNO CONTI (1974–1975/1976–1978/1979–1991)

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Strano iniziare la lista degli attaccanti con un’ala, ma di fatto nel calcio odierno uno come Bruno Conti non potrebbe mai e poi mai venire considerato uno da centrocampo. Una delle bandiere più importanti della Roma, nonché uno dei suoi giocatori più forti di sempre. Velocissimo, imprendibile, dalle doti tecniche straordinarie, un incrocio tra un folletto (è alto solo 169 cm) e un alieno, non a caso venne ribattezzato ‘MaraZico’ in un mondiale vinto, da protagonista assoluto, con la Nazionale italiana. Maradona avrebbe fatto follie per averlo al fianco a Napoli. Pelè lo considerava brasiliano. Uno scudetto, 4 coppe Italia, 13 stagioni alla Roma per un totale di 254 presenze e 33 reti. Livello superiore.

ROBERTO PRUZZO (1978–1988)

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Bomber di razza, un rapace che riusciva a mettere la palla in rete in ogni modo possibile. Imperioso nel colpo di testa, inesorabile in acrobazia, fulmineo nella conclusione a rete, uno scudetto e 4 coppe Italia vinte in 10 stagioni nella Roma, per un totale di 240 presenze e 106 reti. Tre volte capocannoniere della Serie A nella sua carriera. Famelico.

RUDI VOELLER (1987–1992)

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Centravanti della Roma a cavallo tra gli anni ’80 e i primi anni ’90. Realizzatore implacabile e velocissimo. Fino all’arrivo di Batistuta è stato probabilmente il centravanti “puro” più forte ad aver mai indossato la maglia giallorossa, nonostante fosse attore principale in una Roma fortemente ridimensionata. Tedesco volante.

ZBIGNIEW BONIEK (1985–1988)

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Arrivato quasi a fine carriera a Roma dopo tre anni vissuti da “nemico” a Torino, sponda Juve, Boniek è stato una delle punte di diamante della Roma “inseguitrice” di Eriksson. Rifinitore ma anche goleador, talento purissimo, capace di giocare sia da mezzala che da centrocampista, merita questo posto non solo per le sue doti calcistiche, ma anche per aver subito la radiazione dalle stelle della Juventus a causa delle sue dichiarazioni su Calciopoli. Poco male, la Roma se lo prende volentieri tra le sue, di stelle.

VINCENZO MONTELLA (1999–2007/2008–2009)

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Attaccante straordinario, bello da vedere come un aeroplano al decollo, abbinava grandissime doti tecniche a una cieca fame di gol. Un numero 9 con i piedi di un 10, nella Roma ha spiccato il volo 83 volte in 192 presenze, vincendo uno scudetto e una supercoppa italiana. Detiene inoltre il record di gol segnati in un derby capitolino: 4 nella gara di andata della stagione 2001–2002. Peso massimo.

ABEL BALBO (1993–1998/2000–2002)

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Attaccante argentino della Roma degli anni ’90, nella quale si distinse per le sue doti di talentuoso goleador. Ben 78 reti in 5 stagioni, per lui, che dopo una parentesi di un paio di stagioni tra Parma e Fiorentina, tornò a fine carriera alla Roma, risultando decisivo per il trasferimento dell’amico Batistuta in giallorosso e vincendo il secondo scudetto scendendo però solo due volte in campo. Ma era praticamente un meritatissimo premio alla carriera.

GABRIEL OMAR BATISTUTA (2000–2002)

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Uno dei centravanti più forti di sempre nella storia del calcio, bandiera della Fiorentina per molti anni, si trasferì alla Roma nell’estate del 2000 per vincere lo scudetto tanto desiderato. Oh, detto-fatto. Devastante, affamato, dotato di una capacità rara di “vedere” la porta, in quella stagione giocò con un ginocchio solo segnando 20 reti e diventando il capocannoniere della squadra. Fiaccato dai terribili infortuni subiti in carriera, in maglia giallorossa ha giocato solo 3 stagioni, due delle quali sottotono, segnando 30 gol in 63 gare, ma entrando per sempre nella storia del club con uno dei suoi successi più grandi.

FRANCESCO TOTTI (1993-oggi)

totti

A oggi: uno scudetto, due coppe Italia, due supercoppe italiane, un titolo di capocannoniere della serie A, una Scarpa d’oro, un Golden Foot, 11 Oscar del calcio AIC, un titolo mondiale con la Nazionale italiana, 550 presenze e 232 reti in Seria A in 21 anni con la maglia della Roma, secondo di tutti i tempi nella classifica generale dei gol della massima serie e primo di sempre tra i giocatori che hanno indossato una sola maglia. Un ragazzo che si farà.

Buono scervellamento col vostro undici ideale.

*Una menzione speciale riguarda giocatori fondamentali per la storia di questa squadra quali Damiano Tommasi, Simone Perrotta e Marco Delvecchio. Originariamente infatti le maglie scelte erano 33, ma il direttore mi ha convinto che lo scroll è una funzione sopravvalutata.

Simone Vacatello. Umanista, randagio della comunicazione, divano. Piedi fucilati, ma discreto terzo tempo. Quando non può scrivere di supereroi, scrive di musica. Quando non può scrivere di musica, scrive di pallone. @SimoneVacatello

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