Destinazione Europeo

Crampi Sportivi
Crampi Sportivi
Published in
13 min readJun 10, 2016

Il lavoro da osservatore non è mai facile: tutto l’anno a cercare un possibile asso, quel pezzo in più che potrebbe farti fare il salto di qualità. Ma c’è un’occasione nella quale questi molteplici occhi si radunano più del solito, come se ci fosse una festa alla quale partecipare per forza.

Mondiale o Europeo che sia, un torneo internazionale di quella portata ti apre un altro mondo. Basti pensare all’estate del 2012, quella dell’ultimo Europeo: quanti di voi sapevano chi mai fosse Šime Vrsaljko?

Chi avrebbe immaginato Sotiris Ninis — il Messi greco, espressione ormai inflazionata — fare un buco nell’acqua a Parma? O Kasper Schmeichel alzare la Premier League con il Leicester quattro anni più tardi?

Che lo vogliamo o meno, queste rassegne rappresentano un momento di passaggio nelle nostre vite e un trampolino per chi va in campo. Così abbiamo alla fine delineato un undici di fantasia da mandare in campo in quest’Europeo, in attesa di una chance per passare dalla categoria delle “promesse” a quella dei “giocatori affermati”.

Chiaramente abbiamo preso in considerazione quei giocatori che avranno più o meno spazio durante la competizione. Età-media di 25 anni e average-value di 4,9 milioni di euro, tutti questi giocatori proveranno a usare l’Europeo come trampolino di lancio per qualcos’altro. 4–2–3–1 e passa la paura.

Come ci eravamo lasciati?

GK — 1. Guilherme Marinato (RUS, classe ‘85)

Il ballottaggio con Marwin Hitz — il portiere svizzero “alla Taibi” e “alla Maspero” — si è risolto con la scelta del brasiliano naturalizzato russo. Vuoi perché Hitz gioca in Bundesliga con l’Augsburg, vuoi perché la vicenda personale di Guilherme ha una certa importanza.

Nonostante il ct Slutsky si sia portato i due portieri più affidabili offerti dal campionato (Akinfeev del CSKA e Lodygin dello Zenit), alla fine ha optato per portare con sé anche l’estremo difensore della Lokomotiv Mosca.

In Russia si è parlato molto di questa decisione, visto che in tanti si erano detti contrari alla naturalizzazione degli stranieri. Tuttavia, saranno due gli oriundi nella Russia di Euro 2016 (l’altro è Roman Neustädter, formalmente un tedesco nato nell’ex Unione Sovietica). Se da una parte questo evidenzia la crisi tecnica della nazionale, dall’altra apre una vetrina straordinaria per Guilherme.

Mai considerato dalla nazionale brasiliana (che non se la passa meglio, eh) e trasferitosi al Lokomotiv Mosca nel lontano 2007, Guilherme ne è diventato prima titolare e poi capitano. Quando ha esordito nel marzo scorso con la Russia, è diventato il primo giocatore naturalizzato russo a esser nato fuori dai confini dell’ex Unione Sovietica.

Il brasiliano si è detto ben felice di vestire la maglia della nazionale russa e non avrà problemi di comunicazione con i suoi compagni, padroneggiando ormai la lingua senza alcun problema dopo quasi una decade a Mosca. Certamente sarà uno da monitorare, anche perché il suo contratto con la Lokomotiv scade nel dicembre 2017.

RB — 2. Pavel Kadeřábek (CZE, classe ‘92)

Qui parliamo di un ragazzo già più conosciuto per chi mastica di Bundesliga, visto che la scorsa estate Kadeřábek è stato prelevato dall’Hoffenheim. Forse, però, il meglio deve ancora venire.

Curioso come segnaliamo un terzino destro della Repubblica Ceca, laddove proprio quattro anni fa a imporsi fu Theodore Gebre Selassie (nato nell’ex Cecoslovacchia, ma di chiare origini etiopi), poi passato al Werder Brema durante quell’estate.

Kadeřábek ha fatto tutta la trafila sia nello Sparta Praga che con la nazionale. Il punto di svolta è stato l’Europeo U-21 del 2015, quando è lui a realizzare il gol d’apertura della competizione. Non solo: quell’annata lo vede anche premiato come miglior giocatore della Gambrinus Liga, il campionato ceco.

Inevitabile il passaggio all’Hoffenheim. Nonostante la squadra abbia avuto diverse difficoltà durante la stagione, nel passaggio di consegne tra Gisdol e Nagelsmann, Kadeřábek ha mantenuto il suo posto da titolare sull’out destro. Segnale di fiducia notevole per chi si affaccia al calcio che conta nella sua prima stagione.

