Dove si va da qui? — Analisi dell’Inter che verrà
Partire dalla fine è sempre un ottimo modo per risalire alla natura della materia analizzata. Sarà anche troppo comodo ma talvolta, per guardare avanti, è un esercizio che si rende indispensabile.
Una squadra che non gioca sistematicamente i quarti di finale di Champions League non può fare a meno di un giocatore come Éver Banega. Probabilmente quella tipologia di squadra ha un appeal tale da convincere un giocatore più continuo del tanguito a firmare per loro, ma il punto è che la velocità di pensiero di Banega unita a quella sensibilità nel toccare il pallone è una condizione tale da diventare necessaria nel momento in cui non è in campo.
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No dico parliamone[/caption]
L’Inter attualmente è quarta per percentuale di possesso palla. Guarda dall’alto verso il basso due squadre come Juventus e Sampdoria che fanno della proattività l’elemento chiave del proprio gioco. La squadra costruita da Mancini, indirizzata da De Boer, traghettata da Vecchi e plasmata da Pioli (che alla fiera mio padre comprò), ha una concentrazione di tecnica individuale che in Serie A probabilmente non ha nessuno. Non c’è un singolo centrocampista dell’Inter che ha una precisione nei passaggi inferiore al 80% (no, neanche Felipe Melo). Non c’è nemmeno una singola squadra in serie A ad aver effettuato più passaggi chiave (12,5 a partita) e soltanto il Napoli effettua più tiri verso la porta avversaria. Considerando che al centro dell’attacco nerazzurro alloggia il capocannoniere del campionato la domanda sorge spontanea. Esattamente cos’è che ci sfugge?
Come già accennato l’impiego di Banega risulta essere un catalizzatore importante per la fase realizzativa. Nessuno gioca più key passes di lui e nessuno occupa lo spazio dietro alla prima linea di pressione come lui. De Boer lo aveva messo al centro del progetto tecnico ma l’attrazione verso il pallone lo portava spesso fuori posizione e finiva troppo schiacciato alla linea difensiva con conseguente intasamento degli spazi. Pioli sembra invece aver fatto breccia nella psiche dell’argentino, tanto da convincerlo a lasciare la prima costruzione ai compagni magari andando ad aiutare quando il processo diventa troppo macchinoso. I problemi dell’Inter però non sono tutti relativi alle lune di Banega.
Il tridente interista ad esempio è un enorme, gigantesca, irrisolvibile contraddizione. Se vi è capitato di vedere almeno una partita della squadra nerazzurra avrete sentito il telecronista di turno articolare la sua narrazione mettendo in risalto come l’Inter sia la squadra che crossa di più in Italia. Il dato veramente shock però è un altro; i nerazzurri sbagliano 24,9 cross a partita il che vuol dire che tra il primo e il secondo dato (Atalanta) c’è lo stesso divario che c’è tra il secondo e il diciannovesimo. In poche parole l’Inter gioca un campionato a parte dei cross sbagliati il che vuol dire consegnare il pallone agli avversari un’infinità di volte in più rispetto alle altre squadre.
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Ovviamente i principali artefici di questo dato sono questi due[/caption]
Questo succede perché il gioco di De Boer ha sempre previsto l’isolamento degli esterni e lo svuotamento dell’area di rigore da parte dell’attaccante. In questo modo gli inserimenti dei centrocampisti risultavano letali. Mauro Icardi però non è Milik, l’argentino tende raramente ad abbandonare l’area di rigore, e i cross che piovevano nelle aree avversarie erano tutti facili preda di difensori preoccupati esclusivamente del 9 interista. Con l’arrivo di Pioli i compiti di Candreva (e in parte anche di Perisic) sono molto più dinamici sia in fase di possesso sia in fase di ripiegamento quando non è strano vedere una linea difensiva a 5 con il terzino di riferimento che stringe verso l’area.
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Sul lancio di Badelj la difesa è talmente stretta che Candreva deve rincorrere Kalinic[/caption]
A proposito di Maurito. Il rapporto con la curva è un’altalena che a Sassuolo sembrava aver raggiunto il punto più basso e invece. Ciononostante l’attuale capitano ha servito finora cinque assist (più di chiunque altro in squadra) giocando meno di 13 passaggi a partita. Handanovic ne ha giocati otto in più. Che non si trattasse di un giocatore associativo non è un mistero, ma l’idea è che il talento cristallino nella finalizzazione (l’impressione che continua a dare è che bendato e in pantofole farebbe meglio di tanti colleghi) potrebbe essere affiancato ad una partecipazione alla manovra che renderebbe Icardi uno dei più grandi dilemmi al mondo per le difese avversarie.
