Dizionario della coppa del mondo — dal portoghese (brasiliano) al campo — parte II

Crampi Sportivi
Crampi Sportivi
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4 min readJun 24, 2014
neymar tears

chorar = piangere [dal lat. plangĕre] Li abbiamo visti deglutire l’emozione, stringere i pugni in un atto di ribellione privata, interiore. Qualcuno non ce l’ha fatta, e ha pianto. Neymar si è piegato sulle ginocchia dopo la fine dell’inno brasiliano. Si è portato le mani al volto per coprire gli occhi carichi di tensione e di lacrime, causategli da quello che il suo popolo gli stava chiedendo: vincere, a qualsiasi costo. Con il Messico non è bastato. Di riconoscenza piangeva Serey Die, il centrocampista della Costa d’Avorio. Gratificava la sorte, perché, ha detto poi, “non pensavo che un giorno sarei arrivato a questo livello”. Ha pianto Suarez dell’Uruguay, per due gol e per un infortunio superato. Hanno pianto di una beatitudine evangelica i tifosi dell’Honduras, dell’Australia e del Camerun, e di tutte le squadre (già) eliminate dal Mondiale. Beati loro, perché verranno consolati.

del bosque

gratidão = riconoscenza, gratitudine [dal lat. volg. gratitudĭne(m), deriv. di grātus grato] Si alzato dalla panchina senza fare rumore. La cravatta ben annodata, alta la fronte, severo lo sguardo. Diventato improvvisamente un Perdiente, dopo la sconfitta contro il Cile che ha sancito l’eliminazione dal Mondiale, Del Bosque si è presentato alle telecamere avvolto in un’aura di invidiabile dignità. La Spagna è caduta, ma il suo allenatore non ha dimenticato la gratitudine nei confronti dei suoi giocatori. Per i benefici ricevuti (un Europeo e un Mondiale vinti). Ma anche per il bene che gli hanno voluto, e infatti lui ha ricambiato confermando (quasi per intero) la squadra che lo ha spedito nella leggenda. Insieme sono affondati. Grati agli dei del pallone. Il peggio viene adesso.

messi iran

memória = ricordo, cimelio [dal lat. tardo cimelĭu(m), che è dal gr. keimḗlion “oggetto prezioso”] Javad Nekounam ci pensava da un po’. Da tutta la vita, probabilmente. Se sei capitano dell’Iran, quante possibilità hai di affrontare Leo Messi a un Mondiale? Quando i due si sono incontrati a centrocampo prima del fischio d’inizio, e si sono scambiati i gagliardetti, Javad non ha esitato: gli ha chiesto la maglia. Ecco uno dei privilegi dell’essere capitano. Ma c’è qualcosa di sovrannaturale nel possedere un cimelio, qualcosa che va oltre il tempo e tiene traccia delle memoria. Intrisa di uno strano potere, la maglietta dei campioni è per molti un oggetto prezioso da possedere. La maglietta (originale) del campione diviene anche ricordo di una battaglia (leale o quasi). Un modo per dire: “Quella volta che ci siamo affrontati”. A pochissimi è concesso questo.

rooney

privilegio. decepção = delusione ma anche illusione [dal lat. deceptio, -ōnis “inganno”] Avevano creduto di potersi appellare alle origini. Raccontandosi: “Siamo noi ad averlo inventato”. Volevano vincere la Coppa del Mondo, hanno perso anche il treno per gli ottavi. Gli inglesi di Roy Hodgson hanno, ancora una volta, illuso & deluso. La cosmogonia del calcio, gli avversari e se stessi. Illuso è Rooney, che prima crede di aver scacciato la maledizione al Mondiale (non era mai riuscito a segnare) per poi scoprire che la rivolverata contro gli uruguaiani era a salve. Illuso è Gerrard, capitano così perfetto da risultare praticamente finto. Illuso & deluso è soprattutto Hodgson, che alla fine dirà: “Sono distrutto”. Come tutti gli inganni ben riusciti, è stato il presidente della Federazione britannica, Greg Dyke, a prolungargli il contratto: “Hodgson ha fatto un buon lavoro e agli Europei le cose andranno meglio”. L’illusione non finisce mai.

Giorgio Burreddu una volta sbagliò un gol facile a porta vuota e la smise di sentirsi un piccolo Roberto Baggio. Bergamasco, romano d’adozione, oggi vive e lavora a Bologna. Ha scritto due libri (Maledetti Sudamericani e Vedrai che uno arriverà). Crede ancora nella felicità.

La prima parte del dizionario la potete leggere qui

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