Già a segno con due reti fondamentali contro Islanda e Olanda nelle qualificazioni a quest’Europeo, Kadeřábek non dovrebbe neanche esser qui. Il ragazzo era un’ala nelle giovanili dello Sparta Praga: sembrava destinato a sparire nei meandri del calcio ceco. Poi il suo tecnico dell’epoca, Lavička, lo trasformò in terzino a causa di una serie di indisponibilità.

Il calcio è strano. Veramente strano.

CB — 5. Domagoj Vida (CRO, classe ‘89)

Il nome di Vida non è nuovo nell’ambiente. Spesso è stato accostato a diverse squadre (mi viene in mente l’Inter tra quelle italiane), ma il ragazzo è uno dei pochi ragazzi valorizzati dalla Dinamo Zagabria in tempi recenti a non esser ancora passato per una delle top-leghe europee.

Sarà perché è matto? Famoso è l’aneddoto di una multa da 100mila euro per essersi aperto una bottiglia di birra perché assetato durante una trasferta con la Dinamo Zagabria. Già visto al Bayer Leverkusen (dove ha giocato appena una partita in Bundesliga), quest’estate potrebbe passare un altro treno per il croato.

Schierabile sia al centro della difesa che come terzino destro, Vida è una delle colonne della Dinamo Kiev. Con Lovren neanche convocato, è probabile che Vida componga la coppia centrale con uno tra Schildenfeld e Corluka. Non costa poco (la richiesta della Dinamo Zagabria è di quasi dieci milioni di euro), ma se gioca bene sarà la sua estate per trovarsi una nuova collocazione.

CB — 4. Christian Kabasele (BEL, classe ‘94)

Altolà, so già cosa direte: ma come Kabasele! Chi è questo? La coppia centrale sarà la stessa del Tottenham, no? Quel duo Vertonghen-Alderweireld che così bene ha fatto a White Hart Lane quest’anno.

Sì e no. Sarebbe stato diverso in ogni caso. Il Belgio si presenta tra le favorite a Euro 2016, ma l’assenza di Kompany sarà pesantissima per Wilmots. Se ci fosse stato il capitano, Vertonghen e Alderweireld avrebbero probabilmente occupato le fasce. Gli infortuni last-minute di Lombaerts e Boyata — l’altro centrale e la loro prima alternativa — mettono Wilmots nei guai.

Gli altri presenti in rosa nel reparto difensivo — Denayer, Meunier, Jordan Lukaku (sì, il fratello del più famoso Romelu) e Ciman — sono incognite a questi livelli. Ci sarebbe Thomas Vermaelen, ma ha giocato solo venti partite quest’anno. Pochine.

E allora ecco che il vivaio del Genk potrebbe venire di nuovo incontro alla nazionale belga. Dopo aver regalato gente come Hazard, Courtois o de Bruyne, potrebbe toccare a Kabasele. Dopo esser cresciuto nell’Eupen e aver avuto un’esperienza bulgara con il Ludogorets, nell’estate 2014 è passato al Genk.

Per intenderci, Kabasele è stato preso per sostituire quel Kalidou Koulibaly che nel frattempo si è trasferito a Napoli. Dopo due anni, la maturazione si è vista e anche Wilmots ha voluto confermarla con questa convocazione per l’imminente Europeo: «Christian è molto tranquillo, nonostante tutto sia successo molto in fretta: ho fiducia in lui. È veloce e fisico, può esserci utile».

E al ragazzo non manca la personalità.

Vero, Kabasaele non ha ancora esordito e nelle due amichevoli pre-Europeo Wilmots ha schierato la seguente linea difensiva: Vertonghen, Vermaelen, Denayer e Alderweireld, seppur in ruoli diversi. Ma in fondo Divock Origi aveva giocato appena tre partite prima del Mondiale 2014; eppure fu lui a decidere la gara contro la Russia. Attendiamo: non sarebbe la prima volta che Wilmots punta sull’incoscienza.

LB — 3. Ludwig Augustinsson (SWE, classe ‘94)

La vittoria dell’Europeo U-21 da parte della Svezia fa sperare in un rinnovamento in vista dei prossimi anni. Siamo a metà del guado: effettivamente sei vincitori di quella rassegna saranno in squadra per Euro 2016, ma con un ruolo di secondo piano.