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Apertura da enganche ne abbiamo[/caption]
Anche in questo caso De Boer si è trovato di fronte un giocatore inadatto alle sue idee, ma con il tempo (questo sconosciuto) avrebbe potuto consegnare al popolo interista una versione del Pipita meno dominante ma comunque ingestibile. Certo Higuain ci mette anche una comprensione del gioco “da numero 10” e Pioli sta lavorando anche su questo, ma affinché un’interpretazione del ruolo più libera possa creare vantaggio servono giocatori in grado di attaccare gli spazi alla perfezione. Da questo punto di vista diventa importante il recupero di Medel, affinché Brozovic non abbia la totale responsabilità della costruzione del gioco. Il croato sta vivendo un buon momento di forma, il proble è che l’Inter potrebbe separarsene già in questa finestra di mercato. Il club, da diversi minacciato dalla scure del fair play finanziario, ha stipulato un accordo con l’Uefa che impone il pareggio di bilancio alla fine di questa stagione e l’unico giocatore che attualmente ha mercato (oltre Icardi) è proprio Brozovic. Perderlo vorrebbe dire chiedere a Pioli di far diventare Joao Mario un giocatore incisivo in zona gol; auguri.
Per quanto riguarda la fase di non possesso l’Inter alterna momenti in cui dimostra un’organizzazione ineccepibile, a frangenti in cui basta saltare la prima linea di pressione per entrare nel panico più totale. Il rendimento di Kondogbia da questo punto di vista è il più deficitario. Quando il francese è sbarcato a Milano portava in dote 2,5 intercetti e 3,1 tackles vinti a partita, oltre ad una precisione di passaggi mai inferiore all’86%. Il trattamento di palla è rimasto pressoché immutato, dal momento che l’ex Monaco gioca 43,2 passaggi a partita convertendoli con un confortante 87,7%. Il problema è che Kondogbia sembra un autista ubriaco senza navigatore incapace di prendere una decisione sulla direzione da seguire.
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Prima aspetta, poi esce male sul portatore, rimane in mezzo senza capire dove orientarsi e quando lo capisce Zielinski gli ha già preso il tempo.[/caption]
Inoltre lui e Brozovic sono i giocatori che subiscono più dribbling a partita mettendo in costante apprensione una linea difensiva che si sta dimostrando all’altezza del compito (stessi gol subiti da Atalanta, Lazio, Napoli, appena uno in più del Milan). Anche perché l’unico vero grande cambiamento che si possa notare dopo così poco tempo che Pioli è seduto sulla panchina nerazzurra è l’avanzamento della linea di pressione nella metà campo avversaria. Sicuramente si tratta di un pressing ancora troppo orientato a creare densità in zona palla, ma la sensazione è che il recupero del possesso alto è una priorità per l’Inter di Pioli, anche a costo di sacrificare un equilibrio che nel calcio moderno assume connotati sempre più fumosi.
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Quelli con la palla sono il Milan, dannate magliette![/caption]
Il derby è stato il primo atto della metamorfosi di una squadra che, rispetto alla gestione De Boer ,sembra avere più mordente, più intensità. Finora non ci si può spingere tanto oltre sulla valutazione di Stefano Pioli, così come non ci si sarebbe dovuti affrettare a silurare un allenatore giovane e dalle buone idee come Frank De Boer. La fretta non ha mai aiutato nessun progetto; quello dell’Inter più che altro è un’idea di progetto, qualcosa che ancora regge su basi troppo poco solide per credere in una rinascita. In tutto ciò l’ombra più cupa che si erge sopra Appiano Gentile non è tanto quella dei risultati, o del fair play finanziario, quanto quella di Kia Joorabchian. I suoi affari con Suning sembrano tutt’altro che latenti e tutt’altro che orientati agli interessi di terzi. La speranza per i tifosi interisti è che le falangi del potentissimo agente ci lascino in pace a sufficienza per trattare argomenti come la reale utilità di Banega o le difficoltà nel primo controllo palesate da Kondogbia. Per il resto n0n c’è che da mettersi tranquilli e attendere, staremo a vedere.