Eravamo quattro amici al box — 2017 edition

Crampi Sportivi
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24 min readNov 24, 2017

La donna, il sogno e il grande incubo. Forse è una vecchia canzone degli 883 a riassumere il 2017 della Formula 1: la Ferrari che va in vantaggio sulla Mercedes, conduce il campionato con Vettel, poi si auto-distrugge in Asia e soffre una sfortuna decisiva nella lotta al Mondiale. Ma la stagione che sta per volgere al termine è stato anche tanto altro. Ne abbiamo parlato con quattro appassionati del settore, in una sorta di sequel di quanto combinato nel 2016.

1. Lewis Hamilton quattro volte campione del Mondo. Meritato?

Monza, qualifiche: la pioggia blocca tutto e Hamilton si rilassa alla PlayStation 4 con Bottas.

Stefano Nicoli

Sì. Siamo di fronte a un pilota che sta riscrivendo la storia di questo sport. Con tutti i meriti del caso che bisogna attribuire a Mercedes, è ovvio, ma se su quattro Mondiali dell’era ibrida è riuscito a vincerne tre, non è assolutamente un caso. Quest’anno inoltre, come se non bastasse il talento di cui è dotato, ha anche dimostrato di aver imparato la lezione impartitagli da Rosberg, accusando molti meno passaggi a vuoto rispetto al 2016.

Piergiuseppe Donadoni

Se analizziamo l’intera stagione, la risposta non può essere che affermativa. Vettel e Ferrari, pur con una vettura veramente all’altezza, sono stati troppo “fallosi” per meritarsi questo intenso mondiale 2017. Dal canto suo, Hamilton è riuscito a gestire con intelligenza sia i momenti molto negativi della stagione (principalmente Monaco, ma anche Sochi) che quelli in cui la W08 si è dimostrata più lenta della SF70H in condizioni di gara (un esempio: Spa).

Monia Bracciali

Se si potesse stilare una classifica di merito dei suoi quattro titoli iridati, quello del 2017 sarebbe al primo posto. L’ho trovato impeccabile. In un’intervista a Sky Sport, Rosberg — che l’ha battuto nel 2016 — ha dichiarato che il punto debole dell’ex compagno di squadra sia il fatto che durante la stagione si distingua in periodi alti, altissimi, e altri bassi. In questa stagione, dalle fasi negative ha tratto il massimo possibile, sia con la vettura — quindi in pista — che dalla tenuta mentale. L’Hamilton degli anni precedenti, per esempio, avrebbe fatto il diavolo a quattro con Vettel per “l’incidente” a Baku. Quello di questa stagione è stato fermo, ha messo i puntini sulle “i” in Azerbaijan, non ha trovato mai alibi nelle difficoltà. Magari non servivano quattro Mondiali, ma è un Hamilton che ha raggiunto la sua pienezza professionale e maturità.

Federico Principi

Meritato sì, per quello che si è visto dopo la pausa estiva. Però è sempre troppo facile portare alla memoria solo gli episodi più recenti e per questo ci si è dimenticati troppo velocemente di tutto quello che Vettel ha fatto nella prima metà di stagione. Per cui, a mio avviso, entrambi avrebbero meritato il Mondiale e hanno fatto una stagione complessivamente sullo stesso livello, altissimo. Però va detto — è non è banale retorica — che Hamilton ha davvero tirato fuori il meglio di sé nelle fasi finali della stagione. La concentrazione e la continuità di rendimento sono state impressionanti, forse mai viste su di lui a questo livello. Per cui si può tranquillamente affermare che questo sia il Mondiale della sua definitiva consacrazione, al di là dei numeri.

2. Sebastian Vettel si lecca le ferite. L’impressione è che questo treno fosse particolarmente invitante. Il trittico asiatico ha rovinato tutto, ma il 2018 vedrà la Ferrari così in lotta?

FP: Non mi aspettavo la Ferrari così competitiva sulla Mercedes in Brasile, né la Red Bull così forte in Malesia e in Messico, per cui se il trittico asiatico si fosse svolto in maniera “regolare” Vettel avrebbe avuto più chance di vittoria del Mondiale rispetto a Hamilton. L’astuto aggiramento del regolamento da parte delle Frecce d’argento sui consumi di olio ha costretto i motoristi della Rossa a soluzioni più spinte sul motore termico per recuperare qualche cavallo, con i risultati che abbiamo visto in materia di affidabilità.

Per il 2018 io vedo ancora la Ferrari competitiva, a patto di un progresso nella potenza massima della power unit, mentre quest’anno i miglioramenti sono stati eccezionali sul fronte dell’erogazione di coppia a bassi regimi. Un aspetto mi preme sottolineare, ed è l’abolizione da regolamento del monkey seat per il 2018, un dispositivo su cui la Ferrari ha lavorato tantissimo durante l’anno e che ha usato molto più spesso delle sue avversarie (anche in versione “doppia”). A Maranello stanno studiando molto sia il fondo che il diffusore, forse per cercare di compensare il carico al posteriore che verrà a mancare senza il monkey seat. In ogni caso, la vettura perfettamente bilanciata sul posteriore è fondamentale per assecondare lo stile di guida di Vettel e la grande erogazione in trazione della power unit, per cui sarà cruciale risolvere questo nodo per avere una Ferrari competitiva anche nel 2018.

