Due cuori e una volata

Paolo Stradaioli
Crampi Sportivi
Published in
3 min readMay 25, 2017

18ª tappa — 25 maggio Moena> Ortisei 137 km
Vincitore: Tejay Van Garderen
Leader: Tom Dumoulin

Mi ricordo che quando ho provato a ricominciare con il rugby non avevo più le stesse sensazioni di prima. Ho giocato a questo meraviglioso sport per qualcosa come dieci anni, poi per un anno e mezzo mi sono fermato e quando sono tornato incredibilmente il mondo era andato avanti, i miei compagni erano diventati più bravi, più atletici e io invece ero rimasto al palo. Quando la domenica giocavamo insieme ero consapevole di avere le qualità per stare in campo con loro ma non era la stessa cosa. Era come se stessi facendo una strada diversa, inspiegabilmente in un lasso relativamente breve di tempo cambiano le sensazioni, cambia il modo di approcciare le cose o forse l’unica cosa a cambiare è tutto ciò che non è controllabile da noi stessi.

In un grande Giro queste valutazioni richiedono un’autocritica spaventosa poiché i tempi di reazione sono di uno, massimo due giorni. Dopo la caduta ai piedi del Blockhaus la Sky ci ha messo un paio di tappe per capire che né Thomas né Landa sarebbero stati in grado di competere per la generale e quindi l’obiettivo dello spagnolo diventa la maglia azzurra. Tejay Van Garderen invece è incastrato in un paradosso dimensionale in cui ha le abilità per stare con i migliori ma non quelle per essere il migliore. Il risultato è spesso una giornata no in cui perde minuti e fiducia in egual misura risultando un elemento ininfluente ai fini della generale. La malinconia di questa tappa sta tutta in questi due corridori; uno scalatore di livello assoluto estromesso dagli eventi e un uomo da corse a tappe con problemi più esistenziali. Nonostante siano a giocarsi una tappa il mondo è andato avanti.

Le gerarchie del Giro parlano di un triumvirato superiore a tutti comandato da un Giulio Cesare a tinte oranje, sempre più in procinto di prendere il potere definitivamente, lasciando a Nibali e a Quintana un’estranea sensazione di impotenza. Diventa più interessante capire chi la vince, chi potrà esultare consapevole di aver raggiunto un obiettivo molto distante da quello prefissatosi alla partenza. Mikel e Tejay se ne sono andati insieme, consci che il mondo era andato avanti e che nessuno avrebbe badato a loro perché troppo lontani dalle posizioni di vertice. Probabilmente è giusto che alla fine abbia vinto Van Garderen, almeno Landa può consolarsi con una maglia azzurra praticamente ipotecata che testimonia la sua leadership sui GPM. Poco male se è il secondo piazzamento d’onore raccolto in questo Giro, vincere una tappa non lenirebbe i rimpianti. Senza quella caduta sarebbe stato un cliente scomodo per la maglia rosa ma ormai lo sappiamo: il mondo se ne frega e va per la sua strada. Chissà se Van Garderen dopo questa vittoria uscirà da questo limbo di mediocrità che gli impedisce di consacrarsi in un grande Giro. Difficile, anche perché se si rendesse conto degli errori commessi scoprirebbe che gli altri non lo hanno aspettato, che la competizione si è fatta più serrata e che forse un successo di tappa può addolcire l’amarezza di una vita passata ad aspettare che il mondo si arrestasse, almeno per un attimo.

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