Di statistica, pallavolo e (un po’) di calcio

Crampi Sportivi
Crampi Sportivi
Published in
5 min readSep 11, 2014

Negli ultimi tempi mi è capitato di leggere spesso dell’avvento delle statistiche nel calcio, sport che da tifoso di lunga data ma — ammetto — poco esperto di tattica, non immaginavo colonizzabile da un approccio più numerico al gioco. Citerei tra molti ultimouomo.com, che coniuga perfettamente questa nuova ondata di scientificità al lato romantico, quello che ad una serie di numeri sostituisce l’ineluttabilità del colpo di genio e del destino sportivo. Onestamente, dichiaro subito di parteggiare per l’ineluttabile, per la storia romanzata, per la poesia del gol fatto dal campione che ha passeggiato per 80 minuti e poi la mette all’incrocio.

Poi è successo che quest’anno sono diventato, a tutti gli effetti (coerente come il fatto che ho una laurea in economia, ma odio la matematica), uno statistico dello sport. Della pallavolo, per la precisione, con il cui gioco ho sempre avuto un rapporto ben più approfondito rispetto ad occupare un posto a San Siro ogni due domeniche.
In realtà il punto di partenza è che sono un allenatore, e quindi svolgo il mio ruolo dal punto di vista di un allenatore ed al servizio del Capo-Allenatore. Senza un fruitore ultimo, un “maneggiatore” che ne colga le sfumature, la statistica serve solo a condire con un po’ di numeri il dopo partita.

Premessa: la pallavolo, tra gli sport di squadra, è quello che ha avuto con la statistica il flirt più totalizzante, sfociato in un matrimonio ormai consolidato ed indissolubile.
Sono i vincoli di gioco a cementare il legame: tre tocchi, rotazioni fisse, la specializzazione dei ruoli, una sequenza di gesti tecnici “fondamentali” sequenziali (battuta-ricezione-alzata-attacco-muro e/o difesa, alzata, attacco. Ripetere q.b. e sospendere in caso di errore) con un effetto definito (vincente, positivo, negativo, errore).
Ad alto livello ogni tocco di palla, con la relativa tipologia ed effetto, viene scoutizzato ed utilizzato per analizzare ogni tipo di situazione possibile.

[embed]https://www.youtube.com/watch?v=gtA551gWoRo[/embed]

Ripertere q.b.

In tempo praticamente reale durante la partita l’allenatore può sapere quanto la propria squadra sta facendo e come, ed avere le stesse informazioni sugli avversari.
Portando l’esempio di un solo fondamentale, la ricezione, posso sapere ad esempio che la mia squadra ha un numero di ricezioni positive pari al 49% dei palloni ricevuti, e di queste il 24% sono addirittura perfette (il palleggiatore non ha bisogno di spostarsi e ha tutte le opzioni a disposizione).
Posso sapere che differenza di positività c’è quando la mia squadra riceve una battuta in salto o una battuta flottante, o che differenza c’è quando riceviamo la battuta di un avversario rispetto ad un altro. Posso persino sapere come cambia la percentuale di un mio giocatore nel momento in cui riceve spostandosi verso destra o verso sinistra. Spostate questo livello di dettaglio numerico e qualitativo sugli altri fondamentali, e sarà chiaro che posso sapere praticamente tutto e adesso.

[caption id=”attachment_6720" align=”aligncenter” width=”470"]

Il tabellino di riepilogo di una partita, fornito dal software Datavolley (nomi dei giocatori oscurati).

Il tabellino di riepilogo di una partita, fornito dal software Datavolley (nomi dei giocatori oscurati).[/caption]

Chiaro che il dettaglio delle informazioni e la loro utilità cambiano a seconda del livello di gioco: in un campionato provinciale mi basterà sapere un dato aggregato, e le percentuali oscilleranno in modo più ampio tra partita e partita, mentre in serie A riuscire a migliorare del 3% le performance di squadra in un fondamentale sposta gli equilibri in modo più drammatico.

Una simile preponderanza della statistica è possibile sono in assenza di elementi di rottura dalla sequenza di fondamentali che ho descritto prima. Un dribbling nel calcio, una penetrazione nel basket, saltare cinque avversari per andare in meta nel rugby: l’imprevedibilità ed il genio sono nemici giurati della statistica.
Un punto tecnicamente “geniale”, nella pallavolo, è un punto che ha lo stesso peso degli altri e non ha il peso di un goal, di una meta, di un canestro in un momento decisivo. E’ il bello ma allo stesso tempo il limite di uno sport che da quando non ha più il cambio palla ha tolto valore allo sforzo di “fare il punto”.

Raccontata così sembrerebbe che i numeri vincano, e che nello scegliere i giocatori della rosa, nella scelta della formazione, nel commento di una prestazione sia sufficiente guardare un po’ di statistiche. Nah. I numeri vincono in molte situazioni, sì, e non è più pensabile farne a meno. Ma l’equilibrio di una squadra che deve convivere in 81 metri quadri (provateci, a far stare sei giganti in un bilocale anche senza doversi passare un pallone) è una combinazione molto più complicata di una somma di percentuali storiche (sì, perché la perversione numerica arriva naturalmente a considerare i dati aggregati per stagione di ogni giocatore). E’ una miscela di personalità, di leadership per cui l’ambiente e la diversa chimica hanno il potere di migliorare o far precipitare le percentuali di ogni giocatore.

[caption id=”attachment_6721" align=”aligncenter” width=”470"]

Ehi, so tutto di te (il riepilogo per fondamentale di una stagione, sempre con il software Datavolley).

Ehi, so tutto di te (il riepilogo per fondamentale di una stagione, sempre con il software Datavolley).[/caption]

Secondo, non meno importante, il ruolo del palleggiatore è quello che è in grado di muovere in senso non misurabile le performance numeriche della squadra. La Juve degli ultimi anni avrebbe segnato lo stesso numero di goal se al posto di Pirlo avesse fatto impostare l’azione ad un medianaccio? Ma questo discorso meriterà una discussione più approfondita.

[embed]https://www.youtube.com/watch?v=oWXheV8XA80[/embed]
La genialità esiste, anche nella pallavolo

Da allenatore, diffido in modo deciso dagli altri allenatori che non hanno bisogno delle statistiche per prepararsi ad affrontare un avversario, per capire dove migliorare la propria squadra, o per discutere dell’andamento di una partita. Una discussione non basata sui numeri spesso poggia su impressioni o, lasciatemelo dire, sul nulla.
Ma se dovessi scegliere un giocatore a cui far attaccare i palloni che scottano, non mi limiterei a dare la palla a quello che ha la percentuale più alta. Per finire con il calcio, da dove il discorso è partito: fareste tirare il rigore decisivo ad un centravanti con le gambe tremolanti o ad un difensore scarpone con gli occhi della tigre? Del resto ve l’ho detto subito: parteggio per l’ineluttabile.

Massimiliano De Marco Ex pallavolista di serie B, allenatore, capitato fortunosamente in serie A. Ricercatore di storie di sport, di mare, di poker. Mourinhista intransigente, alla perenne ricerca di Federer moments.

--

--