MB: Le idee portate in Asia, specialmente dopo Singapore e quindi messe a punto sotto pressione, hanno dato risultati pessimi dal punto di vista dell’affidabilità, ma le ho trovate brillanti. Posto che l’unica cosa che conta è che le soluzioni funzionino, le vedo ottime basi per ripartire. Quindi sì: Vettel sarà in lotta, ma con più pressione interna — Marchionne è un capo che gli errori te li fa pagare, anche quelli che non dipendono direttamente dal pilota o dalla squadra — che esterna: si prevede infatti un campionato più combattuto, anche se il numero delle PU portato da cinque a tre, credo sarà una delle variabili più decisive.

Forse IL momento in cui la Ferrari perde definitivamente il Mondiale 2017: l’incidente allo start del GP di Singapore.

PG: L’enorme delusione post Messico GP è quella di un pilota che sa di aver perso una occasione importante, poiché quest’anno la Ferrari si è ritrovata con tutti gli ingredienti per riportare 10 anni dopo il titolo piloti a Maranello. Era fondamentale riuscire a sfruttare una stagione dove Mercedes non aveva sicuramente progettato l’astronave con cui era scesa in pista nelle precedenti tre stagioni, e soprattutto una Red Bull lontana anni luce dal duo di testa almeno fino a metà stagione. L’incognita Red Bull 2018 (dipendente dalle prestazioni della PU Renault) e la correzione “tecnica” dei problemi manifestati in pista della W08 potrebbero rendere più difficile il Mondiale 2018 per Vettel. Dal canto suo, Ferrari potrà però giocarsi delle importanti carte, come un progetto 2018 che è stato sicuramente sviluppato meno freneticamente rispetto a quello giù buono dell’anno precedente, un’ottima base (intermedia) quindi su cui si è partiti. Il grosso punto di domanda rimane il lato Power Unit, settore della vettura italiana dove comunque si stanno concentrando i maggiori sviluppi degli uomini di Maranello nelle ultime settimane.

SN: Difficile dirlo con così tanto anticipo, soprattutto quando nel regolamento del prossimo futuro ci sono ancora alcune spigolosità da smussare, come ad esempio il numero di PU che potranno essere utilizzate durante la stagione, elemento che potrebbero far entrare in gioco ulteriori variabili. Il cuore mi dice che la Ferrari anche nel 2018 potrà giocarsela, la ragione mi invita ad aspettare ancora qualche mese.

3. La Red Bull ha chiuso l’anno — non è una novità — in crescendo: evoluzioni, la crescita di Verstappen, le tre vittorie del 2017. L’anno prossimo ci saranno anche loro? E soprattutto: Ricciardo è a un vicolo cieco per la sua carriera?

L’amore sembra ai titoli di coda per il 2018.

MB: La Red Bull è una scuderia imprevedibile. Non do per scontato, infatti, che mantengano lo stesso concetto di vettura portato avanti quest’anno. All’interno hanno teste capaci di rivoluzionare pezzo per pezzo e idea per idea, la macchina. I buoni risultati del finale di quest’anno porteranno, a mio avviso, o a un campionato leggermente migliore di questo, altrimenti una rivoluzione tecnica tale da renderla competitiva ad alti livelli per tutto il campionato.

L’unico riferimento fisso è Verstappen: hanno un ulteriore anno in più di maturità per portare avanti il progetto attorno all’olandese. Solo che, talento puro e istinto innegabili a parte, Max non è ancora un pilota con tratti già chiari. Inoltre ha uno stile di guida acerbo e già esacerbato. Credo che se Ricciardo non gioca bene le sue carte, se non trova continuità nel weekend di gara, rischia di finire il 2018 in un vicolo cieco. La sensazione è che non dia sicurezza a una scuderia per il grande salto.

PG: Se partiamo dal capitolo Ricciardo, rispondo negativamente. Una valida alternativa per il pilota australiano della Red Bull è presente tant’è che c’è già chi mormora che abbia firmato un pre-contratto per il 2019 con la Mercedes anche per mettere pressione al team anglo-austriaco. Wolff, che sta tenendo comunque aperta anche l’ipotesi Ocon per il 2019 e sta discutendo il rinnovo di Lewis Hamilton, è infatti un grande estimatore di Ricciardo.