Perché la verità — che fa male — è che la Svezia è ancora dipendente da quel fenomeno di Zlatan Ibrahimovic. Ibra avrà anche quasi 35 anni, ma è decisivo come pochi in Europa e lo è stato nello spareggio contro la Danimarca, punita ancora dopo aver perso 4–1 la semifinale proprio contro i pari-età, che poi vinsero quell’Europeo U-21.

Tra coloro che potrebbero fare il salto più grande dall’U-21 alla prima squadra, c’è Ludwig Augustinsson. In questo momento non è il titolare nel suo ruolo, a differenza dei suoi compagni Lewicki e Lindelöf. Nel 4–4–2 di Hamrén, il titolare dell’out sinistro in difesa è Martin Olsson, terzino del Norwich City. Forse per la sua esperienza internazionale: in fondo, gioca in Premier e ha 35 presenze con la nazionale svedese.

Eppure Augustinsson viene da un’annata che merita una certa attenzione. Poco prima dell’Europeo U-21 vinto in Repubblica Ceca, lo svedese si è trasferito al F.C. Copenhagen. In Svezia il suo nome è famoso per due motivi: a) Augustinsson viene da una famiglia di ex sportivi, per altro molto ricca; b) Augustinsson è un teetotal, ovvero uno che pratica l’astinenza totale da qualunque bevanda alcolica.

Tifoso del Manchester United fin da piccolo, Augustinsson ha fatto benissimo in Danimarca: 15 assist a referto. Sì, parliamo della Superliga, ma son sempre numeri. E se n’è accorto anche il Guardian durante l’Europeo U-21, definendolo «fantastico per tutto il torneo ed eccezionale in finale».

Un terzino moderno, dall’ottima resistenza e dal piede dotato (batte molti calci piazzati). Eppure Hamrén gli ha concesso appena quattro presenze in nazionale. Possibile che la Svezia non usi il suo potenziale? L’Europeo può essere una chance per testarlo.

DM — 4. Joe Ledley (WAL, classe ‘87)

Inizialmente il prescelto per questa posizione era Baumgartlinger, passato però di recente dal Mainz al Bayer Leverkusen. Quindi ci siamo spostati su uno dei motivi per cui il Crystal Palace si prepara ad affrontare la quarta stagione consecutiva in Premier, qualcosa mai accaduto nella sua storia.

Ledley rappresenta i tanti motivi per cui la nazionale gallese ha fatto un salto di qualità negli ultimi anni. In fondo, il Galles una buona squadra l’ha già avuta negli anni ’80 e soprattutto a cavallo tra gli anni ’90 e 2000.

Il Galles arrivato secondo nel girone di qualificazione a Euro 2004 ha in squadra Ryan Giggs, Craig Bellamy, Gary Speed, John Hartson, Robbie Savage. L’Italia viene persino sconfitta 2–1 al Millennium Stadium. Purtroppo per loro, il secondo posto li mette di fronte alla Russia negli spareggi, dove quest’ultima passa per 1–0.

Cuore Bluebird, Ledley cresce lucidando le scarpe di Graham Kavanagh, capitano del Cardiff City: un’abitudine mai persa, neanche quando Ledley passa con i “grandi”. 14 anni tra giovanili e prima squadra non si dimenticano, soprattutto se contribuisci all’ascesa di una delle due realtà gallesi verso la Premier.

Testa sulle spalle, Ledley è uno che non si lamenta. Quando passa al Celtic nel 2010, inizialmente lo schierano terzino. Lui non fa piega: «Se mi viene chiesto di fare qualcosa per la mia squadra, cerco di eseguirla come meglio posso». Lo fa anche a Glasgow, dove vince parecchio prima di passare al Palace.

Solo per qualche minuto, il trasferimento si concretizza. Sarà la salvezza del club, con le Eagles a conquistare una salvezza ritenuta impossibile (ma con Pulis nulla è impossibile). Ledley è versatile e segna anche diversi gol, tra cui quello che costringe il Cardiff City a tornare in Championship. Non esulta: il cuore è pur sempre Bluebird.

Il Galles ha avuto dei fuoriclasse come John Charles, Ian Rush, Ryan Giggs, ma a quest’Europeo ha un gruppo di buoni giocatori — in alcuni casi anche ottimi, come Aaron Ramsey — che ruota attorno a Gareth Bale. E forse Joe Ledley è il più fondamentale di tutti per gli equilibri di Coleman.

Non è un caso che in Galles la sua barba venga celebrata con appositi account Twitter. Che la sua battaglia per arrivare fisicamente in condizione a Euro 2016 fosse fondamentale. E che la sua danza per la qualificazione all’Europeo sia diventata una hit britannica.

