Cristiano Ronaldo, o del Big Beat applicato al calcio

Crampi Sportivi
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1 min readJan 12, 2015

Nella corsa al Pallone d’oro la sfida tra Cr7, Messi e Neuer ha posto ai nostri occhi un interrogativo che va ben oltre il disquisire calcistico. Mentre si avvicina la fine di un ciclo per la società civile così come la conosciamo, è parso chiaro a tutti che la sfida tra i tre super campioni era anche un modo per decretare chi, tra tamarri, hipster e new normal, fosse destinato a sopravvivere alla fine — quella vera — nell’era della riproducibilità tecnica.

E ha vinto Cristiano Ronaldo. Fatevi due conti e iscrivetevi in palestra.

Nessuno al mondo ha mai interpretato il calcio come lo interpreta Cr7. Chi ha la sua potenza non ha la sua velocità, chi ha il suo dribbling non ha la sua imprevedibilità, sembra uno degli androidi di Terminator 2. Il collante che tiene unite tutte queste peculiarità è un’attitudine che più tamarra non si può.

Nessuna band al mondo può rappresentare questo esprit de vivre meglio dei Prodigy, pionieri della musica da rave. Soprattutto Invaders Must Die, nella loro produzione, rappresenta un’evoluzione, l’apice del big beat, in quanto contenitore di escursioni techno dai suoni cafoni ma al cospetto delle quali è difficile rimanere impassibili, anzi. Cristiano Ronaldo è un po’ come le ritmiche della title track, di Omen, di Thunder, di Warrior’s Dance e di Run with the wolves: arroganti, steroidee, con un cuoio capelluto che nemmeno si ricorda più cosa voglia dire respirare senza gelatina addosso, eppure che botti, signori.

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