Per quanto riguarda Red Bull, è molto difficile fare un pronostico importante poiché il team anglo-austriaco è troppo dipendente dalle prestazioni che Renault riuscirà a estrarre dalla sua Power Unit 2018. Senza un importante passo in avanti — sia in termini di prestazioni che soprattutto in termini di affidabilità, ricordandosi che l’anno prossimo ci saranno ulteriori limitazioni nell’utilizzo dei vari macro componenti della attuali Power Unit — , sarà molto difficile per Verstappen e Ricciardo riuscire a lottare per il campionato del mondo. Potrei comunque aspettarmi, ricordandosi però di possibili importanti battaglie “tecniche” simil inverno 2016/17, una Red Bull più vicina rispetto a quella vista a inizio stagione 2017 dopo gli importanti progressi nei mesi successivi.

Attenzione ai due samurai.

SN: Red Bull ha a disposizione troppe risorse per non poter essere considerata, alla vigilia di ogni stagione, come una delle grosse incognite del Mondiale. Tutto dipenderà, ancora una volta, dal motore Renault: se saprà rivaleggiare alla pari con i propulsori Mercedes e Ferrari, le future RB14 saranno pronte per giocarsi il Mondiale, visto che a livello aerodinamico e telaistico anche quest’anno le creature di Milton Keynes si sono rivelate tra le prime della classe. Per quanto riguarda Ricciardo, invece, la sua velocità potrebbe ritorcerglisi contro: la faida interna Hamilton-Rosberg ha dimostrato quanto possa essere ferale la convivenza tra due aspiranti Top Driver. Secondo me, solamente il fatto che in casa RB non si giochino il Mondiale ha evitato finora lo scoppiare di una polveriera immensa: è un pilota tanto veloce quanto “scomodo”, ma il solo pensiero che possa esistere una F1 che non faccia spazio a un driver come Ricciardo mi fa venire il voltastomaco. Magari faticherà a trovare un posto, ma alla fine continuerà a sedersi dietro al volante di una monoposto del Circus.

FP: Non era necessario aspettare la vittoria in Malesia per certificare che Verstappen, da maggio ormai, stesse andando sempre più forte di Ricciardo. Il fatto che Sainz sia rimasto nel giro Red Bull la dice lunga su come la casa delle “lattine” stia tenendo in caldo il sostituto per il pilota australiano. Il passato insegna che in Red Bull su certe decisioni non si torna indietro e credo che sì, il futuro di Ricciardo sia lontano da Milton Keynes a partire dal 2019.
Sulla competitività della vettura nel 2018 non ho grandi dubbi per quanto riguarda il telaio, quanto piuttosto ne ho per la power unit. Anche qui, a livello prestazionale l’ultima specifica (quella di Verstappen) sembra aver fatto un passo avanti, ma quello che preoccupa di più è l’affidabilità. Per cui la Red Bull, che ha lavorato tantissimo sull’inserimento in curva durante il 2017, potrebbe essere fortissima in generale e favorita in alcuni tracciati (Montecarlo e Singapore ad esempio), ma forse non consistente abbastanza per tutte le 21 gare. Però è presto per dirlo.

4. Domanda numero quattro, come la posizione della Force India. L’anno scorso c’era stata almeno una parvenza di duello con la Williams, quest’anno… no. Ma la futura Force Racing/Force One è destinata a tenersi il suo angolo al sole, nonostante il ritorno di altri marchi? E soprattutto: la rivalità Pérez-Ocon può durare un altro anno?

Belgio, gara: Pérez rovina la gara di entrambi i piloti, di fatto restituendo il torto subito a Baku.

FP: La Force India ha iniziato troppo tardi a gestire la rivalità interna ed è poi ricorsa a mezzi molto drastici, forse troppo, testimoniati dal team radio di Pérez a Suzuka in cui chiedeva al team l’autorizzazione per attaccare Ocon. Per cui si potevano chiarire sicuramente prima le regole interne, senza prendere successivi provvedimenti da regime militare. Ma forse è proprio questa nuova durezza del team che permetterà alla coppia di piloti di sopravvivere un altro anno, in attesa di una probabile chiamata di Ocon in Mercedes nel 2019.

Sopravvivenza necessaria proprio perché è lecito aspettarsi che la Force India non sarà così chiaramente la quarta forza del 2018, anzi. La McLaren si è liberata di Honda, Renault avrà due piloti forti fin da inizio stagione e avrà qualche aggiornamento dall’ex responsabile tecnico FIA, Marcin Budkowski, che ha in mano e in mente tutte le soluzioni tecniche di tutti i team. Ma anche dalla nuova Williams di Paddy Lowe è lecito attendersi progressi, e la power unit Honda sulla Toro Rosso potrebbe rivelarsi un azzardo che finalmente pagherà. Ci sarà insomma molto da lavorare nel team indiano per conservare quella quarta posizione, forse irraggiungibile per un altro anno.

SN: Rispondo in maniera affermativa a entrambe le domande. Credo che le sue avversarie si avvicineranno parecchio, ma la Force India ha i mezzi — umani ancor prima che economici — per giocarsela con qualsiasi scuderia che non si chiami Mercedes, Ferrari o Red Bull. Anche perché Pérez e Ocon, oltre a essere veloci, hanno dimostrato di saper rispettare all’occorrenza anche gli ordini di scuderia: basterà impartirglieli sin dalle FP1 del GP di Melbourne e vedrai che la convivenza in Force India sarà, se non pacifica, quantomeno corretta e rispettosa.