CM — 6. Ledian Memushaj (ALB, classe ‘86)

Nel mio cuore, questo posto sarebbe dovuto andare a Vladimir Darida, una mezzala che corre per tre e inspiegabilmente gioca “solo” per l’Hertha Berlino. Ma abbiamo già avuto modo di menzionarlo con un anno d’anticipo e quindi si vira altrove.

Capitano del Pescara ormai promosso e colonna dell’Albania di De Biasi in quest’Europeo, Memushaj si è costruito una discreta reputazione dal nulla. All’alba dei trent’anni, viene quasi da ridere pensando che il prossimo potrebbe essere il suo primo campionato nella massima serie italiana dopo tanta gavetta.

Dotato di buon tempo sugli inserimenti, sarà fondamentale con questa sua caratteristica anche per l’Albania, che davanti ha tre attaccanti che insieme hanno realizzato nove gol in nazionale. E dopo l’estate, si penserà alla prima annata in A, probabilmente a Pescara.

CM — 10. Victor Kovalenko (UKR, classe ‘96)

Non sarà facile per l’Ucraina, che vive un difficile momento storico e ha un girone non propriamente alla portata: Germania campione del Mondo, la temibile Polonia e una debole, ma arcigna Irlanda del Nord. L’Ucraina si è qualificata tramite i play-off e conta molto sulle sue due ali d’oro, Yarmolenko e Konoplyanka.

Dietro di loro, però, si staglia il profilo di questo giovane biondo dello Shakhtar Donetsk.

In un anno in cui gli arancioni hanno perso diversi giocatori ma sono comunque arrivati in semifinale di Europa League, la crescita di giocatori come Kovalenko è stata una risorsa importante per il club di Donetsk. Il ragazzo è stato bravo a raccogliere l’eredità di Alex Teixeira, trasferitosi al Jiangsu Sainty nel mercato di gennaio.

Kovalenko si è però fatto notare già dall’anno precedente, quando ha esordito con lo Shakhtar da professionista e ha condotto le giovanili arancioni alla finale di UEFA Youth League, persa contro il Chelsea. Poi il Mondiale U-20 in Nuova Zelanda, dove l’Ucraina è uscita agli ottavi ma lui è stato il capocannoniere della competizione.

In realtà, le sue presenze a Euro 2016 dipendono molto da Fomenko: se il ct decidesse di schierare l’Ucraina in maniera molto difensiva, nemmeno le stelle potrebbero brillare. Se invece il suo 4–2–3–1 diventasse un concentrato di classe, aggiungendo Kovalenko in posizione di “10” alle due star già in campo, allora ci sarebbe da divertirsi.

Il ragazzo, comunque, rappresenta un raggio di luce per un movimento che faticherà in futuro, nonché una delle ultime eredità di Mircea Lucescu, che ha lasciato lo Shakhtar dopo 12 anni per allenare lo Zenit di San Pietroburgo.

RW — 11. Yunus Mallı (TUR, classe ‘92)

La Turchia è una delle squadre che arriva più in difficoltà a quest’Europeo. Tra la difficile situazione politica e una compagine che si è qualificata direttamente a Euro 2016 solo in qualità di “migliore terza”, non c’è molto per cui esser ottimisti.

A complicare il quadro ci si mette anche il Girone D, una sorta di gruppo della morte dove ci saranno anche i campioni uscenti della Spagna, la convincente Repubblica Ceca e la dotata Croazia. La Turchia sembra destinata a un ruolo secondario. Eppure c’è un giocatore — tra quelli che militano all’estero — che potrebbe essere una sorpresa.

Yunus Mallı è uno di quei tanti ragazzi di origine turca nati in Germania. Quando si arriva a certi livelli, la scelta è sempre quella: Germania o Turchia? C’è chi — come Mesut Özil — opta per la Nationalmannschaft. C’è chi, invece, decide di militare con la Turchia, come ha fatto Hakan Çalhanoğlu, che pure ha il passaporto tedesco ed è nato a Mannheim.

Mallı ha avuto a lungo qualche dubbio sulla scelta, specie quando circolavano delle voci riguardo l’interesse della DFB nei suoi riguardi. Dopo aver giocato in tutte le Under tedesche (dall’U-17 all’U-21 per sette anni), alla fine Mallı ha esordito con la Turchia nel novembre 2015. E Terim l’ha anche chiamato per Euro 2016.