PG: per la Force India, che partirà anche nella stagione 2018 di F1 da una base molto importante ossia la Power Unit Mercedes (affidabile e prestazionale), ci sarà sicuramente da tener d’occhio il duo McLaren-Renault (ufficiale). Ma cosi come per Red Bull, saranno fondamentali i progressi lato Power Unit da parte di Renault. Con giusta dose di potenza e soprattutto affidabilità in più, potrebbe essere ben più difficile per Force India confermarsi come quarto Team in pista nella prossima stagione. Sulla rivalità Pérez-Ocon non credo possano esserci grossi problemi anche perché il Team, da qualche appuntamento a questa parte, ha dimostrato di saper gestire bene la situazione.

MB: Altra scuderia imprevedibile come la Red Bull, ma per motivi diversi. Nel corso degli anni hanno avuto una crescita più o meno costante, hanno dimostrato di avere la capacità e la voglia d’investire, ma la sensazione è che più del quarto posto costruttori non possano andare e questo per cause di corposità di budget. Il mantenimento della rivalità tra i due piloti dipende anche da questo limite, quello del doversi e potersi accontentare dell’angolo di sole. Se quello basta, vedremo un altro anno di lotte tra Ocon e Pérez. La scuderia li lascerà fare.

5. Piccola escursione finnica: Bottas si è rilassato dopo Spa, ma di fatto ha tenuto il passo di Hamilton per una buona parte della stagione e ha confermato di essere una buona opzione per Mercedes. Invece Räikkönen è rimasto un’altra volta senza vittorie, ma per il 2018 sarà ancora lì. Tutto giusto o c’è qualcosa di sbagliato?

A fine 2017, Kimi Räikkönen è il terzo pilota per Gran Premi corsi con la Ferrari: ben 129. Davanti? Massa (139) e Schumacher (180).

PG: Se fossi stato Marchionne avrei puntato dritto su Leclerc come pilota ufficiale Ferrari per la prossima stagione ma a volte ci sono degli equilibri, principalmente politici e tecnici, importanti da non rompere all’interno di un Team di Formula 1. La riconferma di Räikkönen è da vedere come un voler mettere nelle migliori condizioni possibili il pilota sui cui Ferrari ha puntato per almeno i prossimi due anni ossia Vettel. Ancora per un anno, poi…

MB: Dopo uno-due anni di pausa, anche Mercedes, come Ferrari, ha avuto il suo pilota 1 e pilota 2. Il risultato è stato eccellente: campionato piloti e costruttori. Tenendo conto dei risultati, è naturale non condividere il rinnovo di Raikkonen nel 2018, ma a Maranello credo stiano ragionando in un altro modo: puntare su un elemento dell’Accademy dopo Kimi. In questa F1 dove il pilota è tornato a contare molto, il finlandese è stato prezioso.

Non esiste un pilota più sensibile di lui, capace di capire in meno di un giro, le modifiche da fare alla vettura. Come spesso si è lamentato via radio, basta una vibrazione. Vettel non ha questa dote nelle corde, è più ingegnere, meno “fisico”. Figuriamoci se questo talento può averlo un esordiente: serve faccia esperienza, che sia un Leclerc o un Giovinazzi. Punteranno comunque su un pilota formatosi internamente, non facendo l’errore di averli quasi snobbati per anni. La storia tragica di Bianchi fa ancora molto male.

Ungheria: Räikkönen tiene dietro le Mercedes di Hamilton e Bottas, facendo vincere Vettel e di fatto rinunciando a 25 punti sicuri.

SN: Mi aspettavo di più da parte di entrambi, anche se Bottas aveva la scusante di doversi guadagnare un prolungamento di contratto e poteva quindi starci che si rivelasse un pilota molto più “manipolabile” di quanto non lo fosse stato Rosberg. Però a Sochi il #77 mi aveva illuso: pensavo potesse diventare la scheggia impazzita in un Mondiale che sembrava già all’insegna del dualismo Hamilton-Vettel e invece poco dopo è arrivata Barcellona, e con essa la prova evidente che la stagione del finlandese era stata sacrificata sull’altare del #44.

Da Raikkonen, se non una vittoria — che esigenze di classifica gli hanno tolto in Ungheria e noie meccaniche gli hanno sottratto in Malesia, visto come andava la SF70-H a Sepang — , mi sarei aspettato un maggior peso nell’economia del campionato, soprattutto in termini di punti sottratti al duo Mercedes, invece spesso e volentieri si è trovato troppo distante dai piloti di testa anche per fare ciò. Io, sinceramente, non lo avrei confermato per il 2018.

FP: Si tratta secondo me di piloti entrambi abbastanza incompleti, con pregi e difetti molto evidenti. Una condizione ancora meno tollerabile parlando di Bottas, che dovrebbe essere all’apice della sua carriera e della sua motivazione, seppur messo sotto pressione da un compagno di squadra inarrivabile. Però per entrambi si tratta di scelte effettuate più che altro per conservare l’armonia nell’ambiente del team, anche se su Bottas pesa il fatto che la Mercedes abbia bisogno di un pilota dallo stile sovrasterzante per tirare fuori il meglio dalla vettura a passo lungo, bilanciata verso l’anteriore.

Sulla decisione di tenerli incide anche il fatto che si volessero valutare più a fondo i giovani piloti dei rispettivi programmi, per schierarli poi nel 2019, tenendo “caldo” il sedile per un anno. Sto parlando ovviamente di Esteban Ocon e Charles Leclerc, che a questo punto sembra nettamente favorito su Antonio Giovinazzi, il quale con ogni probabilità non avrà un sedile da titolare neanche nel 2018. Ma d’altronde i risultati del monegasco nelle formule minori, in Formula 2 specialmente, sono stati migliori di quelli del pilota italiano e tali da giustificarne l’impiego in Sauber per il 2018 e forse in Ferrari per il 2019.

6. La McLaren cambierà motori, la Renault ha una coppia di piloti molto buona: dobbiamo aspettarceli a metà classifica l’anno prossimo?

Fernando Alonso è così sicuro che arriverà la svolta da aver rinnovato. E avvertito la Toro Rosso.

SN: Se le PU Renault saranno tutte come quelle dotate dell’ultima evoluzione, sarà già tanto vedere entrambe al traguardo… altro che metà classifica. A parte gli scherzi, tutte e due le scuderie hanno le potenzialità per fare bene: tra le due, in un ipotetico testa a testa, un nichelino lo punterei sul team di Woking. C’è Fernando che ha una fame assurda di risultati, anche Vandoorne sa essere molto veloce e a livello di aerodinamica e telaio non sono così indietro rispetto ai Top Team: potrebbero essere la rivelazione del 2018.

FP: Credo proprio di sì, specialmente la McLaren in questa stagione ha già mostrato di avere una vettura bilanciata sul posteriore, un po’ sottosterzante ma fortissima in trazione e molto competitiva in tutti i tracciati tortuosi (Montecarlo, Budapest, Singapore). Inutile sottolineare nuovamente le qualità di Alonso, mentre quelle di Vandoorne sembrano uscite fuori dal Q2 dell’Austria in poi.

Su Renault ho già detto in precedenza e sulle sue prospettive pesa in senso positivo il fatto che sia un costruttore ufficiale, con tutti i vantaggi che comporta nell’assemblamento di un pacchetto unico. Certo sarebbe bello vederli entrambi sul podio a mescolare le carte in differenti tipi di tracciati, ed è inutile nascondersi che sarebbe ancora più affascinante una vittoria di Alonso, contando sui progressi della power unit Renault. In attesa della 24 Ore di Le Mans.

PG: Per entrambi i Team sarà una stagione molto importante. Per McLaren non ci saranno più gli alibi della motorizzazione Honda, mentre per Renault quelli derivanti dalla “poca esperienza”, considerando che il team francese si era prefissato inizialmente il 2019 come anno per puntare al Mondiale.

MB: Sono rimasta molto delusa da Renault. Non si può pretendere la competitività in così poco tempo, ma nemmeno un vivacchiare così incostante: magari le aspettative erano troppo alte. La McLaren, invece, mi ha stupito nel finale di stagione e, soprattutto grazie alla stretta dei denti dei suoi piloti, chiude la stagione con un briciolo di dignità. Il problema non credo sia stato il solo motore Honda, anche se nei tracciati dove contava meno la potenza, la scuderia ha dimostrato di saper fare il telaio e tutto il resto, diciamo che è stata una macchina incongruente tra le sue componenti. Quindi nel 2018 sì: le vedo a metà classifica e non oltre, perché hanno bisogno di un’ulteriore stagione di lavoro.

7. Toro Rosso, invece, è passata alla Honda. La sensazione — tra il programma dei giovani piloti Red Bull in stallo (per non dire in chiusura) e il pessimo finale di stagione — è che la squadra B presto chiuderà. Gasly-Hartley hanno qualche speranza per il 2018?

Una scena che rischiamo di vedere spesso l’anno prossimo, se la Honda manterrà quanto fatto vedere nell’ultimo triennio. Questo o Gasly campione del Mondo.

FP: Le speranze di Gasly e Hartley per il 2018 sembrano legate esclusivamente ai progressi della Honda, che è sembrata molto migliorata da metà stagione in poi per quanto riguarda l’erogazione di coppia, nonché l’affidabilità. Ma se parliamo di miglioramenti non dobbiamo dimenticarci da quale livello si partiva, contando sul fatto che salire dal baratro è molto più semplice e immediato piuttosto che fare un salto di qualità quando si è già in alto.