L’ha fatto perché Mallı ha appena vissuto la stagione dell’esplosione con il Mainz: undici gol e squadra in Europa League. Non è detto che il turco rimanga alla corte di Martin Schmidt, visto che il Tottenham si è già fatto avanti in marzo. Non partirà tra i titolari in Francia, ma lo spazio nel trio di trequartisti dietro la punta c’è. E chissà che a partita in corso Terim non si possa giocare questa carta.

LW — 8. Ondrej Duda (SVK, classe ‘94)

Il vero e possibile crack di quest’Europeo ce l’ha la Slovacchia. Chiunque abbia seguito un po’ la crescita del Legia Varsavia negli ultimi anni, si è accorto che Ondrej Duda — detto Ondrej Di Marìa dai tifosi pensando a El Fideo, a cui calcisticamente assomiglia — avrà una gran carriera.

C’è anche un altro soprannome: Dudinho. Il ragazzo però si arrabbia sentendo questo nomignolo: «Sono slovacco, non brasiliano». Sebbene le giocate di classe siano quelle che più rimangono nella mente degli osservatori, Duda non è solo finte e dribbling. L’ha capito anche all’Inter, con la quale il trasferimento era cosa (quasi) fatta nell’estate 2015.

Esploso al Legia Varsavia, lo slovacco ha contribuito a rinverdire i fasti del club polacco, che ha portato a casa due campionati e altrettante coppe nazionali nel giro di tre anni. Anche quest’anno Duda ha disputato una buona annata: due gol, otto assist.

Dal punto di vista puramente tattico, già si vede qualcosa in più. Duda può essere utilizzato in più ruoli nel 4–2–3–1 della Slovacchia: trequartista centrale, esterno o anche al ruolo di punta centrale, ipotesi alla quale il ct Ján Kozák ha già fatto più di un pensiero.

Già, perché da falso nueve favorirebbe gli inserimenti dei vari Kucka e Hamsik con il suo senso dell’assist. In fondo è già successo sul campo della Germania campione Mondiale, dove la Slovacchia ha trionfato per 3–1 in un’amichevole pre-Europeo.

Comunque essere all’Europeo è un buon risultato per chi ha ricevuto una pietrata durante una partita di Europa League.

CF — 9. Alfreð Finnbogason (ICE, classe ‘89)

C’è una regola non-scritta nel calcio olandese, affinatasi soprattutto dagli anni ’90. Guardate i vincitori della classifica cannonieri in Eredivisie: tre su quattro sono effettivamente dei buoni giocatori. L’altro è qualcuno che non si ripeterà più.

Alla prima categoria appartengono Ronaldo, Jari Litmanen, van Nistelrooy, Huntelaar, Luis Suárez, Bony. Alla seconda altri carneadi che si sono poi persi: Nikos Machlas, Mateja Kežman, El Hamdaoui, Vleminckx o Afonso Alves. La storia ancora deve dirci da che parte sta Alfreð Finnbogason.

Nel 2013–14, l’islandese vince la classifica cannonieri, segnando 29 gol con la maglia dell’Heerenveen. Un exploit notato persino in Spagna, dove la Real Sociedad decide di acquistarlo per sostituire i partenti Griezmann e Seferovic. Tuttavia, i seguenti 18 mesi sono un’agonia.

Le cose non vanno come dovrebbero. Due gol in Liga, di cui il primo arriva solo a marzo 2015. La Real Sociedad cerca di rivalutarlo prestando l’islandese all’Olympiacos, ma neanche in Grecia Finnbogason ritrova la forma di un tempo. Due gol in 13 partite: ok, segna il gol decisivo per vincere sul campo dell’Arsenal in Champions, ma ci fermiamo lì.

Anche i greci lo mollano e allora per Finnbogason c’è l’opzione Augsburg, in zona retrocessione dopo una faticosa prima parte di Bundesliga. Invece, l’arrivo in prestito alla corte di Markus Weinzierl sarà la salvezza di entrambi: la squadra risale la classifica, mentre l’islandese segna sette gol in 14 partite. Una media mostruosa.

Non è un caso che l’Augsburg l’abbia già riscattato. E ora c’è l’Europeo, dove Finnbogason non parte da seconda scelta, anche perché nel 4–4–2 di Lagerback c’è spazio per due punte. In più, Finnbogason è anche tornato al gol in nazionale nell’amichevole contro il Lichtenstein.

Chissà se le squadre italiane ci penseranno in futuro: in fondo, Alfred è stato in Sardegna quando aveva 17 anni e segnò anche contro la nostra U-17. Da Sassari a Parigi, il ragazzo ne ha fatta di strada.

Articolo a cura di Gabriele Anello

--

--