In ogni caso Gasly ha dimostrato di essere un pilota dallo stile di guida molto aggressivo ed efficace in frenata, e meno adatto invece ai lunghi curvoni in percorrenza, ma in generale abbastanza forte in qualifica. Hartley sembra in netta crescita e dimostra come allontanarsi per tanti anni dal mondo della Formula 1, se si rimane tuttavia attivi in categorie non troppo diverse (come, appunto, l’LMP1 nel WEC), non sia una garanzia di caduta delle prestazioni.
Il 2018 darà delle risposte importanti per quello che riguarda uno dei talenti più attesi degli ultimi anni (Gasly, appunto) ma non bisognerebbe fare l’errore di sottovalutarlo se il pacchetto vettura (e il motore Honda in particolare) dovesse risultare da fondo schieramento. Un po’ quello che è successo con Pascal Wehrlein, condannato dalla combo “Sauber + power unit Ferrari 2016”.

MB: Non credo la squadra B chiuda, non vedo un Mateschitz lasciare così al destino un progetto che lo riguarda. Solo che la loro storica gestione dei piloti non dà sicurezza a nessuna delle due guide. Quest’anno poi non si è capito il criterio con cui hanno cambiato i ragazzi. In ogni caso, con Honda, non credo faranno peggio di quest’anno.

Dalla Malesia al Brasile — in cinque GP — la Toro Rosso ha portato a casa solo un punto (Kvyat 10° e defenestrato ad Austin).

SN: Lasciando da parte tutte le facili ironie del caso, Honda è in — seppur lenta — crescita. La PU 2018, salvo improvvide decisioni prese all’ultimo momento da parte degli ingegneri nipponici, potrebbe partire da una base quantomeno dignitosa, crescendo magari con una certa costanza nell’arco della stagione. Gasly e Hartley, purtroppo, rischiano di ritrovarsi — soprattutto nella prima parte della stagione — a remare nelle seconda metà della classifica, con il rischio di essere “sfruttati” come cavie dalla Casa madre. Chi dice infatti che la motorizzazione Honda della Toro Rosso non sia solo una prova generale per un clamoroso cambio anche dalle parti di Milton Keynes?

PG: Le prestazioni del binomio Toro Rosso-Honda saranno interessanti per una ipotetica vendita del Team con sede a Faenza. Nelle scorse settimane c’era già stato un interesse manifestato in modo importante da parte di Honda e chissà che delle possibili prestazioni positive non invoglino il colosso giapponese ad investire nuovamente in un proprio Team di F1. Con il consenso della casa madre RedBull (alle giuste condizioni) che sembra sempre meno interessata ad investire nel Team italiano nei prossimi anni.

8. Ci dobbiamo preoccupare per lo stato della Williams? E quanto siete eccitati per l’eventuale ritorno di Kubica?

Fuji 2007: per ricordare.

MB: Conto sulla pellaccia dura della sua storia, che le permette di avere sempre appeal e non solo: pure la soluzione per rialzare la testa. Chiunque rivorrebbe Kubica, ma capisco anche le riserve di chi sta valutando se ingaggiarlo o meno. Il tempo che è rimasto fuori dal Circus, è pesante. Da quel che ho capito però, i dubbi restano sulla tenuta fisica, sulle conseguenze sul suo corpo, a seguito dei gravi incidenti subiti. I test sono stati positivi sotto tanti aspetti. Diciamo che non è assurdo, dire che serva un po’ di audacia e rischio nel metterlo sotto contratto.

PG: Credo che ogni appassionato di Motorsport non possa non tifare per un possibile ritorno in Formula 1 del pilota polacco. Sarebbe una grande sfida, per Kubica stesso ma anche per il Team Williams. La mancanza di un importante sponsor alle spalle del pilota polacco sta però rallentando la conclusione della trattativa con il Team inglese che potrebbe comunque sbloccarsi nelle prossime settimane. Da Williams nella prossima stagione mi aspetto di più grazie all’importante lavoro che sta effettuando Paddy Lowe in alcune aree tecniche della vettura dove sono presenti dei concetti obsoleti per le attuali vetture di F1.

SN: Fino a quando non si trovi a occupare con drammatica cronicità le ultime posizioni dello schieramento secondo me non c’è da preoccuparsi, anche perché il team di Frank Williams ha vissuto annate ben peggiori di quella che si è appena conclusa. Certo, sembrano ormai lontanissimi i tempi in cui le FW erano agognate da tutti i piloti del Circus, ma piazzarsi nella prima metà della classifica costruttori è sempre un risultato dignitoso.

Tutti lo attendono. TUTTI.

Kubica invece lo attendo con molta curiosità ed è inutile dire che dal punto di vista umano sarei felicissimo di vederlo portare a termine quella che sarebbe un’impresa sportiva probabilmente senza precedenti. Mi dispiace soltanto che il suo eventuale ritorno sia stato reso così “telenovela” dai media, che parlando di lui per mesi e in mille modi diversi hanno finito quasi per far disamorare il pubblico, ormai in attesa solamente di ufficialità e non più interessato a voci di mercato che si rincorrono.

FP: Tenderei a non preoccuparmi troppo, perché la vettura di quest’anno si portava dietro tante caratteristiche di quella degli anni precedenti, con i piloti che hanno avuto grandi difficoltà in frenata e inserimento in curva, ma che hanno spesso fatto ricorso a shortshift (cambiata anticipata) per gestire anche il sovrasterzo che non abbandona la Williams. Ma arriva finalmente il primo progetto tutto di Paddy Lowe, i motori Mercedes sono ancora lì e nella lotta al quarto posto la Williams sembra in piena corsa.

Per quello che riguarda Kubica, per quanto la mia stima nei suoi confronti sia stata sempre altissima, non nutro grandi aspettative perché vorrei prima assicurarmi che sia un pilota ancora degno della Formula 1. Solo successivamente apprezzerei la scelta (eventuale) coraggiosa da parte della Williams, perché altrimenti si andrebbe a togliere un posto che poteva essere destinato a un giovane. Personalmente avrei affidato quel sedile a Wehrlein senza esitazioni, ma conosciamo i problemi creati dalla “Martini” nel pretendere almeno un pilota over-25 per poter sponsorizzare il team. Stroll non si può toccare, per cui…

9. Team radio e sorpasso dell’anno (andrei con l’accoppiata interamente targata Ricciardo a Monza).

Lo stesso identico sorpasso, nello stesso punto della stessa pista, allo stesso avversario… nel 2014. E su Massa, gran team radio.

PG: Sorpasso dell’anno Vettel su Ricciardo in Cina. Come team radio punto invece su Alonso in Malesia che ha dato dell’idiota a Magnussen, confermando quanto detto da Hulkenberg nel post Ungheria GP.

MB: Viste le caratteristiche di Monza, quello di Ricciardo senza dubbio. Quel team radio però, se la gioca con quello di Raikkonen a Sochi, che la dice lunga sull’incostanza dell’essere mentalmente presente o assente con la testa da un contesto, quello della F1, che lui detesta e ama allo stesso tempo, che lo adora solo per il fatto di poter guidare. E basta.

Io sono ancora convinto che il “Suck my balls, honey” sia uno dei motivi per cui Magnussen sia stato confermato. P.S.: Alla partenza, Grosjean viene colpito da Hulkenberg ed è lo stesso Magnussen a ricordare di stare calmi… karma.

FP: Team radio dell’anno: “Where is Palmer?” “Ehm… Fernando, Palmer has retired” “KARMA!”… sorpasso dell’anno: Alonso su Sainz, Ungheria. Su una pista dove era impossibile passare e contro una vettura più o meno equivalente come prestazione.

SN: Ti contraddico in entrambi i casi. Sul fronte team radio quest’anno Raikkonen vince a mani basse, e lascio a te scegliere quale sia il migliore tra lo “Steering wheel!” di Baku ed il “How I am behind Bottas?” di Sochi. Per quanto riguarda invece i sorpassi, almeno una volta al mese riguardo quello messo a segno da Daniel Ricciardo a Baku, in Curva 1, quando infilò con una sola staccata Hulkenberg, Massa e Stroll.

10. Miglior e peggior pilota per condizioni ambientali e rendimento finale (la mia scelta ricade su Hülkenberg/Sainz e ahimè Grosjean).

Dopo il 2016 di livello disputato con la Haas, c’è poco da sorridere per il francese.

MB: Sainz il migliore, anche se ad un certo punto si è fatto prendere dal nervosismo, comprensibile visto la gestione che Toro Rosso e Red Bull hanno adottato quest’anno circa i piloti. Non credo infatti che il rendimento sia stato condizionato solo da una vettura mediocre, seppur le ambizioni dello spagnolo siano sempre state palesi. Di contro, sono rimasta delusa da Hulkenberg, molto indietro in classifica rispetto a Sainz e che ha fatto poco meglio di un pessimo Grosjean con un’altrettanto pessima Haas. La Renault non è stata all’altezza, ma il tedesco è per me un pilota già destinato a restare incompiuto.

FP: Sainz il migliore, Palmer il peggiore.

Ci mancherai, Jolyon.

PG: Miglior pilota della stagione Lewis Hamilton per i motivi indicati nella prima risposta. Peggior pilota, Grosjean che sta incontrando una stagione no dopo essere stato accostato in vari momenti dello scorso anno ad un possibile sedile Ferrari.

SN: Questa volta condivido quasi totalmente. Sul “miglior pilota” sono d’accordo, visto che i primi due hanno annichilito i compagni di squadra, dando quasi l’impressione di riuscire a correre spesso oltre i limiti del proprio mezzo. Sono invece solo parzialmente in disaccordo per l’attribuzione della palma di “peggior pilota”, visto che a Grosjean affianco senza ombra di dubbio Magnussen: il francese, oltre ad aver avuto uno scarso rendimento, è arrivato al punto da farsi zittire dal suo ingegnere di pista durante il GP di Austin, mentre il danese per poco non è riuscito, con la sua condotta di gara molto spesso sopra le righe, ad inimicarsi in una sola stagione tutti gli altri 19 piloti presenti in griglia. Niente male direi.

11. Cosa vi aspettate dal 2018.

Io comincerei da una Sauber che non sia spinta da un motore a pedali.

MB: Non moltissimo. Un campionato dove ad essere competitive, soprattutto su certi tracciati, ci saranno più scuderie, e poco altro: non vedo sciabolate. Magari qualche uso del fioretto. La variabile più interessante, come già detto, resta la limitazione a tre PU. Tra l’altro mi sfugge il motivo per cui dovrebbe apportare un contenimento dei costi. Credo che in fase di sviluppo, in realtà, si debba investire di più per allungarne l’obsolescenza.

FP: Mi aspetto (e spero) gomme più morbide, come confermato anche dalla Pirelli, per diversificare le strategie e mettere alla prova i piloti. Non solo, ma con l’aerodinamica così sviluppata in questa generazione di vetture, avere un degrado maggiore sugli pneumatici (non sui livelli della prima metà del 2013, comunque) potrebbe essere un elemento per favorire i sorpassi. Ma soprattutto mi aspetto tanta azione in pista, con almeno tre costruttori in lotta per il Mondiale. In fondo, il sale della Formula 1, come anche degli altri sport, rimane sempre l’incertezza sul risultato finale.

PG: Con una continuità regolamentare da un punto di vista telaistico, meccanico e aerodinamico non mi aspetto grosse sorprese dai tre top team che andranno principalmente a correggere i problemi riscontrati in questa prima stagione di cambio regolamentare. C’è chi accorcerà leggermente il passo, chi lo allungherà ma non credo a dei cambiamenti radicali nei concetti aerodinamici di Mercedes, Ferrari e RedBull. Più interessante sarà invece il lavoro sulle unità motrici sia per quanto riguarda l’affidabilità delle varie componenti (ricordo che l’anno prossimo i vari Team potranno utilizzare solo 3 endotermici, 3 turbocompressori, 3 motori elettrici MGU-H, 2 motori elettrici MGU-K e 2 batterie e 2 centraline) e sia per quanto riguarda la nuova normativa dell’olio che andrà ad eliminare i vantaggi dei sistemi pensati ed utilizzati in questa stagione 2017 da Ferrari e Mercedes con quindi un possibile livellamento delle prestazioni con Renault e Honda.

E prima dell’ultimo GP, già qualche scintilla. Vettel a Hamilton: “Non hai dovuto fare molti sorpassi…”. LH: “Beh, un paio a te li ho fatti…”. *risata nervosa*

Se Ferrari inizierà quindi l’inverno con un vantaggio telaistico e meccanico manifestato in pista con la SF70H, Mercedes lo inizierà con una vantaggio motoristico in ottica 2018. Chi dei due Team riuscirà a correggere meglio i problemi riscontrati in questa stagione potrà primeggiare il prossimo anno; con il grande punto di domanda Red Bull, o meglio Renault, che se cogliamo i segnali derivanti dall’ultimo Strategy Group (Horner ha chiesto di abolire le restrizioni sul chilometraggio 2018 delle cinque componenti delle Power Unit) non sembra essere positiva in termini di affidabilità dell’unità motrice.

SN: Un campionato più combattuto, con Mercedes che partirà ancora una volta come favorita e con Ferrari e Red Bull subito dietro. E mi aspetto anche più lotta nella parte centrale dello schieramento, con Force India che, come ho già detto, potrebbe doversi guardare le spalle dal ritorno di Renault, McLaren e, perché no, anche Williams. Il tutto a bordo di auto che, al secondo anno di sviluppo, saranno ancora più veloci di quelle attuali.

Hanno partecipato e ringraziamo calorosamente:

Monia Bracciali (MB, @moniar81)Toscana trasferita a Milano. Social media editor e giornalista freelance. Inviata dalla Serie D fino al calciomercato di A, ora redattrice e pagellista per Fantagazzetta. Dipendente da calcio e da F1, sono ormai diverse estati che tutto il budget delle sue vacanze finisce per rincorrere in Italia o in Europa, due Gp dal vivo.

Piergiuseppe Donadoni (PD, @SmilexTech)30 anni, sono un Ingegnere Meccanico specializzato nel settore Energia e Ambiente. La mia grande passione è la Formula 1 che condivido con i lettori di FUnoAnalisiTecnica e Motori Online, a cui cerco di spiegare in modo semplice la complessità delle attuali vetture di F1.

Stefano Nicoli (SN, @Natali_Show)Admin di “Andare a pesca con un’Audi R18” e gestore del sito Fuori Traiettoria, è stato anche addetto stampa per la Force India al GP d’Italia 2015.

Federico Principi (FP, @fedprinc)Nasce nel ‘92 e si ammala di sport. Scrive di calcio e tennis su L’Ultimo Uomo e collabora con Sky Sport. È redattore e analista di Formula 1 su FormulaPassion. Ha scritto “Formula 1 2016: The review”, un catalogo completo sul Mondiale 2016 di Formula 1.

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